CAPITOLO XII selezione di brani dal testo |
Manzoni descrive, in apertura di capitolo, la situazione
della carestia, ed il contesto storico in cui si trova il ducato
di Milano.
Per il secondo anno di seguito, la raccolta è stata scarsa,
fatto dovuto in parte al maltempo, in parte alla minore
assiduità nella coltivazione dei campi - che sono vessati da
tassazioni sempre più onerose - in parte ai danni prodotti dalle
truppe, che stazionano sul territorio anche in tempo di pace.
C'è poi la questione della guerra fra Francesi e Spagnoli per la
successione al ducato di Mantova.
A Milano, in assenza del governatore don Gonzalo Fernandez,
fa le sue veci il gran cancelliere Antonio Ferrer, che,
per rimediare alla scarsità del raccolto ed ai rincari dei
generi alimentari, fissa la tariffa del pane ad un prezzo che
corrisponde ad una vendita del grano per trentatrè lire il
moggio, mentre invece il prezzo del cereale è salito ad ottanta.
Ferrer mantiene il punto, per non sollevare il furore del popolo
e lascia che l'inevitabile mossa di rincarare il pane, invisa
alla gente, sia opera di un uomo non dipendente da lui, il
governatore.
Il provvedimento rincuora i fornai, ma fa infuriare i milanesi.
La sommossa di San Martino è quella che vede coinvolto Renzo e
che ha come prima manifestazione l'assalto ai fornai, ai forni ed
alle scorte di pane.
Renzo è testimone del fallito
tentativo di un capitano di giustizia di chetare la folla
con una concione, e di vari altri episodi del tumulto. Incuriosito, si lascia portare qua e là dalla massa, posponendo l'incontro con il frate Bonaventura, al quale deve consegnare una lettera di presentazione del Padre Cristoforo, finchè la gente che lo circonda decide di assalire la casa del vicario di provvigione, al quale è attribuita comunemente la responsabilità della carestia. |
---|
La massa dei facinorosi muove "a far giustizia".