CAPITOLO XXXVII selezione di brani dal testo |
E' il capitolo in cui l'azione del romanzo si scioglie e
questo epilogo è accompagnato da un moto analogo nei fenomeni
naturali.
Renzo sta
uscendo dal lazzaretto, nel quale ha ritrovato Lucia, e da poco le
avvisaglie della pioggia si sono trasformate in un acquazzone.
Il giovane "ci sguazza dentro" ed emette dei sospironi
di sollievo, perchè vede compiersi il destino della sua vita.
Va nella pioggia, sicuro che Lucia sia sua e con la sola
preoccupazione di portare la notizia ad Agnese.
Alla sera è a Sesto, dove compra due pani, e la sera tardi
giunge a Monza, mentre all'alba si trova sulla riva dell'Adda.
La pioggia continua senza sosta, ma si è mutata da acquazzone in
"acquerugiola fine fine, cheta cheta, uguale uguale",
ma la felicità fa dimenticare al viandante la stanchezza.
Giunto al paese si reca dall'amico e, ristorandosi con un buon
piatto di polenta, racconta tutte le cose che ha visto a Milano
e, dato che continua a piovere, resta accanto all'ospite e lo
aiuta ad attendere a "certi lavorucci" in preparazione
della vendemmia.
Il mattino seguente, prima dell'alba, parte per Pasturo, dove
trova Agnese ancora indenne dalla peste.
Qui egli la ragguaglia sugli eventi di Milano e sulla buona
novella di Padre
Cristoforo.
Di ritorno, Renzo si trattiene ancora a casa di Gervaso, prima di
mettersi in viaggio per il paese di Bortolo, dove trova
il cugino in buona salute.
Infine, con Agnese, torna al paese natio.
La donna si rallegra nel trovare ogni cosa come l'aveva lasciata
e si preoccupa di preparare la casa per l'arrivo della
mercantessa (la compagna di stanza di Lucia al lazzaretto) e
della figlia.
Renzo aiuta nelle loro faccende la futura suocera e l'amico,
perchè da solo in casa sua non ci vuole più stare e si tiene
alla larga da Don
Abbondio, per non farlo innervosire troppo prima del
matrimonio.
Della grida contro Renzo Tramaglino non si fa più parola in
paese.
Lucia intanto fa la quarantena dalla peste in casa della
mercantessa, che le ha donato il corredo per le nozze.
Qui viene a sapere che la monaca di Monza, sospettata di crimini
atroci, è stata processata per ordine del Cardinal Federigo Borromeo
e si è volontariamente assoggettata ad una vita di espiazione,
che padre Cristoforo è morto di peste, come pure sono morti Donna Prassede e Don Ferrante.