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ACCADEMIA DI PERFEZIONAMENTO PER CANTANTI LIRICI DEL TEATRO ALLA SCALA

É fresca di presentazione pubblica e i termini di scadenza del bando sono stati fissati al 28 marzo '97. Ad aiutare il varo della superscuola vi sono stati generosi contributi della Camera di Commercio di Milano (che, come ha detto il suo presidente Piero Bassetti, ha inoltre messo a bilancio 5 miliardi per aderire alla Fondazione per il Teatro alla Scala), della Fondazione e del Banco Ambroveneto.

La accademia ha preso il via in aprile sotto la guida di Giovanna Canetti, insegnante del Conservatorio "G. Verdi" di Milano. É una scuola assolutamente selettiva, aperta a non più di dieci allievi (età massima 30 anni), formati in scuole musicali, già con esperienze artistiche e selezionati in base alle loro doti musicali.

I prescelti frequentano il corso biennale con il supporto di una borsa di studio di due milioni al mese e si prevedono collaborazioni e scambi con la Wiener Staatsoper e l'Opera Bastille.

É stato permesso che i dieci eletti a far parte dell' Accademia non solo avranno la possibilità di studiare tra le sacre mura del tempio della lirica, sotto la supervisione del maestro Muti, ma potranno anche attingere alla preziosa fonte degli insegnamenti di una generazione di cantanti del calibro di Alma, Bergonzi, Bruscantini, Freni, Gencer, Ludwig, Olivero, Prey, Scwarzkopf, Sciutti, Scotto, Siepi, Simoniato, Tebaldi.

Sempre che si creda che la disciplina del canto, come tutti gli insegnamenti nell'arte, debba di necessità configurarsi come passaggio di testimone, da una generazione all'altra, la Scala, deliberatamente, ne salta appieno una , scegliendo come vessilli del lancio dell'Accademia solo voci anagraficamente di un certo periodo, patrimoni insostituibili, soprattutto in un'epoca come la nostra, minacciata dal crollo della qualità del bel canto.

Fra le cause della decadenza di "belle voci" c'è anche l'assenza del lavoro di sala dei direttori di una volta, le prove al pianoforte, certo lavoro preparatorio formativo che probabilmente generava un interscambio insostituibile di valori e di comunicazioni artistica tra chi stava sul podio e chi sul palcoscenico.

Tra i prossimi passi della Scala ci sarà il ripristino di figure-chiave come i direttori d'orchestra e i collaboratori del direttore.

"É necessario che i giovani riprendano i contatti con il mondo del canto" sostiene Muti "perché la catena non si spezzi. Per offrire qualche argine a voci che oggi constatiamo abbandonate, su cui nessuno ha voglia di lavorare: ecco perché sul mercato se ne trovano tante per Mozart e Rossini ma mancano quelle per Verdi, Wagner e Puccini."

Potenzialità ci sono, sembra dire il maestro, le voci naturali abbondano, mancano le scuole con buona pace delle classi di canto dei nostri conservatori che, come si sa, traboccano di coreani.

© 1997 Raffaella Bottini, Ilaria Chinello, Annalisa Rao - © 1998 ARPA Publishing. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
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