Internet Inter...nos
Detto tra noi...
( Estratto dalla rivista ARPA - n. 11 )
LE TRE RIVOLUZIONI: 4) La cultura dei media elettrici ed elettronici.
Le tre rivoluzioni.
Ovvero quelle che hanno modificato profondamente il mondo della comunicazione: la rivoluzione chirografica (dal greco kheir = mano + graphon = scritto), avvenuta nel quarto millennio a.C.; la rivoluzione gutenberghiana, verso la metà del quindicesimo secolo, con l'avvento della stampa; la rivoluzione elettrica ed elettronica, la più recente, che annovera invenzioni come il telegrafo, la radio, la televisione.
Negli ultimi sei millenni si sono quindi distinti quattro tipi di cultura: la forma più antica è la cultura orale, seguita poi dalla cultura manoscritta, dalla cultura tipografica e infine da quella dei media elettrici ed elettronici.
6 - L'ipertesto
Circa due anni fa, in una famosa università californiana, venne condotto un particolare esperimento: uno stesso testo fu preparato in tre diversi formati.
Il primo consisteva in una regolare pubblicazione, con tutti gli accorgimenti tipografici del caso (grassetto, corsivo, etc); la seconda versione era in plain text, ovvero in ASCII senza alcun rilievo tipografico; infine, fu approntato un formato HTML, dotato quindi di hyperlinks, collegamenti ipertestuali.
Queste diverse versioni furono testate da più classi di studenti, che giudicarono come decisamente migliore l’ultima, perché in grado di fornire percorsi di lettura autonomi e personali: in poche parole, il formato HTML si dimostrò il più efficiente e il più vantaggioso per l’apprendimento (il testo utilizzato era un manuale di statistica). Sulla base dei commenti espressi dagli studenti che hanno partecipato all’esperimento, è emerso che la chiave del successo dell’ HyperTextMarkupLanguage risiede appunto nella libertà di scegliere percorsi diversi di fruizione dei contenuti.
Theodor H. Nelson, inventore negli anni Sessanta del termine ipertesto, coniò il termine per indicare una "forma particolare di testo elettronico costituito da una serie di brani tra cui sono definiti collegamenti che consentono al lettore differenti cammini".
Di recente all’ipertestualità si è affiancata la multimedialità, che garantisce collegamenti non solo ad altre porzioni di testo, ma anche a immagini, suoni, filmati, oggetti… È il caso delle enciclopedie elettroniche, contenitori diacronici e trasversali del sapere.
Baldini, nel suo libro: "Storia della comunicazione", conduce un ottimo esempio, citando quella che è forse la più nota delle produzioni letterarie, quanto meno perché si studia obbligatoriamente a scuola.
Nel vasto panorama di titoli edutainment italiani, qualcuno avrà sicuramente pensato a trasporre la Divina Commedia su CD-ROM; nel qual caso, avrà presumibilmente creato un engine a ipertesto, per collegare parole e frasi dell’opera al nutrito commento critico che è venuto a formarsi nei secoli aumentando considerevolmente il numero di pagine che il lettore volenteroso si trova ad affrontare.
Poiché sappiamo bene che nessuno leggerà mai per intero i novantanove canti più il proemio che compongono la Divina Commedia, unitamente a tutti i commenti-critiche-saggi finora scritti, appare lampante il vantaggio del mezzo elettronico. Non entro nel merito della gradevolezza della lettura, che può pendere a favore del libro o del computer a seconda del fruitore, ma è inconfutabile la funzionalità offerta dai nuovi media: la ricerca per termini di uno o più concetti, ad esempio; le ricorrenze semantiche; gli approfondimenti mirati, orientati a fornire le informazioni richieste da un determinato profilo-utente.
Anche coloro che provano la più accanita avversione nei confronti dell’informatica converranno sugli indubbi vantaggi che questa comporta. D’altronde la cultura, nella sua totalità, sta procedendo verso una catalogazione telematica globale. E, cito un caso, è qualcosa di fondamentale per la tutela dei beni culturali.
