<!ENTITY % gnome-menus-C SYSTEM "../../libs/gnome-menus-C.ent">
<!-- MENUS --><!-- Please keep entries alphabetical, it makes them much easier to find & use --><!ENTITY about-me "<menuchoice><guimenu>System</guimenu><guimenuitem>Preferences</guimenuitem><guimenuitem>About-me</guimenuitem></menuchoice>">
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<!ENTITY windows "<menuchoice><guimenu>System</guimenu><guimenuitem>Preferences</guimenuitem><guimenuitem>Windows</guimenuitem></menuchoice>">
<para>Questo capitolo fornisce una rapida panoramica sull'installazione di Ubuntu 9.04 Server Edition. Per istruzioni pi√π dettagliate, fare riferimento alla <ulink url="https://help.ubuntu.com/9.04/installation-guide/">guida all'installazione di Ubuntu</ulink>.</para>
<sect1 id="preparing-to-install" status="review">
<title>Preparazione dell'installazione</title>
<para>Questa sezione spiega i diversi aspetti da considerare prima di avviare l'installazione.</para>
<sect2 id="system-requirements" status="review">
<title>Requisiti di sistema</title>
<para>Ubuntu 9.04 Server Edition supporta 2 architetture: Intel x86 e AMD64. La tabella sottostante elenca le specifiche hardware raccomandate. In base alle proprie necessità, potrebbero essere necessarie specifiche minori; molti utenti, comunque, potrebbero restare delusi dalle prestazioni se non vengono seguiti questi consigli.</para>
<table>
<title>Requisiti minimi raccomandati</title>
<tgroup cols="4">
<colspec colname="1"/>
<colspec colname="2"/>
<colspec colname="3" colwidth="2"/>
<colspec colname="4"/>
<thead>
<row>
<entry morerows="1" valign="middle"><para>Tipo di installazione</para></entry>
<para>La Server Edition fornisce una base comune per tutte le tipologie di applicazioni server: ha una progettazione minimalista in grado di fornire una piattaforma per qualsiasi servizio desiderato come servizi di file e stampa, host web, email, ecc...</para>
<para>Esistono alcune differenze tra <emphasis>Ubuntu Server Edition</emphasis> e <emphasis>Ubuntu Desktop Edition</emphasis>. È utile ricordare però che entrambe le edizioni utilizzano i repository <application>apt</application>, rendendo l'installazione di un'applicazione <emphasis role="italic">server</emphasis> sulla Desktop Edition facile come sulla Server Edition.</para>
<para>Le differenze tra le due edizioni sono la mancanza dell'ambiente X nella Server Edition, il processo di installazione e diverse opzioni per il kernel.</para>
<para>
</para>
<sect3 id="intro-kernel-diffs" status="review">
<title>Differenze del kernel</title>
<itemizedlist>
<listitem>
<para>La Server Edition utilizza lo scheduler di I/O <emphasis>deadline</emphasis> al posto di <emphasis>CFQ</emphasis> usato nella Desktop Edition.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>L'opzione di <emphasis>preemption</emphasis> è disabilitata nella Server Edition.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Il timer dell'interrupt è di 100Hz nella Server Edition, 250Hz nella Desktop Edition.</para>
</listitem>
</itemizedlist>
<note>
<para>Usando una versione a 64-bit di Ubuntu su processori a 64-bit non si è limitati nello spazio di indirizzamento della memoria.</para>
</note>
<para>Per conoscere tutte le opzioni di configurazione del kernel è possibile leggere <filename>/boot/config-2.6.27-server</filename>. Un'altra grande risorsa di informazioni sulle opzioni disponibili è <ulink url="http://www.kroah.com/lkn/">Linux Kernel in a Nutshell</ulink>.</para>
</sect3>
</sect2>
<sect2 id="backing-up" status="review">
<title>Effettuare una copia di backup</title>
<itemizedlist>
<listitem>
<para>Prima di installare <application>Ubuntu Server Edition</application> è utile creare una copia di sicurezza di tutti i dati nel sistema. Per maggiori informazioni sulle opzioni di backup, consultare il <xref linkend="backups"/>.</para>
<para>Se non è la prima volta che viene installato un sistema operativo nel computer, potrebbe essere necessario ripartizionare il disco fisso per creare spazio per l'installazione di Ubuntu.</para>
