La città, il muro e il disegno sono gli atomi dell'universo dei graffiti, la provocazione e la bellezza di queste realizzazioni sono la loro forza comunicativa. Con queste premesse all'argomento, la tentazione di immergerci in questa atmosfera è troppo, troppo grande.
Da dove cominciare? Ah, sì: Milano, di pomeriggio e noi due che camminiamo. L'idea di affrontare una discussione in Rete è sorta di fronte ad un graffito, la nostra intenzione è quella di coinvolgere il maggior numero di persone per divertirci e misurarci sulle tematiche della creatività e grafica dei Murales.
La premessa alla discussione è che questa rubrica è condotta da due individui. Vorremmo precisare una cosa prima di entrare nel "Vespaio": siamo in due teste e grazie a Dio pensiamo in modo differente così leggendo più avanti e le successive pagine, potreste trovare delle incongruenze in quanto detto; quelli sono i punti in cui le nostre vedute erano talmente diverse da non riuscire a sintetizzarle in un unico pensiero; crediamo comunque che questo sia positivo in quanto così si alimenta una migliore discussione!
Abbiamo cercato di analizzare le motivazioni che portano un giovane a dipingere (o meglio a "sgraffiare") simboli su di un muro.
Diremmo che la molla che lo fa incominciare è quasi sempre un tentativo di risposta al disagio metropolitano, che in molte parti della città è disarmante. Ora, pensate ad un ragazzo (magari adolescente) che non solo vive in questo contesto, ma ci va a scuola, gioca a pallone tra quelle strade e osserva facce tristi dei passanti guardare la sua "terra".
É facile allora pensare che, forse per riuscire ad andare avanti, questi ragazzi inizino a colorare gli infiniti muri di cemento che li circondano. Le prime volte per prenderci la mano scriveranno frasi semplici e poco vistose, per poi, crescere tecnicamente ed arrivare a quei "pezzi" complicatissimi formati da un infinito numero di parti e colori. Un'altra "molla", motivante la "Aerosol Art", può essere la necessità sempre più impellente di farsi notare, di riuscire a "lasciare il segno" dove si vive o si trascorre abitualmente parte della giornata; un po' come Cyrano: "al fin della tenzon, io tocco!".
Forse non a caso si utilizza un termine che riporta all'età della pietra, poichè i graffiti vengono utilizzati anche per delimitare il territorio di una "Crew". Proprio come succede tra gli animali che "segnano" il loro territorio di conquista, come anche tra le popolazioni in cui sussistono ancora i riti tribali. Con il tempo, questa "usanza" esce dai tanti piccoli ghetti delle metropoli odierne, e si allarga a tutta la città; oggi viene utilizzata nei modi più disparati, dalla pubblicità che la utilizza per rendere il messaggio più vicino ai giovani; o ancora, è molto utilizzata dai Centri Sociali per arricchire le proprie pareti o quelle limitrofe, secondo noi con grosso guadagno per tutti.
In tal modo però, se non in casi sporadici, si rimane comunque nell'illegalità. Oggi vediamo graffiti e "Tag" (la firma nuda e cruda fatta a pennarello indelebile) ovunque passi o viva la gioventù: nelle stazioni delle metropolitane più usate, nei licei, alle fermate degli autobus ecc. Oramai siamo abituati a conviverci e non li notiamo quasi più; non è così per i problemi che vengono generati da essi. Il principale dei quali resta infatti l'imbrattamento: la strada per creare un "pezzo" notevole è purtroppo molto lunga; e la distanza tra la nascita di un "Writer" e la sua affermazione artistica è disseminata di autobus imbrattati, e treni dipinti malamente; e se da un lato lui deve esercitarsi, è anche vero che, dall'altro, le persone preferiscono andare in giro con autobus più puliti.
