LA LUNA NEL POZZO
di: Stefano Bianchi
Era una notte tiepida, tranquilla e limpida. Come ogni sera Giunone
aveva inavvertitamente versato dal suo seno un candido spruzzo di latte
che noi uomini crediamo essere una manciata di stelle e ci ostiniamo a
chiamare Via Lattea. Gli astri luminosi brillavano qua e là, ai
loro posti, ma emanavano una luce insolita. In effetti tutto era un po’
insolito. La notte era eccezionalmente limpida, troppo limpida per essere
una notte di Luna piena. E la Luna...
La Luna non c’era! Guardai dappertutto : la Luna doveva omai essere
alta in cielo, data l’ora e non avevo dubbi che dovesse essere piena quella
notte. Il giorno prima le mancava uno spicchio quasi inavvertibile per
raggiungere la completa rotondità, non avevo dubbi e, suvvia, non
era possibile che quella notte la Luna non fosse piena. Né tantomeno
era possibile che fosse nuova. C’era una sola spiegazione : la Luna, per
un qualche misteriosissimo motivo, aveva deciso di non salire in cielo.
Oppure le era successo qualcosa.
Ero preoccupato. Avevo paura che le fosse successo qualcosa di grave,
che non sarebbe mai più tornata in cielo. E come si potrebbe vivere
senza la Luna? La compagna delle nostre notti, non meno importante del
Sole durante il giorno, è un elemento fondamentale del nostro cielo
notturno, e nessuno potrebbe vivere senza. É una sicurezza, un qualcosa
di familiare a cui tutti si possono rivolgere in qualsiasi momento della
notte e in qualsiasi posto del mondo. Non importa dove sei, chi sei, cosa
ti sta succedendo : alzi gli occhi al cielo e sei sicuro che lì,
da qualche parte, c’è la Luna. Ed è la stessa per tutti.
Andai in giro a cercare posti più adatti in cui osservare il
cielo. Magari era solo un po’ in ritardo e si trovava ancora vicino all’orizzonte.
Magari era solo un po’ meno luminosa del solito. Chissà cosa poteva
esserle successo. Ma non riuscivo a scorgerla da nessuna parte, neanche
dalla collina più alta che raggiunsi. Ero sconsolato.
Camminavo ormai senza meta, senza neanche più pensare. Improvvisamente,
mi parve di sentire come un lamento, una specie di pianto interrotto dai
singhiozzi. Era lontano, ma ne capivo la direzione. Mi avviai verso il
pianto ed esso aumentava ad ogni passo : era ormai diventato piuttosto
forte. Raggiunsi uno spiazzo con un pozzo al centro. Il lamento era più
forte che mai : proveniva chiaramente dal pozzo. Mi avvicinai e guardai
dentro.
La mia sorpresa fu enorme quando vidi che dentro il pozzo, nell’acqua,
c’era la Luna. Guardai subito in cielo, ma non era ancora lì. Quella
nel pozzo non era la sua immagine riflessa, era la Luna in carne ed ossa.
Beh, forse non è l’espressione più giusta ma, insomma, in
due parole, la Luna era lì e stava piangendo.
Il lamento proveniva proprio da lei e da così vicino si riusciva
anche a sentire le distorsioni che l’acqua provocava in quel suono. Sì,
perché la Luna non si trovava in superficie, ma si trovava ad una
certa profondità, tanto che, nonostante mi sporgessi il più
possibile e sprofondassi il braccio al massimo della sua estensione, non
riuscivo a raggiungerla e il pianto aumentava di intensità.
Le dissi due parole di conforto e la Luna parve capirmi, perché
il lamento si affievolì un poco, come in segno di fiducia. Poi,
mi venne un’idea.
A fianco al pozzo c’era una manovella girevole come quelle dei girarrosti,
alla quale era attaccata una corda che andava a finire dentro l’acqua.
All’estremità di essa ci sarà un secchio, mi dissi. E presi
a girare la manovella. Girai, girai, finché il secchio non venne
in superficie. Lo afferrai e guardai dentro : la mia idea aveva funzionato!
La Luna era lì dentro, immersa in un po’ d’acqua. Aveva smesso di
piangere e sembrava che mi sorridesse.
Presi il secchiello, straordinariamente leggero e mi allontanai un
poco dal pozzo. Piantai bene i piedi a terra e ne scagliai il contenuto
fuori con tutta la forza che avevo in corpo. La Luna schizzò via,
verso il cielo, come un fuoco d’artificio, seguito da uno spruzzo di goccioline
d’acqua.
In pochi attimi raggiunse il suo posto abituale, lassù in mezzo
alle stelle. Intorno a lei, le gocce d’acqua nella quale era rimasta immersa
si colorarono della sua luce e formarono un bellissimo arcobaleno che la
circondava per tutta la sua circonferenza. Durò alcuni minuti, poi
scomparve, e la Luna tornò a brillare da sola, come sempre, accompagnata
solo dalle stelle.
Interpretai l’arcobaleno come un ringraziamento e me andai via, contento.
Stefano Bianchi
© 1997 Stefano Bianchi - © 1998 ARPA Publishing. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
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