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di: Oscar Bettelli

SEMANTICA FILOSOFICA

L'attribuzione di un significato è un processo che associa ad un simbolo appartenente ad un determinato contesto un insieme di altri simboli appartenenti ad un altro contesto o rappresentazione. Il processo può proseguire a diversi livelli di stratificazione delle rappresentazioni dei significati (meta-...).

Per esempio, la parola lampada nel contesto linguistico significa "lampada", in un contesto di immagini lampada è associata a un certo numero di immagini di lampade, in un contesto logico lampada può essere associata ad "un oggetto che illumina l'ambiente", e così via. L'uomo usa la parola parlata o scritta per esprimere il significato di quello che egli vuole comunicare. Il suo linguaggio è pieno di "simboli". Esiste una differenza essenziale tra un simbolo ed un segno.

Un segno non è descrittivo in senso stretto. I segni non hanno altro compito che quello di denotare gli oggetti a cui sono riferiti. Un elaboratore è in grado di elaborare segni. I simboli, invece, sono termini, nomi, rappresentazioni che possono essere familiari nella vita di tutti i giorni e che tuttavia possiedono connotati specifici che vanno oltre al significato ovvio e convenzionale che noi vi attribuiamo. I simboli implicano qualcosa di vago, di sconosciuto o di inaccessibile per noi. Per esempio, molti monumenti cretesi sono contraddistinti dal disegno della doppia ascia. In altri termini una parola o un'immagine è simbolica quando implica qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio e immediato. Essa possiede un aspetto più ampio che non è mai definito con precisione o compiutamente spiegato. Né si può sperare di definirlo o spiegarlo. Quando la mente esplora il simbolo, essa viene portata a contatto con idee che stanno al di là delle capacità razionali. Poiché esistono innumerevoli cose che oltrepassano l'orizzonte della comprensione umana, noi ricorriamo costantemente all'uso di termini simbolici per rappresentare concetti che ci è impossibile definire o comprendere completamente. Tuttavia questo uso consapevole dei simboli è soltanto un aspetto di un fatto psicologico di grande importanza: l'uomo produce simboli spontaneamente e inconsciamente quando si trova in condizioni psichiche particolari (per esempio nel sogno).

Se riflettiamo un momento ci rendiamo conto che l'uomo non percepisce o comprende mai nulla completamente. Dovunque esista una mente cosciente, esiste un "punto di vista". È questo uno dei principi fondamentali su cui poggia il nostro concetto di mente e di coscienza. La mente cosciente è un osservatore, che recepisce un sottoinsieme limitato dell'informazione esistente; un osservatore che recepisce solo l'informazione disponibile in una sequenza particolare di tempi e luoghi nell'universo.

A prescindere dagli strumenti da lui usati, a un certo punto l'uomo raggiunge un limite di certezza al di là del quale la sua conoscenza non può procedere.

Ogni esperienza contiene un numero enorme (infinito?) di fattori sconosciuti; ogni oggetto concreto è sempre sconosciuto sotto certi aspetti dal momento che non siamo in grado di conoscere la natura sostanziale della materia in tutte le sue manifestazioni. Un simbolo racchiude in sé una storia intera, una vicenda, è correlato a moltissimi fatti, alcuni dei quali ad alto valore emotivo, riassume intere esperienze significative comuni al genere umano; un simbolo riassume in se stesso una grande quantità di dettagli e particolari. Un simbolo attiva un archetipo nell'inconscio degli individui. Potrà mai un computer comprendere un simbolo? Potrà un calcolatore crearne uno in maniera autonoma?

L'estroversione e l'introversione costituiscono due, fra le molte, particolarità del comportamento umano. Il pensiero e il sentimento sono due facoltà che gli uomini, in diversa misura, utilizzano nel tentativo di adattarsi alle altre persone e alle circostanze. Le persone utilizzano anche l'intuizione, che è correlata alla percezione sensoriale, che è un evento irrazionale dipendente essenzialmente da stimoli oggettivi fondati su cause fisiche e non mentali. La coscienza viene orientandosi nel corso dell'esperienza tramite quattro tipi funzionali:
- la sensazione, la percezione sensoriale, ci dice che qualcosa esiste;
- il pensiero ci mette al corrente di che cosa si tratta
- il sentimento ci rivela se si tratta di una cosa più o meno piacevole;
- l'intuizione ci fa capire la provenienza e il fine di essa.
Tutte queste funzioni intervengono in maniera più o meno esplicita nei comportamenti intelligenti, ma solo il pensiero viene preso in considerazione per costruire macchine intelligenti.

