Renzo |
Renzo Tramaglino, giovane contadino rimasto orfano dei
genitori, all'apertura del romanzo è sul punto di sposare la sua
Lucia che, con la futura
suocera Agnese, è ormai
tutta la sua famiglia.
Rappresentante di quella gente umile e sincera che Manzoni
predilige, egli è dotato di un innato senso di giustizia ed è,
allo stesso tempo, un uomo di grande moralità.
Ha però un temperamento impulsivo, che lo porta ad essere preda
di furie violente, le quali spaventano le due donne, ma non
approdano a risultati concreti.
Nelle sue fantasie di vendetta, Renzo medita spesso l'omicidio.
Ciò avviene già all'inizio, quando, di ritorno dalla abitazione
di Don Abbondio, dopo
che Perpetua gli ha
confidato il segreto del curato, pensa di uccidere il prepotente
che impedisce le nozze §.
Questi pensieri tornano spesso nel corso del romanzo alla mente
di Renzo, sempre placati, però, dall'immagine della sua
promessa, o dalla sua natura spontaneamente religiosa.
E' ingenuo e, spinto da Agnese, si reca pieno di aspettative alla
casa di Azzeccagarbugli,
al quale espone seriamente il suo caso §; §; §.
Con i rappresentanti dei ceti superiori è rispettoso, ma fino a
un certo punto.
A Don Abbondio, che tergiversa sul matrimonio, risponde con
osservazioni pertinenti, poi, quando viene a sapere la verità,
torna sui suoi passi e vorrebbe aggredirlo §.
L'incontro con l'avvocato lo riempie di stizza ed è una stizza
che Renzo cova lungo tutta la via del ritorno e che scoppia a
casa in una furia che spaventa Lucia §.
Sui suoi guai, in effetti non pochi, il carattere impetuoso lo
spinge a tessere fantasie ed a ritornare col pensiero quasi
ossessivamente. Quando il suo compagno di strada milanese, lo
spadaio Ambrogio Fusella,
in realtà una spia della polizia, lo tradisce, Renzo non riesce
a darsene ragione mentre lascia la città § e così pure
rimugina fra sè tutte le parole che ode pronunciare sul suo
conto dal mercante all'osteria, ribattendogli nella mente le sue
bugie una per una §.
E' curioso. Giunto a Milano e dopo aver già incontrato lungo la
strada una famiglia che ha derubato un forno, stracarica di
farina e pagnotte §,
vuole indagare su quanto avviene e, anzichè rifugiarsi in chiesa
ad attendere il padre Bonaventura, come gli viene consigliato dal
cappuccino portinaio, si avvia verso una strada in cui il brusìo
dei rivoltosi è più forte §.
Per quanto ingenuo, ha delle regole di prudenza che lo preservano
da incidenti peggiori. Non rivela il suo nome all'oste §, poi, fatto più
cauto da quanto gli avviene, diventa molto attento, si tiene
lontano dalla strada maestra ed impara a non rivelare il suo
luogo di destinazione §.
Al suo amore per Lucia non rinuncia neanche quando Agnese gli
scrive, dopo che Lucia ha fatto voto di castità, di
"mettersi il cuore in pace" § e neppure
quando la stessa fidanzata, al lazzaretto, lo invita a fare lo
stesso ed a lasciarla sola §.
Però i suoi momenti di sfiducia li attraversa anche lui. Quando,
rifugiato nei pressi di Bergamo con un falso nome e impiegato
presso un filatoio, riceve le lettere di Agnese, che con attenti
giri di parole gli spiegano del voto della figlia, vorrebbe,
incredulo ormai del suo futuro con Lucia, mandare tutto alla
malora e "partire soldato"§.
Alla fine del romanzo è certo maturato, ma il suo carattere non
è cambiato se, a vedere la moglie oggetto di critiche nel suo
nuovo paese, litiga con tutti §.
Ricco del denaro che ha ricevuto in dono dall'erede di Don
Rodrigo, compra, a metà con il cugino, un filatoio, e diventa
così imprenditore §.
Nei tempi della prosperità gli piace ricordare le sue trascorse
avventure, e dire quanto ha imparato da esse §.
"(...) il personaggio di Renzo, nei Promessi Sposi fa del romanzo una specie di Odissea, non solo in quanto egli è il "primo uomo" dell'azione con le sue avventure di "pellegrino", di "fuggitivo" e di "viaggiatore", ma anche perchè le notizie che lo riguardano, come si leggerà nel capitolo XXXVII, sono fatte risalire ai suoi colloqui, alle sue confessioni con l'Anonimo: quasi che all'origine del preteso racconto secentesco stia, almeno per una grossa parte, il suo piacere di popolano che rievoca, di reduce che racconta la propria storia dopo averla persino immaginata in anticipo, mentre è ancora in corso." (Ezio Raimondi, Il romanzo senza idillio)