<para>A ogni partizionamento del disco fisso è necessario essere preparati per eventuali perdite di dati causate da errori o da malfunzionamenti nel sistema di partizionamento. I programmi usati durante l'installazione sono sicuri e usati da molti anni, ma possono anche eseguire azioni distruttive.</para>
</listitem>
</itemizedlist>
</sect2>
</sect1>
<sect1 id="installing-from-cd" status="review">
<title>Installare da CD</title>
<para>I passi necessari per installare Ubuntu Server Edition da CD sono gli stessi per installare un qualsiasi sistema operativo da CD. Diversamente dalla <emphasis>Desktop Edition</emphasis>, la <emphasis>Server Edition</emphasis> non comprende un programma di installazione grafica, ma utilizza un processo via console.</para>
<itemizedlist>
<listitem>
<para>Per prima cosa scaricare il file ISO appropriato dal <ulink url="http://www.ubuntu-it.org/index.php?page=download">sito web di Ubuntu</ulink>.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Avviare il sistema dal CD-ROM.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Al prompt viene chiesto di selezionare la lingua. Successivamente il processo di installazione richiede la disposizione della tastiera.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Il programma d'installazione rileva l'hardware e configura le impostazioni di rete utilizzando il servizio DHCP. Per non utilizzare questo servizio, alla schermata successiva scegliere «Indietro» e quindi scegliere l'opzione per configurare la rete manualmente.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Vengono chiesti il nome host e il fuso orario.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>È quindi possibile scegliere diverse opzioni di configurazione per il proprio disco fisso. Per le opzioni avanzate, consultare <xref linkend="advanced-installation"/>.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Il sistema base Ubuntu viene quindi installato.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Un nuovo utente viene configurato con accesso <emphasis>root</emphasis> attraverso l'uso di <application>sudo</application>.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Configurato l'utente, viene richiesto di cifrare la propria directory <filename role="directory">home</filename>.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Il passo successivo nel processo di installazione consiste nel decidere come aggiornare il sistema. Sono disponibili tre opzioni:</para>
<itemizedlist>
<listitem>
<para><emphasis>Nessun aggiornamento automatico</emphasis>: richiede che un amministratore si colleghi al computer e installi manualmente gli aggiornamenti.</para>
</listitem>
<listitem>
<para><emphasis>Installare automaticamente gli aggiornamenti di sicurezza</emphasis>: installa il pacchetto <application>unattended-upgrades</application> che garantisce l'installazione di aggiornamenti di sicurezza senza l'intervento di un amministratore. Per maggiori informazioni, consultare <xref linkend="automatic-updates"/>.</para>
</listitem>
<listitem>
<para><emphasis>Gestire il sistema con Landscape</emphasis>: Landscape è un servizio a pagamento fornito da Canonical che consente di gestire diversi computer con Ubuntu installato. Per maggiori informazioni, consultare la pagina web dedicata a <ulink url="http://www.canonical.com/projects/landscape">Landscape</ulink>.</para>
</listitem>
</itemizedlist>
</listitem>
<listitem>
<para>Ora è possibile scegliere se installare o non installare diversi pacchetti per attività specifiche (tasks) (per maggiori informazioni, consultare <xref linkend="install-tasks"/>). È inoltre presente un'opzione per lanciare il programma <application>aptitude</application> per scegliere dei pacchetti specifici da installare. Per maggiori informazioni, consultare <xref linkend="aptitude"/>.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Infine, prima di riavviare, è necessario impostare l'orologio a UTC.</para>
</listitem>
</itemizedlist>
<note>
<para>Se durante l'installazione non si è soddisfatti delle impostazioni predefinite, usare la funzione «Indietro» per visualizzare un menù d'installazione dettagliato che consente di modificare le impostazioni.</para>
</note>
