Le avventure di Jim Garrison
di: Raffaele Castagno
"Questa non è la fine… è solo l'inizio".
"Questa è la storia di fatti mirabili e terribili, cui ebbi modo di assistere nel corso della mia vita, e che per ragioni personali non dovranno essere letti se non dopo la mia morte".
Così iniziava il diario di mio padre, che ritrovai per caso nella soffitta di casa sua, prima che venisse demolita. Non sapevo di cosa si trattasse, ma credo che avesse a che fare con il passato, di cui vagamente mi parlò, prima che riuscisse ad entrare nel mondo dell'insegnamento. Sul frontespizio del diario c'era scritto un numero, a cui non diedi per il momento grande importanza. Presi a leggere le prime pagine, che portavano la data gennaio 1960, al tempo in cui mio padre s'era appena laureato. Lui mi disse che furono momenti difficili, ma se la cavò grazie ad un uomo, il cui nome non compariva mai, che mio padre chiamava, non so a cosa riferendosi, "Innominato". Mio padre non era il tipo da dimenticare gli amici e se aveva evitato di menzionarne il nome doveva esserci una ragione valida e recondita, di cui io non sapevo nulla. Forse questo Innominato mi avrebbe potuto dire qualcosa, ma non sapevo dove trovarlo. Mio padre non mi aveva mai parlato di lui, e nemmeno mia madre, che certo lo conosceva, dal momento che una sera, a cena pronunziò quel nome. Nella vita di mio padre c'era un elemento misterioso e ignoto che ardevo conoscere. Mi ricordai del numero di telefono, forse avrebbe potuto essermi utile. Composi sul telefono le cifre, ma la società dei telefoni mi informò che tale numero era stato disattivato. Riposi il diario nel baule, e cercai di dimenticare tutto quanto.
Camminavo tranquillo per la strada e mai avrei immaginato che in quel frangente la mia vita, come capitò a mio padre, potesse cambiare radicalmente. Fortunatamente non ero nelle condizioni economiche che ebbe a patire mio padre, ma non mi sentivo soddisfatto della mia vita. Avevo piantato gli studi, e mi ero aperto un'attività in proprio: un'agenzia investigativa. Nulla di esaltante, intendiamoci, ma mi serviva per tirare avanti e per concedermi qualche spesa extra. Quella mattina mi stavo recando in ufficio, orami erano un paio di settimane che non mi capitava un caso, e mi aspettavo a trascorrere un'altra giornata seduto alla scrivania con un giornale tra le mani ad ascoltare un po' di musica. Fortunatamente avevo trovato in Elisabeth, la mia fidanzata, anche una valida segretaria, che mi evitava di dovere compilare fascicoli e tutte le pratiche del caso.
Trovai Elisabeth già in ufficio quando arrivai, e mi disse che c'era un tale che voleva vedermi.
"Ti ha detto come si chiama?"
"Garrison, Jim Garrison, Robert, uno strano individuo."
"Starò attento allora."
Spalancai la porta e vidi un uomo alto, robusto, avvolto in un lungo cappotto nero, che celava una camicia azzurrina e una cravatta rossa. Mi parve un uomo elegante e di classe, ben vestito, ordinato, insomma un gentleman.
"Salve sono Jim Garrison, Robert Peterson suppongo?"
"Precisamente. Che cosa posso fare per lei signor Garrison; lei non mi sembra di queste parti vero?"
"Infatti, vengo da New York, sono qui per parlarle di suo padre."
"Mio padre, che cosa ne sa lei di mio padre?"
"Ho avuto l'onore di conoscerlo, molto tempo fa."
Nella mia mente pensai al diario, all'Innominato, all'uomo che cambiò la vita di mio padre. Ma non era possibile. Quest'uomo non mostrava più di trent'anni, mentre ne avrebbe dovuti aver quanto meno una sessantina.
"Se è uno scherzo è di pessimo gusto."
"Non è uno scherzo. Arthur non le avrà mai parlato di me, e mi aveva pregato di non contattarla mai, ma non è giusto che lei non sappia la verità: io sono l'Innominato.
"Ma non è possibile! Lei dovrebbe essere più... più..."
"Più vecchio, sì è vero, ma questa è un'altra faccenda, io sono venuto a parlarle di suo padre."
Oramai non ci capivo più niente: dopo un paio d'anni dalla morte di mio padre, spunta fuori un uomo di nome Jim Garrison, che afferma di essere l'Innominato, di avere conosciuto mio padre, e che dovrebbe avere sessant'anni, invece ne dimostra all'incirca trenta, e non è il frutto di un lifting ad alta tecnologia.
"Chi è lei?"
