Numero 2
Settembre 1998

 
Errore Fatale
di "Ben Kenobi"
 
 
 LÆammiraglio guardava fuori. Osservava ciò che lui stesso amava definire tunnel iperspaziale. Sarebbe rimasto ore e ore a studiare le scie delle stelle e le ombre dei pianeti che venivano proiettate in questa particolare dimensione, ma sapeva di essere al comando di una delle più potenti flotte dellÆImpero, si rendeva conto dellÆimportanza che questo assalto avrebbe ricoperto nella storia dellÆintera galassia. Ciononostante, ogni sua fibra era tesa dalla paura, la paura di fallire o di commettere un qualsiasi errore che gli sarebbe costato i gradi, se non peggio. Ma non era solo questo. Era ben conscio che lÆintero equipaggio del Super Star Destroyer era avvolto in una coltre dÆangoscia e timore; lÆangoscia di percepire improvvisamente quei pesanti passi, il timore di sentire il profondo sibilo del suo respiratore, lÆassoluto terrore di sbagliare di fronte agli occhi dellÆOscuro Signore dei Sith. Pubblicamente, lo rispettava fortemente, ma in segreto nutriva una sorta di disprezzo per Lord Vader, un disprezzo così acuto che a volte pensava che egli portasse la maschera perché non avesse assolutamente il coraggio di mostrarsi. DÆaltronde non comprendeva neanche lo scopo di tutte quelle dimostrazioni di quella che veniva chiamata Forza; perché quellÆuomo doveva servirsi di strani trucchetti da prestigiatore, quando sarebbe bastato un colpo di blaster per eliminare gli uomini che non lo avevano servito adeguatamente.........

Gli vennero in mente gli avvenimenti di poche ore prima: non era ancora riuscito a capire come Vader potesse essere stato così sicuro a proposito di quella manciata di dati piuttosto irrilevanti; per tutta la vita aveva avuto fede nella sola tecnologia e nelle care formule di ingegneria astrospaziale e tutto dÆun tratto il braccio destro dellÆImperatore, cultista dÆuna strana religione, aveva raggiunto una conclusione senza il supporto di nessuna argomentazione logica. Il suo tentativo di razionalizzazione del problema era stato assolutamente inutile. AllÆimprovviso, i suoi pensieri tornarono a cinque anni prima, quando accadde la tragedia, causa del suo odio per i ribelli....................

"Sei anche esperto di Ingegneria, a quanto vedo...."

"Sì"
Replicò blandamente, senza accorgersi che era una domanda retorica. In realtà, stava osservando molto attentamente lÆufficio di reclutamento; anche per questo aveva deciso di iscriversi, per la sensazione dÆordine e di pulizia che gli davano quelle pareti immacolate. Si ricordava molto bene quel giorno, il giorno del suo reclutamento nelle file della Marina Imperiale. Grazie alla sue capacità, era stato affidato ad una veloce nave da ricognizione ed in poco tempo si era guadagnato la stima e il rispetto dei suoi compagni e soprattutto dei superiori che non tardarono nellÆ affidargli il comando della nave. Ricordava tutto ciò con una punta di entusiasmo. Un sorriso affiorò dalle sue labbra.

"Mi scusi, Comandante". La voce del cadetto lo riportò alla realtà.
"Dica". Cercò di mantenere un tono freddo e distaccato.
"CÆè un olomessaggio per lei, Comandante"
"Grazie. Può andare, Cadetto"

Premette il tasto di riproduzione. Gli olomessaggi lo avevano sempre affascinato......... fino a quel giorno. Dinanzi a lui comparve lÆimmagine di un ufficiale Imperiale, forse uno di quelli distaccati a terra. Dopo il breve saluto militare, lÆimmagine crepitante cominciò a parlare:

"Saluti, Comandante. Mi duole annunciarle una grave perdita. La sua famiglia e lÆintero villaggio di agricoltori in cui viveva, sono stati spazzati via. Dai dati in nostro possesso, ci risulta che sono state usate diverse cariche termiche e......". LÆimmagine continuava il rapporto, ma il suo cervello aveva smesso di comprendere le parole. Era come paralizzato, come inebetito. Sapeva che la guerra era tremenda, ma non aveva mai afferrato lÆatrocità di qualsiasi atto bellico. Ma lÆImpero non era in guerra con nessuno.
".....sembra che ci sia di mezzo un gruppo di dissidenti locali, forse affiliati alla crescente organizzazione sovversiva, nota come æAlleanza per la restaurazione della RepubblicaÆ. EÆ tutto, Signore".
Era al corrente dellÆesistenza di una fazione armata, impegnata attivamente contro lÆOrdine Imperiale, ma non avrebbe mai concepito un simile atto barbarico. Le sue membra furono invase dallÆodio e in quel preciso istante capì quale sarebbe stato il suo compito nella vita: massacrare quei dannati Ribelli. Ma ci furono particolari della tragedia che non gli vennero mai rivelati e che rimasero a marcire negli archivi imperiali, come il fatto che il gruppo di Ribelli era perito nella devastante deflagrazione e che le cariche erano state piazzate da un contingente di assaltatori Imperiali. Tutto ciò, egli non lo apprese mai, ma lÆunica cosa importante per lui, era combattere fino alla morte quegli infidi assassini ribelli..............

Ed era ciò che stava facendo. Stava guidando uno dei più massicci assalti Imperiali contro una maldifesa installazione Ribelle; gliela avrebbe fatta pagare........

"Ammiraglio?" La voce lo riportò al presente. Si voltò, malcelando la sua ansia.
"Siamo nei pressi del quarto pianeta Hoth, Signore".
"Bene. Assicuratevi che la distanza dalla superficie non sia eccessiva. Questa volta li coglieremo di sorpresa e li schiacceremo!" intimò solennemente.

Era orgoglioso di poter condurre questo attacco a bordo di una delle più potenti navi della galassia. Lord Vader si sarebbe congratulato con lui per la sua ottima strategia, ne era certo. La flotta rientrò nello spazio subluce con un piccolo scossone, fortunatamente ammorbidito dagli ammortizzatori inerziali. Stava già gustando questa facile vittoria. Gli si avvicinò il comandante Nidar.

"Signore, le navi......".
Mentre parlava, lo schermo per le comunicazioni standard si accese con un crepitio di scariche elettrostatiche. Apparve il terribile volto di Vader, coperto come sempre dal respiratore. Prontamente, lÆAmmiraglio si avvicinò di qualche passo allo schermo ed esclamò:

"Lord Vader, la flotta è appena uscita dallÆIperspazio e ci prepariamo a.....".
Non riuscì a finire la frase, che il respiro gli si bloccò in gola. Fu letteralmente invaso dal panico. Mentre la vista cominciava ad annebiarglisi, vide Vader parlare al suo sottoposto, ma non riuscì assolutamente a comprendere alcunché della conversazione. Il suo cervello si trovò improvvisamente senza ossigeno. Capì in un attimo che la sua vita sarebbe finita e si chiese perché, cosa aveva sbagliato, che errore fatale aveva commesso................
Questo fu il suo ultimo pensiero, prima che il suo corpo - ormai privo di vita - stramazzasse a terra