Approfondimento
Tratto dalla rivista ARPA - n.13
Menti interconnesse, ovvero la nascita delle "just in time communities" come soluzioni spontanee di cooperazione attraverso le strutture di Internet.
"Il fenomeno delle Menti interconnesse rappresenta la capacità di moltiplicare le risorse, ancorando il virtuale intorno a uno spazio di azione reale, a un progetto comune come a un luogo fisico. E' qui, a mio avviso, che Internet darà i suoi risultati più straordinari"
Così si esprime Derrick De Kerckhove, docente all'Università di Toronto e noto conoscitore della Rete, in merito allo sviluppo delle comunità virtuali. Questa sua concezione delle esperienze di cooperazione in Rete si articola secondo una 'antica' premessa e una nuova chiave di lettura. Da un lato, cioè, gli individui avranno sempre più la possibilità di comunicare telematicamente, ma dall'altra la loro interazione non sarà solo virtuale, come i libri di fantascienza e l'entusiasmo ci hanno talvolta suggerito; i progetti si concretizzeranno invece in risultati tangibili di sviluppo.
Il virtuale solo virtuale - continua De Kerckhove - mi appare fragile, mentre l'effetto di aumento della realtà lo si ottiene quando le intelligenze connesse agiscono su spazi concreti come città digitali o università".
Le prime manifestazioni di questa tendenza si sono riscontrati con lo sviluppo di Linux. Tale prodotto non è che la manifestazione, continuamente in divenire, di una comunità che utilizza la Rete come uno strumento di sviluppo intellettuale. La loro attività è quindi più reale che virtuale. Secondo l'istituto di ricerca Gardner Group ad oggi Linux è stato scelto dal 14% delle aziende medie e grandi.
L'esperienza delle collaborazioni telematiche, o per dirla come De Kerckhove, delle menti interconnesse prosegue oggi sul versante dei browser. 15 giorni dopo il rilascio da parte di Netscape dei codici del programma, un gruppo di programmazione anglo-australiano ne ha sviluppato una versione le cui capacità crittografiche sono state sensibilmente aumentate. L'esperimento ha portato alla nascita un inedito "Criptozilla".
La caratteristica delle comunità in Rete è la spontaneità delle proprie iniziative, ma anche il loro limite. L'articolazione delle società e la diffusione di nuovi strumenti comunicativi nel mercato di largo consumo impone oggi un diverso approccio al fenomeno della comunità. La spinta 'dal basso' va oggi supportata da una attenta partecipazione degli organi pubblici. Secondo De Kerckhove, questi ultimi potrebbero giocare un ruolo significativo nell'alfabetizzazione della comunicazione digitale ma soprattutto nel sostegno della coscienza civile. Il ruolo delle istituzioni sarebbe quindi quello di garantire la diffusione degli strumenti, le opportunità verranno da sé. In merito, l'università di Toronto sta portando avanti un progetto legato alla diffusione, nelle principali piazze europee, di terminali di accesso alla Rete che favoriscano lo scambio di culture e di informazioni tra i popoli d'Europa. Un altro esperimento già felicemente concluso è stato invece la creazione di una comunità delle università francofone nel mondo basato sulla condivisione di risorse remote.
Anche il commercio elettronico - conclude De Kerckhove - non è che una delle forme di espressività, ma un ostacolo al suo sviluppo potrebbe derivare dalla cultura di una certa sinistra, che vede le attività economiche come estranee e antitetiche al concetti di comunità.
Mario Valli
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