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di: Oscar Bettelli

DETERMINISMO

È possibile programmare un elaboratore per ottenere risposte casuali, per esempio basandosi sul parametro temporale che scorre incessantemente ed ogni intervento o elaborazione avviene in un istante assolutamente casuale. Ora, se mescoliamo un po' di logica con un po' di casualità, non otterremo macchine deterministiche, ma piuttosto macchine logiche e imprevedibili che continuerebbero a sorprenderci non solo laddove la complessità del calcolo ci costringe a fidarci, ma anche relativamente a semplici risposte alla portata delle nostre capacità computazionali. Tutto ciò darebbe un'anima alla macchina? Certamente no, ma probabilmente una certa individualità o carattere distintivo potrebbe emergere ed apparirci tale.

Costruire una macchina che risponde in maniera casuale sembrerebbe a prima vista di ben poca importanza, ma inserire un sottosistema di questo tipo in una macchina logica diviene di estremo interesse, la libera da un pressante determinismo consentendole di superare situazioni di stallo, come nel caso in cui occorra decidere tra configurazioni logicamente equivalenti, oppure nel caso si desideri una certa variabilità di comportamenti ad uno stesso input logico. Esiste un altro tipo di casualità, che si determina in relazione alla complessità: tanto più complessa è una elaborazione tanto più imprevedibile è il risultato. Oltretutto, elaborazioni molto complesse possono dar origine a conflitti che determinano una risposta a tutti gli effetti casuale. Nel nostro caso una certa dose di casualità di base fornisce alla macchina qualcosa che si potrebbe definire come "il libero arbitrio della macchina": una sua autonomia decisionale.

In un programma che gioca a scacchi esiste una certa dose di imprevedibilità e non ripetitività nelle mosse della macchina che continua, nonostante tutto, a giocare in modo eccellente. Un buon programma di scacchi è un esempio notevole di come le facoltà intellettive umane possano essere emulate al calcolatore, ma, si sostiene, un programma che gioca a scacchi sa fare solo quello; allora si tratta di rendere tale programma un sotto programma di un sistema ancora più complesso che all'occorrenza sia in grado di giocare a scacchi. Pare una costante in tutte le realizzazioni al calcolatore che una volta risolto un problema - che presentava i requisiti di compito intelligente - esso non mostri più le caratteristiche di intelligenza primitiva, ma venga considerato come una stupida procedura deterministica. Ma che cosa dovrebbero fare i calcolatori per essere dichiarati effettivamente intelligenti? L'intelligenza è una prerogativa dell'essere umano? Forse che essere in grado di eseguire una somma 2 + 2 = 4 non è sinonimo di intelligenza? Certamente lo è, ma non è il tipo di intelligenza che ci interessa. Noi vorremmo che il calcolatore avesse un'anima, ecco il punto, invece è solo una macchina.

Oscar Bettelli


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