di: Paride Bellavitis
Cartesio
Cartesio (Rene' Descartes) fu un grande scienziato, matematico
e filosofo francese del 1600. Avendo esaminato e rimesso in discussione
tutta la realta' dalle sue fondamenta, egli riparti' con la sua
filosofia da una base essenziale, quella della seguente intuizione:
Io mi sono permesso di prendere spunto da questo detto, estendendolo
ad altri campi, con un significato un po' diverso. Osservando
i nostri comportamenti ho notato come molti di noi sembrano sentirsi
vivi non tanto quando riflettono, come Cartesio, ma quando
attuano certi comportamenti. Questa forma di pseudo-realizzazione,
che colpisce un po' tutti ad un livello medio, puo' diventare
una identificazione totale in taluni casi piu' gravi e patologici,
che mi sono divertito a classificare e descrivere.
Nel raccogliere e classificare sommariamente i vari comportamenti
mi e' venuto di raggrupparli secondo delle categorie che usavamo
da bambini per definire le 'penitenze' dei giochi: 'Dire/ Fare/
Baciare/ Lettera/ Testamento'. A queste non ho potuto evitare
di premettere una categoria troppo importante per essere trascurata:
quella dell'Avere.
Mi sembra anche che tutte le varie manifestazioni abbiano un denominatore
comune: ottenere l'attenzione degli altri, che e' la
premessa o almeno un surrogato dell'amore, che tutti desideriamo.
Spero che le note che ho raccolto possano essere utili al lettore,
come lo sono state per la mia stessa riflessione. Riconoscendoli
potremo superarli piu' facilmente e maturare piu' rapidamente.
Sara' divertente anche passare in rassegna i vari 'tipi' umani
descritti, nonche' osservare all'opera quelli che ci circondano,
confrontandoli coi modelli illustrati.
Avere e' forse l'atteggiamento piu' diffuso per affermarsi.
In un certo senso tutte le proprieta' che vadano al di la' del
necessario vengono generalmente acquisite per
mostrarsi agli altri ed ottenerne appagamento. Vediamone le manifestazioni piu' salienti.
La casa e' il possesso primario, il piu' importante ed ambito,
il piu' legato alla propria personalita'.
Appena raggiunto il possesso di una bella casa tutti ci affrettiamo
ad invitare gli amici per mostrarla loro, come per valorizzare noi stessi.
A rifletterci certi accessori vengono acquistati 'solo' per questo
scopo di affermazione.
Una volta ero in visita ad un amico in un complesso residenziale
marino; conobbi un tizio, che aveva un appartamentino a pianterreno
e si era fatto scavare sotto di esso una sala hobby; aveva attrezzato
la sala praticamente solo con un proiettore e megaschermo televisivo,
che a lui non serviva, ma gli consentiva di raccoglierci tanta
gente (me compreso, che non lo conoscevo neppure) che lo facesse
sentire al centro dell'attenzione.
E che dire di certe case disegnate da architetti con soluzioni
molto originali e fantasiose, ma pochissimo pratiche?
Chi non si puo' comprare una casa nuova (ed anche chi lo ha gia'
fatto) compra un'auto (o una moto)!
Al di la' dell'uso strumentale di uomini in cerca di avventure
(per il qual caso rimando al seguito), la macchina ha un grande
fascino per molti ed e' un surrogato piu' economico e piu' sciorinabile
della casa (infatti si puo' mostrare 'a domicilio' degli osservatori).
Alcuni anni fa si sono diffuse le auto fuori-strada, i 'gipponi'
con quattro ruote motrici. Contro ogni logica esse sono acquistate
per lo piu' da gente che le usa in citta', dove le loro caratteristiche
tecniche non trovano impiego, mentre le loro dimensioni, generalmente
maggiori delle berline, ne rendono piu' difficile il parcheggio.
Una considerazione simile si puo' fare sulle moto di grossa cilindrata:
a che serve una moto di 500 o addirittura 1000 cc, quando una
da 350 ha gia' una potenza piu' che sufficiente a superare ogni
limite di velocita'?
Parecchi anni fa conobbi un collega ingegnere negli Stati Uniti;
aveva trovato modo di acquistare una Cadillac seminuova ad un prezzo
cosi' conveniente che poteva tenerla un anno e rivenderla senza deprezzamento.
Chi vuole essere piu' 'esclusivo' va al di la' della macchina (che ormai hanno tutti)
e si attrezza con la 'barca'. L'esibizionista dello yacht non e' appassionato del mare,
non sa navigare e magari neppure nuotare. Tiene abitualmente la sua conquista ormeggiata
in un porto turistico alla moda e ci trascorre qualche giornata ogni tanto. In tali occasioni
invita amici e conoscenti a prendere un drink e cosi' sciorina il suo bene.
Il 'fortunato' possessore dello yacht o della gran macchina, quando non e' in grado di mostrare
direttamente la sua 'perla', coglie le occasioni
opportune per menzionarla nei suoi discorsi.
Mentre la macchina e' in genere uno strumento maschile, i vestiti
sono usati da entrambi i sessi e specialmente dalle donne, da
tempo immemorabile e rappresentano l'oggetto piu' collegato al nostro stesso
corpo.
Tutti sappiamo che in Cina, per molti decenni, i vestiti sono
stati standardizzati a quelle grigie uniformi, che costituivano
una polarizzazione eccessiva in senso opposto, ma certamente erano
motivate dal risparmio e dall'abolizione della competitivita' futile in questo
campo,
per concentrarsi verso il riscatto dalla miseria.
L'alta moda e' basata su questo presupposto e lo porta alla massima
esasperazione, tanto da proporre talvolta abiti cosi' stravaganti
che poi quasi nessuno indossa, per il pericolo del ridicolo. Lo
stesso vale naturalmente per gli accessori, quali scarpe, borse,
cravatte, etc.
L'importante per molti e' avere indumenti o accessori belli ed interessanti
o che comunque ottengano attenzione.
C'e' anche chi non si accontenta di curare il proprio modo di
vestire, ma si preoccupa anche del modo di vestire dei suoi familiari.
