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I Forum di Gnomiz
Il Gioco della Parola, della Memoria e dell'Invenzione


La Rete Forata

Crocicchio, Bivio, Ponticello e Quadrivio.
Vi segnala i "meglio Forum" sulla Rete.

Il Piacere di Conversare di Benito Ciarlo.
Che gioia leggere di nuovo i suoi scritti, cara signora Annacarla.
Lei non immagina quanto bene mi abbia fatto la sua (tutt’altro che) "sciagurata sprezzatura". A proposito, senza le nostre diatribe, su Golem, oggi impera il "Silenzio degli Innocenti". La prego, torni anche in sala giochi e, se lo ritenesse giusto, continui pure ad indignarsi, ma consideri che quello è, appunto, un gioco. Al piacere di rileggerla, l’Architetto.
La sala giochi citata da Ciarlo è il Forum "Giochiamo !"di Golem

Il Piacere del Guastafeste di Marco Otto
Oscure idee per un po' di luce nelle chiare tenebre di Paco.
Chi vuole "..garantire una riproduzione fedele della memoria", si merita o, il piacere di una danza rituale, o la camicia di forza. La memoria spinge l'uomo a trasformarsi, anche quando, con l'abitudine e la paura, lo illude con la "ripetizione".
L'oblio, come dice Granetto, è la forma più alta della memoria non il suo antagonista.
Nell'antichità campavano rapsodi simili a quelli che oggi cantano nei rifugi Vecchio Scarpone, e artisti come Sofocle che avrebbe dato l'anima per poter conoscere la musica di Mozart.
La Grecia Antica era popolata da una massa di selvaggi ignorantoni, da qualche furbo pirata e da pochissimi raffinati, troppo creduloni per resistere alla razionalità romana.
Un bellissimo film, uno straordinario quadro, un libro fondamentale, possono suscitare nell'ordine: un noiosissimo dibattito, un problema d'arredamento, una serie di suicidi.
Come direbbe Annacarla Albertini: l'occhio vuole il suo sarto, il problema sta nella manica, lasciate che anche Internet, come Trussardi, ritrovi la sua funzione.
La mia vita per una televisione e vi do pure il piatto di lenticchie.Chi più ne ha se le senta.Grazie dei fiori.
PS. Benito ridiventa un po' più coglionazzo se no non ci si diverte

Il Piacere di Rispondere in 4 e 4..8 di Paco Simone
Caro Marco 8,
"un bellissimo film, uno straordinario quadro, un libro fondamentale possono suscitare, nell'ordine": pensieri, pensieri, pensieri.
Gli stessi pensieri che solo con l'avvento della scrittura, quando la memoria diviene una regina decaduta, e si conosce l'oblio, hanno determinato la nascita della filosofia, proprio tra i Greci, che tanto creduloni non erano.
L'elogio alla razionalità romana non può essere condotto a scapito della razionalità greca, perché a sua difesa potrei citare
la matematica scientifica di Pitagora, le discussioni critiche di Zenone di Elea, allievo di Parmenide, l'atomismo di Democrito,
le correzioni ottiche (assolutamente razionali!) effettuate durante la costruzione del Partenone e di tutti i
templi, la forma perfetta, per un eccellente ascolto, del teatro di Epidauro.
E a proposito della massa di selvaggi ignorantoni, non bisogna dimenticare che, in Grecia, il teatro era fatto a scopo didattico-pedagogico, e vi si rappresentavano prevalentemente aspetti della mitologia; a Roma, si faceva
teatro per divertimento, e personaggi come Plauto basavano il loro canovaccio sui testi greci (Menandro, Filemone, Difilo...), poiché era vietato "vortere", copiare, da opere di autori latini, ma non dal greco.
Il tipo di pubblico al quale le fabulae plautine erano destinate era senz'altro diverso dagli spettatori della Commedia Nuova
greca, in massima parte cittadini colti e raffinati, sensibili alle suggestioni filosofiche delle scuole post-aristoteliche
(sto parlando dei Greci). Era il pubblico romano ad essere di massa!
E lo dimostra il fatto che Terenzio, la cui produzione è limitata a sette anni, in cui scrisse appena sei commedie,
non attirò mai grande pubblico, rivolgendosi egli a ceti di estrazione più colta: più di una volta le sue
opere si risolvevano in fiaschi solenni, venne accusato di "contaminatio" e di "vortere", imputazioni infamanti, e la sua humanitas venne riscattata solo nel Medioevo.
Ma se per razionalità romana si intende senso pratico, allora posso essere d'accordo con Marco 8: la macchina
burocratica romana non ha eguali, nel mondo antico, il sistema militare e quello stradale (strettamente connessi)
erano mirabili per funzionalità, e poi mi viene in mente anche il diverso uso della religione nel mondo greco
e in quello romano: i Greci la vivevano con molta più partecipazione e sentimento.
A Roma, invece, già Cicerone si rendeva conto che, se vigeva una generale osservanza del culto, ciò era dovuto
alla tendenza conservatrice dello spirito romano, rispettoso del "mos maiorum", piuttosto che ad un intimo
convincimento. Ecco che bisognava avere la fede religiosa non per convinzione ma per opportunità, avendo
essa un'alta funzione sociale: era infatti un "fundamentum rei publicae", un fattore di coesione politica.
Questa mia riflessione si è concentrata sulle righe centrali dell'intervento di Marco 8, non potevo non ribattere ad alcune
affermazioni. Su Internet e la sua funzione, che quando perderà verrà ritrovata, a detta di Marco 8 (ma
come, da chi, quando?), rimando alla prossima. Concludo confessando che non ho capito perché mai Sofocle
avrebbe datol'anima per conoscere la musica di Mozart. In ogni caso, è chiaro che per condurre un dibattito serio,
è necessario fare gli opportuni distinguo tra i vari periodi storici della società greca e della società romana,
e portare alla luce le personali interpretazioni di "razionalità".

Il Piacere della Vita di Marco Otto
Perché la musica nel teatro di Mozart risuona oltre lo spazio di quello che le parole non riescono a dire.
Quelle note non cercano di descrivere, analizzare, ripetere, vivono nella Memoria coagulata, cantano la vita, sono la vita stessa..Probabilmente Sofocle era un Mozart oppresso da qualche rilevante paura e superstizione in più. In lui la Memoria non era ancora riuscita a fargli "obliare" la natura, selvaggiamente animale, di un popolo che viveva il significato della parola "sbranamento".Caro Paco leggi di meno, rinuncia a qualche dimostrazione, lascia che Internet ti catturi, con suoni, immagini,contraddizioni: vedrai che Fanes saprà suscitare anche per te un pensiero più profondo di quello che le parole dette o scritte sanno rappresentare.


 

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