Giugno 1867: a Parigi, l'Esposizione Universale continua a riscuotere un grande successo. Il 1° luglio i Parigini apprendono che, il 19 giugno, Massimiliano d'Asburgo, che Napoleone III ha imposto al Messico come Imperatore, è stato fucilato su ordine del capo rivoluzionario Juarez. Manet reagisce all'evento senza indugio. Decide d'iniziare un grande quadro che testimonierà la sua emozione e tradurrà i suoi sentimenti nei confronti di Napoleone III.
Le quattro versioni di questa tela sono disperse per il mondo: una a Boston, una a Londra, la terza a Copenhagen e la versione finale a Mannhein, in Germania.
Per l'esecuzione dell'opera, Manet si è rifatto ad alcune foto dell'evento avute tra le mani ed alle notizie diffuse regolarmente dalla stampa durante l'estate del 1867.
Direttamente ispirata a ΓÇ£Il 3 maggio del 1808: fucilazione alla Monta├▒a del Principe PioΓÇ¥ di Goya, che Manet ha potuto ammirare due anni prima in occasione del suo viaggio in Spagna, la tela mette in scena l'attimo dello sparo, il tragico istante in cui la pallottola esce dal fucile per uccidere un uomo vittima di una storia che lo ha schiacciato. L'opera, da cui trapela un realismo pieno di forza, anche se abbozzata, rende in modo magistrale il movimento dell'uomo fucilato nel momento in cui il colpo lo spinge all'indietro. Goya, ne ΓÇ£Il 3 maggio del 1808: fucilazione alla Monta├▒a del Principe PioΓÇ¥, aveva mostrato l'attimo precedente: il momento della presa di mira.
In questa tela carica di violenza, Manet esprime il suo rifiuto dell'ingiustizia mettendo in scena un eroe romantico vittima dell'ironia della storia: un destino individuale in una storia collettiva.