<para>In qualsiasi momento dell'installazione è possibile leggere la guida fornita dal sistema, basta premere F1.</para>
<para>Per istruzioni pi√π dettagliate, consultare la <ulink url="https://help.ubuntu.com/9.04/installation-guide/">guida all'installazione di Ubuntu</ulink>.</para>
<sect2 id="install-tasks" status="review">
<title>Pacchetti per attività specifiche</title>
<para>Durante l'installazione della Server Edition è possibile installare dei pacchetti aggiuntivi, raggruppati per il tipo di servizio che forniscono.</para>
<itemizedlist>
<listitem>
<para>Server DNS: seleziona il server DNS BIND e la documentazione.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Server LAMP: seleziona un server Linux/Apache/MySQL/PHP.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Server mail: seleziona diversi pacchetti utili per un server di posta generale.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Server OpenSSH: seleziona i pacchetti necessari per un server OpenSSH.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Server PostgreSQL: seleziona i pacchetti client e server per il database PostreSQL.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Server di stampa: configura il sistema come un server di stampa.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Server file Samba: configura il sistema come server di file Samba, utile particolarmente all'interno di reti eterogenee, con sistemi Windows e Linux.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Server Tomcat: installa Apache Tomcat e le dipendenze necessarie (Java, gcj, ecc...).</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Virtual machine host: comprende i pacchetti necessari per eseguire macchine virtuali KVM.</para>
</listitem>
</itemizedlist>
<para>L'installazione di questi pacchetti è svolta utilizzando l'utilità <application>tasksel</application>. La grande differenza tra Ubuntu (o Debian) e le altre distribuzioni GNU/Linux è che, una volta installato, un pacchetto è configurato a valori predefiniti ragionevoli, eventualmente chiedendo le informazioni aggiuntive. Installando un "task", i pacchetti non vengono solo installati, ma anche configurati per fornire un servizio integrato.</para>
<para>Una volta completata l'installazione, è possibile vedere un elenco dei "task" disponibili digitando il seguente comando:</para>
<screen>
<command>tasksel --list-tasks</command>
</screen>
<note>
<para>L'output elenca i "task" di altre distribuzioni basate su Ubuntu come Kubuntu ed Edubuntu. È comunque possibile invocare il comando <command>tasksel</command>, che presenta un menù con i diversi "task" disponibili.</para>
</note>
<para>Tramite l'opzione <emphasis>--task-packages</emphasis> è possibile visualizzare un elenco dei pacchetti installati con ogni "task". Per esempio, per elencare i pacchetti installati con <emphasis>DNS Server</emphasis> digitare:</para>
<para>L'output del comando dovrebbe essere:</para>
<programlisting>
bind9-doc
bind9
</programlisting>
<para>Inoltre, se non è stato installato uno dei "task" durante il processo di installazione, ma si vuol far diventare il server LAMP un server DNS, basta inserire il CD di installazione e da un terminale digitare:</para>
<para>Ci sono diversi metodi per eseguire un avanzamento da un rilascio di Ubuntu a un altro. In questa sezione vengono presentati i metodi raccomandati.</para>
<sect2 id="do-release-upgrade" status="review">
<title>do-release-upgrade</title>
<para>Il metodo di avanzamento raccomandato per la Server Edition è l'utilizzo dell'utilità <application>do-release-upgrade</application>, installata in modo predefinito come parte del pacchetto <emphasis>update-manager-core</emphasis> e priva di alcuna dipendenza grafica.</para>
<para>I sistemi basati su Debian possono ricorrere anche al comando <command>apt-get dist-upgrade</command>. L'uso di <application>do-release-upgrade</application> è comunque raccomandato in quanto è in grado di gestire le modifiche necessarie alla configurazione di sistema tra i rilasci.</para>
<para>Per avanzare a un nuovo rilascio, da un terminale digitare:</para>
<screen>
<command>do-release-upgrade</command>
</screen>
