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GIACOMO LEOPARDI

L'Infinito

Dallo Zibaldone risulta che la tensione verso l'infinito è l'unico modo per raggiungere la felicità. Questa sehnsucht può essere letta come un bisogno di infrangere una barriera di solitudine ed incomunicabilità e costituisce il motivo dell'esistenza umana. Secondo la concezione filosofica del Leopardi, questa inclinazione è eterna nella durata e infinita nell'estensione; i piaceri terreni, invece, sono limitati nell'una e circoscritti nell'altra. L'uomo - sostiene il Leopardi - tende al desiderio, concetto infinito, ma, una volta risolto in un oggetto, tale anelito delude, trattandosi di espressione finita (vd. Zibaldone, 18/23 luglio 1820).

L'anima immagina ciò che non vede per configurarsi ciò che non può: dall'immaginazione nascono le speranze e le illusioni, fonti di un piacere effimero, che, però, ha in sé la capacità di aiutare l'uomo a sopravvivere.

L'espressione poetica di questa riflessione filosofica è rappresentata dall' Infinito: varie sono le proposte di interpretazione critica dell'idillio leopardiano; è possibile anche interpretare il componimento come ispirato dall'esigenza di un bisogno di superamento di un limite di incomunicabilità, limite rappresentato fisicamente dalla siepe e dalla linea dell'orizzonte. La poesia costituisce lo strumento per varcare il limitato e andare oltre l'incapacità di comunicazione. Grazie alla fictio, ovvero la facoltà di creare immagini, l'autore può fingersi nell'infinito, superando le soglie spaziali e temporali, per annegare nell'immensità e naufragare, poi, dolcemente. In questo modo, si risolve la necessità del poeta di trovare un tu con cui dialogare.

A Silvia

Abbiamo già visto come lo spazio e il tempo siano le due componenti fondamentali nella lirica del Leopardi; emergono pure in questo componimento. L'idillio si apre, infatti, con una vocazione - Silvia - che segna uno spazio ideale, dove si sviluppa un colloquio, una comunicazione profonda che tende a colmare una distanza fisica con una vicinanza interiore. Il poeta ritrova un passato, fatto di speranze e illusioni, un momento custodito nella sua memoria. Il passato è espresso da ripetuti imperfetti - il tempo della nostalgia e del ricordo. La ricerca del tu, già rilevata nell' Infinito, assume qui fondamentale importanza: compaiono due interlocutori, espressi nei due vocativi. Silvia rappresenta la consolazione, la natura, invece, la disillusione. Essa riconduce il poeta nella triste quotidiana realtà, strappandolo dalla dimensione fantastica in cui si era proiettato.

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