di: Libero Costantino
Questo lavoro vuol prendere in considerazione una situazione particolare che è presente in varie occasioni, ma che nella sua mutevolezza ha uno svolgimento pressochè simile. Il nuovo di per sè rappresenta sempre un passaggio da una condizione precedente, di norma già consolidata, ad una nuova che, per sua natura, pone lindividuo in una condizione d'instabilità. É di questa instabilità che vorremmo parlare. Una prima considerazione va fatta sulla dicotomia puer/senex. Il senex 1 rappresenta la tradizione, listituito, il tempo, il lavoro, lordine, i limiti, lapprendere, la storia, il sopravvivere e il resistere. Il puer2 rappresenta il nuovo, lerrare improvvido, lascendere, il trasgressivo, lo stare fuori del tempo, il ferirsi, lautodistruggersi. Limmagine del puer è strettamente legata a due concetti importanti: vagabondare e sanguinare. Il vagabondare indica la ricerca aperta verso qualcosa di cui sentiamo la mancanza. Rimanda quindi al desiderio e al doppio. Il sangue indica il prezzo da pagare per chi cerca il nuovo, ferendosi. Il sangue 2 richiama limmagine di una pelle troppo sottile e quindi allassenza di difese dalla verità giovanilmente ingenua ed aperta. Ma dal sangue che sgorga sbocciano splendidi fiori, così che quel sangue rappresenta il desiderio, la vita, la riparazione della ferita stessa, la capacità di donare e darsi alla vita. Lesistenza umana 3 è ferita dal principio alla fine. In essa cè una continua alternanza tra gli aspetti puer e quelli senex. Ma di che natura è questa ferita? La tesi che si vuol esporre è che qualsiasi condizione induca un uomo a superare un limite e creare del nuovo (delirio, amore, sogno) lo conduce in una condizione particolare, che ha a che fare con unalterazione sensoriale e che si può racchiudere nel concetto di visione. Tutto ciò è in rapporto con gli aspetti transgenerazionali dellindividuo. Il nuovo è in stretto rapporto con la seduzione. La seduzione 4
designa uno spazio circolare particolare, quello del Me posto in relazione
dellAltro. Ci si trova improvvisamente attratti da qualcosa che sta oltre il limite dellusuale e la forza che ci attrae è particolarmente forte. Per prima cosa 5 noi amiamo un quadro. Giacchè il colpo di fulmine ha bisogno del segno della sua subitaneità (che mi rende irresponsabile, sottoposto alla fatalità, travolto, rapito )6: e, fra tutte le combinazioni di oggetti, quello che sembra vedersi meglio per la prima volta è il quadro: improvvisamente si apre un sipario: ciò che non era stato ancora mai visto viene scoperto per intero 7, e da quel momento divorato con gli occhi: limmediato vale per il tutto: io sono iniziato 8: il quadro consacra loggetto che io amerò. 9Ecco che si intravede il primo conflitto. Scorgiamo un qualcosa di luccicante e perturbante che ci attira in maniera decisiva: limmediato vale per il tutto. Solo che, trovandosi oltre il limite, scatena dei sentimenti contrari che fanno riferimento alla vergogna e al senso di colpa. Il desiderio tradisce una natura diversa da quella che noi supponiamo avere. Loggetto luccicante (lo specchio) evoca qualcosa che io riesco a stento a capire, e per tale motivo è perturbante. Quindi la situazione gruppoanalitica 10 fa si che l'aspetto riflessivo dell'icona divenga un aspetto inquietante. La caratteristica del mirroring, del riflettersi nei contenuti, è inquietante, come può esserlo l'icona del gruppo familiare o un gruppo di personaggi sconosciuti. Si può sognare il padre, la madre, i fratelli, la famiglia nella sua interezza, dei gruppi di persone estranee, ma questo gruppo rappresenta la dimensione riflessiva dell'icona che trasforma in mirroring i contenuti, i quali assumono una dimensione ambivalente ed inquietante. Perchè condivisi da tutti hanno un valore familiare, instaurando così una moneta comune. La famiglia 11 è una moneta comune molto forte, tutte le