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Liceo Berchet - Milano
La situazione storico-politica del
IV secolo d.C.
La vicenda storico politica che fa da sfondo alla formazione di
Sant'Ambrogio è innanzitutto legata alla figura di Costantino Magno, quell'imperatore che
prima di ogni altro contribuì alla cristianizzazione dell'impero romano. Bisogna
considerare anche che tale processo non fu perseguito da Costantino Magno con assoluta
certezza, se è vero che il culto del Sol Invictus rimase valido per l'esercito
fino al 324 d.C, e se l'episodio stesso della conversione dell'imperatore nel 312 rimane
assai controverso, come pure problematica è l'interpretazione da dare al famoso
monogramma che egli aveva fatto porre sulle sue insegne il giorno della battaglia contro
il suo rivale, Massenzio, figlio di quel Massimiano, che Diocleziano si era associato nel
286 come augusto, e che per primo aveva elevato Milano a sede imperiale.

Testa colossale di Costantino Magno
L'evento universalmente noto che sancisce l'inizio dell'impero
cristiano è l'editto di Milano del 313: in tale editto Costantino Magno si accorda con
Licinio (un generale fedele a Diocleziano) su una politica di sostanziale tolleranza
religiosa. Va considerato che Licinio non era cristiano, e, trovandosi di fronte alle
controversie orientali fra pagani e cristiani, applica in modo sostanzialmente
indifferente il principio di libertà verso entrambi, danneggiando la Chiesa, e gettando
le premesse per quel conflitto con lo stesso Costantino che gli farà perdere la lotta per
il controllo dell'impero, lasciando Costantino padrone della situazione (dal 324 d.C.).

Sotto il regno di Costantino l'affermazione della Chiesa nella
società imperiale conosce un potente impulso: il concilio di Arles del 314 sancisce la
non incompatibilità del servizio militare con la fede cristiana: un fondamentale
cambiamento di atteggiamento verso la realtà in generale, e soprattutto verso lo stato.
La religione crisitana non è più da questo momento in poi un rifugio contro la
malvagità del secolo, anzi la autorità imperiale viene sempre più coinvolta nelle
decisioni della Chiesa, fino a che ci si riferirà al giudizio imperiale (iudicium
romanum) per abbattere in Africa la eresia dei donatisti.

Di grande rilievo per la figura e l'opera di Ambrogio vescovo è poi
l'evento conciliare di Nicea, del 325, dove Costantino Magno stesso, in qualità di
garante super partes, influì sulla condanna dell'arianesimo, quella eresia che
come è noto, negava la divinità del Cristo, ponendone la figura umana in una situazione
di inferiorità rispetto al Padre. Nonostante che Costantino, nell'ultima parte del suo
regno, tendesse verso posizioni ariane, e che, proprio per tale motivo, l'arianesimo
rimase assai forte nelle comunità cristiane orientali, in questa sede egli seppe
riproporsi come il garante dell'unità della Chiesa.

Ritratto equestre di Costanzo II
Non possiamo qui accennare se non assai brevemente alla successione
di Costantino: essa fu particolarmente cruenta, e alla fine vide imporsi la figura di
Costanzo II, che ricorre a membri collaterali della famiglia per l'amministrazione delle
diverse parti dell'impero: Gallo per l'oriente, e Giuliano, il futuro Apostata, per
l'occidente. Costanzo era ariano, e la sua azione fu molto negativa per l'affermarsi della
ortodossia, di cui Ambrogio sarà in seguito strenuo assertore. Forse egli assistette
all'ingresso di questo imperatore a Roma, narratoci da Ammiano Marcellino, ma con quasi
certezza possiamo affermare che la madre e la sorella di Ambrogio, Marcellina,
parteciparono alla delegazione di matrone dell'aristocrazia che chiese a Costanzo il
permesso del rientro in Roma di papa Liberio. Quel che a noi interessa forse ricordare, è
che fu per opera dell'imperatore Costanzo che, a Milano, si conobbe una significativa
ripresa dell'arianesimo, con l'espulsione del vescovo Dionigi e la sua sostituzione con Aussenzio, il filoariano omeo
(cioè moderato), che sarà l'immediato predecessore di Ambrogio nella sede episcopale
milanese.

Giuliano l'Apostata
Anche il regno di Giuliano, detto l'Apostata (358-364), segna una
battuta di arresto per l'affermazione dei valori e dei convincimenti dottrinali che
ritroveremo al centro dell'attività di Ambrogio. Come è noto questo imperatore, parente
di Costantino Magno, pur avendo ricevuto per volere di Costanzo, un'educazione rigidamente
cristiana, compì una conversione a rovescio verso il paganesimo, e cercò di attuare un
programma politico-culturale volto a favorire la ripresa degli istituti pagani, e in
generale a restituire al paganesimo il ruolo di egemonia che esso era progressivamente
andato perdendo. Il suo tuttavia era un paganesimo profondamente imbevuto di neoplatonismo
e notevolmente caratterizzato da forme religiose estranee anche al paganesimo conservatore
dell'aristocrazia romana, che erano il frutto di una visione meramente intellettuale della
vita, e non avevano alcuna possibilità di aggancio né con la situazione politica reale,
né con quella religiosa. La conclusione che pare imporsi è che la apostasia
("distacco, deviazione") di Giuliano, sia essa stessa impensabile senza una
struttura come quella della Chiesa, di cui egli tende ad emulare la funzione, sostituendo
però i vecchi culti alle nuove pratiche, nella prassi del suo disegno innovatore. La
morte di Giuliano, avvenuta improvvisamente durante una campagna contro i Persiani, (cfr. sezione seguente), lasciò la
comunità cristiana nel suo insieme assai indebolita, anche se è certamente riduttivo
negare l'interesse che questo imperatore così atipico, e dalla visione politica
sicuramente vasta e complessa, riveste per lo storico moderno.

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