Questo e' tipico di alcune madri di famiglia, che si agitano perche'
il marito ed i figli siano abbigliati come dicono loro.
Una controprova di tutto questo possiamo averla da molti di coloro che posseggono valori superiori,
quali una capacita' artistica o professionale affermata; essi generalmente
ignorano le raffinatezze estetiche e di abbigliamento e girano spesso in jeans e maglione.
Ecco quindi che l'attenzione, la cura, fino all'esaltazione del corpo sono i comportamenti piu' diffusi. Si frequentano palestre, estetisti, persino cliniche di chirurgia estetica. Se cio' e' normale per riparare e mantenere in buono stato lo strumento corpo, diventa sempre piu' distorto quando si vuole simulare una situazione che non corrisponde alla natura.
Ci sono quindi:
Naturalmente in questo, come in molti altri campi, la bellezza e' spesso del tutto soggettiva.
Ci sono infatti quelli che ritengono di rendersi piu' attraenti tingendosi i capelli
di verde o rosso o tutti e due i colori assieme, tagliandoseli come 'l'ultimo dei moicani', o a zero,
o tatuandosi .
Per certe persone non e' tanto il possesso a gratificarle, ma
l'atto stesso dell'acquisto, il gusto di avere una cosa nuova
e mostrarla, al punto che una volta raggiunto il bene e sciorinatolo,
se ne stancano subito; anzi proprio per essere ormai in loro possesso
esso perde ogni attrattiva.
E' ben noto come Jacky O., dopo aver sposato il top dei mariti
(v. categoria piu' oltre), si dilettasse a comprare ogni genere
di articolo anche in quantita' multiple, per 'distrarsi' e forse
per farsi notare e servire dai negozianti e dagli altri avventori,
come colei che 'si poteva permettere tutto'.
Il possesso piu' raffinato puo' non essere materiale, ma astratto.
Quanti rincorrono un titolo di studio solo per essere chiamati
'dottore'?
Parecchio tempo fa nell'azienda in cui lavoravo c'era una segretaria,
che aveva la licenza media inferiore, piu' qualche corso di segreteria.
Si mise in testa di prendere un diploma superiore; poiche' non
aveva tempo ne' voglia di studiare, punto' su un diploma di maestra
d'asilo. Le domandai se era appassionata di insegnare ai bambini
piccoli: mi rispose di no, ne' mi seppe dare una motivazione razionale
del suo impegno (che fini' per coronare), ma capii che era solo
per poter dire di essere diplomata.
C'e' chi non sa ne' vuole sostenere neppure quel genere di impegno,
oppure punta 'piu' in alto' e ricerca un titolo nobiliare. Attorno
a questa velleita' prosperano iniziative commerciali piu' o meno
serie ed oneste.
Conosciamo poi l'autobiografia di una nota donna di salotto, che
ha dichiarato esplicitamente di sentirsi a disagio rispetto alla
sua famiglia borghese ed ha sposato un dopo l'altro
due nobili, che le hanno assicurato l'ambito titolo.
Il semplice chiacchierare e' il modo piu' semplice e 'povero'
di attirare l'attenzione altrui. Non richiede possessi come nella
categoria precedente, ne' alcun altro tipo di impegno particolare.
Chi non conosce qualcuno che ci 'attacca bottone' appena lo incontriamo?
L'argomento di conversazione non ha alcuna importanza; appena
esauritone uno il chiacchierone ne trova subito un altro. L'impressione
e' che egli si trovi a disagio se si sta in silenzio.
Questa e' in un certo senso una ovvia variante della precedente
attivita'. Con il progresso la chiacchiera prende le forme che
puo' (ora, con l'avvento di Internet, si sono sviluppate le 'chat', salotti telematici per chiacchierare con tutto il mondo).
Ma il telefono per qualche strano motivo istintuale possiede un
potere in piu': quando squilla per una chiamata in arrivo quasi
tutti noi lasciamo ogni altra occupazione e gli diamo priorita'
assoluta. Solo i manager fanno filtrare le chiamate dalla segretaria.
Gli altri lasciano tutto e corrono; anche se stanno al bagno,
sotto la doccia, a letto, o a tavola, si affrettano. Se poi non
arrivano a tempo hanno un moto di delusione e rammarico, quasi
avessero perso un'importante opportunita', come se la fortuna
avesse bussato alla loro porta e loro non l'avessero accolta!
Quando talvolta ho avuto occasione di dire che un telefono che
squilla e' solo una proposta di comunicazione, che non e' indispensabile
cogliere (cioe' si puo' rispondere o no), sono stato generalmente
guardato con sospetto dai miei interlocutori disorientati.
Riferire differisce dal chiacchierare nel senso che l'atto, onde
ottenere maggior attenzione, si arricchisce di contenuti, cerca
di offrire del materiale che renda piu' interessante il parlatore.
Molto diffusa e' anche la discussione sportiva, che si sviluppa
tipicamente il lunedi' mattino in ufficio, sui risultati delle
partite della domenica; prezioso e' l'essere stati spettatori
diretti di una delle partite principali.
C'e' anche una professionalizzazione dell'atto: il mestiere del
giornalista. A rifletterci i giornalisti si impegnano nel 'rivelare'
all'attento spettatore che Tizio ha ammazzato Caio, o che Giulia
e' stata eletta Miss Italia.
Disputare e' un'altra variante del chiacchierare, forse riservata
a pochi 'intellettuali', che sarebbero a disagio a parlare 'del
piu' e del meno'.
Il 'disputone', come mi viene di chiamarlo (ne conosco uno tipico),
trova sempre un argomento di diatriba perche', a differenza delle
persone normali, che tendono ad esibire accordo con gli interlocutori,
egli e' pronto a trovare le ragioni del disaccordo, che terranno
vivo il colloquio piu' a lungo.
Ad esempio se il caso ha voluto che si cominci a parlare della
bellezza del mare, il disputone obiettera' che anche la montagna
ha molti lati positivi e li illustrera' a dovizia. Se poi l'altro
dovesse concordare, il disputone sara' pronto a tirar fuori che,
comunque, oggi come oggi, entrambi i tipi di localita' hanno perduto
molto, a causa di questo... e quello...
Insomma potete star certi che, qualunque cosa diciate, il disputone
difficilmente sara' daccordo con voi.
Lascio al lettore l'esercizio di individuare tipici rappresentati
di questa categoria in due noti personaggi:
Conoscere e' un altro modo di 'farsi bello' ed ottenere attenzione
con le chiacchiere. Non il conoscere e basta, ma il collezionare
conoscenze per poter dire in giro 'io conosco tizio'. Naturalmente
tizio e' sempre persona pubblica, in vista, o quantomeno di interesse
per l'interlocutore.
Talora le conoscenze possono riguardare materie (come per esempio
il computer, o la fotografia) anziche' persone. In tal caso il
soggetto si vanta di essere esperto di tali materie e talora 'spara'
sentenze di dubbia fondatezza con grande sicumera.
Altre volte il 'saputone' conosce veramente a fondo un ramo del sapere, a costo di un continuo studio che e' la sua ragione di vita; ci sono certi professori, che si mostrano molto severi con gli allievi, non tanto per cattiveria, ma magari per sottolineare che c'e' un abisso tra la 'vera conoscenza' (la loro) e quella dimostrata dall'allievo. Essi sono prevalentemente umanisti, che sfoggiano spesso e volentieri citazioni dotte e raffinatezze linguistiche da 'Accademia della Crusca'.
I piu' raffinati naturalmente non fanno dichiarazioni di punto
in bianco, ma trovano modo di menzionare la conoscenza opportuna
con disinvoltura, piazzandola nel discorso al momento piu' opportuno.
Ma guai a cercare di approfittare di tali conoscenze. Se direte,
per esempio, 'dato che conosci tizio, me lo presenti?' oppure
'gli domandi questo?', state tranquilli che il 'conoscitore' generalmente:
Una gustosa rappresentazione di questo tipo umano e' illustrata
in un film di Carlo Verdone, in cui il protagonista millanta una
vita avventurosa, nonche' la conoscenza personale di Lucio Dalla.
Quasi tutti amano viaggiare: e' un'attivita' che ci consente di
vedere e vivere popoli, ambienti e cose nuove.
Chi puo' dire di non aver mandato cartoline a parenti ed amici
dal luogo della sua visita? A pensarci bene ed onestamente tali
cartoline non sono solo motivate da un sincero pensiero per i
destinatari, ma spesso dal desiderio di far vedere che siamo stati
in un bel posto. Quanto piu' lontano ed esotico e' il posto,
tanto maggiore e' l'interesse che si puo' suscitare e la soddisfazione
che ne deriva.
Con l'avvento delle cineprese e poi delle telecamere si sono poi
sviluppati i patiti della ripresa. Costoro sembrano volersi appropriare
delle vedute della loro gita per mostrarle agli amici. Essi vedono
i luoghi del loro viaggio praticamente solo attraverso il mirino
della loro macchina.
Partecipare alle attivita' di un gruppo e' necessario se uno vuole
ottenere l'attenzione altrui. Se gli altri fanno o si interessano
a qualcosa ecco che il 'nostro' si sente in dovere di partecipare,
non importa quale sia il soggetto, l'importante e' di non restare
in disparte.
La partecipazione prende poi varie forme piu' o meno approfondite
e creative a seconda delle capacita' del soggetto. I 'partecipanti'
piu' in gamba assumono addirittura il ruolo di leaders nell'attivita',
sono coloro che propongono o creano l'attivita' stessa, a cui
gli altri partecipano come seguaci. Ovviamente la leadership e'
il ruolo piu' gratificante!
Questo e' un atteggiamento che credo basilare, in maggiore o minore
misura interessa tutti. Nel vestire, ad esempio, vale
quanto sopra descritto, ma per appartenere al gruppo anche chi
non se ne interessasse per propria iniziativa e' costretto ad
allinearsi.
I gruppi si auto identificano anche mediante il gergo.
Divertenti sono le espressioni giovanili e non, diffuse nelle varie epoche; alcuni
esempi di parole e frasi standard dell'ambiente 'allargato'?:
Se l'appartenenza di un giovane al proprio gruppo scolastico e'
scontata, c'e' invece la costituzione di gruppi piu' anomali ed
addirittura pericolosi, come le bande di quartiere;
tanto e' importante questo 'istinto' (comune a molti animali superiori) che gli educatori hanno di epoca in epoca costruito gruppi
alternativi onde incanalarlo in alvei piu' tranquilli, come i gruppi parrocchiali
o gli scout.
Una sottospecie della categoria precedente e' rappresentata dai
gruppi di tifosi. In tali gruppi si fonde il bisogno di appartenenza
ad un gruppo con quello di appropriarsi simbolicamente del successo
altrui, per ricavarne una promozione.
Basta dare un'occhiata al comportamento dei tifosi per rendersi
conto che essi non hanno un vero interesse per la squadra o i
giocatori, ma solo per quanto essi possono apportare di lustro
ai loro supporters.
Una delle attivita' del 'fare' e' lo scherzo. I soggetti capaci
trovano spesso utile attirare l'attenzione altrui scherzando,
raccontando barzellette o aneddoti divertenti.
Lo scherzo puo' concretizzarsi invece in 'dispetto' ai danni di
qualcuno, con lo scopo di far divertire ed attrarre l'attenzione
degli altri, come illustrato dalla trasmissione 'Scherzi a parte'.
Quando ero bambino ero noto per fare dei piccoli dispetti ai miei
compagni, specie quando non ero coinvolto nei loro giochi , o
quando stavano per portarmi via: era un modo controproducente
per richiamare la loro attenzione o prolungare per qualche istante
la loro compagnia.
C'e chi va oltre lo scherzo e si propone in vere e proprie esibizioni.
Questo e' un tipo di manifestazione piu' rara ed avviene piu'
facilmente in ambienti e circostanze particolari, come in vacanza
o nelle feste. Basti pensare alla partecipazione all'animazione
nei villaggi turistici o piu' semplicemente a certi 'ballerini',
allievi di una scuola di ballo, che si mostrano in evoluzioni ricercate, al limite della comicita'.
Su questa 'passione' si sono costruite trasmissioni televisive specializzate, come 'La Corrida'. Guardandone qualche puntata si constata come i partecipanti non sono solo persone con qualche capacita', ma piu' spesso gente priva di ogni ritegno, che sembra anteporre l'attrazione della telecamera a qualsiasi giudizio del pubblico, incassando tranquillamente ondate di fischi.
Naturalmente anche qui ci sono i professionisti del ramo: gli
attori, che vivono per farsi vedere dagli altri. Nel corso di
una puntata della trasmissione 'Misteri' nel giugno '97, ho sentito
Monica Vitti che ha candidamente dichiarato che gli attori sono,
per definizione della loro stessa professione, dei casi psichici
(o qualcosa di simile).
Tra i vantaggi del fare l'attore c'e' anche quello di indossare
costumi pomposi e suggestivi, che contribuiscono ad attrarre l'attenzione
altrui.
Quante volte abbiamo sentito auto che circolano irradiando la
musica ad alto volume, udibile a distanza di molte decine di metri?
Durante una recente estate ho trascorso una settimana in un villaggio turistico.
C'era l'animazione, come si usa, centrata su un anfiteatro all'aperto.
La sera c'era lo 'spettacolo' dalle 22.30 alle 0.15. Sebbene i
bungalow fossero a debita distanza, la musica veniva tenuta cosi'
forte da potersi sentire normalmente nelle camere con porte e
finestre chiuse. A nulla valsero le raccomandazioni ad abbassare
il volume; daltronde nello stesso anfiteatro il volume era cosi'
alto da doversi tenere tappate le orecchie.
Chi mostra di divertirsi attrae l'attenzione e l'invidia degli
altri e cerca di convincere se stesso di essere soddisfatto, anche
se in realta' non lo e'. E' un atteggiamento che riassume vari
di quelli precedenti ed e' ben simbolizzato dalla canzone di Jovanotti
'Mamma guarda come mi diverto': la cosa piu' importante e' quella
di far vedere o sapere agli altri che ci si sta divertendo.
Persino il mangiare puo' essere una manifestazione per attrarre
l'attenzione altrui. Sembra riassumere in se la tecnica del 'mi
diverto' e quella del 'conosco' (sono un intenditore di cibi e
di vini).
Il prototipo di questo personaggio e' senz'altro Ugo Tognazzi.
Ho sentito che arrivava a farsi spedire pezzi di balena da localita'
artiche, per preparare piatti esotici e mai visti ed imbandirli
ad amici e parenti, che riuniva nel suo 'villaggio'.
In mancanza d'altro anche la sofferenza e' un buon argomento per
cercare d'attrarre l'interesse.
Questo atteggiamento e' cosi' noto che ha meritato anche una famosa
commedia: 'Il malato immaginario', adattata anche cinematograficamente
per l'interpretazione di Alberto Sordi, che sembra la gustosa
illustrazione del nostro 'Soffro,...ergo sum!'.
Il malato immaginario segue puntualmente le varie trasmissioni televisive
di medicina, conosce i principali specialisti e le cure piu' di moda, richiede
periodicamente analisi ed accertamenti elaborati; egli (o piu' spesso ella)
possiede una 'bella' scorta di medicinali ed e' pronto a fornire suggerimenti
a parenti ed amici con qualche sintomo di malattia.
Specialmente in Italia si trova spesso una tipologia di personaggi,
che anziche' tenere a mostrarsi onesti e rispettosi delle leggi,
si compiace di vantarsi di commettere delle irregolarita', spesso
piccole, quali:
Il tutto e' basato sull'idea di sembrare piu' 'furbi' e svelti
della media, nel fare questi gesti e quindi riscuotere l'attenzione
altrui.
Questa categoria e' cosi' importante e diffusa che meriterebbe
un capitolo a se'.
Il patito del potere non lesina sforzi per conquistarlo, mantenerlo
accrescerlo, anche a costo di sacrifici di lavoro, economici e
familiari.
Mia moglie, senza sapere che stavo scrivendo queste note, vedendo un famoso
direttore d'orchestra agitarsi in TV, mi disse che non capiva a che servisse
tanto esibizionismo.
L'estremizzazione del potere arriva alla dittatura ed all'omicidio; i serial killer
non sono dei deviati mentali che cercano di affermare il loro potere togliendo la vita
agli altri? E' come dire 'ho potere di vita e di morte su di lui', quindi esisto
e nessuno puo' insinuare che la mia persona sia trascurabile.
Non e' forse una delle espressioni del potere quella di avere
una bella anticamera piena di persone che fanno la fila per incontrarci?
E quanto piu' le persone sono importanti tanto piu' grande e'
la soddisfazione del soggetto! Ci sono signore che tengono salotto
regolarmente e sono certo che almeno una nota contessa preferirebbe morire piuttosto che perdere i suoi ospiti.
La sala del trono dei re e' la massima espressione di questa idea;
e' stata inventata apposta per istituzionalizzare e ritualizzare
tale funzione; la relativa scenografia esalta i rapporti gerarchici
e gratifica le persone che possono accedere ai posti piu' elevati
in prossimita' del re.
Senza arrivare a tali limiti, la semplice visita alla propria
casa e' universalmente considerato un piacere ed un onore, perche'
dimostra l'interesse altrui verso di noi e la disponibilita' del
visitatore a muoversi per venire da noi.
In piu' di un'occasione mi sono sorpreso a constatare come persone
che conoscevo relativamente poco si siano espresse in modi insolitamente
cordiali o addirittura affettuosi, quando sono andato a trovarle
nella loro casa.
Ma anche gli ospiti possono sentirsi lusingati dall'essere invitati, se
l'ospitante e' persona di rango elevato o se l'occasione e' sufficientemente esclusiva.
Quanti farebbero salti mortali per essere invitati ad un matrimonio 'del secolo',
o all'insediamento di un grande presidente, per poter dire: 'Io c'ero!'.
Ottenere un successo in amore e' naturalmente un piacere di per
se', ma spesso il suo vero scopo e' piuttosto quello di collezionare
conquiste, verificare e dimostrare la propria attrattiva. Una
volta raggiunto il successo, spesso solo a livello di risposta
di disponibilita' dell'altro, senza alcuna concretizzazione, il
conquistatore abbandona l'interesse, lasciando la 'vittima' (che
ci credeva) nella delusione.
Molti anni fa un mio collega era un tipico esempio di infantilismo
che si manifestava con un misto di mania del divertimento ottenuto
con gli scherzi e di gallismo; i suoi films ideali erano quelli
della serie 'Amici miei', che ando' a vedere piu' volte.
Una volta 'rimorchio' cosi' una dottoressa NewYorkese su una spiaggia
delle Bahamas, dove avevamo sostato nel corso di un viaggio verso
la Florida, ma il suo scopo era quello summenzionato: solo dimostrare
a se stesso ed a me di essere attraente.
I 'professionisti' di questa tecnica sono naturalmente i playboys, che si
sentono in dovere di farsi vedere con tutte le piu' belle donne di passaggio
in citta', non conta con quali risultati, basta che qualcuno li veda e magari
li fotografi e lo scopo e' raggiunto.
In certi ambienti formalmente puritani la semplice conquista non
sta bene o non e' sufficiente e viene quindi addirittura formalizzata
col matrimonio; cosi' arriviamo al collezionismo matrimoniale
tipico di certe stars hollywoodiane, capaci di sposare 6, 7, 8,
9 coniugi in sequenza.
Talora il matrimonio sembra essere una sorta di dimostrazione
di successo e status symbol, come nel caso del nuovo ricco che
cerca sposare la donna che fu moglie di un presidente o di un
re. E' come comprare il passaporto per l'alta societa'.
Ma, in piccolo, l'aspirazione al un matrimonio con una persona
affermata e ricca non e' quello che sperano anche tante ragazze
comuni?
Scrivere delle lettere, possibilmente a persone altolocate e'
un altro modo di sentirsi vivi ed importanti. C'e' l'idea di influire
su di loro e sopratutto la speranza di una risposta, che poi sara'
esibita ad amici e parenti, per dimostrare con chi abbiamo rapporti.
Molti anni fa conobbi un collega d'ufficio, che svolgeva mansioni modeste,
tipo raccogliere dei moduli con le attribuzioni delle ore degli impiegati ai diversi lavori;
egli, anziano d'azienda, cercava di riscattare la sua modesta condizione, vantando
la conoscenza di alti dirigenti, che avevano iniziato a lavorare con lui. Quando si trattava di
automobili e dei loro problemi, lui scriveva alla FIAT e in copia a... Avv. Gianni Agnelli.
Durante la presidenza Pertini, il capo dello stato involontariamente
incremento' questa mania con la sua apertura alla gente, tanto che qualcuno fece
uno spettacolo intitolato 'Io scrivo a Pertini!'.
Il fatto stesso di ricevere delle lettere, magari innescate dalla
nostra stessa corrispondenza, ci puo' dimostrare di 'essere'.
Confesso che io stesso, senza rendermene esplicitamente conto,
ho avuto in passato un po' di questa mania; mi abbonavo a riviste
tecniche gratuite o chiedevo informazioni su prodotti, che mi
interessavano, ma anche il vedermi arrivare molta corrispondenza
come conseguenza non mi dispiaceva.
Daltronde, in passato (e forse tuttora) certe cartomanti non profetizzano
'l'arrivo di una lettera' ai loro clienti, quale promessa di un
evento interessante e foriero di ambite novita'?
C'e' poi chi ambisce addirittura a scrivere e pubblicare le proprie
idee. La maggioranza degli scrittori non rientra nell'esiguo numero
di quelli di successo, che traggono piccoli o grandi guadagni
dalle loro pubblicazioni, ma lo fanno per il gusto di vedere i
propri lavori stampati.
Si, perfino il 'testamento' puo' essere una affermazione di se',
un modo per 'essere', per far sentire la propria presenza, per
imporsi all'attenzione altrui. L'idea di un gruppo di persone
che si raccoglie attorno al notaio in silenziosa attesa delle
'nostre disposizioni' puo' stuzzicare la nostra vanita'.
Comunque ho utilizzato quest'ultima voce della lista delle 'penitenze',
in senso lato, per elencare le modalita' di rendersi presenti
mediante il lascito di segni di se'.
Firmare qualcosa e' espressione di potere, oltre che affermazione
di esistenza. Spesso se qualche amico scrive una cartolina ad
una persona che neanche conosciamo non esitiamo ad aggiungere
la nostra. Il destinatario si domandera' chi siamo, forse successivamente
lo chiedera' al mittente...
Se guardiamo le firme noteremo come molti le creano con particolari ricercatezze, quali
svolazzi e sottolineature, volti ad abbellirle e dare loro un aspetto piu' maestoso possibile.
Alcune semplificazioni burocratiche saranno difficili da realizzare
proprio perche' comporterebbero l'abolizione di alcune firme 'inutili'.
Se la firma e' appetita, il mettere un timbro lo e' altrettanto.
A proposito della burocrazia e della timbratura si possono applicare
riflessioni simili a quelle esposte per la 'firma'.
I piu' pertinaci preferiscono firmare in grande ed in pubblico.
Da sempre poi l'uomo ha avuto la tentazione di scrivere sui monumenti,
quasi per associarsi alla loro importanza e longevita'. In una
trasmissione sulle piramidi egizie ho visto che persino gli operai
che parteciparono alla loro costruzione scrissero i loro nomi
in qualche galleria interna.
Le scritte che si diffondono oggi sui muri delle nostre case o
sui pali della luce sono spesso meno sentimentali. Si riducono
talvolta a semplici scarabocchi, tanto per segnare il proprio
passaggio (che ci sia qualche somiglianza con gli animali che
segnano il territorio con la propria urina?).
Vicino a casa mia si stava ristrutturando un parco; l'impresa non
ha fatto a tempo ad intonacare i muretti che essi sono stati subito
'decorati'; qualcuno ha addirittura fatto i propri...segni (stavo
per scrivere 'bisogni'), incidendo l'intonaco fino ai mattoni.
Naturalmente, come tutti vediamo, si scarabocchia anche su cartelli
indicatori, illustratori, panchine, banchi di scuola e di Universita'.
Ho visto una trasmissione televisiva su questo fenomeno; si mostrava
che i vandali erano arrivati a scrivere sulle vetrine dei negozi
con il diamante tagliavetro! I negozianti, molto comprensivi,
avevano proposto di fare dei muri in periferia, destinati a ricevere
quelle 'manifestazioni'; se la mia interpretazione si avvicina
al vero, temo che quella non sia la soluzione: infatti il 'bello'
e' di scrivere dove si e' notati dai piu'!
Non voglio qui parlare della negligenza o incivilta' pura e semplice,
secondo cui per alcuni, tutto quello che non e' di nostra proprieta'
e' 'res nullius', cioe' roba di nessuno, di cui ci si puo' disinteressare
tranquillamente.
Mi occupo invece di coloro che intenzionalmente rompono, sporcano
e danneggiano cose e persone, per affermare la propria esistenza.
A mio avviso questa e' una buona chiave di spiegazione del vandalismo
che colpisce telefoni pubblici, panchine, macchine distributrici,
cassonetti dei rifiuti ed altri oggetti esposti al pubblico: e'
come se il vandalo dicesse ho inciso sulla citta'!
Con l'avanzare delle nuove tecnologie i vandali si sono aggiornati
e hanno inventato i virus per i computers.
I piu' incoscienti scelgono gesti ancora piu' eclatanti, che abbiano
eco sui mezzi d'informazione, come quello di lanciare sassi dai
cavalcavia sulle auto o sui treni in corsa. Per un povero minorato
mentale condannato all'abulia o alla noia e' una bella distrazione
quella di fare accadere qualcosa che verra' stampata sui giornali
ed annunciata in TV! E' per questo che ogni tanto in TV i giornalisti
dichiarano di non voler dare la notizia, per non alimentare le
motivazioni di quegli sconsiderati.
Per i piu' 'fortunati' c'e' la testimonianza top: Comparire in
TV! Si tratta di una delle massime affermazioni a cui aspirare. La TV e'
una sorta di marchio di successo che ci puo' promuovere socialmente
alla grande, perche' ci mette in primo piano davanti a milioni di persone!
E' classico il gesto di saluto con la manina fatto dagli spettatori
di una trasmissione quando vengono inquadrati, sembra dire: 'vedete?
sono qui!!' e chi puo' stare vicino al presentatore chiede di salutare amici e parenti.
Una volta vidi in TV un servizio che illustrava il caso di un
ragazzo che aveva preso l'abitudine di intrufolarsi vicino ai
personaggi noti (attori, politici, cantanti,..), in modo da comparire
in foto e riprese filmate o televisive. Cosi' poteva mostrare
a tutti le copie di tali documenti e dire 'c'ero anch'io!' oppure
'guarda con chi stavo!'.
Un'altro caso e' quello di un tizio che partecipa come spettatore
in sala a tutti i festival di Sanremo. Sembra che approfitti della
risonanza del festival per farsi vedere dal pubblico televisivo,
particolarmente numeroso per l'occasione.
Per esempio conosciamo il tipo che, specialmente all'inizio dell'era dei telefonini,
ne sfoderava uno dei primi mostrando di parlare con qualche persona importante; combinava cosi' senza saperlo, le tecniche dell'
Un altro potrebbe essere quello che va (o dice in giro che sta per andare) in vacanza con la spider, in un porto,
dove salira' a bordo di uno yacht di amici famosi che lo porteranno alle Bahamas. Qui possiamo riconoscere:
Tutti abbiamo visto gruppi di giovani (e meno giovani) che si
recano in televisione come spettatori e, ascoltando qualche cantante,
si compiacciono di dimostrare quanto si divertono ondeggiando le braccia,
o un accendino al di sopra delle teste. Eccezionalmente questo 'accompagnamento'
puo' essere giustificato dalla particolare bellezza del brano, ma l'eccessiva frequenza
del fenomeno fa pensare piuttosto ad altro. Paride Bellavitis © 1997 Paride Bellavitis - © 1998 ARPA Publishing. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
Di tutto si puo' dubitare tranne che di star dubitando, cioè
di star pensando, dunque di esistere come essere pensante.
La sua filosofia e' quindi sintetizzata, come sappiamo, nella
famosa frase: "Cogito, ergo sum!" (Penso, dunque
sono!).
Naturalmente nei casi piu' comuni questi comportamenti possono
essere temporanei ed essere superati con la propria maturazione,
o passeggeri e cambiare da un tipo di attaccamento ad un altro.
E' una sorta di psicologia alla buona e sicuramente con prospettive
parziali ed incomplete, dato che non sono uno psicologo, ma ragiono
con semplice buon senso.
AVERE
Al di la' del timore di restare senza risorse, che motiva molto
questo desiderio fino a sconfinare nell'avarizia, l'avere e'
una grande fonte di soddisfazione per la gente, che ama esibire
le proprie cose in forme diverse.
Ho una gran casa,...ergo sum!
In genere ci rendiamo conto, piu' o meno consciamente, che la nostra esibizione di questo
o altri possessi ci attireranno le invidie altrui; allora, per
evitare che cio' finisca per vanificare i nostri scopi, cerchiamo
di offrire loro una sorta di condivisione del nostro bene. Facciamo
feste di inaugurazione, cene o grigliate; in gergo 'bagnamo' il
nuovo possesso.
I proprietari si sobbarcano a scomodita' e spese, che sembrano
talvolta utili solo allo scopo di raccogliere i complimenti dei
loro conoscenti.
Ho una gran macchina,...ergo sum!
L'auto piu' adatta e':
Al contrario ho notato che i contadini e boscaioli, che ne farebbero
un impiego piu' appropriato, si arrangiano benissimo con vecchie
utilitarie, che arrancano per i campi e le salite piu' difficili!
Mi mostro' con orgoglio tutti i vari accessori, nuovi per l'epoca, come i
sedili regolabili elettricamente e la climatizzazione con termostato digitale.
Dato l'alto costo dell'auto, delle sue parti e degli interventi manutentivi, per potersela
permettere, doveva pero':
Parlandone mi disse che, vedendolo uscire con la Cadillac, il suo vicino di casa
lo scambiava per un milionario (in dollari).
Molti avranno avuto occasione di sentire una notissima attrice cinematografica italiana dire,
nelle sue interviste: 'Mi trovavo con la Rolls...' Vesto,...ergo sum!
E che dire di pellicce, gioielli, orologi,...?
Addirittura puo' bastare che siano costosi e firmati e all'ultima
moda, non importa che siano di gusto del proprietario.
Ho un bel corpo,...ergo sum!
Ma la cosa forse piu' importante per la maggioranza e' il proprio stesso corpo!
L'identificazione col corpo e' certo il fatto piu' ovvio e generalizzato; solo chi si esercita spesso in meditazioni e riflessioni filosofiche riesce a distinguere la propria essenza piu' intima dal corpo che la incarna.
Si racconta di un noto giornalista televisivo che era cosi' maniaco dell'abbronzatura
da prendere il sole con le dita ben aperte, per assicurare una buona colorazione anche tra un dito e l'altro!
Compro,...ergo sum !
Ho un titolo,...ergo sum!
DIRE
Chiacchiero,...ergo sum!
Io ho conosciuto un paio di signore ( a cui sono affezionato)
che erano famose per questa attivita'. Una era proverbiale per
attaccar bottone anche sugli autobus, e le capitava di trovare
sarte, domestiche o altre persone con cui intrattenere rapporti
di lavoro, semplicemente grazie alla sua parlantina. Inoltre,
se si trovava in compagnia di qualcuno e la conversazione languiva,
non trovando altro argomento per rianimarla diceva: '..che silenzio!',
come se trovarsi in assenza di colloquio fosse imbarazzante.Telefono,...ergo sum!
Una delle signore summenzionate era al telefono con un'amica e
fu salutata dalla figlia che andava al cinema; al suo ritorno, dopo quindi almeno due ore,
la figlia la ritrovo' ancora al telefono con la stessa amica!
Riferisco,...ergo sum!
La sua forma piu' nota e tipica e' basata sul pettegolezzo. In
ambienti semplici questa e' l'informazione piu' facile da offrire.
Disputo,...ergo sum!
Oltre alla passione per la chiacchiera egli e' infatti animato
dalla convinzione che l'esprimere un parere diverso e generalmente
anticonformista gli assicuri una maggiore attenzione e stima.
Conosco,...ergo sum!
Viaggio (e riprendo),...ergo sum!
A tale attrattiva chi piu', chi meno, accoppia il piacere di poter
dire di 'esserci stato'.
Anche qui si rischia di suscitare un'invidia proporzionata e la cartolina,
o meglio ancora il souvenir, servono anche a mitigarla.
Anch'io facevo un po' cosi' da giovane. Quando ho preso coscienza
del mio comportamento l'ho abbandonato e non porto piu' macchina
fotografica ne' cinepresa.FARE
Partecipo,...ergo sum!
Ma anche chi non sa fare gran che' vuole partecipare, come ben
rappresentato dal gruppo comico dei 'Tretre', in cui ricorre la
gag di uno che si inserisce a sproposito in una discussione e,
redarguito, si giustifica dicendo '..volevo partecipare!'.Faccio parte di un gruppo,...ergo sum!
Specialmente da giovani abbiamo bisogno di essere parte di un
gruppo. I gruppi piu' comuni sono la classe a scuola, la comitiva
in vacanza o la squadra sportiva.
Per esserne parte integrante occorre parlare delle stesse cose,
usando lo stesso gergo, vestire negli stessi modi, fare certe
attivita' che dominano nel gruppo.
Sotto questo punto di vista ritroviamo atteggiamenti illustrati
in altre voci, che qui ricompaiono non piu' come segno di distinzione,
ma come obbligo di allineamento.
Ad un certo punto tutti 'devono' indossare certe scarpe da ginnastica o
degli stivaletti anfibi; lo zainetto puo' diventare un accessorio indispensabile;
oppure e' bene avere i pantaloni strappati o con le toppe e la camicia fuori
dai calzoni . Spesso ho riflettuto che se certi capi fossero forniti dai genitori
i ragazzi si rifiuterebbero di usarli, insorgendo ed adducendo giustamente mille
obbiezioni.
Quando ero bambino, a scuola tutti i miei compagni erano tifosi
di una squadra di calcio. A me non importava niente e non conoscevo
neppure le squadre, ma mi sentii in dovere di sceglierne una da
poter 'esibire': scelsi la stessa del mio miglior amico.
Tifo,...ergo sum!
Se la squadra vince: tripudio, ABBIAMO vinto, SIAMO forti!
Se la squadra perde: vergogna, HANNO perso un'altra volta, non
SANNO far niente, cacciate l'allenatore, punite il giocatore fannullone!Scherzo,...ergo sum!
Tali soggetti sono piacevoli di quando in quando, ma se frequentati
con assiduita' possono diventare esasperanti.
Mi esibisco,...ergo sum!
C'e' anche il caso di un notissimo presentatore televisivo, la cui figura e' proverbiale
per la sua smania di essere sempre sul video e dichiaro' candidamente di sentirsi
a disagio in un periodo in cui non pote' lavorare.
Anche senza arrivare a fare l'attore, l'attrattiva per i costumi
e le belle uniformi e' sempre stata notevole nell'immaginazione
della gente. Chi non ha sognato da piccolo di diventare ufficiale,
poliziotto, o anche semplicemente vigile del fuoco o tranviere,
per il fascino ottenibile tramite la divisa?Faccio chiasso,...ergo sum!
E' perche' il guidatore e' sordo? O perche' gli piace di sentirla
cosi'?
Propenderei per l'ipotesi che voglia farsi notare, come se dicesse:
sentite gente che stereo che ho e come me la godo!
Inoltre al mattino alla 9.30 tutto il villaggio veniva svegliato
dalla 'sigla' suonata ben forte; tutti, volenti o nolenti, dovevano
accorgersi dell'animazione!Mi diverto,...ergo sum!