strutture accomunanti hanno una moneta comune, e quindi il riflettersi del gruppo in se stesso come famiglia ma anche come persone mai conosciute. Qui c'è la riflessione dell'inconscio chiamata da Freud perturbante. Il rimosso può apparire improvvisamente sotto forma familiare o perturbante ma anche sconosciuto, misterioso. Questa dimensione inquietante è la prima personazione del rimosso. Il mirroring appare in tutto il suo aspetto perchè come se improvvisamente l'attività riflessiva dell'icona facesse apparire il gruppo come uno specchio, dove tutti si riflettono, ma non è detto che vedano gli stessi personaggi. Può darsi che nello specchio appaia qualcosa che non c'era, come il famoso quadro che sta a Madrid dove nello specchio c'è un personaggio in più che non appartiene al mondo reale. Questo fenomeno di riflessione, di sdoppiamento del gruppo in uno specchio, di procedere sdoppiato, crea un doppio. Ovviamente essendo un doppio i contenuti sono uguali per tutti, perchè il gruppo è il doppio di tutti. Le caratteristiche principali del doppio come apparizione perturbante del rimosso sono due: la sessualità e la malattia. Il doppio è quello più inquietante perchè la sua natura è quella dell'incesto, e quindi il doppio è una famiglia incestuosa, è la famiglia di Tebe. Edipo non fa altro che andare nel doppio quando torna a Tebe. La famiglia di Tebe è il doppio della famiglia di Corinto, la famiglia di Tebe è il contenuto latente della famiglia di Corinto. Edipo va nel suo doppio, Laio è il suo doppio, è questo fantasma omosessuale inglobante, è un orco, è mangiato dal suo doppio. Il doppio è una sessualità incestuosa, orale perchè orco, anale perchè è fatta di sterco come il demonio, fallica perchè seduttiva, perchè possiede, ma nello stesso tempo è malato, abita in un corpo malato, perchè il doppio possiede, è un vampiro senza corpo, è il mistero della malattia che diviene immagine pura. Loggetto oltre il limite rimanda a qualcosa di importante: posso entrare in contatto con una parte di me che sta oltre il confine, ma di contro cè il pericolo che questa parte mi "possegga". Sedurre 12 significa innanzi tutto insediarsi stabilmente nellimmaginario altrui. Ciò è dimostrato a suo modo dalluso del verbo "conquistare. [...] Laltro deve essere conquistato. La lingua (il vocabolario) 13 ha enunciato da un pezzo lequivalenza tra lamore e la guerra: in entrambi i casi si tratta di conquistare, rapire, catturare, ecc. Ogniqualvolta un soggetto "cade" innamorato, esso rivive un po del tempo arcaico, quando gli uomini dovevano rapire le donne (per garantire lesogamia). Per sentirci uniti e vivi dobbiamo compiere una rapina, un delitto. Immediatamente ci troviamo in contatto con i miti più profondi ed antichi delluomo. Sono i miti dellorigine e del tradimento della legge primaria, condensata nel peccato originale. Luomo 14 arcaico vince la morte vivendo la vita dei suoi antenati trapassati. Come Eliade spiega brillantemente, la vita profana (reale) è sopraffatta dallassimilazione agli archetipi ancestrali: ciò che noi facciamo ora è soltanto una ripetizione di quel che essi hanno fatto allora. Questo è lo schema delleterno ritorno. Per questo la società arcaica non ha una vera e propria storia; e allinterno della società arcaica non esiste alcuna individualità: essa si afferma operando una rottura con gli archetipi ancestrali e creando così la storia 15. Limmortalità, il desiderio di essere padre di se stesso, si ottiene con limmersione nel serbatoio delle anime degli avi, dal quale nasce e al quale ritorna ogni generazione. Tradire lorigine produce storia, la mia storia, il mio tragitto. Il peccato originale apre alluomo la possibilità di entrare nel tempo e nella storia. La matrice 16 si esplicita nella storia: è infatti nella dimensione adolescenziale del puer-senex che il tempo virtuale aprendosi ad un futuro, implica la