Don Rodrigo |
Don Rodrigo dovrebbe rappresentare la figura-emblema di un
certo tipo di signorotto tracotante e altezzoso del secolo XVII,
quale se lo immaginava il Manzoni.
La sua dimora avita è piena dei ritratti dei suoi antenati, il
cui nobile sangue scorre nelle vene di questo rampollo che è la
quintessenza della prepotenza e della mancanza di spirito.
Invaghito di Lucia, è
irresoluto anche nei suoi propositi malvagi e, se non ci fosse il
cugino Attilio a
risvegliare il suo spirito combattivo, prendendolo in giro, se ne
starebbe tutto il giorno a tormentarsi senza sapere esattamente
cosa fare §,
§, §, §.
E' orgoglioso abbastanza da non poter sopportare che un frate
come Padre Cristoforo
venga in casa sua a dirgli che cosa deve fare, ma è anche
codardo abbastanza da aver paura, anzi, da essere dentro di sè
addirittura terrorizzato, quando il frate gli minaccia l'oscuro
castigo di Dio §.
Non si espone mai di persona e agisce sempre attraverso i suoi
bravi, ma per parlare con l'Innominato
prende il cavallo e lascia il castello.
E' prudente, e dopo la famosa notte dei sotterfugi e la
conversione dell'Innominato, temendo il pubblico malumore nei
suoi confronti, lascia il palazzo per un po' con tutto il suo
seguito §.
Non è nel suo stile mettersi apertamente contro l'ordine
costituito, e organizza pranzi fastosi in cui intrattiene i
rappresentanti del governo, come il podestà di Lecco e altri
nobili signori suoi pari, per ingraziarseli con le buone §.
Preferisce non intrattenere rapporti palesi con l'Innominato, che
è noto come un fuorilegge, ma ricorre a lui in caso di bisogno §.
Nei suoi giudizi politici è superficiale. Quello che conta per lui sono le comodità ed il punto d'onore, sul quale non vuole cedere, specie se a gabbarlo deve essere un povero contadino come Renzo, che, se potesse, farebbe espellere dal ducato §.