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PAUL VERLAINE

Piange dentro il mio cuore

In questo componimento il poeta soffre, si strugge, piange il suo cuore; egli cerca una ragione per questo dolore, un motivo della sua sofferenza; non riesce però a diagnosticare il dolore del proprio cuore. Le ragioni ragionevoli non sussistono "senza amore e senza odio il mio cuore ha tanta pena".

Vi è una totale assenza di comunicazione: il poeta non riesce - non può - comunicare ciò che non riesce a comprendere. L’unica certezza, di cui è ben consapevole, consiste nella sua condizione di sofferenza, di disagio, di insoddisfazione. Questa situazione gli consentirà di cogliere le profondità dell’arte. Il suo cuore sta al di fuori dai parametri convenzionali, e vive un momento di crisi, da cui non trova alcuna via d’uscita.

Canzone d’autunno

Nella "Canzone d’autunno" il poeta manifesta con nitida semplicità ed ammirevole chiarezza la sua condizione spirituale: predominano la tristezza, la malinconia, il pianto. La poesia non è solo però una registrazione di una condizione di dolore dell’autore, ma viene qui ad avere una funzione liberatoria: Verlaine riesce a piangere, a sfogare tutto il languore, il doloroso ricordo, il rammarico esistenziale. Il pianto è una valvola di sfogo, una prima forma di comunicazione; non già la ricerca di un interlocutore, ma piuttosto un’incapacità da parte del poeta a trattenere tutto dentro sé stesso e lo spontaneo e intrattenibile desiderio di liberazione. Tale capacità liberatoria della poesia non salva, però, Verlaine da un assoluto annichilimento, a tal punto che l’autore si identifica con "una foglia morta", sospinta dalle folate del vento autunnale.

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