RETI NEURALI Ultimamente alcuni scienziati stanno studiando il comportamento di calcolatori basati su reti neurali. Le reti neurali sono costruite con una struttura analoga alle connessioni tra neuroni del cervello umano. Un singolo neurone presenta diversi ingressi e diverse uscite e scarica in funzione della combinazione di ingressi. Il neurone viene attivato, di solito, sulla base di un livello di soglia a cui gli ingressi contribuiscono con diversi pesi. Il comportamento di alcune semplici reti neurali è estremamente interessante poiché anche con pochi elementi, con particolari procedure di addestramento, emergono funzioni intelligenti, come per esempio dirigersi verso il cibo in un mondo di caselle simulato a calcolatore. Il programma non consiste più in un elenco minuzioso di istruzioni da eseguire ma risiede nei pesi con cui si distribuiscono i segnali dagli elementi di ingresso a quelli di uscita. Vi sono varie maniere di addestrare una rete di neurodi: una consiste nel correggere le risposte errate tramite un meccanismo di prova ed errore, un'altra consiste nel generare e selezionare generazioni di configurazioni fino ad ottenere la configurazione più soddisfacente. Supponiamo sia possibile simulare al calcolatore il funzionamento di un neurone del cervello reale e supponiamo di inserire in un grande calcolatore la completa descrizione funzionale di tutti i neuroni di un cervello reale, comprese tutte le interconnessioni tra neuroni. Naturalmente, tutti i parametri di ciascun neurodo sarebbero quelli ricavati da una analisi fisiologica dei neuroni veri e tutte le connessioni rifletterebbero la reale struttura topologica del cervello originario. Supponiamo inoltre di simulare anche il canale verbale di ingresso e di uscita, in tal modo potremmo colloquiare con il cervello completamente simulato; cosa ci potremmo aspettare da un tale colloquio? Avremmo la sensazione di conversare con un cervello vero poiché le frasi verrebbero tradotte in scariche neuroniche che determinerebbero la risposta anch'essa consistente in scariche neuroniche simulate che, opportunamente tradotte dai sensori di articolazione delle corde vocali, fornirebbero la risposta verosimilmente in accordo con quello che ci si aspetterebbe come risposta dal cervello originario. L'impressione di parlare con un individuo reale sarebbe senza dubbio sconvolgente, ma, considerato il fatto che tutta la simulazione ha per supporto un calcolatore, saremmo, forse, restii ad attribuire alla macchina una coscienza reale. La macchina non avrebbe un punto di vista proprio, anche se il comportamento e il fluire del colloquio presenterebbero le caratteristiche di un colloquio con un essere umano sotto parecchi punti di vista. Ma è difficile fare previsioni con sistemi tanto complessi e con ipotesi così lontane dalla sperimentazione con le tecnologie attuali. Concentriamo invece la nostra attenzione su quali sono le considerazioni che ci rendono perplessi di fronte ad una macchina pensante. Innanzitutto il pensiero non è sinonimo di coscienza o di intelligenza. La coscienza di sé è un aspetto misterioso che non è facile spiegare, mentre le capacità di elaborazione dell'informazione del cervello sono più facilmente descrivibili e rispetto ad esse un calcolatore ha certamente la possibilità, almeno di principio, di accedervi. Per quanto riguarda la coscienza, il discorso diviene estremamente più complesso e sfocia in un mare di considerazioni filosofiche senza fine. Ma quali sono le capacità di elaborazione del cervello vivente? Certamente è più facile concedere ad una macchina di emulare le capacità di elaborazione di una mente che non emulare in toto un essere vivente e cosciente, ma anche con questo orizzonte più ristretto il compito risulta di enorme difficoltà. Un cervello è in grado di coordinare movimenti complessi in tempi rapidi, è in grado di astrarre da situazioni particolari concetti di validità generale, è in grado di evolversi e di apprendere dall'esperienza. Queste sono solo alcune caratteristiche del cervello che rendono veramente difficoltoso emularlo. Il calcolatore, da parte sua, ha già superato il cervello umano in alcuni campi - per esempio nella capacità di calcolare espressioni numeriche, o di memorizzare grandi quantità di dati con estrema precisione. In particolare, il computer attuale è un ripetitore che memorizza informazioni di cui non conosce il significato e che fornisce informazioni elaborate sulla base di rigidi programmi che solo una mente umana può comprendere come utilizzatore finale. I calcolatori dell'attuale generazione non hanno altra funzione che di appendici più o meno intelligenti a individui umani che li utilizzano inserendo dati ed estraendone altri. Che cosa conferirebbe ad un elaboratore una propria originalità, un carattere di distinzione nel flusso meccanico della trasmissione delle informazioni? Che cosa potrebbe farlo assomigliare ad una individualità a cui chiedere un parere? Se programmiamo un elaboratore per le previsioni in borsa il calcolatore ci suggerisce su chi scommettere; forse lo fa in un modo troppo impersonale? No, il suo consiglio non è altro che una elaborazione statistica basata sui parametri che abbiamo ritenuto importanti nella simulazione del problema e perciò presenta ancora il carattere di mero calcolo deterministico, una relazione complessa tra variabili in input e variabili in output. Allora è il determinismo che lega l'ingresso con l'uscita che ci impedisce di considerare l'elaborazione come una comune conversazione in cui ci si scambiano pareri e punti di vista? Oscar Bettelli © 1997 Oscar Bettelli - © 1998 ARPA Publishing. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
di: Oscar Bettelli
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