Liceo Berchet - Milano
La Basilica Apostolorum (San
Nazaro)
Voluta da Ambrogio all'interno di
un'area cimiteriale pagano-cristiana lungo la via per Roma e per questo dallo stesso
vescovo indicata come basilica romana, la chiesa fu realizzata a partire dal 382 e
consacrata entro il giugno 386 con reliquie degli Apostoli. Assai complesso è il problema
dell'identità di tali reliquie: alcuni ritengono trattarsi di quelle di Giovanni, Andrea
e Tommaso, che forse Ambrogio stesso si era procurato a Concordia o ad Aquileia nel 381,
altri suppongono fossero reliquie di Paolo e Pietro alle quali solo più tardi si
sarebbero aggiunte quelle degli altri tre apostoli.
La struttura
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La volta di San Nazaro e la
Capsella di Manlia Dedalia |
L'edificio paleocristiano è
ricostruibile grazie ad una serie di indagini archeologiche operate per lo più nel corso
dei restauri tra il 1947 e il 1974 e di cui resta purtroppo inadeguata documentazione;
presenta un impianto a croce libera, allora inedito per l'Occidente, che ha il suo
modello, anche ideologico, nell'Apostoleia di Costantinopoli - progettata da
Costantino come suo mausoleo - e che trova riscontro ancora in Oriente nel pressoché
contemporaneo martyrum di S. Babila di Antiochia e nel martyrum di S.
Giovanni a Efeso. Si tratta di una croce latina di m 56 x 45,30, larga m 14,20 e alta m
13,15 dotata in origine di presbiterio a
terminazione piana. I due bracci della croce sono costituiti da due ambienti rettangolari
animati da esedre ad emiciclo - forse a destinazione
funeraria che si aprono sulla navata mediante un triforium. Il tetto a doppio spiovente di questi due
ambienti era ad un livello inferiore a quello della navata
e come questo a capriate lignee e con soffittatura
piana. Al centro, nel punto di incontro degli assi della croce, era l'altare con le
reliquie degli apostoli collocati entro la nota capsella (contenitore per reliquie)
argentea. Poiché al momento del rinvenimento della teca, effettuato dal cardinale Carlo
Borromeo nel 1579, entro questa era conservata anche la capsella di Manlia Dedalia, si
ritiene che questo secondo contenitore sia stato utilizzato per una nuova deposizione di
reliquie apostoliche. Il titolo di basilica Apostolorum è già in Paolino, mentre solo
più tardi si afferma quello di S. Nazaro, le cui
reliquie Ambrogio rinvenne il 28 luglio del 395, presso il cimitero di Porta Romana.
Si ritiene che proprio in seguito all'inventio (ritrovamento delle reliquie) il
vescovo abbia modificato il presbiterio della basilica Apostolorum con l'aggiunta di
un abside: non è mancato tuttavia chi l'ha ritenuta
già prevista nell'impianto originario. E' certo in ogni caso che dalla fine del IV sec.
La basilica dispone di due poli devozionali; l'altare con le reliquie degli Apostoli e, "in
capite templi", il sepolcro di Nazaro: quest'ultimo messo in luce dagli scavi
del Villa è risultato internamente rivestito di lastre marmoree.

L'epigrafe ambrosiana

Si conosce anche l'epigrafe commemorativa dettata da Ambrogio, di
cui si sono conservati due frammenti, il cui testo sottolinea l'importanza della forma a
croce come immagine simbolica della vittoria di Cristo e ricorda esplicitamente il luogo
di sepoltura del martire Nazaro, contrassegnato da una immagine della croce, forse una
rappresentazione musiva o un manufatto in marmo o in oreficeria. Ve ne proponiamo il testo
originale con traduzione a fronte. In maiuscolo sono le lettere leggibili dai frammenti
originali.
"Ambrogio edificò questo tempio e lo consacrò al Signore col titolo degli
Apostoli, col dono delle reliquie. Il tempio ha la forma di croce, il tempio è la
vittoria di Cristo: la sacra immagine del trionfo segna il luogo. In capo al tempio è
Nazario, dall'alma vita: per le reliquie del martire il suolo s'innalza. Dove la croce
eleva il suo sacro capo, presso la curva dell'abside, lì si trova il capo del tempio e la
dimora di Nazario: egli, vincitore, procura con la sua pietà una quiete eterna: a lui, al
quale la croce fu palma, la croce è pure riposo."
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condidit AmbrOSIUS templu(m) dominoque sacrauit/
nomine aposTOLico munere reliquiis./
forma crucis TEMPLV(m) est templu(m) uictoria Christi,/
sacra triumphalis signat imago locum./
in capite est templi uitae Nazarius almae/
et sublime SOLVm martyris exuuiis./
crux ubi sacRATV(m) Caput extulit orbe reflexo,/
hoc caput eST TEmplo Nazarioque domus,/
qui fouet aeTERNA(m) uictor pietate quietem:/
crux cui palMA fuit crux etiam sinus est
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Una seconda epigrafe ora dispersa ricordava
l'abbellimento con marmi libici del sepolcro di Nazaro voluto da Serena per festeggiare il
ritorno di Stilicone dalla guerra contro Alarico.

La decorazione
Nulla resta in posto dell'originario arredo architettonico della
basilica paleocristiana ad eccezione del lacerto pavimentale in opus sectile nella nicchia del braccio meridionale dove
venne poi sepolto il medico egiziano Dioscoro. Siamo meglio informati sulle tombe dei
primi vescovi inumati nella chiesa nella prima metà del V sec., i cui nomi conosciamo
grazie ai cataloghi episcopali: Venerio, Marolo, Glycerius (unico di cui disponiamo di
testimonianze epigrafiche certe) e Lazzaro. I vescovi del V sec. trovarono sepoltura nei
quattro sarcofagi disposti intorno all'altare con le reliquie apostoliche, messi in luce
durante la ricognizione del Borromeo. Altrettante iscrizioni funerarie dovevano essere
collocate sul pavimento in corrispondenza delle tombe interrate. Un annesso di servizio
pare invece doversi riconoscere nel locale rettangolare addossato a sud-est dell'edificio,
nell'area poi occupata dalla cappella di S. Lino.
Risulta costruito sopra una platea ottenuta con anfore vuote capovolte (forse relative
però ad un più antico drenaggio) e presenta - appoggiato al suo muro esterno - un
singolare dispositivo probabilmente idoneo a convogliare in un apposito serbatoio l'acqua
piovana che scorreva sul tetto dell'edificio.