<para>È anche possibile usare <application>do-release-upgrade</application> per avanzare a una versione di sviluppo di Ubuntu. Per fare ciò, usare l'opzione <emphasis>-d</emphasis>:</para>
<screen>
<command>do-release-upgrade -d</command>
</screen>
<warning>
<para>Avanzare a una versione di sviluppo <emphasis>non</emphasis> è consigliato in ambienti di produzione.</para>
<para>Il sistema RAID è un sistema per configurare diversi dischi fissi in modo che agiscano come un unico grande disco, riducendo le probabilità di perdite di dai nel caso in cui un disco si rompa. Il sistema RAID può essere implementato sia via software (in cui il sistema operativo è a conoscenza dei dischi e li gestisce tutti) sia via hardware (tramite un sistema di controllo che fa credere al sistema operativo di avere un solo disco).</para>
<para>Il RAID software incluso nelle attuali versioni di Linux (e Ubuntu) è basato sul driver <application>mdadm</application> e funziona perfettamente, molto meglio di alcuni cosiddetti controller RAID hardware. In questa sezione viene spiegato come installare Ubuntu Server Edition utilizzando due partizioni RAID1 su due dischi fissi, uno utilizzato per <emphasis>/</emphasis> e l'altro come <emphasis>swap</emphasis>.</para>
<sect3 id="raid-partitioning" status="review">
<title>Partizionamento</title>
<para>Seguire i passi dell'installazione fino a giungere a <emphasis>Partizionamento dei dischi</emphasis>, quindi:</para>
<procedure>
<step>
<para>Selezionare <emphasis>Manuale</emphasis> come metodo di partizionamento.</para>
</step>
<step>
<para>Selezionare il primo disco fisso e acconsentire alla domanda <emphasis>Creare una nuova tabella delle partizioni sul dispositivo</emphasis>.</para>
<para>Ripetere questo passo per ogni disco da inserire nell'array RAID.</para>
</step>
<step>
<para>Selezionare lo <emphasis>spazio libero</emphasis> sul primo disco e quindi selezionare <emphasis>Creare una nuova partizione</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Selezionare la <emphasis>Dimensione</emphasis> della partizione: questa partizione sarà quella di <emphasis>swap</emphasis> e come regola generale, la dimensione della partizione di swap è solitamente il doppio della memoria RAM. Digitare la dimensione della partizione, scegliere <emphasis>Primaria</emphasis> e quindi <emphasis>Inizio</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Selezionare la riga <emphasis>Usato come:</emphasis> in alto. In modo predefinito, il valore è impostato a <emphasis role="italic">Ext3 journaling file system</emphasis>, modificarlo in <emphasis>volume fisico per il RAID</emphasis> quindi selezionare <emphasis>Preparazione di questa partizione completata</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Per la partizione <emphasis>/</emphasis>, selezionare <emphasis>spazio libero</emphasis> sul primo drive e quindi <emphasis>Crea una nuova partizione</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Utilizzare il restante spazio libero sul dispositivo e scegliere <emphasis>Continua</emphasis>, quindi <emphasis>Primaria</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Come per la partizione di swap, selezionare <emphasis>Usato come:</emphasis> in alto, modificare il valore in <emphasis>volume fisico per il RAID</emphasis> quindi scegliere <emphasis>Preparazione di questa partizione completata</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Ripetere i passi dal 3 al numero 8 per gli altri dischi e partizioni.</para>
</step>
</procedure>
</sect3>
<sect3 id="raid-configuration" status="review">
<title>Configurare RAID</title>
<para>Impostate le partizioni è quindi possibile configurare gli array:</para>
<procedure>
<step>
<para>Nella sezione di partizionamento dei dischi, selezionare <emphasis>Configurare il software RAID</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Selezione <emphasis>Sì</emphasis> per scrivere le modifiche sul disco.</para>
</step>
<step>
<para>Scegliere <emphasis>Creare un device multidisk (MD)</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Per questo esempio, selezionare <emphasis>RAID1</emphasis>. Nel caso si stia utilizzando una diversa configurazione, scegliere la tipologia adatta (RAID0 RAID1 RAID5).</para>