"E' una domanda difficile, me la pose anche Arthur, ma è una domanda senza risposta."
"Fantastico. Ha detto che doveva dirmi qualcosa sul conto di mio padre, l'ascolto."
"Arthur ed io ci conoscemmo per caso. All'epoca era alla ricerca di un lavoro ed io gliene diedi uno."
"Che genere di lavoro?"
"Il mistero signor Peterson. Il mistero in tutte le sue forme. Fatti che la scienza ufficiale nega, che il governo nega, che la maggioranza degli uomini negano, ma che avvengono. Arthur ed io affrontammo diverse avventure, poi lui decise di lasciare, per farsi una famiglia, perché aveva trovato un posto come insegnate in questa cittadina, ma soprattutto a causa mia."
"Che vuol dire?"
"Suo padre non capì mai che cosa mi spingesse ad indagare in modo così ossessivo ed ostinato i fatti di cui le ho parlato, non intese mai la forza, la fede che mi animava, ma soprattutto era terrorizzato da quella mia ossessione di ricercare la verità ad ogni costo. La mia era una crociata, una croce, una follia, la vita. Suo padre in un primo tempo pensò che il mio interesse fosse puramente accademico, se così si può dire, poi però si rese conto che io ero come Achab il capitano, sempre a caccia di mostri, fantasmi. Temendo per sé e per sua madre, decise di abbandonare. Da quel giorno non l'ho più rivisto, le ultime parole che mi disse furono di non comparire più nella sua vita né in quella dei suoi figli, ma come le ho detto era giusto che sapesse."
Rimasi attonito. Mio padre non me ne aveva mai parlato, nemmeno un accenno. Non riuscii nemmeno ad immaginare che cosa potesse aver visto o affrontato. Io consideravo panzane, assurdità tutte queste cose, sebbene Arthur andasse farneticando mai giudicare pregiudicando; già soltanto ora capivo quella frase.
"Mai giudicare pregiudicando, ora ha un senso."
"La prima delle tre leggi di Garrison, fu una delle prime cose che insegnai a suo padre."
"E suppongo che le altre frasi assurde che mi diceva siano altre leggi?"
"La seconda e la terza con tutta probabilità, senza dimenticare i corollari."
Quell'uomo era assurdo come tutta quanta la storia che mi aveva raccontato, ma era la verità. Ora capivo tutto, anche le parole del diario.
"Mio padre ha redatto un diario, suppongo siano le vostre avventure?"
"Pressappoco. Molto spesso sono le riflessioni che suo padre esprimeva su quei fatti. Credevo che l'avesse bruciato, non voleva avere più niente a che fare con quel mondo, in cui si sentiva come uno schiavo, e temeva che avrebbe finito con l'esserne talmente travolto da perdere il controllo di sé.
"Come lei, a quanto ha detto?"
"Io non ne sono travolto, io sono un fedele, come lei crede in Dio, io credo nella verità e nel mistero. Bene, le ho detto tutto quello che dovevo, ora è tempo che vada."
"Parte subito?"
"No, domani, ho sentito che ci sono stati diversi avvistamenti in queste zone e vorrei saperne di più."
"Perché non viene a cena da me questa sera, Elisabeth è un ottima cuoca."
"Se non disturbo."
"Affatto, l'aspetto per le otto."
Mi tese la mano, salutò cortesemente Elisabeth e andò via. Mi sedetti alla scrivania e pensai a quanto mi aveva detto. Tante cose restavano da chiarire, ma una in particolare mi premeva: scoprire il più possibile su quell'uomo. Decisi di mettermi al lavoro. Con un computer non sarebbe stato difficile saperne di più.
Al nome Jim Garrison apparvero una serie di strane informazioni. Per prima cosa pareva essere senza un passato, forse aveva lavorato per l'Agenzia, la N.S.A o il dipartimento per la difesa, ma l'istinto mi diceva che non era quella la spiegazione. Doveva trattarsi di un uomo assai colto ed intelligente, comparivano una serie di università prestigiose in cui aveva insegnato, ma dalle quali era sempre stato espulso. Comparvero anche diversi articoli di giornali, che riportavano le sue polemiche con il mondo accademico, in contrasto con lui per le sue affermazioni in ambito astronomico, filologico e archeologico. Aveva scritto diversi libri trattanti gli ufo, cospirazioni planetarie e pubblicazioni a carattere archeologico, che si ponevano in aperto dissenso con l'archeologia tradizionale. Aveva fondato due anni fa la M.I.A., vale a dire Mistery Investigation Agency, che si occupa appunto del mistero. Notai che aveva un nome di dominio su Internet, il che mi spinse ad accedere al sito....
Raffaele Castagno
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Le avventure di Jim Garrison
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