FERMO E LUCIA

Manzoni scrisse il Fermo e Lucia dal 1821 al 1823, contemporaneamente alle Odi ed all'Adelchi. Appena lo ebbe terminato cominciò a riscriverlo, in quel processo di revisione creativa che dette poi vita ai Promessi Sposi.
Lo scopo di questa revisione era quello di dare maggiore coerenza ed equilibrio al romanzo, che in questa prima versione tendeva agli effetti forti ed alla presa sul pubblico meno colto.

La riscrittura venne accompagnata da frequenti dialoghi del Manzoni con gli amici Fauriel e Visconti.
Lo scrittore eliminò le digressioni sulla lingua e la storia del processo ai due untori (quest'ultima sarebbe stata inserita poi nella
Storia della colonna infame), tolse un lungo passo storico che introduceva la figura di Federigo Borromeo e diede un tono meno orripilante alla scena della morte di Don Rodrigo.

Ma la sostanziale differenza tra il Fermo e Lucia ed i Promessi Sposi si nota a proposito dei personaggi di Gertrude e dell'Innominato.

La vicenda di Gertrude, che veniva narrata in sei capitoli nella prima versione del romanzo, nella sua versione definitiva viene ridotta a due, e perde i suoi risvolti più truci.
Infatti, nel
Fermo e Lucia l'autore si dilungava sui particolari dell'omicidio della conversa e dell'amore della sventurata monaca per Egidio, dettagli che vengono completamente omessi nei Promessi Sposi.
L'Innominato, che nella prima versione del romanzo si chiamava "Conte del Sagrato", era caratterizzato essenzialmente come un tirannello locale e non aveva la dignità e la maestà che gli conferiscono nei
Promessi Sposi quella certa aria leggendaria che lo circonda e quella statura morale che acquista col suo tormento interiore.
Il romanzo raggiunge complessivamente nella nuova versione un maggiore equilibrio ed una sobria eleganza dell'insieme, che mancava al
Fermo e Lucia.


Storia del romanzo