Manet aveva già destato scalpore con “Colazione sull’erba”, ma la presentazione di “Olimpia” al Salon del 1885, sarà un vero scandalo. Mai prima d’ora, una donna nuda aveva suscitato così tanti commenti; mai, dopo “La Gioconda” si era consumato tanto inchiostro per un quadro. Eppure Manet si è rifatto ai più grandi maestri: ha tratto ispirazione dalla “Venere di Urbino” di Tiziano, copiata in occasione di uno dei suoi viaggi a Firenze e, al contempo, dalla “Maja desnuda” di Goya.
Tuttavia, le reazioni al Salon vanno ben oltre quello che il pittore ha immaginato. “Le ingiurie piovono su di me come grandine, non mi ero mai trovato in una situazione così difficile”, si lamenta con Baudelaire. Un critico esclama “Cos’è questa odalisca con il ventre giallo, un’ignobile modella recuperata chissà dove e che rappresenta Olimpia? Olimpia? Quale Olimpia? Indubbiamente una cortigiana. Di certo il Signor Manet non verrà rimproverato per avere idealizzato vergini folli, visto che in realtà le sue sono vergini sporche”. Un altro critico denuncia “L'Olimpia malsana del Signor Manet”.
Questa tela, che farà epoca nella storia della pittura, ispirerà sia i caricaturisti contemporanei, che avranno di che sfogarsi, sia i pittori, in particolare Cézanne con “Una moderna Olimpia”. Saranno gli impressionisti suoi amici a salvare Manet da una definitiva partenza per l'estero. Dopo la morte di Manet, la moglie, a corto di soldi, troverà un acquirente americano. Monet avrà, allora, l'idea della sottoscrizione pubblica, per raccogliere 20000 franchi. Si mobiliteranno gli amici di Manet, tra i quali Degas, Renoir, Pissarro, Antonin Proust e Mallarmé.