I Forum di
Gnomiz
Il
Gioco della Parola, della Memoria e dell'Invenzione
Crocicchio,
Bivio, Ponticello e Quadrivio.
Vi segnala i "meglio Forum" sulla Rete.
Il Piacere
dell'Invenzione: i formati della Memoria di Paco Simone
Ho letto con piacere la nuova sezione dei
forum, e vorrei inserire una riflessione, che riporto qui di
seguito.
L’invenzione: i formati della memoria.
Di quali sistemi disponiamo per conservare memoria di opere
d’arte e di letteratura, musicali o teatrali, garantendo
una riproduzione fedele e la tutela nel tempo a venire? Come
primo strumento citerei senz’altro la parola, da sempre
composta per tramandare storia e creazioni di un popolo alle
generazioni future. Proprio le parole, nella società a cultura
orale, specie se modulate in versi, erano mezzi efficacissimi
– e d’altra parte anche gli unici -
con cui la memoria storica delle genti veniva conosciuta e
preservata dall’oblio.
Oggi che, grazie all’avvento della scrittura, non è più
necessario ricordare libri e libri, oltre ad aver perso la
mirabile
capacità di memorizzazione che avevano gli antichi, non è più
il rapsodòs ad avere il nobile compito di diffondere
di luogo in luogo la cultura; questa figura, nata in Grecia in
età arcaica, possedeva il pregio di non inquinare
i racconti con i propri pensieri, ma si limitava a coordinare le
testimonianze di avvenimenti, musicandoli per renderli
più leggeri e facili da mandare a memoria: il termine rapsodòs,
infatti, viene dal greco rapthèin, “cucio insieme” e
oìde,
“canzone”. La scena attuale, invece, è sempre più
spesso calcata da personaggi opposti (opinionisti), che, come
aides-memoire, affinché il pubblico li tenga bene a mente, usano
gridare, agitare le mani, parlare con un linguaggio involgarito.
E la loro ribalta è la televisione, in un’epoca tanto
differente dalle decantate remotissime età dell’oro per
l’enorme
valore che ha assunto l’occhio, a scapito
dell’orecchio.
Saper ascoltare apparteneva agli antichi, quando si riunivano
attorno ai vecchi, detentori della memoria; il senso più
importante era l’udito, come dimostra la Bibbia stessa, il
libro dei libri, in cui il verbo “ascoltare” ricorre
cinque
volte più frequentemente del verbo “vedere” (il Dio
dell’Antico Testamento è l’invisibile, non
l’inudibile).
Qualcuno dice che stiamo tornando a rappresentare la realtà con
gli ideogrammi, come si usava in Egitto o nelle
civiltà Maya. A mio parere, la comodità di questo sistema, che
ritroviamo in tutta la segnaletica mondiale, non potrà
soppiantare il valore delle parole, così come la civiltà
dell’immagine, nella quale siamo immersi, non farà mai
dimenticare la scrittura. Internet ha il grande merito di averci
scosso dalla successione frenetica di fotogrammi
a cui cinema e televisione ci hanno abituato, luci, flash e
colori che subiamo passivamente. Ecco che nell’occhio
rivive,
davanti a uno schermo, la stessa attenzione dedicata ai libri; o
forse di più, perché un gradevole styling
grafico di una pagina Web può attirare maggiormente rispetto a
un foglio bianco; le immagini richiamano la struttura
tipica della rivista, leggera e completa, animazioni e suoni
(anime multimediali del supporto elettronico)
mantengono vivo l’interesse per l’argomento trattato.
È sempre la solita storia: trucchi per far ricordare
alla gente una persona, un’ideologia, un prodotto. I
pubblicitari ne conoscono a migliaia.
Quando la tecnologia di Internet si evolverà al punto di poter
trasmettere regolarmente visioni rapide e veloci,
allora anche la Rete sarà assimilata nel processo verso
l’unificazione dei media, assomiglierà alla televisione,
perderà gran parte del testo, in favore dell’immagine,
rispecchierà la tendenza del mondo odierno.
Ma per il momento lasciatemi godere la lettura delle parole.
Approfondimenti sul potere della memoria, sulla cultura orale,
manoscritta, tipografica ed elettronica a disposizione qui:
www.arpanet.org/internos4.html
| www.arpanet.org/internos5.html
| www.arpanet.org/internos6.html.
Il Piacere del
Ripensamento di
Ovidio Zaretti
Suggerisco almeno un libro di Prezzolini come lo straordinario
"l'Italiano Inutile" (Ed.Corbaccio) per la vostra lista
dedicata al Pensiero Liberato.Recentemente anche un editore
dell'estrema sinistra come Guaraldi ha pubblicato un interessante
saggio di Giammaria Lionello Ricciotti su questo nostro scrittore
fuori dal coro: meglio tardi che mai! Ovidio Zaretti
"L'Italiano
Inutile" è stato inserito nel settore "Esistenza allo
Specchio" dedicato alle autobiografie
Il Piacere del
Labirinto di Benito Ciarlo
Dal Labirinto (1 gennaio
’98 )
Il novantotto comincia con l’eco delle parole del Capo,
giunte fin qui. Quella voce non s’affievolisce, non perde
l’energia dissipandola nei molteplici rimbalzi nel
Labirinto, anzi, le pareti finiscono per amplificarla.
Dal Labirinto (2 gennaio ’98 )
Oggi libera uscita. Appena fuori ci siamo precipitati nel centro
commerciale più vicino vogliosi di consumare.
Desolazione totale. Scaffali più vuoti di quelli di Mosca prima
della Perestroika. E’ rimasta soltanto la paccottiglia.
