PROPOSTA PER I BENCHMARK DEL 2000 |
Hardware, questo sconosciuto. Vi Φ mai capitato di osservare la vetrina di un negozio d'informatica, e di non distinguere l'affarone dal bidone? Questi computer, queste schede, questi componenti... tutti cos∞ simili tra di loro, cos∞ compatti, cos∞ luccicanti grazie ai mille accorgimenti del negoziante (troppo spesso pi∙ abile coi faretti che con i computer che vende), sembrano egualmente validi e molto spesso, la differenza, pare ridursi al cartellino del prezzo. Ma un lettore CD di marca 8x varrα veramente quanto un 12x "figlio di nessuno"? C'Φ un solo modo per saperlo, comprare le riviste d'informatica che svolgono "accurati test di laboratorio", con tanto d'ideogrammi riassuntivi e di comparazioni tecniche fra pi∙ prodotti. Semplice, direte voi. Col cavolo, rispondo io!
C | apiamoci, io sono sempre
stato del parere che l'informatica debba semplificarsi e
diffondersi, fin dai tempi in cui mi dilettavo a digitare
listati su listati in Basic per il mio vetusto Commodore
16 (beh, che avete da ridere? All'epoca era un gioiello
della tecnologia, e per l'undicenne Paolo Besser era giα
un sogno che si tramutava in realtα...). All'epoca era
l'uomo a doversi avvicinare faticosamente alla macchina,
oggi per fortuna il software Φ concepito in modo che sia
la macchina ad avvicinarsi all'uomo (compiendo a volte
gli stessi sbagli, e chi usa tutti i giorni Windows 95
pu≥ immaginare cosa intendo), eppure, lo zoccolo duro
dei tecnicisti Φ duro soprattutto a morire. Cosa volete
che ne capisca, l'uomo che viene dalla strada, di
drhystones, winbench, benchmark e tutte quelle robe l∞?
Che siano biscotti danesi? E' vero che ogni campo dello
scibile ha la sua unitα di misura (si pensi ai litri, ai
metri, ai gradi centigradi o anche ai watt), magari
relativa (i metri al secondo della velocitα, per non
parlare della sua derivata prima: l'accelerazione), ma
perchΘ per i computer dobbiamo parlare di
"benchmark"? Ok, anche chi non ne capisce
niente pu≥ accontentarsi di vedere l'istogramma pi∙
alto (o pi∙ lungo, dipende dall'asse su cui l'hanno
disegnato), ma a mio avviso i test sull'affidabilitα e
sulla velocitα dei computer dovrebbero cambiare
radicalmente filosofia. Innanzitutto, come termine di paragone assoluto bisognerebbe adottare il Pentium 166 redazionale: essendo sopravvissuto al sovraccarico di lavoro cui Φ stato sottoposto dall'intera mandria redazionale (gente che tra l'altro si fa pochi scrupoli, prima di prendere letteralmente a pugni lo chassis, solo perchΘ un gioco si Φ misteriosamente impallato), ha sicuramente passato tutti i test possibili e immaginabili: parla bene col mondo esterno (internet, deathmatch...), ha una tastiera solida (ottanta mani non sono poche da sopportare), un bel monitor da 17", una scheda video affidabile, ecc ecc. DopodichΘ, l'hardware che giunge in redazione per le Prove (obbligatoria la P maiuscola), andrebbe sottoposto ai seguenti test: |
Ne abbiamo le palle piene di sentire parlare di bus messi a confronto, di megabyte che transitano ogni secondo tra RAM e disco fisso, d'incidenza della scheda audio sul meteopatismo del processore, e via dicendo. Si carichino due computer dello stesso software, e poi si stabilisca in percentuale la differenza tra due rendering, tra la formattazione in background di un documento di ottomilacinquecento pagine, tra l'esecuzione dello stesso gioco Microforum (quelli metterebbero alla prova anche un P8 a 3.500Mhz...), di Quake, di Pod, di quel che si vuole.
Qui non bisogna essere dei geni: cos∞ come arriva il computer, vi s'installi sopra Windows 95. Se non vi sono difficoltα di sorta ad utilizzare tutti i componenti installati, possiamo giα considerare il nostro computer una macchina stabile. DopodichΘ s'inizi a sottoporlo a continui sbalzi di tensione, gli si connettano periferiche alle porte esterne tenendolo rigorosamente acceso, si getti la cioccolata bollente sulla tastiera. E vediamo come reagisce. Se resiste soprattutto alla cioccolata, senza obbligarci a comprare una tastiera nuova, Φ davvero una gran bella macchina.
I computer portatili dovrebbero essere RIGOROSAMENTE sottoposti a questa pratica a prima vista barbarica: una bella caduta dal tavolo. Ovviamente senza tappeti o moquette che attutiscano il colpo. Tanto sta scritto nella vita di ogni notebook che, prima o poi, cadrα dal tavolo. Quindi, meglio valutare subito i danni potenziali di una bella ruzzolata. Tutti i benchmark di questo mondo non mi salveranno dall'aver perso cinque milioni, se il mio portatile non sarα in grado di reggere al minimo shock. Per i desktop, invece, Φ sufficiente prenderli un po' a scarpate, inserire e disinserire ripetutamente tutte le schede, staccare e riattaccare i cavetti IDE... Se non succede niente, se non si spezza nessun piedino, se il computer continua a funzionare, si proceda pure all'acquisto. |
E allora, che ne dite dei miei personalissimi "paulmark"? "Quake ci gira pi∙ veloce del 15%", "la scheda video Φ del 5% pi∙ veloce nel disegno delle curve di Bezier piuttosto che in quelle della Parietti", "l'ho preso a cartoni ma il CD ha continuato a leggere imperterrito i suoi dati", "resiste persino alle manacce unte del cuginetto grassoccio", "Φ caduto dal quinto piano ma non si Φ rotto, in compenso ha accoppato la vicina all'istante". E poi potrete entrare felici dal negoziante, sicuri di aver fatto un buon acquisto...
Paolo Besser