<note>
<para>Per poter usare il <emphasis>RAID5</emphasis> sono necessari almeno <emphasis>tre</emphasis> dischi. Per RAID0 oppure RAID1 solo <emphasis>due</emphasis>.</para>
</note>
</step>
<step>
<para>Inserire il numero dei dispositivi attivi (active), <emphasis>2</emphasis>, oppure il numero totale dei dischi disponibili per l'array, quindi selezionare <emphasis>Continua</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Inserire il numero dei dispositivi di scorta (spare), <emphasis>0</emphasis> come valore predefinito, quindi selezionare <emphasis>Continua</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Scegliere la partizione da usare: solitamente sda1, sdb1, sdc1, ecc... I numeri e le lettere solitamente corrispondono a diversi dischi fissi.</para>
<para>Per la partizione di <emphasis>swap</emphasis> scegliere <emphasis>sda1</emphasis> e <emphasis>sdb1</emphasis>. Selezionare <emphasis>Continua</emphasis> per andare al passo successivo.</para>
</step>
<step>
<para>Ripetere i passi dal <emphasis>tre</emphasis> al <emphasis>sette</emphasis> per la partizione <emphasis>/</emphasis> scegliendo <emphasis>sda2</emphasis> e <emphasis>sdb2</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Una volta completato tutto, selezionare <emphasis>Terminare</emphasis>.</para>
</step>
</procedure>
</sect3>
<sect3 id="raid-formatting" status="review">
<title>Formattare</title>
<para>Dovrebbe essere visibile un elenco di dischi fissi e dispositivi RAID. Il passo successivo consiste nel formattare e impostare il punto di mount per i dispositivi RAID: tali dispositivi sono da considerare come dei normali dischi locali.</para>
<procedure>
<step>
<para>Selezionare la partizione <emphasis>RAID1 dispositivo n° 0</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Scegliere <emphasis>Usato come:</emphasis>, quindi <emphasis>area di swap</emphasis> e infine <emphasis>Preparazione di questa partizione completata</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Selezionare la partizione <emphasis>RAID1 dispositivo n° 1</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Scegliere <emphasis>Usato come:</emphasis> quindi selezionare <emphasis>Ext3 journaling file system</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Selezionare <emphasis>Punto di mount</emphasis> e scegliere <emphasis>/ - il file system root</emphasis>. Modificare se necessario le altre opzioni e selezionare <emphasis>Preparazione di questa partizione completata</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Selezionare <emphasis>Terminare il partizionamento e scrivere i cambiamenti sul disco</emphasis>.</para>
</step>
</procedure>
<para>Se è stato scelto di posizionare la partizione di root nell'array RAID, il programma di installazione chiederà se avviare il sistema in modalità <emphasis>degraded</emphasis>. Per maggiori informazioni, consultare <xref linkend="raid-degraded"/>.</para>
<para>Il processo di installazione continuerà normalmente.</para>
</sect3>
<sect3 id="raid-degraded" status="review">
<title>RAID degraded</title>
<para>Durante l'arco di vita di un computer si potrebbero verificare dei danni ai dischi. Quando si verifica un'eventualità come questa, usando il RAID software, il sistema operativo abilita la modalità <emphasis>degraded</emphasis> per l'array.</para>
<para>Se l'array è degradato ("degraded") a causa di dati rovinati, il sistema operativo, in modo predefinito, si avvierà in <emphasis>initramfs</emphasis> dopo 30 secondi. Una volta avviato, è possibile, entro 15 secondi, continuare il normale avvio o tentare un ripristino manuale. L'avvio in initramfs potrebbe non essere consigliato, soprattutto se si opera sul computer da remoto. Avviare il sistema in un array "degraded" può essere svolto in diversi modi:</para>
<itemizedlist>
<listitem>
<para>L'utilità <application>dpkg-reconfigure</application> può essere usata per configurare il comportamento predefinito e durante l'elaborazione verranno poste delle domande relative a impostazioni addizionali per l'array come monitoraggio, avvisi via email, ecc... Per riconfigurare <application>mdadm</application>, digitare il seguente comando:</para>
