Il rapporto di Naipaul con la terra - l'india - da cui i suoi antenati partirono un secolo fa per Trinidad Φ sempre molto teso, aspro, oscuro: " Per me l'India Φ un paese difficile. Le sono al tempo stesso troppo vicino e troppo lontano ". Ma proprio questo sentimento di consagiuneitα e insieme di opposizione sembra aver acuito lo sguardo dello scrittore, conferendogli il dono di una percezione snebbiata di cui molto raramente gli occidentali sono capaci in India.
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E l'occhio, in questo libro, segue quasi ossesivamente le tracce e i sintomi di una sola realtα: antica, non rimarginata ferita, che, anche dopo l'indipendenza, sembra condannare l'indipendenza, sembra condannare l'India a uno stato di cronica inadeguatezza, come per una sottile vendetta storica - in qualche modo parallela a quella subita dalla Germania - che colpisce i luoghi in cui prima che altrove il pensiero si Φ mostrato sovrano. Quanto pi∙ si procede nella sinuosa narrazione, tanto pi∙ ci si sente spinti verso amare conclusioni. Ma non perchΘ l'autore indulga a teorizzazioni o sociologismi: Naipaul parla sempre di ci≥ che a visto, di ci≥ che ha indagato, e questo dα alla sua pagina una vividezza, un rilievo memorabili.