I LUOGHI MANZONIANI

Il romanzo si apre con un potente squarcio paesaggistico che inquadra la regione del lago di Como, ed in particolare la zona di Lecco.
Questa città nel Seicento ospitava un mercato molto ricco e frequentato, tanto che fu il solo a restare aperto durante la grande peste del 1629.

In quell'epoca il borgo di Lecco, cinto da mura, non contava più di un migliaio di abitanti, ma era al centro di una comunità agricola che comprendeva una quindicina di villaggi, sorti sui colli ai piedi del monte e lungo la strada che conduceva al non lontano confine della bergamasca veneta. Il paese non poteva vantare alcun monumento. La chiesa era incompiuta e non c'erano palazzi.

Era attraversato da una "Fiumicella" artificiale che giungeva fino al lago ed in cui gli artigiani riversavano i loro rifiuti. Mspagnola sulla linea del Lario e a Lecco era anche un castello, cioè una piazzaforte dell'Adda, al confine col dominio veneto. La sua funzione era quella di controllare i Grigioni svizzeri che occupavano la Valtellina.Le mura furono sistemate dagli Spagnoli a partire dal 1565 e seguono ancora oggi un andamento quasi triangolare, con la base lungo la riviera del lago.

Il paesello di Renzo e Lucia non era una grande città come Lecco.
In seguito alla prima pubblicazione del romanzo, nel 1827, si volle rintracciare il luogo natìo dei Promessi Sposi in Acquate. Questa tradizione venne accettata anche dalle mappe catastali e non venne discussa finchè lo Stoppani non si mise a studiare accuratamente la pianta del paese immaginario per verificarne le corrispondenze con il luogo reale.
Sia la casa di Lucia che la casa di
Don Abbondio si dovevano trovare in fondo al paese, quindi alle due estremità dell'abitato, e la casa di Lucia, stando all'uomo che, nella notte degli imbrogli, giunge alla chiesa e che abita di fronte alla Mondella, era "in fondo alla strada". Si trattava dunque di una strada unica, che scendeva in declivio a partire dalla chiesa e a metà della quale era collocata l'abitazione di Renzo.

Queste caratteristiche corrispondono al paesino di Olate.
Ad Olate quella che viene oggi identificata come la casa di Lucia è all'inizio del piccolo nucleo antico del paese. Non è una casa piccola, dato che vi potevano abitare otto o nove famiglie. Nel Settecento fu una masseria degli Airoldi Marchesini di Acquate, che erano, fra l'altro, lontani parenti del Manzoni.

Fra i luoghi descritti nel romanzo, Pescarenico è quello illustrato con maggiori dettagli.
Scrive Manzoni nel capitolo quarto:

"E' Pescarenico una terricciola sulla riva sinistra dell'Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là da tramagli e da reti tese ad asciugare. Il convento era situato (e la fabbrica ne sussiste tuttavia) al di fuori, e in faccia all'entrata della terra, con di mezzo la strada che da Lecco conduce a Bergamo."

Oggi, sulla direttrice del corso, si trova la piazza dedicata a Padre Cristoforo, la cui parte a monte è dominata dalla chiesa dei santi Materno e Lucia, antico tempio dei cappuccini.
La chiesa, iniziata nel 1575, nel 1600 era stata dedicata a S.Francesco.
Il convento dei cappuccini di Pescarenico, la cui costruzione fu seguita da S.Carlo, fu eretto "povero e basso" nel 1578. Il chiostro aveva un semplice portico di bassi pilastri.

Nella prima edizione del romanzo, Manzoni indica anche il nome del paesetto dove l'Innominato scende ad incontrare il cardinale Borromeo. Quando Federigo manda a chiamare don Abbondio ed il curato della parrocchia, Manzoni scrive:

"Il curato di Chiuso era un uomo che avrebbe lasciato di sè una memoria illustre, se la virtù sola bastasse a dare la gloria fra gli uomini..."

La casa parrocchiale di Chiuso è oggi ancora quella piccolissima del Seicento. La casa del sarto doveva trovarsi poco distante dalla chiesa, sulla carrozzabile verso Lecco.
Sulla piazzola della chiesa si trova il fabbricato che reca la targa a ricordo di "Chiuso - il paese della conversione dell'Innominato, della liberazione di Lucia, del sarto erudito".

Quanto al luogo in cui sorgeva il castello dell'Innominato, i commentatori più antichi lo identificano con la Rocca detta di Chiuso o di Vercurago. Il castello è lambito da una profonda valletta attraversata dal torrente Galavesa e si trova nella valle bergamasca di San Martino. I suoi resti sono visibili tuttora.
A pianta rettangolare, 15 metri per 60 circa, all'ingresso la fortezza ospita una chiesuola dedicata alla Vergine e a S.Ambrogio, eretta secondo la tradizione da Azzone Visconti a ricordo della battaglia di Parabiago.


Storia del romanzo