Ad onor del vero va però aggiunto che non tutti usano questa tecnica, sono molti i ragazzi che si esercitano su fogli di carta per ore ed ore al giorno senza "imbrattare" nulla. Crediamo infatti che la motivazione principale in questo caso non sia completamente l'esercizio, ma più la necessità di lasciare, più che "il" segno, "un" segno qualsiasi. Di qui, il passo verso l'imbrattamento vandalico è breve, ma tale pratica non ha nulla da spartire con l'arte dei Graffiti, quella con la G maiuscola! É anche vero che quando oggettivamente il "pezzo" merita lode per la qualità tecnica, ha comunque quel retrogusto di prevaricazione. É indiscutibile infatti le opere d'arte infatti debbano di solito essere "esposte", piuttosto che "imposte".
Caramonà
L'arte, se non si considera la preistoria, è sempre stata commissionata, voglio dire che ad es. a Michelangelo è stata commissionata la "Cappella Sistina (1510), ma a "DREE" o a "SHOOT" ecc.. chi mai gli ha chiesto la loro "arte" ? se era soltanto una vena artistica perché non la hanno concretizzata su tela o su richiesta esplicita del proprietario del muro? Sono gli stessi Writer infatti a decidere dove fare i pezzi e ciò, che da un lato è insito nella forza trasgressiva della Aerosol art (non si può chiedere l’autorizzazione per trasgredire...), è anche una delle carte più forti in mano a chi combatte o non approva questo tipo di comunicazione. Alcune eccezioni ci sono state: a Milano, l'anno scorso, all'interno del museo della Scienza e della Tecnica, è stata offerta un'area ai Writer per dimostrare al pubblico la loro abilità e l'intrinseca bellezza delle loro creazioni. Non so tuttavia se questa idea riesca a soddisfare pienamente i ragazzi che in questo modo perdono la forza di "outsiders"; chissà che, chiuse le loro opere in un museo, venga a mancare loro la stessa musa ispiratrice.
Ragnoà
É però vero che in molti casi la città si arricchisce, e non poco, nell'ospitare le opere di questi ragazzi sui suoi muri, ed è innegabile che i graffiti rendano sicuramente una strada più allegra e più giovane e questo potrebbe coniugare le necessità di alcuni giovani e la possibilità di colorire gli angoli grigi delle città. Invece, per vincere la "piaga" dei graffiti si è percorsa la strada della repressione che, credo, ha portato ad un vicolo cieco! Si è iniziato con delle multe salatissime per chi imbrattava muri o mezzi pubblici, il problema è che doveva essere preso per poter applicargli la multa! e questo non è stato mai molto facile... A New York, poco tempo fa si pensò di aver vinto il "male", ripulendo il più velocemente possibile muri e vetture pubbliche sporcate; così se un vagone della metropolitana veniva colorato, subito era portato al deposito e ripulito, successivamente rimesso in circolazione. Secondo gli psicologi infatti, in tal modo si annullava la funzione dei graffiti, cioè essere visti dal maggior numero di persone possibile. Un cambiamento ci fu, ma forse in peggio, difatti i Writers non dipingevano più gli autobus o i vagoni con molti colori e disegni fantastici...ma li ricoprivano di firme a pennarello! ...forse allora era meglio prima! Molti pensano che il graffito non abbia nulla a che spartire con l'arte; ma se fosse un'arte incompresa dai contemporanei? Tenete infatti presente che nell'antica Grecia Fidia, Skopos o Policleto, non erano considerati degli artisti ma dei semplici operai; così come Van Gogh che morì in povertà perché non riuscì a vendere quasi nessuno dei suoi quadri. Forse è anche più sconcertante l'arte che si può trovare in molti libri denominata "arte Contemporanea"...
Caramonà
Sarò tradizionalista ma per me l'arte con la "A" maiuscola resta quella del Tintoretto o di Caravaggio. In Italia questo problema è meno sentito ma non certo risolto. Anche le nostre città si sono man mano riempite di tag e Graffiti rendendo ancora vivo ed attuale la questione.
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