L'Innominato

In una lettera a Cesare Cantù Manzoni scrive di aver preso a modello per il personaggio dell'Innominato una figura storica, Bernardino Visconti.
Come era costume degli storici del Seicento, lo scrittore decise poi di lasciare il suo personaggio avvolto da un alone di mistero. Il Visconti aveva attratto la sua attenzione perchè era citato in una "grida" del governatore spagnolo, che risaliva al marzo del 1603, in cui si emetteva un bando contro di lui, che era feudatario di Brignano Geradadda, e contro i suoi seguaci
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Al contrario di personaggi meschini come
Don Abbondio e di altri nobili prepotenti ma truffaldini, come Don Rodrigo, l'innominato è una figura volitiva, che si staglia nel bene e nel male al di sopra della massa dei signorotti e dei nobili del suo tempo, emergendo dalla media §.
Manzoni ce lo descrive alto, bruno, calvo, nel pieno della sua virilità, per quanto vicino alla sessantina
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I luoghi che abita hanno la suggestione selvaggia del racconto gotico
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Il suo castello, arroccato fra i dirupi, è accessibile solo attraverso un'erta che si deve percorrere a piedi, disarmati.

Nel momento in cui fa rapire Lucia, egli attraversa una profonda crisi interiore. Disgustato dai passati delitti, incerto del futuro, comincia a porsi delle domande sul giudizio divino §.
Al vedere la carrozza che trasporta la ragazza rapita mentre sale verso il castello, avverte un oscuro presentimento, quasi una premonizione
§. Il suo bravo più spietato poi, il Nibbio, gli rivela di aver avuto compassione della rapita, ed il fatto gli pare strano, incredibile §.

Egli si è messo in quest'impresa più per contrastare a Padre Cristoforo, di cui ha saputo che Lucia è una protetta, che per aiutare Don Rodrigo.
Il padre cappuccino gli sembra un avversario degno del suo interesse e della sua levatura.
Ma l'Innominato è anche curioso di vedere la giovane che sa suscitare tali sentimenti.
Quando parla con Lucia, che sulle prime gli appare una donna come tante, scopre che il suo avversario più pericoloso è lui stesso. Le parole sulla misericordia divina che la prigioniera gli dice rimangono impresse nella sua memoria
§. Trascorre la notte nel tormento, angosciato dal male fatto, dall'idea del suicidio, dal timore di essere giudicato da Dio, poi l'alba lo trova affacciato alla finestra, a guardare il risvegliarsi della gente in un giorno che è festoso, perchè vede l'arrivo in paese del Cardinale Borromeo §; §.
Egli scende in paese solo e disarmato e si reca alla canonica, dove è ricevuto con timore e titubanza, poi avviene l'incontro memorabile che vede la conversione del potente signore
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L'Innominato sarà forte e determinato nella sua vita di benefattore come lo è stato nei suoi trascorsi di criminale. Il discorso che tiene ai suoi una volta tornato al castello è altrettanto energico di quelli che era solito fare prima del suo cambiamento.
Come in precedenza il suo piglio imperioso soggioga gli ascoltatori. Con lui resteranno soltanto quelli disposti a seguire una vita cristiana
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Il suo castello diviene, durante l'invasione dei lanzichenecchi, un centro di raccolta dei profughi e degli indifesi. Da lui si recano
Agnese, Perpetua e Don Abbondio, insieme a molti altri fuggiti con quanto hanno di più caro.
Egli resta grato a Lucia, che ritiene l'autrice della sua conversione, e le invia in dono denaro e oggetti per il corredo di nozze
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I Personaggi del romanzo