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Claudio Chiaramida è nato a Venezia il 22 novembre 1947 e risiede a Zurigo, Svizzera, da 15 anni.
Ama la scrittura, l'astronomia, la parapsicologia e gli scacchi.
Ha scritto quattro libri ed una quindicina di racconti brevi, oltre ad innumerevoli poesie.
Non ha mai pubblicato nulla in quanto, in Svizzera, non ha avuto molte possibilità di contatto con editori italiani.
chiaramida@swissonline.ch
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IL RIPOSO DELLO SCORPIONE
" [...] - Vivianne mi aveva accennato ad un film in programmazione all'Odeon.- continuò Bonet perseverando in quella commedia della quale percepiva già i primi frutti - Penso che si trattasse di "Cenerentola". Un cartoon credo...
- Siamo andate a vedere proprio quello.- gli fece eco Celine come rincuorata dall'inaspettato aiuto.
- Vi era piaciuto?
- Vivianne ne era rimasta entusiasta.- rispose la ragazza sorridendo confusa.
Bonet rimase per qualche momento silenzioso; quindi, osservandola con insistenza, le appoggiò il giornale davanti.
- Forse lo fanno ancora.- disse fingendo di cercarsi qualcosa in tasca - Penso di aver dimenticato a casa gli occhiali. Ti dispiacerebbe controllare per me alla pagina degli spettacoli?
La ragazza, dopo una leggera titubanza, aprì il giornale e prese a cercare la pagina degli spettacoli cinematografici.
- Ho trovato! - disse prendendo a leggere - Vediamo. Neptune... no, più avanti. Nu... Od... ecco l'Odeon! Dunque oggi danno...- si bloccò confusa; quindi, dopo aver alzato lo sguardo su di lui, quasi boccheggiante, mormorò - É chiuso tutto il mese per ferie... non lo sapevo [...] "
BUON NATALE COMMISSARIO ARNOLDI
" [...] Dopo averla obbligata con dolcezza a sollevare la testa, scoprì il viso giovanile che ben ricordava, terribilmente sgraziato da un esagerato trucco. Le linee degli occhi erano eccessivamente accentuate da un rimmel nero, mentre un rossetto lucidissimo e pesante donava alle sua labbra quella volgare espressione che ricordava d'aver già intravista altre volte sul volto delle donne che venivano portate in questura ad ogni retata della Buoncostume.
Ora però le lacrime che scaturivano dagli occhi della figlia avevano deteriorato tutto quel restauro artificiale rigandole il viso di due linee nere che le scendevano fino al mento. [...] "
IL TEMPO DI DIO
" Era Natale... la sera di Natale.
Per tutto il pomeriggio avevo girovagato per
la città in preda ad un muto ed incontenibile dolore.
I sorrisi della gente felice incontrata di
tanto in tanto, parevano pervenirmi da una dimensione alla quale
sentivo sempre meno di appartenere.
Dopo un'estenuante camminare senza senso ne
meta, mi ero fermato stremato sul Muhlenbrucke, un cavalcavia
pedonale vecchio un centinaio d'anni che legava gli argini del
Rohr.
La musica che giungeva dalla vicina chiesa
di St.Johann invadeva l'atmosfera di una dolcezza che, la nebbia
pesante e densa proveniente dal fiume sottostante, faticava ad
attenuare. Tra i fumi bianchi spostati dalle correnti che correvano
a pelo d'acqua, ogni tanto vedevo le corte onde correre tranquille
e indifferenti verso la loro meta.
La balaustra del ponte era umida e viscida.
La nebbia l'aveva bagnata fino al suo infimo angolo e gocce di
condensa cadevano silenziose tuffandosi nella piccola pozzanghera
che avevano formato sotto d'essa.
Aspettavo... già, cosa aspettavo? Che
senso c'era di aspettare quando una volta portato a compimento
quanto mi ero preposto non avrebbe avuto alcuna importanza "quando"
era successo ma solo che "era" successo?
Nonostante questo aspettavo.[...] "
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