CAPITOLO IX selezione di brani dal testo |
Lucia
si scuote dai suoi tristi pensieri quando la barca che
trasporta lei e gli altri fuggitivi urta contro la sponda
opposta del lago. Insieme con Agnese è diretta a Monza, dove Renzo le accompagna. Poco dopo l'alba, i tre sono condotti dal barrocciaio in un'osteria, dove consumano una magra colazione, poi Renzo si separa da loro e prosegue per Milano. |
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Le donne sono guidate, quindi, dallo stesso barrocciaio
fino al convento dei cappuccini, dove mostrano la lettera di
presentazione al padre guardiano che, dopo aver letto quanto di
loro scrive padre Cristoforo,
sorpreso ed indignato per le loro sventure, invita le donne a
seguirlo.
Lungo la strada, il frate parla a Lucia ed alla madre della
"Signora" che le riceverà al convento, una monaca di
nobili origini e molto potente che si occuperà della loro
sicurezza.
Entrato solo, per spiegare intanto i fatti, presto l'uomo
introduce al convento anche le due fuggitive.
Dietro la grata, in attesa, c'è una monaca che il Manzoni ritrae
in modo inquietante. Ritta ed altera, ha il portamento di chi è
abituato a comandare. La sua bellezza non è propriamente
innocente, ma nel suo sguardo mobile ed a volte angosciato si
rivela un'anima sensibile e forse tormentata.
La storia di Gertrude
è qui solo accennata. Poteva condurre una vita gioiosa e
spensierata fra gli agi della casa paterna, ma il padre spietato
ha voluto seppellirla in un convento, dove nel cuore della
fanciulla, per natura buono, è fermentato il risentimento.
La passione ha poi turbato la sua vita, cosicchè sul volto le si
legge quel "non so che di strano" che sconcerta chi la
incontra.
Alle domande della "signora" sul cavaliere che la
perseguita, Lucia risponde timidamente, Agnese è invece troppo
franca nel ribattere al posto della figlia e viene redarguita
dalla "Signora".
Manzoni si sofferma ora sulla storia della monaca, storia triste
di una vita sacrificata dal padre tiranno e subdolo, che per il
suo egoismo ha rovinato la vita di tutti i figli cadetti.
Fin da bambina, Gertrude è stata esortata con i mezzi della
persuasione più sottile ed occulta alla via del chiostro. Le sue
bambole ed i suoi giocattoli rappresentavano monache. Chiusa a
sei anni in un collegio, pure la fanciulla continua a sognare,
come le piccole compagne, una vita mondana di sfarzo e di
divertimento, finchè, in un momento di debolezza, arriva a
firmare il documento che deve precedere di un anno l'esame di un
ecclesiastico per accertare la vocazione.
Si pente, ma il padre le fa pesare il ripensamento con la sua
disapprovazione.
Nel mese che, di regola, la fanciulla deve trascorrere a casa con
i parenti prima dell'esame per la vocazione, i familiari sono con
lei così freddi, da farle apparire desiderabile la vita
monastica piuttosto che la permanenza nella casa paterna.
Solo un paggio le dimostra simpatia e Gertrude ricambia la sua
tenerezza.
I due sono sorpresi da una cameriera e la ragazza è chiusa per
punizione nella sua stanza sotto la sorveglianza di una donna
della servitù e sotto la minaccia di un oscuro castigo.
Dopo cinque giorni di prigionia, la fanciulla decide di scrivere
al padre una lettera, in cui si proclama pentita e pronta a fare
la sua volontà.