UN FRAMMENTO DELLA LETTERA A GIACINTO CARENA

La formola «lingua scritta», non è che un vero abuso di parole, che enuncia e propaga un concetto, non metaforico, ma falso. Enuncia un concetto falso, perché trasporta quel nome, con l'intento di serbargli il suo significato proprio, e lo trasporta, non a una collezione, ma a un mescuglio di vocaboli, non intero in nessun senso e vario nello stesso tempo; giacché, dov'è la cagione, per cui negli scritti devano entrare tutte le cose di cui occorre di parlare? e dov'è la cagione per cui da scrittori aventi diversi idiomi, quelle cose dovrebbero esser nominate in una maniera uniforme? E propaga questo falso concetto, perché, lasciando al nome la nozione d'universalità, che gli è naturale, e non specificando che un modo, induce molti a creder di credere che quel fortuito e vario mescuglio sia una lingua. Dovrebbero, è vero, esaminare se la scrittura sia il modo naturale, essenziale, formale e adequato (che è tutt'uno) delle lingue; ma la potenza delle formole false, anti-logiche (come questa, che col sostantivo predica un tutto, e con l'aggettivo, alcune, cose) viene appunto dall'esserci molti che non fanno di questi esami.

«O finalmente sono vocaboli fiorentini diventati più o meno comuni a tutta l'Italia, e questi soli sono, non meri fatti d'unità, ma fatti iniziali d'un'intera unità; sono una parte già acquistata d'un tutto, la vanguardia, dirò così, d'un esercito già formato. Sono vocaboli venuti o presi da un luogo dove c'è una lingua da potersi e diffondere e prendere; con de' mezzi diversi bensì, ma concordi, perché diretti da un solo principio, e a un solo e generale intento. E dico una lingua fatta: non fatta insieme e da farsi, come la vostra. Contradizione, del resto comune a tutti i sistemi che propongono per lingua italiana tante cose diverse, e nessuna che abbia la vera e unica cagione efficiente delle lingue. Ciascheduno vuol provare che la sua lingua c'è; quando poi si tratta di trovarla per servirsene, ciascheduno insegna una maniera, anzi più maniere di comporla. Promettono una lingua esistente, e danno una lingua possibile, cioè possibile secondo loro; giacché com'è possibile una lingua, senza una società che l'adopri a tutti gli usi della vita, vale a dire una società che la parli?».


Studi sulla questione della lingua