LA SPINA
di: Reno Vanelli
"Avete sentito che puzzo di pesce fritto c'è nel corridoio?", chiese Patrizia entrando nella stanza e deponendo la borsetta sulla scrivania.
"Si vede che Rosa è già arrivata", rispose Getulio leggermente infastidito per essere stato distratto dalla lettura del giornale.
Rosa era l'innocente usciera, che la malevola sorte aveva destinato alla nostra Ripartizione.Prima di capitare da noi era cuciniera in un mastodontico Ente pubblico disciolto dopo anni di inutile sopravvivenza, ove era stata prosciolta dall'accusa di strage indi promossa usciera e trasferita al nostro gigantesco Ente pubblico , il cui scioglimento era altrettanto auspicabile. Estranei ed intimi invocavano ardentemente parità di trattamento fra i due enti ma era tutta fatica sprecata:
perdurava il vezzo di considerare immortale la nostra mortale organizzazione.
Tra il vecchio ed il nuovo lavoro, c'era una sola differenza, sostanziale, ma non per questo recepita appieno dalla nostra svagata neo-usciera, e cioè che da noi non esisteva la mensa. Vedendola vagare per i corridoi con aria preoccupata , alla domanda: "Dove vai, Rosa ?", gli attoniti colleghi si sentivano rispondere: "Non trovo più le cucine".
Inoltre, era nostalgica e mai avrebbe rinunciato ai suoi stagionati indumenti che, anche olfattivamente, le ricordavano la precedente attività, che tante soddisfazioni le aveva procurato. Infatti, non solo era stata proclamata "Sostenitrice Benemerita" dalla Associazione Proprietari di Farmacia ma, se non fosse stata proditoriamente colpita da trasferimento, sarebbe stata insignita, dalla USSL competente per territorio, della laurea in medicina "Honoris Causa" con la seguente motivazione: "Per la sua lata competenza nel maneggio delle sostanze tossiche, nonché per il notevole contributo alla divulgazione delle caratteristiche intrinseche e delle proprietà terapeutiche di ogni tipo di antidoto, presso larghi strati della popolazione".
Dopo un adeguato periodo di addestramento, eravamo riusciti ad individuare alcuni accorgimenti che ci consentivano di dialogare con Rosa , definita da Michele: "Mens nana in corpore nano". Avevamo scoperto che, volendole affidare un qualsiasi incarico, era essenziale parlare molto lentamente, con voce suadente, ripetendo il concetto tre volte; quattro se il tempo era piovoso, perché, come avrebbe detto il marchese di La Palisse "Quando piove c'è umidità", e con l'umidità l'intelletto di Rosa s'impappinava.
Dall'alto, le era stato anche affidato un delicato incarico: le fotocopie .
Rosa andava fiera di questa nuova responsabilità e svolgeva il suo compito con dedizione ma soprattutto con dovizia: fotocopiava sempre, fotocopiava di più.
Inutile chiederle di fare una fotocopia: ritornava sempre con quattro copie: "Non si sa mai", diceva con fare circospetto, "Possono sempre servire", e felice di avere avuto un'idea tanto brillante, picchiava una insopportabile manata sul braccio dell'incredulo collega, a ratificare una segreta complicità.
Se si tiene conto del fatto che spesso servivano centinaia di fotocopie che, grazie al 'Metodo Rosa', si moltiplicavano per quattro, appare meno incomprensibile l'improvviso intoppo incontrato dalle industrie del settore, che non riuscivano a costruire fotocopiatrici in grado di reggere l'infernale ritmo imposto dalla entusiasta ex-cuciniera.
L'Economato, che anche per questo, si ritrovava con il bilancio costantemente in rosso, provvedeva al ricambio, via via più vorticoso, di tutti gli apparecchi esistenti sul mercato: dai modelli per grandi comunità, passando a quelli più solidi, per arrivare infine, all'ultimo esemplare prodotto dallo sforzo congiunto di una cooperativa internazionale, appositamente costituitasi in Svizzera : la indistruttibile fotocopiatrice parlante MTS / 11 / SV .
Da quando questa meraviglia della tecnologia, aveva fatto ingresso in Ripartizione, era sempre più difficile rintracciare Rosa: se ne stava intere mattinate ad assistere sbalordita al ripetersi del miracolo della riproduzione, asserragliata in un bugigattolo ricavato nel sottoscala e pomposamente battezzato "Direzione Servizio Fotocopie".
Man mano che i giorni passavano, aumentava la dedizione dell'instancabile Rosa e calava la riserva di carta della esasperata Economa .
Dopo qualche mese, il marchingegno non aveva più segreti per la fedele operatrice che inconsciamente, incominciava a provare un indefinito sentimento di ammirazione per Pippetto, confidenziale appellativo con cui cercava di ammorbidire la ferrea impassibilità di 'MTS /11 / SV - Mod. eloquens'.
A Rosa piaceva quel suo modo chiaro e semplice di esprimersi e poco importava se chiacchierando con lui gli argomenti erano piuttosto limitati: "Ricordati di togliere l'originale", "La carta sta per finire", "Manca l'inchiostro", "Chiamare il tecnico"; l'amicizia si sa , supera tutti gli ostacoli .
Il tono era confidenziale e la voce pacata, talvolta, per improvvisi cali di tensione, addirittura sensuale. Aroldo, che aveva intuito, diceva: "Quei due vanno d'amore e d'accordo. Si capiscono e si stimano. Sono contento per Rosa, che finalmente ha trovato qualcuno che non la contraddice e non la mortifica ".
Rosa era irriconoscibile: si truccava in modo seducente , il suo abbigliamento si era fatto civettuolo, talvolta canticchiava. Non c'erano più dubbi: era innamorata .
Cupido, imparziale e cieco come si conviene al suo rango, dona felicità ma spesso procura sofferenze.
Non era una relazione delle più semplici e non sempre tutto filava liscio: talvolta qualcosa si inceppava nel loro rapporto e Rosa subito si dava da fare per ristabilirne il buon funzionamento. Sempre più spesso Pippetto riluttava.
Rosa diventava ogni giorno più nervosa e più di una volta era stata vista allontanarsi piangendo, dallo stambugio che aveva visto germogliare il suo sconclusionato amore, fino a quel giorno fatale in cui la udirono sbraitare: "Sei un gran porco! Non si può andare avanti così, sono due giorni che nemmeno mi rivolgi la parola. Sono sicura che c'è di mezzo un'altra. Dopo tutto quello che c'è stato fra noi, carogna! Ma te ne pentirai, ti faccio vedere io di che cosa sono capace, vigliacco!".
Singhiozzando, Rosa staccò la spina.
Reno Vanelli
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