Liceo Berchet - Milano
La Basilica Martyrum (oggi
Sant'Ambrogio)
La struttura
originaria
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Il cortile quadriportico della
basilica di Sant'Ambrogio
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La Basilica Martyrum fu fondata nell'ambito del
cimitero ad Martyres non lontano da porta Vercellina e, secondo le intenzioni di Ambrogio,
avrebbe dovuto accogliere le sue spoglie. Sappiamo da una sua lettera alla sorella
Marcellina che la folla gli impose di consacrare la chiesa con la presenza di reliquie: fu
così che i resti dei santi Gervasio e Protasio, rinvenuti miracolosamente poco dopo
presso la basilica dei santi Nabore e Felice, furono deposti sotto l'altare nel 386. Dopo
i secolari rifacimenti poco è sopravvissuto in alzato delle murature originarie ed è di
conseguenza impossibile restituire un'immagine particolareggiata dell'edificio
paleocristiano. L'edificio avrebbe avuto un impianto a tre navate:
una maggiore conclusa da un abside, affiancata da due navate minori. Il rinvenimento nel secolo scorso delle
fondazioni, distribuite sui due lati, di quattordici colonne complessivamente, ha
consentito di proporre una ricostruzione in base alla quale le navate erano separate da due file di tredici colonne per
lato, sulle quali si impostavano quattordici archi, in corrispondenza dei quali si
aprivano plausibilmente le finestre sia della navata
centrale (più alta) sia di quelle laterali. La navata
maggiore si concludeva con un arco di trionfo impostato su due semicolonne. L'abside della primitiva basilica è stata riproposta in
pianta dalla critica con andamento ad arco ribassato, ridotta quindi rispetto all'attuale
sistemazione. Per quanto riguarda il sistema di coperture si è in genere concordi
nell'immaginare una capriata lignea a un unico
spiovente per le navate laterali più basse e a doppio spiovente per la navata centrale più alta.

Il presbiterio: le tombe di Ambrogio, Gervaso e Protaso

Il sarcofago detto "di Stilicone" e un particolare
dell'altare del Vuolvino
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Grande interesse è stato rivolto
durante gli scavi ottocenteschi all'area presbiteriale,
dove Ambrogio aveva deposto le reliquie dei santi
Gervaso e Protaso e predisposto la propria sepoltura. Nonostante nelle successive fasi
sia cambiato l'intero assetto del presbiterio e
del coro e occultato il livello pavimentale originario,
è stato possibile ricostruire le successive fasi di sistemazione delle tombe: in origine
deposti in due loculi paralleli, orientati sull'asse est-ovest, al di sotto dell'altare,
protetto da un muretto di recinzione, i resti di Ambrogio, Gervaso e Protaso, per
iniziativa di Angilberto II (824-859), furono trasferiti in un sarcofago di porfido
collocato al di sopra dei due loculi in senso nord-sud, sotto il celeberrimo altare d'oro
di Vuolvino. La cripta medioevale, rifatta nel XVIII
secolo, ha definitivamente alterato la percezione della zona presbiteriale.

Dell'arredo paleocristiano interno
sono sopravvissuti una transenna marmorea con chrismon,
rinvenuta sul sarcofago contenente Ambrogio, Gervasio e Protasio, le colonne porfiretiche
del ciborio, il sarcofago
nella navata
centrale (detto di Stilicone e reggente il pulpito) e
il portale in legno con storie di Davide dell'ingresso alla basilica.

Il sacello
Il sacello di San Vittore in Ciel d'Oro, ora
annesso alla basilica di Sant'Ambrogio, era in origine un piccolo ambiente trapezoidale
indipendente, chiuso da un'abside; la tradizione vuole
che Ambrogio vi abbia deposto le spoglie dell'amato fratello Satiro, morto nel 375 o nel
378.