Poi, il colpo di fortuna : tra vermouth e biscotti trovo un
libro : Gesù di cognome si chiamava Dio,
di Maria Antonietta Albanese (ED. Econ. Laterza). Lo
divoro come fosse una fetta di panettone e mi convinco che
meriterebbe un posto nei Libri della Meraviglia.
Dal Labirinto (3 gennaio ’98 )
Al rientro abbiamo scoperto che c’è della gente nuova
ospite nell’edificio di Dedalo. Parlano una lingua che non
comprendiamo, ma, l’angoscia che leggo nei loro occhi, mi è
nota. Uno di loro, in inglese, cerca di spiegarci che
sono curdi e prosegue inneggiando alla generosità degli europei
verso i popoli senza terra.
Dal Labirinto (4 gennaio
’98 )
Si dovrebbe poter uscire più spesso. Seduto alla base del muro
esterno odo quelli di fuori far ancora botti. Qui ne arrivano i
bagliori. Ma, quanto dura copodanno ?
Dal Labirinto (5 gennaio ’98 )
Con una catapulta, Arianna, ha fatto giungere fin qui delle calze
da preparare per la Befana. Non preparerò la mia : sono
stufo di mangiare carbone.
Dal Labirinto (6 gennaio ’98 )
Stamattina presto c’è stato un gran fermento.
L’entusiasmo dei doni. Tra quelli della mia vicina ho scorto
una rivista aperta. Il titolo cubitale recitava : Giovani,
viaggiatori senza bagaglio e senza meta. La fotografia del
pianeta giovanile permette di individuare l’identità di una
generazione spaesata cui è mancata e manca soprattutto una
educazione in grado di far emergere il bisogno dei grandi ideali.
L’autrice è Enza Corrente Serra. La rivista
è Madre del dicembre 97.
L’articolo - molto bello - mi suscita, però, una
perplessità : non dicevano così anche della mia
generazione, malgrado il sessantotto ?
Il Piacere della
Z di Andrea Mugnai
Cari signori, Luzi, se come ritengo è il noto poeta di nome
Mario, si scrive con una "z" sola!
Una domanda: come mai ci sono autori e titoli ma non il link
(cosi' ci si può mettere tutta la letteratura di tutti i tempi e
di tutto il mondo ma non serve a nulla, non vi pare?). Grazie,
arrivederci Andrea Mugnai
Strulleria: in
qualsiasi Opera il troppo stroppia, il poco strubbia, ma la via
per comprenderla raramente passa dalla correzione delle bozze e
dalle Opere che verranno.Caro Mugnai si consoli: il tempo
relativo ci porterà più links e meno refusi ma il tempo eterno
conserverà intatta la sua pusillanimità. Per farci
perdonare le segnaliamo una sintetica biografia del noto poeta di
nome Mario a cura di Olivia Trioschi nel sito Il Club degli
Autori
http://www.club.it/autori/mario.luzi/indice-i.html
Il Piacere
dell'Errore di Ivana Dormini
Vi siete dimenticati di Doris Lessing perché non sapevate se
scegliere le sue ultime opere per i Libri della Meraviglia o le
sue prime per i Segreti dell'Anima? Potreste uscir d'imbarazzo
citando nell'Esistenza Allo Specchio il primo libro della sua
Autobiografia edito da Feltrinelli con il titolo "Sotto la
Pelle" Ivana Dormini
Ricevuta
bacchettata sulle mani, correremo ai rimedi.
Il
Piacere di Ricordare di Benito Ciarlo
Mio padre aveva l'abitudine di regalare spesso dei libri
a figli e nipoti. Nel risguardo vergava una dedica - di solito
tratta da uno scrittore o da un poeta che a lui piacevano - ma
non citava mai la fonte. Nell'ultimo
libro che mi regalò, prima che l'ictus lo immobilizzasse ed
ammutolisse per sempre
(Eretici Italiani del Cinquecento, di Delio Cantimori -
Biblioteca Sansoni), mi scrisse :
" Mi sai dire per chi è fatto un libro ? Stai lontano dai
libri che sono fatti per questo o per quello.
Anche il libro che è scritto in cinese, l'hanno fatto per te. Si
tratta sempre di imparare le parole di un altro uomo.
Tutti i libri che valgono sono scritti in cinese e, non sempre,
c'è chi li traduce. Viene il momento che sei solo davanti alla
pagina, com'era per lo scrittore che l'ha scritta. Se hai avuto
pazienza, se non hai preteso che l'autore ti trattasse come un
bambino o un minorato, ecco che incontri un altro uomo e ti senti
più uomo anche tu."
Questo natale, a diciassette anni da quel dono e a dieci dalla
morte di mio padre, mentre leggevo un'antologia del '900
italiano, ho finalmente, scoperto il vero autore di quelle parole
: Cesare Pavese. Le scrisse l'8 maggio del '46 sull'Unità
di Torino. Sorpresa duplice : L'Unità e Pavese.
Mio padre aborriva sia l'una che l'altro. Ho riguardato le sue
carte ed ho trovato, tra gli appunti molti altri brani tratti
dalle
opere di Pavese. Mistero. Era un vivaista avventizio della
Forestale e leggeva moltissimo. Le sue idee politiche erano
radicate, come dimostra il nome che mi impose, nel '50, contro il
parere di tutto il parentado.
10 con lode più
tutto il nostro affetto: grazie
Caro Granetto, con piacere noto che il popolo degli Gnomiziani
cresce e che è fatto di gente formidabile.
Ho trovato molto condivisibile quanto ha scritto il Sig. Paco
Simone. Spero con lui, che il pericolo che "lo scatolo"
si trasormi in qualcosa di simile alla televisione, nel senso che
paventa, sia lontano da noi il più possibile.
Per il suo commento/risposta riceva un altro "grazie"
grosso come un palazzo. Benito Ciarlo
Vox
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