messa in crisi delleternità del livello transgenerazionale del transpersonale. La ferita come amore è proprio il trauma di una fine delleternità, intendendo per eternità la durata di ciò che è, per definizione, immutabile e quindi esente da progettualità: fuori dalla storia. Lamore è necessariamente castrazione, vissuta inevitabilmente nel corpo: in Giulietta e Romeo di Shakespeare è stupendamente messa in scena la catastroficità del progetto damore rispetto allonnipotenza transgenerazionale dei Montecchi e dei Capuleti. Ecco allora che il luogo della ferita diviene più chiaro. La ferita è nel transgenerazionale. Il nuovo, sia che si chiami amore, sogno o delirio, apre una breccia nel senex, nel trans, rompendo il concetto d'immortalità e delleterno ritorno. Io non sono più ciò che è stato mio padre, ma impadronendomi della mia storia apro una nuova strada, diversa da quella del passato. Ciò indica anche la profondità e la qualità della ferita: Il colpo di fulmine 17 è unipnosi: io sono affascinato da unimmagine: prima scosso, elettrizzato, messo in fermento, rivoltato, "galvanizzato", come lo era Mennone da Socrate, modello degli oggetti animati, delle immagini seducenti, o anche convertito da unapparizione, dato che niente distingue la via dellinnamoramento dalla via di Damasco; e dopo impaniato 18, appiattito, immobilizzato, con il naso schiacciato contro limmagine (lo specchio). La profondità della ferita mi fa reagire con vari meccanismi di difesa. Posso negare il tutto e ritornare nellalveo della tradizione abbandonando ogni velleità individuale. Oppure non torno indietro, ma come Ulisse al cospetto delle sirene, ho bisogno di essere in qualche modo contenuto, protetto. Allora per difendermi dalla visione di tutto ciò m'intorpidisco, m'ipnotizzo, entro in uno stato d'alterazione sensoriale, sono impaniato. Rallento i miei pensieri, tento di bloccare il vortice che inizia a cingermi dassedio. Restringo il campo della mia coscienza. Nella Bouffèe delirante il campo della coscienza è estremamente ristretto. I nostri sistemi di difesa iniziano ad essere messi irrimediabilmente in crisi. Improvvisamente i nostri punti di riferimento cambiano. Siccome abbiamo poche possibilità di rappresentare dentro di noi il nostro disagio, il nostro essere diversi, ecco allora che proiettiamo allesterno lo sconvolgimento interno, sia per liberarcene, sia per poterlo osservare nella sua natura 19. Ciò che accade è in stretto rapporto allimmediato che vale per il tutto. è il sistema nella sua interezza ad essere messo in crisi. Per spiegare ciò che accade dobbiamo far riferimento al sovrapersonale, in quanto esso viene investito dalla rappresentazione e messo in crisi svelando i suoi aspetti ambivalenti: contiene costringendo. La logica che ha caratterizzato limpalcatura spazio/temporale, istituzionale del soggetto crolla e due elementi essenziali del sovrapersonale entrano in crisi: il Linguaggio e la Storia. Il linguaggio ci trascende. Come istituzione sociale 20, essa non è per nulla un atto, e sfugge a qualsiasi premeditazione. Lindividuo non può, da solo, nè crearla nè modificarla, poichè essa è essenzialmente un contratto collettivo, al quale ci dobbiamo sottomettere globalmente se vogliamo comunicare. Inoltre questo prodotto sociale è autonomo, alla stregua di un gioco dotato di regole proprie, giacchè non se ne può fruire se non in seguito ad un processo di apprendimento [...] La lingua 21 è il tesoro depositato dalla pratica della Parola nei soggetti che appartengono ad una medesima comunità, e, poichè è una somma collettiva di impronte individuali, al livello di ogni individuo isolato essa non può essere che incompleta: la Lingua non esiste perfettamente se non nella "massa parlante"; si può utilizzare una parola solo se la si preleva nella lingua. Il linguaggio ci comprende e fin quando siamo compresi in lui pensiamo