Ma torniamo al nostro Dante.
Avrebbe immaginato che la sua opera avrebbe finito con l’esistere "come parte di un dialogo complesso e non come l’incarnazione di una voce o di un pensiero che parla incessantemente" (Nelson) ?
Non ci interessa approfondirlo in questa sede.
Quello che vorrei far notare è quest’altro passaggio del signor Nelson: "L’ipertesto, che collega un blocco di testo a una miriade di altri, distrugge quell’isolamento fisico del brano, così come distrugge anche gli atteggiamenti creati da quell’isolamento".
È significativo. Di più. È una vera svolta. Uno stravolgimento totale delle gerarchie che fino ad oggi hanno governato la struttura del libro (dall’introduzione alle note, dalla postfazione all’indice dei nomi). Allora vediamo come l’ipertesto, in contrapposizione al testo a stampa, blocco di ghiaccio, diventi simile all’acqua di un ruscello che scorre liberamente. Sarà un caso che questa metafora coincida così perfettamente col pànta rèi di Eraclito, di gran moda, ultimamente (non so se a causa di effettivi riscontri nella realtà attuale o se per merito di Luciano De Crescenzo)?
Cambiare il modo di leggere equivale a cambiare anche il lettore: ecco la vera e genuina origine dell’interattività, termine fin troppo inflazionato.
Il lettore è attivo, dev’esserlo, è costretto a ridestare la sua attenzione verso un percorso da effettuare immergendosi in concetti, parole, figure, visioni. Non può più lasciarsi andare passivamente agli schemi avanzati dall’autore. Da una parte ciò gli dà un vantaggio personale, poiché trova quello che si adatta perfettamente alle sue esigenze. Dall’altra, nei confronti della tecnologia dell’ipertestualità, ha il dovere di partecipare attivamente e di contribuire alla completezza delle risorse consultabili, aggiungendo proprie note o appunti, che verranno visualizzati come parte di un tutto circolare e vicendevolmente linkato. Questo è il vantaggio collettivo, un progetto ambizioso e di difficile realizzazione perché pare proprio che quando si dà spazio per esprimere idee e opinioni, pochi siano quelli che ne approfittano davvero.
Per quanto ci riguarda, ARPANet ha intrapreso un esperimento di questo tipo, finora limitato a due testi di saggistica, "Teoria sulla decodificazione cerebrale", di Giuseppe Micali, e "Macchine intelligenti", di Oscar Bettelli.
Allora io inviterei - gli addetti ai lavori, naturalmente, perché gli argomenti proposti non sono esattamente di comune conversazione! - a provare questa maniera, innovativa rispetto al passato, di leggere. E poi sono curioso di conoscere altri pareri su determinati concetti affrontati nei brani citati: la quinta dimensione, per esempio, è un concetto che mi affascina e credo che nei prossimi giorni scriverò una nota al paragrafo del prof. Bettelli, per proporre un punto di vista differente.
Con quest’ultimo intervento termina il viaggio nelle tre rivoluzioni della comunicazione, anche se di comunicazione leggerete sempre in questa rubrica: nel prossimo numero vorrei fare una breve riflessione sui beni culturali e il rapporto che hanno col pubblico e con le nuove tecnologie. Se qualcuno di voi ha sull’argomento una testimonianza interessante, mi scriva senza remore.
É POSSIBILE SCORRERE GLI ARTICOLI DEI NUMERI PRECEDENTI O SUCCESSIVI UTILIZZANDO LA SEGUENTE SCROLL BAR.
© 1998 Paco Simone - © 1998 ARPANet. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
La violazione del copyright e/o la copia illecita del materiale riprodotto in queste pagine, la diffusione non autorizzata dello stesso in qualunque forma contravviene alle normative vigenti sui diritti d'autore e sul copyright.
Per inserire i tuoi testi nel sito ARPANet, clicca qui!