La fisica di Star Trek
di Giorgio "Gege" Perbellini



"La fisica di Star Trek" di Lawrence M. Krauss
Premessa di Stephen Hawking
Titolo originale: "The phisics of Star Trek"
Traduzione italiana a cura di Libero Sosio
Edizioni Longanesi & C. - Collana "La lente di Galileo"
213 pagine - Lire 28.000

Molti di voi avranno già sentito parlare di questo libro, ma non tutti hanno ben chiari i contenuti. In effetti il titolo fa un po' paura perché quando si parla di fisica ci si trova spesso davanti a formule difficili e a concetti di cui non si ha ben chiaro il significato. Tuttavia "La fisica di Star Trek" è un libro adatto anche ai meno esperti, in quanto riesce a fornire tutte le spiegazioni necessarie in maniera semplice (anche attraverso alcune illustrazioni), senza imporre al lettore una preparazione particolare.
A volte, durante la lettura, mi è stato necessario rileggere più volte una frase o addirittura un'intera pagina perché si tratta di un libro piuttosto impegnativo rispetto ai romanzi di Star Trek cui molti di noi sono abituati, ma vista la mia scarsa preparazione in questa materia, la fisica, credo che sia un libro alla portata di tutti.
Parliamo ora dell'autore. Come avrete capito non si tratta di un trekker qualunque, che da un momento all'altro ha deciso di scrivere un libro su un argomento trek a lui congeniale; autore di vari libri e di oltre 120 articoli scientifici, Lawrence M. Krauss siede alla cattedra di fisica ed astronomia della Case Western Reserve University di Cleveland e negli Stati Uniti viene apprezzato molto anche in qualità di divulgatore. I numerosi scambi di opinioni con colleghi, allievi ed amici su vari aspetti riguardanti Star Trek l'hanno invogliato alla stesura di questo libro e, grazie alle persone che l'hanno aiutato, è riuscito a fornirci un lavoro completo e dettagliato.
La premessa del libro è stata scritta da Stephen Hawking, uno dei fisici contemporanei più noti (è conosciuto come il "padre" dei buchi neri) e questo aggiunge certamente valore culturale a quest'opera. Sono inoltre da segnalare le collaborazioni di John People, direttore del Fermi National Accellerator Laboratory presso cui viene prodotta ed accumulata antimateria, e di Paul Horowitz dell'Università di Harvard, direttore dei programmi SETI e META (rivolti alla ricerca di civiltà aliene).

Nonostante il titolo, "La fisica di Star Trek" prende in esame vari aspetti della saga, spaziando dalla fisica, all'astronomia, alla tecnologia. Nel suo libro, Lawrence M. Krauss ha cercato di comparare la "scienza" di Star Trek con quella attuale, mettendo in evidenza che Star Trek rimane comunque una serie di fantascienza e che, quindi, ciò che ci viene presentato - anche per esigenze di sceneggiatura - non rispecchia sempre la realtà (il libro si apre con la frase "Non si possono cambiare le leggi della fisica!" che cita una delle frasi più ricorrenti del mitico Scotty dell'Enterprise); viene fatto notare, però, come gli autori di Star Trek siano sempre (o quasi) stati in grado di proporre soluzioni accettabili dal punto di vista scientifico, a volte anticipando la scienza stessa.
"La fisica di Star Trek" considera, tra le altre cose, la possibilità dei viaggi interstellari e temporali, della creazione del teletrasporto, dell'esistenza di culture aliene intelligenti, prendendo in esame varie caratteristiche. A farla da padroni sono la relatività di Einstein e la meccanica quantistica.
Il primo capitolo è una sorta di introduzione alla fisica classica comparata ad alcuni aspetti della saga di Gene Roddenberry, mentre nel secondo capitolo le cose si fanno leggermente più difficili con l'introduzione della relatività (generale e ristretta). Come molti di voi sapranno, la teoria della relatività di Einstein è alla base della propulsione a curvatura utilizzata dall'Enterprise. Ecco dunque che in questo capitolo, ed in quelli successivi (3 e 4) vengono esaminate le diverse possibilità per la realizzazione di qualcosa di simile ai motori a curvatura e alla creazione di tunnel spaziali.
Nel quinto capitolo si cambia argomento e si passa all'analisi di una delle più spettacolari invenzioni di Star Trek: il teletrasporto. Inizialmente il budget a disposizione degli autori del telefilm non era molto elevato e l'atterraggio dell'Enterprise avrebbe comportato costi piuttosto elevati. Fu così che venne introdotto l'ausilio del teletrasporto, un mezzo mediante il quale un membro dell'equipaggio di un'astronave può scendere su un pianeta venendo scomposto a livello atomico e ricomposto a migliaia di chilometri di distanza. Ma è davvero possibile un simile prodigio?
Altro argomento decisamente interessante riguarda l'antimateria, elemento fondamentale per la propulsione del XXIV secolo. Nel Midwest, a circa 50 km ad ovest di Chicago, appena pochi metri sotto il terreno vi è l'installazione del Fermilab che contiene il più grande acceleratore di particelle del mondo, oltre ad essere il più grande "serbatoio" mondiale di antiprotoni. L'antimateria, dunque, non è fantascienza anche se esistono chiaramente sostanziali differenze tra la scienza e quanto viene proposto in Star Trek. Questo argomento è alla base del sesto capitolo, mentre il settimo capitolo tratta l'argomento "olografia" (e qui non si può fare a meno di ricordare il tenente Reginald "Broccoli" Barclay, personaggio attorno al quale sono stati costruiti diversi episodi che hanno messo in evidenza la pericolosità di un uso eccessivo di particolari risorse tecnologiche come il ponte ologrammi).
Il capitolo 8 è interessante soprattutto per gli appassionati di ufologia. Tutto fa pensare che esistano altre civiltà nell'universo, ma riusciremo a metterci in contatto con esse? I programmi META, BETA e SETI hanno principalmente questo scopo, anche se un "incontro ravvicinato" appare improbabile (infatti quello che si sta cercando è principalmente un contatto radio).
Gli ultimi due capitoli del libro sono una sorta di riassunto all'interno del quale vengono evidenziati gli aspetti realistici e possibili di Star Trek (capitolo 9) e quelli che risultano impossibili secondo le nostre conoscenze attuali (capitolo 10).

Nel complesso, "La fisica di Star Trek" si dimostra un libro decisamente interessante. Alcuni di voi potranno rimanere delusi a causa dell'impossibilità di emulare le imprese dei nostri beniamini, ma si sa... la speranza è l'ultima a morire e chissà quali altre incredibili possibilità riserverà ai nostri discendenti l'evoluzione della razza umana; siamo una civiltà relativamente giovane ed il prossimo passo potrebbe essere una evoluzione ad una più alta forma di esistenza!