secondo la modalità con la quale si è costituito. La Storia è strettamente legata al Linguaggio. La Storia è il racconto di ciò che avviene nei confini delimitati dal Linguaggio. è esplicativo osservare il rapporto stretto esistente tra linguaggio e storia leggendo un racconto fantastico, dal titolo Flatlandia, scritto nel 1882 da Edwin A. Abbott. Il protagonista del racconto è un rettangolo che vive in un mondo a due dimensioni. Lautore, giocando sulle regole della geometria piana, descrive il modo di vivere dei poligoni a due dimensioni. è un mondo "piatto", dove si possono percepire solo i perimetri esterni dei poligoni e ogni forma non è altro che una linea di varia grandezza più o meno sfumata agli estremi. Con il tempo si è sviluppato tutta una tecnica per capire la natura di un poligono, per differenziare un soggetto a 5, 6 o 50 lati di perimetro. Più lati si possedeva più si era in alto nella scala sociale. Essendo poligoni chiusi non si poteva vedere il "dentro", ma solo lesterno. Che succede quando una sfera, inviata dal mondo a tre dimensioni, invade il mondo a due dimensioni e appare al nostro povero quadrato? è lo sgomento puro. Tutte le regole del mondo a due dimensioni sono improvvisamente spazzate via ed un nuovo mondo, una nuova dimensione s'impone alla nostra coscienza. Il nostro linguaggio e la nostra storia vengono meno, siamo completamente disorientati; le nostre parole, i nostri concetti non bastano più per "comprendere" la realtà. è la reazione che di norma si ha quando qualcosa di molto forte ci colpisce. Balbettiamo parole disarticolate, la realtà ci appare strana, abbiamo le vertigini e le visioni. Non esiste 22 un reale in sè: il reale non è che il risultato del lavoro della censura. Daltra parte questo reale viene accettato in cambio della protezione che il censore accorda contro la follia (e lanormalità in genere). [...] Unattenuazione controllata della censura genera il sogno; un indebolimento socialmente consentito genera il lapsus; un allentamento incontrollato ed indisciplinato genera la follia e lanormalità. [...] Il reale non è che il risultato del lavoro della censura sulle pulsioni. Questo lavoro viene "scoperto" da Freud nel corso della sua analisi sullisteria.Il filtro della censura viene messo in crisi e subito abbiamo una ricaduta sulla realtà, che appare diversa e sfilacciata. Nella postfazione al libro cè un saggio molto interessante, intitolato "Un luogo è un linguaggio" scritto da Giorgio Manganelli. Egli parla del linguaggio in termini repressivi e terroristici. Il linguaggio ha una fatale vocazione a porsi come definitivo, come "realtà", e quindi la sua cattiva coscienza. Per reggere le proprie membra, esso ricorre a due armi: al terrorismo e alleufemismo 23. Cioè allo Stato e alla Storia. La società di Flatlandia è terroristica; la sua crudeltà è logica, pacata, fondata su buoni argomenti, infine del tutto naturale. Enuncia i presupposti 24, deduce; esemplifica talora con aneddoti, talora con disegni. Applicato al mondo fantastico e coerente della Flatlandia, il didattico ha un effetto ironico allucinatorio. Il "come se" linguistico agisce al livello della gentile ed argomentativa follia. Quando ci viene spiegato, con disegni, in qual modo i Poligoni giungono a riconoscersi, noi avvertiamo che la tensione ironica è tuttuno con la compattezza logica dellargomentazione. "Aver ragione" è la naturale vocazione della follia. Il linguaggio delimita uno spazio logico dove avvengono delle cose che istituiscono un tragitto, tracciano un solco, una Storia. Ma questa storia è strettamente legata a quel contesto preciso, sta dentro quel solco che ha fondato la Polis. Se il limite viene messo in crisi da qualcosa che apparentemente viene dallesterno, ma che ci prende "dentro", si ha la netta sensazione di un crollo improvviso. è come se le mura della città venissero meno. La Storia che