CAPITOLO XIV selezione di brani dal testo |
Dopo aver assalito la casa del vicario della provvigione,
la folla si dirada ed i soldati spagnoli si pongono a guardia
della dimora.
Per la strada continuano i commenti.
Si fa scuro e Renzo
cerca un'osteria per rifocillarsi e passare la notte, dato che
ormai è tardi per cercare asilo al convento dei cappuccini.
Lungo la strada s'imbatte in un capannello di gente che discute i
fatti del giorno e decide di dire qualcosa anche lui. Parla in
modo oscuro della sua storia, dei soprusi dei prepotenti,
dell'indifferenza degli amministratori della legge e aggiunge che
bisogna dire tutto a Ferrer, il quale emetterà le grida adatte
al caso.
I suoi ascoltatori lo approvano e lo prendono in simpatia, un
signore del gruppo, un certo Ambrogio
Fusella, spadaio, gli indica un'osteria e lo
accompagna per un tratto di strada, facendogli varie domande.
Renzo risponde con ingenua fiducia, poi scorge l'insegna di una
locanda detta "della luna piena" ed entra, invitando il
compagno, il sedicente spadaio, a seguirlo per bere qualcosa con
lui.
Il locale è squallido e chiassoso e amministrato da un oste astuto che capisce al volo la natura di Renzo, ma ancora non sa se egli sia "cane o lepre". Renzo, da parte sua, dopo il suo discorso alla folla, sente una gran sete e tracanna un bicchiere dopo l'altro, finchè, brillo, se la prende con l'oste perchè la penna con la quale dovrebbe scrivere i suoi dati, così come vuole la grida per coloro che alloggiano all'osteria, non scrive bene. |
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Ormai, persa la padronanza di sè, Renzo parla con questo e con quello, solo bada a non farsi sfuggire il nome di Lucia e a non dire il suo nome all'oste, e diviene in breve zimbello di tutti gli astanti.