Nato a Civitacampomarano nel 1770, Cuoco prese la via
dell'esilio da Napoli dopo gli eventi della rivoluziona
napoletana del 1799, iniziata quando Ferdinando IV di Borbone
aveva lasciato la città.
La Repubblica Partenopea era stata sostenuta dalle truppe
francesi del generale Championnet e la sua avventura si era
ingloriosamente conclusa con la restaurazione borbonica.
Il Cuoco scrisse un "Saggio sulla rivoluzione napoletana del
'99" in cui si sforzò di proporre una analisi obiettiva
degli eventi e dei caratteri e di elaborare una spiegazione della
fine della repubblica.
Questa ragione venne da lui individuata nel fatto che la
rivoluzione napoletana non aveva avuto una base popolare, non era
stata sentita come una esigenza dalla collettività, quanto
piuttosto era stata alimentata da una esigua minoranza di
patrioti sostenuti dai Francesi occupanti, che promuovevano le
idee della rivoluzione francese.
I patrioti erano perciò sentiti come estranei dalle masse e
spesso erano anche discordi fra loro sulla concreta linea
politica da seguire.
Il saggio del Cuoco apriva alla storiografia una nuova strada, in
cui gli eventi non erano visti come momenti esemplari nella loro
astrattezza, ma esaminati nel loro concreto determinarsi e nel
loro svolgersi sulla base della vita quotidiana del popolo in un
momento preciso della sua vicenda storica.