Il 1862 è un anno particolarmente prolifico per Manet, che dipinge senza sosta. Soprattutto l'estate e l'autunno, in quanto approfitterà del passaggio della compagnia di ballerini e cantanti spagnoli del Teatro Reale di Madrid. In questa tela ritroviamo Lola Melea, soprannominata Lola di Valenza, la stella della danza, alla quale il pittore chiede di posare, forse con l'idea di proporre il quadro al Salon, dato che le sue dimensioni sono maggiori rispetto al “Balletto spagnolo”. La ballerina vestita con il costume scenico, posa in una posizione da danza classica, detta “quarta”. La figura è bassa, tarchiata e piuttosto sfavorita dalla forma della gonna. In origine, Manet aveva previsto uno sfondo in tinta unita, ma, dopo il rifiuto della tela al Salon, per presentarla alla personale del 1867 decide di modificarne lo sfondo; abbozza un ambiente, dove si intravede una sala all'italiana e si intuisce la presenza degli spettatori. Durante l'esecuzione, il quadro era più piccolo, fu ingrandito in alto ed in basso di 10 cm circa, allorché Manet decise di sostituire lo sfondo con una sala da spettacolo all'italiana. Per questo quadro, il pittore ha realizzato uno studio con la ballerina nella medesima posizione. Il quadro scioccherà per il realismo e la crudezza dei colori. Le caricature esprimeranno lo stesso disappunto: dalla penna di Randon, Lola è messa in ridicolo dalla seguente didascalia: “Né uomo, né donna; ma cosa può essere? [...] Me lo domando”.