Io stesso, in gioventu' ho partecipato, come molti, alle sfilate
in macchina nella notte di S.Silvestro, suonando il clackson e
sventolando sciarpe, attraverso il centro della citta'. Lo scopo
inconscio era quello di 'divertirsi' in quella circostanza 'd'obbligo'
dimostrandolo a noi stessi ed agli, mentre in fondo non era del
tutto vero.Mangio,...ergo sum!
E' la posizione di quei tipi che si compiacciono di parlare sempre
di cibi e di trattorie che sono 'la fine del mondo'. Il loro svago
consiste nel trovarne sempre di nuovi e nel raccontare le loro 'grandi abbuffate'.
Soffro,...ergo sum!
Chi non conosce qualcuno che alla domanda convenzionale 'come
stai?' risponde non con un altrettanto convenzionale 'bene, grazie',
ma con l'elenco dettagliato di tutti i suoi mali veri o immaginari?
E guai a mostrarsi troppo interessati: il 'malato' rompera' ogni
ritegno e continuera' a spiattellarci dettagli sempre piu' spinti,
relativi ai suoi sintomi, alle cure fatte, ai medici consultati,
alle diagnosi diverse ottenute, etc, etc.!
Frego,...ergo sum!
Anche qui ci sono i professionisti della situazione: Arsenio Lupin non rubava forse per poter lasciare il proprio biglietto da visita, che significava 'caro ispettore anche stavolta sono stato piu' bravo di te'?
Comando,...ergo sum!
Il potere e' infatti una delle mete piu' ricercate ed ambite nella
societa'. E' la molla di quasi tutte le carriere politiche, diffusa
persino nelle organizzazioni ecclesiastiche.
C'e' un detto che sostiene che e' persino meglio comandare che
fare l'amore. C'e' poi quello famoso di Andreotti: 'Il potere logora chi non c'e l'ha'.
Ricevo persone,...ergo sum!
BACIARE
Rimorchio,...ergo sum!
Questo atteggiamento nell'ambito maschile si chiama 'gallismo',
nell'ambito femminile 'civetteria'.
Quando andavamo in missione all'estero si toglieva la fede, 'puntava'
le donne che gli capitava di incontrare, finche' quelle gli davano
una risposta positiva.
La povera donna non lo sapeva, lo segui' prima in albergo, poi,
saputo che stavamo partendo per Cape Canaveral, interruppe la
sua vacanza per seguirci e venne a stare nel nostro stesso albergo
a Cocoa Beach, vicino al poligono J.F.Kennedy. Lui le mostro'
di esserne compiaciuto, ma in realta' non gli piaceva, non voleva
vederla e invento' scuse di lavoro. Lei gli scrisse un biglietto,
chiedendogli un appuntamento, ma lui non rispose, ne' ando' all'incontro
e, quando il giorno dopo partimmo, se ne ando' senza nemmeno salutarla.Sposo,...ergo sum!
LETTERA
Scrivo lettere (ai potenti),...ergo sum!
Ricevo posta,...ergo sum!
Pubblico,...ergo sum!
Quindi lo fanno gratis o addirittura pagano per ottenere cio';
tanto e' vero che sono nate organizzazioni che guadagnano su questo
ed editori che pubblicano libri a condizione che l'autore ne compri
un bello stock.TESTAMENTO
Firmo,...ergo sum!
Timbro,...ergo sum!
Qualche anno fa volevo mettere un annuncio economico nella bacheca
della mia ditta; tale operazione richiedeva che il mio cartello
fosse timbrato e datato dal circolo aziendale; quando andai nell'ufficio
del circolo c'erano il presidente ed un aiutante (che nel lavoro
faceva il magazziniere), oltre ad altri colleghi; appena porsi
il mio cartello, il magazziniere lo ghermi' con cupidigia e vi
appose il timbro con tale impegno e piacere che io ed il presidente
ci scambiammo un'occhiata intrisa di compassionevole e silenziosa
ilarita'.
Mio cognato, che era funzionario della amministrazione provinciale,
mi racconto' che, per agevolare i cittadini, aveva disposto che
le pratiche del suo ufficio si potessero svolgere via fax. Tutto
funziono' finche' lui passo' ad altro incarico; il nuovo capo
ripristino' l'obbligo di presentarsi di persona agli sportelli.
Forse le pratiche telematiche non gli consentivano di godere dell'attenzione
della gente (che via fax non lo vedeva neppure!).Scrivo (sui muri, alberi, monumenti)...ergo
sum!
Quando eravamo ragazzi non abbiamo scritto i nostri nomi sugli
alberi o sulle panchine? Magari in coppia con la nostra amata,
per illuderci di sigillare il nostro rapporto per tanti anni a
venire.
A Hollywood sappiamo che, davanti al teatro cinese dove si consegnavano i
premi Oscar, c'e' preparata un'apposita area in cui gli attori piu'
famosi possono lasciare le impronte delle loro mani nel cemento.
Rompo/ sporco/ danneggio,...ergo sum!
Spesso i cassonetti vengono addirittura incendiati: la gente chiamera'
i vigili del fuoco e in molti si scambieranno la notizia, cosi'
la risonanza del gesto aumentera'!
Ultimamente ne ho avuto uno sul mio PC di casa, che ha causato
difficolta' con la tesi di laurea di mia figlia. Ad un certo punto
ha scritto sullo schermo '..il tuo computer non e' ben protetto
!..' Che piacere deve essere per il vandalo informatico immaginare
le reazioni dei malcapitati!
Compaio in TV,...ergo sum!
COMBINAZIONI
Molto spesso le persone riescono a combinare assieme due o piu' dei comportamenti elencati, con lo scopo inconscio di potenziarne l'effetto.
Che invidia! Ma, ... tranquilli!: ci scrivera' cartoline per farci partecipare e ricordare quanto e' fico!
La violazione del copyright e/o la copia illecita del materiale riprodotto in queste pagine, la diffusione non autorizzata dello stesso in qualunque forma contravviene alle normative vigenti sui diritti d'autore e sul copyright.
Per inserire i tuoi testi nel sito ARPANet, clicca qui!