DECIMO MAGNO AUSONIO (310 circa - 393)
Insegnante (del futuro Imperatore Graziano) e poeta, scrisse fra l'altro poesie sulle più importanti città del tempo (Ordo Nobilium Urbium). Il settimo posto della lista tocca a Milano (dopo Roma, Costantinopoli, Cartagine, Antiochia, Alessandria, Treviri). Eccone la descrizione di 16 secoli fa, più o meno quando il vescovoAmbrogio era la personalità più autorevole di Milano:
ET MEDIOLANI MIRA OMNIA, COPIA RERUM,
INNVMERAE CVLTAEQUE DOMVS, FACVNDA VIRORVM
INGENIA ET MORES LAETI; TVM DVPLICE MURO
AMPLIFICATA LOCI SPECIES POPVLIQVE VOLVPTAS
CIRCVS ET INCLVSI MOLES CVNEATA THEATRI;
TEMPLA PALATINAEQVE ARCES OPVLENSQVE MONETA
ET REGIO HERCVLEI CELEBRIS SVB HONORE LAVACRI;
CVNCTAQVE MARMOREIS ORNATA PERISTYLA SIGNIS
MOENIAQVE IN VALLI FORMAM CIRCVMDATA LIMBO:
OMNIA QVAE MAGNIS OPERVM VELVT AEMVLA FORMIS
EXCELLVNT: NEC IVNCTA PREMIT VICINIA ROMAE.che significa:
Anche a Milano tutto è straordinario: abbondanza di risorse,
innumerevoli case eleganti, indole comunicativa degli uomini
e lieto stile di vita; poi la bellezza del luogo, che si allarga
entro una doppia cinta di mura, e - passione del popolo -
il circo e l'imponenza del teatro a gradinate racchiuso tra le mura;
i templi e la rocca imperiale e la florida Zecca
e il quartiere rinomato per l'onore che gli conferiscono i Bagni di Ercole;
e tutti i portici ornati di sculture marmoree
e le mura circondate da una cintura a mo' di bastione:
tutte cose che, emule quasi delle grandi bellezze dell'attività umana,
primeggiano: e non le scalfisce neppure il vicino confronto con Roma.(traduzione a cura di Maddalena T. e Chiara S., III H del Liceo Beccaria)
BONVESIN DE LA RIVA (1250 circa - 1315)
Insegnante e scrittore, nel 1288 compila una celebrazione della sua città (De magnalibus Mediolani; Bonvesin era di Ripa di porta Ticinese) elencando con tanto di cifre tutte le voci utili a dare un quadro delle attività, delle risorse economiche e culturali, della consistenza urbana. Così riassume il suo orgoglio di essere milanese (premessa):
...omnes civitates precellit. Consideretur enim tanti comitatus et sue diocesis tam situs quam habitationes et habitantium qualitas atque quantitas. Consideretur etiam fertilitas et omnium bonorum humanis usibus comunis ubertas. Consideretur eius fortitudo, constans fidelitas, laudanda libertas, copia dignitatum....
che significa:
... (Milano) supera tutte le città. Si considerino infatti tanto la posizione quanto le abitazioni del suo così grande contado e della sua diocesi, e la qualità e la quantità dei suoi abitanti. Si considerino ancora la fertilità del suolo e l'abbondanza per tutti di ogni bene di cui abbisognano gli uomini. Si considerino la forza di Milano, la sua costante fedeltà, la sua gloriosa libertà, la ricchezza delle sue magistrature....
(traduzione di G.Pontiggia, Bompiani 1974)
Nota: il latino di Bonvesin lascia un po' a desiderare quanto a lessico, morfologia ed ortografiaInoltre il metropolita della nostra citta, essendo il primo di tutti gli Arcivescovi, è esente da ogni subordinazione e non è sottoposto né a un patriarca né a qualche primate. Perciò si legge nei Decreti che il Pontefice di Milano e il Patriarca di Aquileia un tempo potevano consacrarsi l'un l'altro.
E al cap.VIII 5 continua:
Come un secondo papa egli è capo del rito Ambrosiano, diverso dal rito di tutto il mondo. Questo rito si sa che per divino miracolo fu concesso alla Chiesa di Milano per merito del beato Ambrogio, nostro patrono e gloriosamente conservato. Si legge infatti che l'Imperatore... Carlo Magno voleva, a disonore dei Longobardi e con il consenso di Adriano, papa di allora, abolire radicalmente tutto il rito Ambrosiano: Mentre era a Milano, tutti i libri del rito Ambrosiano che egli riuscì ad avere o per acquisto o in dono o con la forza , o li distrusse col fuoco o li portò con sé al di là delle Alpi. Finalmente a ciò si oppose miracolosamente la clemenza di Dio, e la curia romana stabilì che fosse lecito alla sede Ambrosiana celebrare in perpetuo il mistero divino istituito nel modo più devoto dal beato Ambrogio. Ed è noto che, come godiamo di un rito, per così dire, nostro, così facciamo anche un carnevale diverso dal carnevale delle altre genti. E anche in questo si manifestano la dignità e la gloria speciale dei Milanesi.