Quella per il cinema in India Φ davvero una mania: ogni giorno sono 15 milioni le persone che entrano in una delle 12.000 sale distribuite in tutto il paese per vedersi un film che di solito si gustano anche per due, tre, quattro volte di seguito. Tanto che a Bombay, Sholay, la pellicola che aveva nel cast la star indiana Amitabh Bachchan, Φ stata proiettata per cinque anni di fila. Ma anche a Londra si Φ assistito a un fenomeno simile: un altro film, Dil Se, Φ rimasto in programmazione per due mesi in 5 cinema, per 5 volte al giorno, facendo registrare quotidianamente il tutto esaurito. E pensare che era stato un flop secondo gli standard degli indiani, che sono fanatici dei film: ne girano 800 all'anno, praticamente 2 al giorno. E' infatti a Bombay e non a Los Angeles che ha sede l'industria cinematografica pi∙ grande e prolifica del mondo, soprannominata non a caso Bollywood.
$bold=-1
Da qui escono i film indiani, dei lunghissimi musical in cui le canzoni fanno parte integrante della trama e le voci degli attori appartengono a cantanti invisibili, i cosidetti "playback singers", vere e proprie star della musica popolare. In India pochi possiedono un televisore e la principale forma di intrattenimento rimane dunque il cinema, ma diversamente da quanto accade da noi un film pi∙ che dall'originalitα della storia, dal talento degli attori o dall'abilitα del regista Φ giudicato dalla sua musica. E' infatti la qualitα delle canzoni che determina l'entitα del supporto finanziario e i compositori finiscono per lavorare anche a 30 film contemporaneamente, ognuno con 6 o pi∙ canzoni, con il risultato di produrre uno strano mix sonoro che mescola il raga classico al pop occidentale, il folclore tribale e il qawwali religioso.
$bold=-1
Non a caso Lata Mageshkar, un mito dell'etα d'oro del cinema indiano (dal 1950 fino ai primi anni '60) entr≥ nel libro del Guinness dei primati per aver registrato 30.000 canzoni in pi∙ di 2.000 film. Dall'avvento del primo film sonoro in India, Alam Ara del 1931, si contavano fino a 50 canzoni per pellicola. E se prima le parole delle canzoni erano solo un veicolo per la voce, adesso rivelano i sentimenti dei personaggi, mentre il dialogo racconta la storia. E che storia. Di solito i film durano 3 ore e combinano elementi religiosi e mitologici a metafore volutamente pi∙ glamorous della vita quotidiana: scene di routine familiare, la scoperta dei sentimenti per l'amato, i litigi e l'amore riappacificato. Appena parte il leit motiv in sala si assiste a uno spettacolo dentro lo spettacolo in cui la platea inizia ad agitarsi, a cantare, a ballare e a prendere le parti dei protagonisti fischiando spesso l'ingresso del cattivo.
$bold=-1
Il capolavoro della cinematografia indiana, il Via col vento hindi, Φ Mother India (1957), primo film di Bollywood a conquistare la nomination agli Oscar. Ma il genere che adesso va per la maggiore Φ quello dei "masala movie" (i film alle spezie), in cui le canzoni melodiche hanno lasciato il posto a uno stile pi∙ dance e sullo schermo sono perfettamente dosati amore, violenza, famiglia, dramma e patriottismo. Film a basso costo che fanno letteralmente impazzire gli indiani, perchΘ c'Φ solo un sogno che inseguono: diventare una star di Bollywood. Cos∞ venerano i loro carnosi idoli (sono infatti preferibilmente "grassi", in un paese in cui si muore quotidianamente di fame) in maniera epica, assurgendoli a divinitα meta-religiose a cui dedicano altarini casalinghi, offrono doni e augurano di vivere il pi∙ a lungo possibile.
$bold=-1
Ne sanno qualcosa le dieci stelle che il britannico Channel 4 ha selezionato per lo speciale televisivo Hindi Screen Icons. Eccole, nel loro "pieno" fulgore: