II PARTE
LA POLITICA
CAPITOLO 1
La nascita della classe politica indiana: dal villaggio al palazzo
La travagliata storia sociale indiana è caratterizzata dal periodico riaccendersi di tensioni interne, talvolta sfocianti in aspri conflitti, di natura religiosa, etnica, linguistica o di rivendicazioni di autonomia. Questa situazione è sempre stata la principale preoccupazione delle diverse leadership politiche, locali o coloniali, che si sono alternate in India. Il secolare nucleo rurale di autosufficienza - caratteristico modello di aggregazione sociale indiano - è il villaggio: precario equilibrio di religione, produzione agricola, "produzione" parassitaria e struttura castale.
La colonizzazione ruppe questo schema secolare trasformando ciò che mai si sarebbe pensato essere trasformabile: la persona.
Questo comportò non solo l'indebolimento cronico del delicato sistema produttivo indiano, ma degenerò anche quell’ordine sociale che il rigido sistema castale e la mentalità strettamente conservatrice e tradizionalista dei ceti più bassi avevano contribuito a mantenere.
Al tempo stesso la colonizzazione inglese pose, forse inconsapevolmente, le basi per l’avvento di una classe politica e di un’unità nazionale che seguendo un’evoluzione dettata dai carismi di pochi ma grandi personaggi hanno fatto dell’India un paese travagliato e arretrato in molti campi, ma capace - alle soglie del 21° secolo - di competere, in alcuni settori della produzione tecnologica industriale, con i paesi "civilizzati" occidentali.
Sottolineiamo ancora quanto siano stati importanti carismi come quelli di Nehru o di Indira, veri leaders capaci di valorizzare le risorse umane di questo sconfinato paese e di intervenire con grande decisione la dove era a rischio l’unità nazionale.
E’, a nostro avviso, indispensabile ricordare questi passaggi storici se si vuole comprendere appieno la struttura e le modalità di azione della moderna classe politica; il rapporto che lega una popolazione - che ormai sfiora il miliardo di individui - alla sua rappresentanza politica è sempre dettato dalla storia e dagli atteggiamenti che il "potere di palazzo" ha assunto nella conduzione della sua attività.
Come si forma il politico secondo l’analisi di un illustre indiano: Tandon e il "Punjabi Century"
Per comprendere la complessità del percorso formativo della figura di un politico indiano moderno può essere utile rileggere alcune pagine di letteratura anglo-indiana, cioè di quella letteratura che - per il periodo particolare a cui si riferisce - riporta le impressioni lasciate su esponenti della classe di indiani "integrati" dai colonizzatori inglesi.
"L’Inghilterra avrebbe dovuto essere la mia patria per i prossimi otto anni. Avrei dovuto scoprire successivamente che non mi preoccupava più conoscere la data del mio ritorno in India. Le persone conosciute, per la loro stranezza e il loro formalismo, si dimostrarono ricche di sentimento, a patto che si diventasse uno di loro. Così io feci ".
P.TANDON, Punjabi Century , p.206
Con queste parole Prakash Tandon descrive sinteticamente lo spirito che animò il suo soggiorno di studio in Inghilterra. Nessuno ci può descrivere la colonizzazione, l’esportazione e la preparazione della classe culturale, il contributo inglese all’India meglio di Tandon. Nato nel 1911 nel Lahore, cresciuto nel Panjab per seguire il padre che era stato assunto come ingegnere dal governo coloniale, abituato a vivere strettamente a contatto con gli inglesi e poi studente a Londra, tornò in India solo nel 1929 e riuscì ad inserirsi in una grande società industriale britannica della quale arrivò ad essere presidente.
In Punjabi Century Tandon racconta parte della sua vita (dai 12 ai 25 anni) dando grande peso ai giudizi e alle situazioni che la vita di villaggio condotta da piccino e poi il soggiorno in Inghilterra gli offrirono. Proprio questi giudizi ci sono utilissimi per capire su quale tessuto di pensiero si fonda la consapevolezza e il fascino dell’essere indiani; passo necessario per comprendere l’evoluzione del pensiero politico autoctono.
"Amo la terra del Panjab occidentale, priva di vegetazione, con i suoi lontani orizzonti, così come amo le montagne che più tardi vidi a Gujrat. Mi piacciono i villaggi e le piccole città, non mi attira vivere nei grandi centri. Eppure dovetti vivere molti anni a Bombay e prima ancora a Londra e Manchester. Ritengo di essermi affezzionato a entrambe i luoghi, ma il mio cuore è sempre legato ai luoghi come Mangtanwala, nel Panjab".
P. TANDON, Punjabi Century , p.16
Con queste parole Tandon esprime un giudizio che individua uno degli aspetti caratterizzanti il formarsi della classe politica indiana (e che caratterizza anche la politica più moderna): le influenze esterne all’India - per quanto lunghe o profonde siano - non possono sostituire il radicato attaccamento a quel sistema di convivenza civile che ha per secoli caratterizzato quel luogo e quel popolo.Un altro passo del racconto di Tandon testimonia questa stabilità di fondo: l’organizzazione interna di ogni villaggio si basava non solo sulla divisione in caste, ma anche sull’unione di queste in un sistema detto delle "biradari" letteralmente "fratellanza". Tandon ci descrive la funzionalità e l’unità che l’interagire di queste componenti generava all’interno del villaggio, nel quale ognuno rivestiva un ruolo ben preciso. Quando gli Inglesi introdussero leggi codificate, tribunali veri e propri, giudici, avvocati e precise
regole di procedura, il sistema si sfaldò lasciando le comunità agricole prive di quel modello di convivenza che fino ad allora avevano usato. Ciò indusse gli abitanti dei villaggi a richiedere anche l’insegnamento di nuovi schemi di comportamento compatibili con la legislazione che era stata loro imposta, era infatti impensabile un ordinata convivenza sociale lontana da un ordine costituito e posto come obbigatorio. Gli Inglesi - soprattutto quelli della prima generazione, animati da rispetto e spirito da pionieri - tentarono di sopperire alle mancanze che il loro atteggiamento aveva provocato integrandosi nella vita di villaggio e ottenendo così discreti successi, come racconta Tandon:
"Mio padre si divertì lavorando alle dipendenze di questi uomini, condividendo lingua, cibo e fatiche. Essi erano nati qui nel Panjab, avevano studiato a Roorkee epoi si erano sposati e avevano lavorato sempre qui. [.....] Anche mia madre conosceva le loro mogli. Era solita cucinare e mandare loro i piatti favoriti della cucina Punjabi. Esse le insegnavano [knitting] all’uncinetto e a ricamare. Si sentiva a suo agio con loro, così come si sentiva mio padre in compagnia dei colleghi.
P. TANDON, Punjabi Century , pp.197-199
Non fu lo stesso con la nuova generazione di Inglesi provenienti dalle Università britanniche e giunti per la prima volta in India:
"I giovani tecnici Inglesi appena arrivati non avevano la "stoffa dei pionieri" propria dei loro predecessori; inoltre mentre la nostra conoscenza della lingua inglese migliorava costantemete, da parte loro gli sforzi per imparare la nostra diminuivano. La vita sociale dei loro clubs esclusivi spegneva la loro voglia di conoscere la nostra terra e le usanze di chi la abita".
P. TANDON, Punjabi Century , pp.199
Venendo a mancare il modello ispiratore di questa nuova "convivenza civile" si generò uno stato cofusionale che finì per indebolire la strutura dei villaggi, deludendo le aspettative di solidità ed efficace modernizzazione che il periodo di reale integrazione aveva mostrato come possibili, e rafforzando - questa è la tesi da cui siamo partiti - il senso di isolamento e di sfiducia in tutto ciò che è straniero che caratterizzò la formazione delle prime classi politiche locali.
Anche dal racconto delle prime esperienze lavorative di Tandon, presso l’Unilever di Bombay, una grossa compagnia inglese nella quale lavoro dal 1937 al 1968 diventandone presidente, è possibile risalire ad una caratteristica saliente del formarsi della classe politica. La carica di presidente rivestita per otto anni da Tandon all’interno di una società inglese, anche se raggiunta con fatica e tra mille difficoltà, dimostra la tenacia indiana e l’utilità distintiva degli studi fatti in Inghilterra; utilità che gli inglesi - dimostrando un grande tempismo - misero a frutto solo quando divenne necessaria e non più ostacolante i loro affari.
© C.Garocchio & G.Lucchini - © 1998 ARPA Publishing. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
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