LA CONCETTUALIZZAZIONE Le parole del linguaggio fanno riferimento a concetti. I concetti e il pensare per concetti fanno parte del capitolo sula logica; infatti buona parte del processo di ragionamento è basato sulla generalizzazione e sulla istanziazione attraverso concetti. L'idea delle categorie possiede una antica origine siano esse rappresentate da frames o da reti semantiche. I trabocchetti della concettualizzazione sono noti da tempo. La potenza del pensare per concetti risiede principamente nella proprietà di "ereditarietà". Eppure un pinguino non eredita a capacità di volare, pur appartenendo alla classe degli uccelli. Quando si instaura un colloquio uomo-macchina, agli inconvenienti del linguaggio naturale, con le sue imprecisioni, ambiguità, omissioni, subentra una limitazione artificiale dei suoi possibili significati. Quando utilizziamo un calcolatore ci imbattiamo inevitabilmente nel problema della rappresentazione, ovvero della codifica dei dati. In pratica, gli oggetti e le loro relazioni vengono rappresentati nell'ottica della particolare applicazione. Una moneta è un mezzo di pagamento, ma è anche uno strumento per girare il commutatore della tensione del rasoio elettrico, costituisce un peso per una bilancia, è un pezzo di metallo se si parla di materiali, ed è qualcosa di artistico per un numismatico. Questo è un caso semplice, poiché le diverse applicazioni dell'oggetto sono tra loro separate. Tuttavia, nella mente umana tutte le differenti proprietà sono presenti e vengono recuperate selettivamente in funzione della specifica applicazione. Un aspetto leggermente diverso del problema linguistico è l'antica ambiguità insita nella questione nota come: de dicto - de re. Esso fa parte del mistero della concettualizzazione. Noi diamo un nome ad ogni oggetto, soggetto, relazione o gruppo di entità individuali che siano fattuali ed uniche. Il nome come concetto comincia subito ad avere una vita semi-indipendente nel nostro pensiero e nei nostri discorsi, mentre l'entità reale continua la propria normale esistenza anche dopo che le abbiamo dato un nome; non esiste un meccanismo di aggiornamento continuo, poiché entità e relazioni complesse non hanno mai le caratteristiche di mondo chiuso né in senso delle relazioni, né rispetto al tempo. Dietro tutto ciò, intravediamo l'eterna dicotomia tra modello (nella mente, negli scritti o nel computer) e realtà, e la necessità di passare dall'uno all'altro di tali mondi. Dopo quanto detto appare evidente la difficoltà insita nella comprensione del linguaggio. Naturalmente, mi perdoni il lettore, effettueremo una ulteriore semplificazione concettuale; considereremo le frasi come insiemi di parole, senza considerare né l'ordine, né le preposizioni, né i verbi (che richiederebbero un volume a parte). Il nostro obiettivo consiste nel tentativo di costruire in termini computabili una "rete semantica" definita su di una struttura a "ipergrafo" che possa modificarsi dinamicamente e conformemente alla struttura elementare del linguaggio. In particolare, definiamo come significato di una frase l'insieme intersezione tra gli insiemi denotati dalle singole parole. Consideriamo la seguente frase dal significato ambiguo: "i soldati a cavallo della regina", in uno schema in cui si utilizzano le seguenti parole: Con una selezione per soldato otteniamo: Dall'intersezione con Dall'intersezione con Il significato ambiguo della frase viene, in un certo senso, risolto facendo riferimento agli oggetti ed alle associazioni presenti nella base di conoscenza. Occorre notare che il significato delle associazioni non è univoco. L'associazione: L'associazione: Selezionando soldato e regina si ottengono tutti i soldati della regina. Questa associazione non è strettamente necessaria per l'esempio precedente, ma è illustrativa. L'associazione: Per la frase "il soldato, a cavallo della regina" si potrebbe procedere nel seguente modo: Dall'intersezione con In questo caso la frase non è "capita", in altri termini non esiste un tale "evento" nella base di conoscenza; la frase non fa riferimento a nessun "oggetto".
Oscar Bettelli © 1997 Oscar Bettelli - © 1998 ARPA Publishing. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
di: Oscar Bettelli
"Fino a quando possiamo continuare a togiere singoli chicchi da un mucchio di grano prima di poter dire che non abbiamo più un mucchio?"
"Quanti capelli uno dovrebbe avere per continuare ad essere considerato calvo?"
soldato, cavallo, regina, re, no_cavallo e le seguenti associazioni:
cavallo - regina
no_cavallo - re
soldato - cavallo,no_cavallo,regina,re
soldato01 - soldato,cavallo,regina
soldato02 - soldato,no_cavallo,regina
soldato03 - soldato,cavallo,re
soldato04 - soldato,no_cavallo,re
soldato05 - soldato,re,regina.
soldato,cavallo,no_cavallo,regina,re,
soldato01,soldato02,...,soldato05.
cavallo - soldato,soldato01,soldato03,regina
otteniamo:
soldato,cavallo,soldato01,soldato03,regina.
regina - soldato,soldato01,soldato02,soldato05,cavallo
otteniamo:
cavallo,soldato,regina,soldato01,
che contiene il sottoinsieme dei "soldati a cavallo, della regina" oltre ai termini iniziali soldato,cavallo,regina.
cavallo - regina
significa "la regina va a cavallo"
soldato - cavallo,no_cavallo,regina,re
significa, i soldati si suddividono in soldati a cavallo, soldati non a cavallo, della regina, del re.
soldato01 - soldato,cavallo,regina
significa che il soldato01 è un soldato, è a cavallo ed è della regina.
con una selezione per cavallo si ottiene
cavallo,regina,soldato,soldato01,soldato03.
regina - cavallo,soldato,soldato01,soldato02,soldato05
si ottiene:
regina,cavallo,soldato,soldato01,
ovvero lo stesso risultato di prima. Frase che potrebbe essere interpretata:
"la regina va a cavallo col soldato".
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