CHARLES BAUDELAIRE
La poesia
Nella seconda metà dell’ Ottocento, il poeta avverte una barriera di incomunicabilità che lo separa dal mondo della normalità borghese (Baudelaire, Albatros).
Decade quindi la possibilità di comunicare con l’umanità. Perché, allora, la poesia continua ad essere creata? La poesia può consentire una forma di comunicazione particolare. "E’ con la poesia e attraverso la poesia che l’anima intravede gli splendori posti al di là della tomba" (Baudelaire, in un saggio su Edgar Allan Poe). La poesia, dunque, consente di conoscere un’altra dimensione dell’esistenza, oltre il reale.
La natura
In Corrispondenze, la Natura è - come il tempio - il luogo dove l’uomo entra in comunicazione con Dio (si tratta di una dimensione mistica della concezione di B.). La Natura diviene una foresta di simboli, in cui le sensazioni perdono la loro univocità e la sensazione olfattiva (freschi come carni di bimbo) può avere una corrispondenza tattile (verdi come praterie). Baudelaire scrisse, ne L’arte romantica: " Sarebbe veramente strano che il suono non potesse sopperire il colore e che i colori non potessero dare l’idea di una melodia e che suono e colore fossero inefficaci a significare od esprimere delle idee; le cose si sono sempre espresse mediante un’analogia reciproca dal giorno in cui Dio ha creato il mondo come una complessa e indivisibile totalità". La Natura è quindi moltitudine di simboli, che, uniti e indivisibili, la identificano.
Il poeta
Il poeta, come Baudelaire stesso scrisse, è "un traduttore, un decifratore". Egli interpreta i simboli della natura, penetrando a fondo nel reale, ma sfuggendo alle anguste strettoie del reale stesso; il poeta, attraverso l’angoscia dovuta alla realtà imperfetta e decaduta, si libera grazie alla scoperta del misterioso messaggio che emana dalle cose (corrispondenze, rapporti, suggestioni).
L’evasione dalla realtà
Dalle premesse contenute in Corrispondenze deriva l’estetismo decadente che farà dell’evasione in un mondo di bellezza la sua facile religione. L’incomunicabilità costringe il poeta a concentrarsi verso ricerche di modelli ideali (il Bello) senza più affaticarsi invano per cercare di trovare una comunicazione con gli altri uomini. Così avviene in determinati periodi della storia. Nella Grecia antica, ad esempio, la crisi politica del regime pericleo segnò l’inizio di un mutamento anche formale delle opere di Euripide: al razionalismo delle sue prime tragedie, subentrò una graduale perdita di contatto con la realtà del suo tempo fino a un totale disimpegno da ogni interesse di carattere politico - e quindi sociale - per rifugiarsi in una poetica del pianto e del dolore, che divenne sostanzialmente edonistica.
Albatros
Nel componimento, il poeta ricerca una forma di comunicazione. Egli si descrive come "re dell'azzurro"; in età classica il poeta era visto come intermediario tra la divinità e il popolo, e tendeva verso un'elevazione spirituale: egli rappresentava uno strumento, un interprete della parola del dio. Hermes, messaggero degli dei, possedeva copricapo e schinieri alati: Il poeta è, quindi, "alato viaggiatore". E', infine, "infermo che vola": il dolore del poeta, infatti, serviva al popolo per individuare il proprio e per combatterlo. Il poeta, tramite il proprio struggimento, era in grado di portare la gente verso una dimensione più elevata.
Baudelaire si paragona agli albatri che, indifferenti del pericolo, si aggirano intorno al battello. Il battello, in questo caso, rappresenta la vita dell'umanità intesa come bagaglio di tutte le esperienze accumulate durante la sua evoluzione. Esso vaga per gli avvenimenti amari che si susseguono nell'esistenza. Su questo bastimento viaggiano i marinai, simbolo della società coeva. L'autore tenta di instaurare un dialogo con gli altri uomini, anche se dal clima generale traspare una rassegnazione di fondo: la situazione degenera quando questi uccelli vengono catturati e presi in giro; egli è pur sempre uomo, goffo e imbelle, ed è in contrasto con le ali - strumento di elevazione - candide e pure. Prova un'inclinazione naturale verso l'accostamento agli altri, da cui, però, è tradito e incompreso. Conosce profondamente il senso della vita, e i problemi che, nella sua ispirazione poetica, è in grado di affrontare e, quando ritorna nell'ambito della materialità, è capace di ridere dell'arciere, che simboleggia i pericoli della vita quotidiana, ma, allo stesso tempo, questa sua capacità di elevazione morale è motivo di scherno e derisione. Tutto ciò lo porta a un progressivo isolamento, che non è, però, orgoglioso, come può essere quello di Leconte de Lisle - condor -, ma è sentito come sofferta consapevolezza di esclusione: Baudelaire, infatti, si trova in una dimensione superiore, nel quale le sue ali di gigante gli consentono di elevarsi verso il trascendente. Quando, poi, plana verso realtà più terrene, il "re dell'azzurro" è impacciato dalle ali e, "inetto e vergognoso", viene esiliato tra le grida di derisione. Egli non tenterà più di ricercare una forma di comunicazione: in Spleen non sussiste neppure un dialogo con se stesso, poiché la Speranza è vinta, l'Angoscia trionfa e il poeta non è in grado di opporsi a tale situazione, nella rassegnazione tacita e dolente.
Spleen
Il tema dominante è quello della rassegnazione ad una vita priva di gusto, in cui la Speranza è soffocata dall’angoscia e non può costituire per l’uomo un mezzo per risollevarsi da questa condizione. Il poeta si limita s prendere atto di tali fenomeni, senza però riuscire a proporre una via d’uscita.
Abbiamo analizzato la poesia alla luce delle intuizioni di Friederich e vi abbiamo riscontrato la presenza di parole-chiave specificate da attributi e apposizioni in netta antitesi con la parola stessa, come si può notare con lo schema seguente: cielo plumbeo coperchioLa poesia è attraversata da un senso di oppressione, di claustrofobia: il cielo, simbolo per antonomasia di libertà e spazi sconfinati, è un plumbeo coperchio che non consente di librarsi; la terra, ricca di tesori e ricchezze, è diventata una umida spelonca, la pioggia, rigeneratrice di vita, simboleggia le sbarre di una prigione afosa dal sapore di morte; la Speranza, addirittura, è una nottola, un pipistrello, che riesce a malapena a stare dentro una grotta, picchiando la testa sul soffitto di assi e le ali sulle pareti viscide. Questo stato d’animo, questo mondo chiuso e opprimente, impedisce a Baudelaire di reagire e di aprirsi al dialogo con l’umanità.
Si può quindi condividere la definizione del poeta come esponente del Romanticismo "negativo": egli non è più il poeta-vate, che affronta tematiche sociali e che si pone come interprete della società. Anzi, se in precedenza il destinatario era il popolo, qui troviamo questo termine accostato all’aggettivo "infame" e "muto". E’ possibile dedurre che la solitudine, già presente nello stato d’animo tipicamente romantico, è qui esasperato: il poeta diventa veramente solo con se stesso, con le sue paure e le sue angosce, condannato a non comunicare e trasmettere il suo male ad altri per tutta la sua vita; unica salvezza rimane la poesia, diventata altissima analisi del proprio dolore.
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