Un simbolo particolarmente significativo è "l'uomo cosmico" che - citando C.G.Jung - "non solo costituisce il punto iniziale, ma anche la meta finale di tutta la vita dell'intera creazione. La realtà psichica interiore di ogni individuo, nella sua totalità, è definitivamente orientata verso questo simbolo archetipo del sé".

Il momento di stallo, che alcuni critici hanno evidenziato, nella disciplina dell'intelligenza artificiale potrebbe essere imputata alla difficoltà di gestire alcuni aspetti centrali dell'interazione di forme viventi con l'ambiente: l'apprendimento e la rappresentazione del mondo esterno. La riscoperta delle reti neurali potrebbe essere interpretata come un tentativo di cercare ispirazione nelle funzioni nervose di organismi elementari piuttosto che nelle più sofisticate attività cognitive umane.

Nell'approccio computazionale l'enfasi era posta sul ragionamento; nell'approccio connessionistico l'attenzione si concentra sull'apprendimento, sul riconoscimento.

Un tempo l'ingegnere dell'intelligenza che si poneva il problema di costruire intelligenza, partiva dal desiderio di simulare ed emulare le attività mentali più sofisticate. Oggi segue un approccio coerente a una visione filogenetica: prima di insegnare a un robot a giocare a scacchi cerca di insegnargli a muoversi, a vedere, a sentire. Nell'ambito delle scienze dell'artificiale viene riproposto l'affascinante tema dell'impossibilità di separare il cervello dal corpo in cui vive: come può il robot essere dotato di ragionamento senza che gli si forniscano gli strumenti percettivi e motori mediante i quali può apprendere ed esplorare il mondo che lo circonda?

Il contributo più interessante apportato dalle reti neurali risiede proprio nel sottolineare forme semplici di apprendimento tramite esempi. Di fatto stiamo assistendo a un ritorno dell'interesse per tecniche statistiche e di approssimazione, e non è escluso che ci si accorga che occorre una reinterpretazione a livello concettuale dei principi di funzionamento delle reti neurali. Secondo una vecchia teoria sul funzionamento cerebrale, la visione e il riconoscimento di un oggetto attivano un determinato neurone, la cui specifica funzione è per l'appunto quella di riconoscere un oggetto.

Lo svantaggio di questa teoria è che richiede un numero enorme di neuroni.

Ogni singolo oggetto può essere guardato da molti, diversi punti di vista e generare un numero enorme di immagini possibili. Se trasformiamo il singolo neurone in una variabile simbolica otteniamo uno schema analogo, con la differenza che il modello della rete neurale diviene un modello concettuale.

Esistono due paradigmi in uso nell'IA.
Il paradigma della comprensione, secondo il quale compito della macchina è tentare di "capire" l'istruzione introdotta dall'operatore, dove capire non è inteso in senso filosofico ma meramente pratico, affinché la macchina possa rispondere in modo adeguato. Il paradigma dell'adattamento, nel quale compito della macchina consiste nell'adattare i casi esistenti nella memoria per poterli applicare a situazioni nuove.

Ciascuno di noi elabora ogni nuova esperienza paragonandola alla più affine delle esperienze già vissute, procedendo a una generalizzazione che gli consenta di confrontarsi con la circostanza del momento. È praticamente impossibile realizzare un'associazione perfetta, perché nessuna esperienza è mai identica ad un'altra. Il ragionamento fondato su casi consiste dunque nell'aggiungere un nuovo caso alla biblioteca della memoria e nel capire quali relazioni lo leghino ai casi precedenti. L'apprendimento è il processo evolutivo in cui vecchi casi sono adeguati a nuove circostanze.

Il significato è un tipico problema filosofico, in particolare un tipico problema della filosofia contemporanea.

Riguardo a questo punto alcuni autorevoli ricercatori di IA esprimono il seguente parere:

"È impossibile in linea di principio che l'IA arrivi a una soluzione soddisfacente del problema del significato" (R.Cordeschi). Nella formulazione di Newell, la relazione simbolo/simbolizzato viene definita in termini di designazione: "Una entità X designa una entità Y relativamente a un processo P se, allorché P prende X come input, il suo comportamento dipende da Y". D.C. Dennett così si esprime: "L'attribuzione del significato ad un sistema di simboli artificiale è riservata in definitiva all'esperienza umana, l'unica fonte di vera comprensione dei simboli".

Oscar Bettelli


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