aveva dato senso a quel tipo d'istituzione improvvisamente va in pezzi. La storia è il supremo eufemismo, appartiene alla stessa categoria della parola "pudende". Come tale genera eufemismi di infiniti gradi e forme: oratorii, religiosi, filosofici, dottrinari. La Storia diviene un appesantimento, una sorta di pietrificazione, che c'impedisce di essere diversi. è il transgenerazionale che fa sentire il suo peso, la propria presenza. Se non viene riattualizzato adesso, nel qui ed ora, il transgenerazionale diviene una sacralità muta, malata, che non comunica. Jung affermava che nel nostro tempo "le 25 divinità sono divenute malattie". Riattualizzare il transgenerazionale non è facile da fare. Le difficoltà sono quelle che abbiamo sin ora descritto. Bisogna costruire un ponte, un passaggio tra il me e lAltro che vive in me e tramite me. Nella vita ci sono diverse condizioni che possono indurci a far ciò. La mia idea di fondo è che lamore, il sogno e la Bouffèe delirante si assomigliano molto. Esse rappresentano unesperienza limite nella storia di un soggetto. Tutte queste condizioni ci portano al cospetto del nostro doppio e del nostro transgenerazionale. E ci troviamo di fronte a qualcosa di osceno che è intrinseco in tutte e tre le condizioni. Tutto 26 ciò che è anacronistico è osceno. Come divinità (moderna), la Storia è repressiva; la Storia ci proibisce di essere inattuali. Del passato, noi sopportiamo solo le rovine, i monumenti, il kitsch o il rètro, che è divertente. Il sentimento amoroso è antiquato, ma questo essere fuori moda non può neppure essere recuperato come spettacolo: lamore cade fuori del tempo interessante; nessun significato storico, polemico, può essergli dato; la sua oscenità sta in questo. Come lamore anche la malattia psichica è "oscena" e come tale viene sempre trattata. Anche i sogni lo sono. Si è parlato 27 della cattiva coscienza del linguaggio: ciascun linguaggio "sa" che altri sistemi linguistici sfidano la sua totalità; come infiniti possibili "come se" si pongono come alternativi; che in qualche modo occupano tutti il medesimo spazio. Dunque, essi sono legati da un conflitto formale, irresolvibile. Donde la lucidità tragica di questa condizione. è come nellimmagine di Rubin, dove si può vedere o il vaso o i visi, mai entrambi contemporaneamente. Questa condizione viene di norma vissuta come una scissione, un'incapacità a vivere la sua compresenza. Quanto più la nostra struttura caratteriale è rigida, tanto più sentiamo la frattura. Con il passaggio da una dimensione ad unaltra si scopre il lato violento dellorganizzazione istituzionale/sovrapersonale. Al tema 28 del
linguaggio che si finge unico, e dalla propria finzione genera la menzogna della storia,
si contrappone il momento antistorico della pluralità dei linguaggi 29. Al
problema dello stare dentro un unico universo, si contrappone leroico problema del
passaggio da uno ad un altro universo. Ho 31 sempre visto nella "scenata"
(domestica) una esperienza pura della violenza, al punto che, dovunque la sente, gli fa
sempre paura, come un bambino terrorizzato dai litigi dei genitori. Scompare leufemismo 32, e il linguaggio acquista coloriture volta a volta cerimoniali, profetiche, bibliche. Troviamo patetismi oratorii, accenti devozionali, appunti da sermone, sacre invettive........ Il linguaggio diviene pesante, retorico, inutile e nello stesso tempo violento, di una violenza "rivelata". è la violenza della ferita, che lacera, che scopre i nostri limiti e da cui ci si difende solo negando. è il terrore espresso dal soggetto in preda al delirio caratteristico della bouffèe delirante. Egli vede il mondo intorno a sè crollare, irrimediabilmente. La propria coscienza fa la spola tra la logica del pensiero delirante e la coscienza precedente. Si adagia nella nuova "visione" e ne rifugge inorridito, il tutto in uno "stato confusionale" molto vicino ad unalterazione organica dellapparato psichico. Cè una differenza sostanziale tra linnamorato ed il folle, nonostante le tante similitudini: Talvolta 33 il mondo mi appare irreale (io lo esprimo in un modo diverso), talaltra mi appare de-reale (io lo esprimo con difficoltà).Non è (si dice) la stessa riduzione di realtà. Nel primo caso, il rifiuto che io oppongo alla realtà si estrinseca attraverso una fantasia: tutto ciò che mi circonda muta di valore rispetto ad una funzione, che è poi lImmaginario; linnamorato si separa quindi dal mondo, lo irrealizza perchè, su un altro versante, fantasmatizza le peripezie o le utopie del suo amore; si abbandona allImmagine e, di conseguenza, tutto ciò che è "reale" lo infastidisce. Anche nel secondo caso vi è una perdita di contatto col reale, ma qui nessuna sostituzione immaginaria viene a compensare la perdita: seduto davanti al manifesto di Coluche, io non "sogno" niente (neanche laltro); anzi, non sono più nemmeno nellImmaginario. Tutto è cristallizzato, pietrificato, immutabile, cioè insostituibile: lImmaginario è (temporaneamente) proscritto. Nel primo caso, sono nevrotizzato, io irrealizzo; nel secondo caso, sono pazzo, io de-realizzo. Fatta salva questa necessaria distinzione, il dolore profondo che il superamento del limite comporta caratterizza lessere umano. Il "soggetto" è per noi 34 (dal cristianesimo in poi?) colui che soffre: laddove cè dolore, cè soggetto: die Wunde! Die Wunde! [la ferita!] dice Parsifal, diventando in tal modo "lui stesso"; e più la ferita è aperta, al centro del corpo ("nel cuore"), più il soggetto diventa soggetto: poichè il soggetto è lintimità ("La ferita [...] è duna intimità spaventosa"). Tale è la ferita damore: una piaga radicale (alle "radici" dellessere) che non riesce a richiudersi, e da cui il soggetto scola via, componendosi come soggetto proprio di questo fluire. Eppure la nuova soggettività deve passare in questo spazio angusto e pericoloso della "visione". è un rischio che bisogna correre. La visione ha a che fare con la "verità". "Ciò 35 che tutti gli altri considerano "obiettivo", è da me considerato fattizio, e ciò che loro considerano follia, inganno, errore, è da me considerato verità. La sensazione di verità va curiosamente a situarsi proprio nelle pieghe più recondite dellillusione. Lillusione si spoglia dei suoi orpelli e diventa così pura che, come un metallo primordiale, niente può più alterarla: eccola dunque diventata indistruttibile...... Spostamento: non è la verità ad essere vera, è il rapporto con lillusione che diventa vero. Per essere nel vero, è sufficiente che io mi fissi su una cosa: se un"illusione" viene riaffermata allinfinito, a dispetto di tutto, quellillusione diviene verità 36. (Resta da sapere se, in fin dei conti, nellamore passione vi sia poi un briciolo di verità.... vera). La verità sarebbe ciò che, essendo stato tolto, lascerebbe scoperta solo più la morte (in altre parole: la vita non varrebbe più la pena di essere vissuta). La vita, la morte. Diveniamo soggetti solo quando scopriamo la nostra finitezza, solo quando possiamo toccare con mano come la Storia è un qualcosa di parziale, di transitorio in un preciso contesto, e che il linguaggio non è unico ma uno tra molti. Alla stessa stregua anche noi non siamo unici, ma una tra le infinite combinazioni possibili. Questa convinzione se ben recepita può darci la possibilità di impadronirci delle nostre parti istituzionali, sovrapersonali, per permetterci di modulare la propria vita verso n dimensioni. Ma il passaggio è sempre impervio. La sofferenza 37 vera la conosciamo solo in queste occasioni , è una scoperta, una rivelazione: ora sappiamo che è lunica cosa certa, e pensiamo che essa non possa aver fine, esattamente come fino a poco tempo fa pensavamo che non potesse finire lamore.
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