<screen>
<command>sudo dpkg-reconfigure mdadm</command>
</screen>
</listitem>
<listitem>
<para>Il processo <command>dpkg-reconfigure mdadm</command> modificherà il file di configurazione <filename>/etc/initramfs-tools/conf.d/mdadm</filename>. Tale file presenta il vantaggio di pre-configurare il comportamento del sistema e può essere modificato a mano:</para>
<programlisting>
BOOT_DEGRADED=true
</programlisting>
<note>
<para>Il file di configurazione può essere scavalcato utilizzando un argomento per il kernel.</para>
</note>
</listitem>
<listitem>
<para>È possibile avviare il sistema in un array "degraded" utilizzando anche un argomento per il kernel:</para>
<itemizedlist>
<listitem>
<para>Quando si sta avviando il sistema, premere <emphasis>Esc</emphasis> per aprire il men√π di <application>Grub</application>.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Premere <emphasis>e</emphasis> per modificare le opzioni del kernel.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Premere il tasto con la freccia verso il <emphasis>basso</emphasis> per evidenziare la riga del kernel.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Premere <emphasis>e</emphasis> nuovamente per modificare la riga del kernel.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Aggiungere <emphasis>bootdegraded=true</emphasis> alla fine della riga.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Premere <emphasis>Invio</emphasis>.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Infine, premere <emphasis>b</emphasis> per avviare il sistema.</para>
</listitem>
</itemizedlist>
</listitem>
</itemizedlist>
<para>Una volta avviato il sistema, è possibile riparare l'array (consultare <xref linkend="raid-maintenance"/>) o copiare i dati importanti in un altro computer.</para>
</sect3>
<sect3 id="raid-maintenance">
<title>Manutenzione RAID</title>
<para>L'utilità <application>mdadm</application> può essere usata per visualizzare lo stato dell'array, aggiungere un disco all'array, rimuovere dischi, ecc...</para>
<itemizedlist>
<listitem>
<para>Per visualizzare lo stato di un array, da un terminale digitare:</para>
<screen>
<command>sudo mdadm -D /dev/md0</command>
</screen>
<para>L'opzione <emphasis>-D</emphasis> indica a <application>mdadm</application> di stampare informazioni <emphasis>dettagliate</emphasis> riguardo il device <filename>/dev/md0</filename>. Sostituire <filename>/dev/md0</filename> con il device RAID appropriato.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Per visualizzare lo stato di un disco in un array:</para>
<screen>
<command>sudo mdadm -E /dev/sda1</command>
</screen>
<para>L'output è molto simile al comando <command>mdadm -D</command>, regolare <filename>/dev/sda1</filename> per ogni disco.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Se un disco si rompe e deve essere rimosso da un array:</para>
<para>Qualche volta può succedere che un disco imposti il suo stato come <emphasis>difettoso</emphasis> ("faulty"), anche se non presenta alcun malfunzionamento hardware. Può essere utile in questi casi rimuovere e aggiungere il disco all'array: verrà così nuovamente sincronizzato con l'array. Se il disco non riesce a sincronizzarsi con l'array, può indicare che il dispositivo sia effettivamente difettoso.</para>
<para>Il file <filename>/proc/mdstat</filename> contiene anche informazioni utili riguardo i device RAID del sistema:</para>
<para>Il seguente comando è utile per controllare lo stato di un drive di sincronizzazione:</para>
<screen>
<command>watch -n1 cat /proc/mdstat</command>
</screen>
<para>Premere <emphasis>Ctrl+C</emphasis> per fermare il comando <application>watch</application>.</para>
<para>Se è necessario sostituire un disco difettoso, una volta sostituito e sincronizzato, è necessario reinstallare <application>grub</application>. Per installare <application>grub</application> nel nuovo disco, procedere come segue:</para>
<screen>
<command>sudo grub-install /dev/md0</command>
</screen>
<para>Sostituire <filename>/dev/md0</filename> con il nome dell'array appropriato.</para>
<ulink url="http://oreilly.com/catalog/9781565927308/">Managing RAID on Linux</ulink>
