FRIEDRICH HÖLDERLIN
Abendphantasie ("Fantasia serale")
Il componimento si basa sul contrasto tra l’interiorità del poeta e il mondo che lo circonda. Il clima di generale tranquillità che si verifica al tramonto si contrappone allo stato d’animo del poeta che, rendendosi conto della gioia di cui gli altri uomini possono godere, soffre nella solitudine del suo dolore, che non accenna a placarsi.
E’ l’ora del tramonto: il contadino, dopo una dura giornata di lavoro, "siede tranquillo all’ombra", il viandante viene invitato "alle paci del borgo", i naviganti fanno vela verso la riva, il clamore del mercato "si spegne" lieto e gli amici si ritrovano insieme per cenare. In tutti i casi al lavoro segue il riposo, alla fatica si alterna la gioia.
Al lavoro e al riposo si possono paragonare rispettivamente gli anni turbolenti della gioventù e la vecchiaia "placida e serena". Col passare del tempo e con il sopravvenire della vecchiaia tutte le angosce e le preoccupazioni che assillano l’animo svaniranno. La "vecchiezza", quindi, porterà via i turbamenti, ma con essa anche i sogni e le aspirazioni, in virtù del quieto vivere.
Nell’ultima strofa notiamo come il poeta sembra desiderare il sopraggiungere della vecchiaia, che gli appare come unica soluzione a tutti i suoi problemi: "Vieni ora, sopore soave! troppe brame| Ha il cuore. Ma dovrà finire un giorno,| Gioventù! la tua folle ansia di sogni.| Poi la vecchiezza è placida e serena.". Tuttavia nella quarta strofa lo troviamo pregare affinché possa essere prolungato il tramonto, la "teofania vespertina" (L. Mittner); di più: egli chiede non solo di poter contemplare più a lungo questo momento, ma addirittura di entrare a farne parte ("...oh, là con voi prendetemi,| Nubi di porpora!"), visto che il crepuscolo, secondo Hölderlin, è l’attimo supremo della vita del cosmo, in grado di "sciogliere amore e pena". E’ chiaramente un sogno irrealizzabile, conforme alla caratteristica principale del romanticismo, il "Sehnsucht": questo momento, tra giorno e notte, trascorre veloce, lasciando intravedere la gioia e la pace dell’animo, però irraggiungibili.
Fugge l’incanto e si fa buio. Il poeta rimane solo, come sempre, nel suo dolore e, disperato, invoca la vecchiaia, visto che un’unione con la natura, un amalgamarsi con "le nubi purpuree" è impossibile. Con la vecchiaia, però invoca anche la morte.
Tornando al tema della nostra ricerca, si nota che la comunicazione tra Hölderlin e gli uomini non ha luogo: egli osserva sì gli amici in compagnia, ma si rammarica solo della sua solitudine, giungendo a due risoluzioni per i propri turbamenti, entrambi che non prevedono alcuna forma di comunicazione. La prima è un’unione con la Natura, intesa come entità superiore, trascendente la condizione umana; la seconda, ben più semplice ed immediata, è la morte, negazione assoluta di ogni relazione umana.
Relazioni con gli idilli leopardiani
Accostando il "Canto notturno" di Leopardi a "Fantasia serale" di Hölderlin, si trovano numerose differenze, soprattutto nella diversa concezione della natura. Per il poeta tedesco essa è, come abbiamo visto, un rifugio dalle asprezze dell’esistenza, mentre per l’italiano è causa di tutti i mali. Infatti secondo il Leopardi la natura è la creatrice di tutte le cose e quindi è anche la Madre dell’uomo; ma è una Madre distaccata dalle vicende umane: "Ma tu mortal non sei| e forse del mio dir poco ti cale". Inoltre, nell’idillio di Leopardi qui preso in analisi, l’autore dice: "Nasce l’uomo a fatica,| ed è rischio di morte il nascimento.| Prova pena e tormento"; e più in là: "Se la vita è sventura,| perchè da noi si dura?". Sono queste tutte lamentazioni rivolte ad essa, volte a "rinfacciarle" tutte le sofferenze che l’uomo è costretto a sopportare senza il minimo conforto o partecipazione da parte sua, cosa più che logica, considerando la visione di filiazione dell’uomo nei confronti della natura sostenuta dal Leopardi. Anche nel "Dialogo della Natura e di un Islandese" l’autore svolge una terribile requisitoria contro la natura. Secondo Hölderlin, invece, essa è ugualmente irraggiungibile e sfuggente, ma tuttavia ha una connotazione positiva, dal momento che riuscire a raggiungerla, massima aspirazione del poeta, significherebbe automaticamente risolvere ogni tipo di problema.
Accostando poi la celeberrima poesia "L’infinito" ci si rende conto della differente tensione, del differente streben che vi è nei due poeti. Per il Leopardi questa caratteristica romantica è volta verso l’infinito celebrato in questo canto, infinito che porta all’alleviamento dei suoi dolori: "e il naufragar m’è dolce in questo mare". In Hölderlin, come abbiamo visto, questa sua tensione è volta alla pace dell’animo assoluta, che il poeta, dopo il fallimento di altri tentativi, trova solo nella "vecchiezza placida e serena", ossia nella morte.
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