</para>
</listitem>
</itemizedlist>
</sect3>
</sect2>
<sect2 id="lvm" status="review">
<title>Logical Volume Manager (LVM)</title>
<para>Logical Volume Manger, o <emphasis>LVM</emphasis>, consente agli amministratori di creare volumi <emphasis>logici</emphasis> da uno o più dischi fissi. I volumi LVM possono essere creati sia sulle partizioni RAID software sia sulle partizioni normali presenti su un singolo disco. I volumi possono essere estesi, garantendo un'alta flessibilità al sistema nel caso cambino le necessità.</para>
<sect3 id="lvm-overview" status="review">
<title>Panoramica</title>
<para>Purtroppo, la potenza e la flessibilità di LVM, comportano maggiori complicazioni. Prima di tutto è quindi necessario introdurre la terminologia adatta.</para>
<itemizedlist>
<listitem>
<para><emphasis>Gruppo di volumi (VG)</emphasis>: contiene uno o pi√π volumi logici (LV).</para>
</listitem>
<listitem>
<para><emphasis>Volume logico (LV)</emphasis>: è simile a una partizione in un sistema non LVM. Più volumi fisici (PV) possono creare un LV sul quale è presente il vero file system (ext3, Xfs, Jfs, ecc...).</para>
</listitem>
<listitem>
<para><emphasis>Volume fisico(PV)</emphasis>: il disco rigido o la partizione RAID software. Il gruppo di volumi può essere esteso aggiungendo più PV.</para>
</listitem>
</itemizedlist>
</sect3>
<sect3 id="lvm-installation" status="review">
<title>Installazione</title>
<para>Come esempio, in questa sezione, viene descritto come installare Ubuntu Server Edition con <filename role="directory">/srv</filename> montato come volume LVM. Durante l'installazione un solo volume fisico (PV) farà parte del gruppo di volumi (VG). Un altro PV verrà aggiunto dopo l'installazione come dimostrazione delle funzionalità di estensione di un VG.</para>
<para>Seguire i passi dell'installazione fino a giungere a <emphasis>Partizionamento dei dischi</emphasis>, quindi:</para>
</step>
<step>
<para>Alla finestra <emphasis>Partizionamento dei dischi</emphasis> scegliere <emphasis>Manuale</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Selezionare il disco fisso e nella schermata successiva scegliere confermare <emphasis>Creare una nuova tabella delle partizioni sul dispositivo</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Creare le partizioni <emphasis>/boot</emphasis>, <emphasis>swap</emphasis> e <emphasis>/</emphasis> con il file system di propria scelta.</para>
</step>
<step>
<para>Per la partizione <emphasis>/srv</emphasis> LVM, creare una nuova partizione <emphasis>Logica</emphasis> e modificare <emphasis>Usato come</emphasis> in <emphasis>volume fisico per LVM</emphasis>, quindi selezionare <emphasis>Preparazione di questa partizione completata</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Selezionare <emphasis>Configurare il Logical Volume Manager</emphasis> in alto e scegliere <emphasis>Sì</emphasis> per scrivere le modifiche sul disco.</para>
</step>
<step>
<para>Per il <emphasis>Passo di configurazione di LVM</emphasis> nella schermata successiva, scegliere <emphasis>Creare gruppi di volumi</emphasis>. Inserire un nome per il VG come <emphasis>vg01</emphasis> o qualche cosa più descrittivo. Fatto ciò, selezionare la partizione configurata per LVM e scegliere <emphasis>Continua</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Sempre nella schermata <emphasis>Passo di configurazione di LVM</emphasis>, selezionare <emphasis>Creare volume logico</emphasis>, selezionare il gruppo di volumi appena creato e inserire un nome per il nuovo LV, per esempio <emphasis>srv</emphasis> dato che verrà utilizzato come punto di mount per quella partizione. Scegliere la dimensione, che in questo caso può essere l'intera partizione dato che è possibile estenderla o ridurla, scegliere <emphasis>Termina</emphasis> per tornare alla schermata <emphasis>Partizionamento dei dischi</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Ora aggiungere il file system al nuovo LVM. Selezionare la partizione <emphasis>LVM VG vg01, LV srv</emphasis>, o in base al nome inserito, e scegliere <emphasis>Usato come</emphasis>. Impostare un file system selezionando <emphasis>/srv</emphasis> come punto di mount e una volta completato, selezionare <emphasis>Preparazione di questa partizione completata</emphasis>.</para>
</step>
<step>
<para>Infine, selezionare <emphasis>Terminare il partizionamento e scrivere i cambiamenti sul disco</emphasis>, confermare le modifiche e continuare l'installazione.</para>
</step>
</procedure>
<para>Per visualizzare informazioni riguardo LVM sono disponibili diverse utilità:</para>
<itemizedlist>
<listitem><para><emphasis>vgdisplay</emphasis>: visualizza informazioni riguardo i gruppi di volumi.</para></listitem>
<listitem><para><emphasis>lvdisplay</emphasis>: visualizza informazioni riguardo i volumi logici.</para></listitem>
<listitem><para><emphasis>pvdisplay</emphasis>: visualizza informazioni riguardo i volumi fisici.</para></listitem>
</itemizedlist>
</sect3>
<sect3 id="lvm-extending" status="review">
<title>Estendere i gruppi di volumi</title>
<para>Utilizzando l'esempio di <emphasis>srv</emphasis> come volume LVM, in questa sezione viene indicato come aggiungere un secondo disco fisso, come creare un volume fisico (PV), come aggiungerlo al gruppo di volumi (VG), come estendere il volume logico <filename role="directory">srv</filename> e infine come estendere il file system. In questo esempio viene aggiunto un secondo disco fisso chiamato <filename>/dev/sdb</filename>. Attenzione: assicurarsi di non avere già un device <filename>/dev/sdb</filename> prima di eseguire i comandi qui presentati, si potrebbero perdere i dati se eseguiti su un disco non vuoto. In questo esempio il disco fisso viene usato interamente come volume fisico (è possibile creare partizioni e usarle come diversi volumi fisici).</para>
<procedure>
<step>
<para>Creare il volume fisico. In un terminale digitare:</para>
<screen>
<command>sudo pvcreate /dev/sdb</command>
</screen>
</step>
<step>
<para>Estendere il gruppo di volumi (VG):</para>
<screen>
<command>sudo vgextend vg01 /dev/sdb</command>
</screen>
</step>
<step>
<para>Usare <application>vgdisplay</application> per trovare gli extent fisici (PE) liberi (PE/dimensione = dimensione da allocare). In questo esempio viene considerata una dimensione di 511 PE (equivalenti a 2GB con una dimensione di PE di 4MB) e viene utilizzato tutto lo spazio libero. Utilizzare i PE in base alle proprie disponibilità.</para>
<para>Il volume logico (LV) può essere esteso in diversi modi. In questo esempio viene considerato il caso di utilizzo del PE per estendere il LV:</para>
<para>L'opzione <emphasis>-l</emphasis> consente di estendere il LV attraverso l'uso di PE. L'opzione <emphasis>-L</emphasis> invece, consente di estendere il LV utilizzando megabyte, gigabyte, terabyte, ecc...</para>
</step>
<step>
<para>Anche se è possibile <emphasis>estendere</emphasis> un file system ext3 o ext4 senza smontarlo, è raccomandato smontarlo in ogni caso ed eseguirne un controllo, in modo da non rovinare il file system per un'eventuale futura riduzione del volume logico (in quel caso smontarlo è assolutamente necessario).</para>
<para>I seguenti comandi sono pensati per un file system <emphasis>ext3</emphasis> o <emphasis>ext4</emphasis>. Se si sta utilizzando un altro file system potrebbero essere disponibili altri programmi.</para>
<screen>
<command>sudo umount /srv</command>
<command>sudo e2fsck -f /dev/vg01/srv</command>
</screen>
<para>L'opzione <emphasis>-f</emphasis> di <application>e2fsck</application> forza il controllo anche se il file system sembra non avere problemi.</para>
</step>
<step>
<para>Infine, ridimensionare il file system:</para>
<screen>
<command>sudo resize2fs /dev/vg01/srv</command>
</screen>
</step>
<step>
<para>Montare la partizione e controllarne la dimensione.</para>
<para>Un ottimo articolo presente su linuxdevcenter.com è <ulink url="http://www.linuxdevcenter.com/pub/a/linux/2006/04/27/managing-disk-space-with-lvm.html">Managing Disk Space with LVM</ulink>.</para>
</listitem>
<listitem>
<para>Per maggiori informazioni su <application>fdisk</application>, consultare la <ulink url="http://manpages.ubuntu.com/manpages/jaunty/en/man8/fdisk.8.html">pagina man di fdisk</ulink>.</para>