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CAPITOLO 3

Componenti socioeconomiche del governo di New Delhi

IL governo dell’Unione Indiana, che al momento dell’indipendenza era in condizioni di sottosviluppo e di bassissima produttività in ogni settore, ha cercato vie di sviluppo economico che conciliassero forme moderne di produzione con gli schemi tradizionali della società, attraverso la nazzionalizzazione di grandi banche, società finanziarie e industriali ed una politica di investimenti in struture e infrastrutture con l’apporto di prestiti stranieri.
In questo sforzo per migliorare le condizioni economiche il governo ha promosso una serie di piani quinquennali di sviluppo dal 1951 al 1971, con notevoli investimenti pubblici in vari settori: la sistemazione del territorio (difesa idrogeologica, bonifica, irrigazione), l’espansione e lo sviluppo delle attività tradizionali (agricoltura e artigianato), il decollo dell’industria moderna (siderurgia, aeronautica, telecomunicazioni).
I risultati di questa politica economica sono stati però inferiori alle speranze per la difficoltà di modificare le strutture e la gerarchia delle caste. La guerra del Bengala (1972) ha aggravato ulteriormente la situazione di un livello di sviluppo già insufficente a far uscire la popolazione dalla miseria.
Una svolta significativa nella politica economica avvenuta nel 1985 ha orientato a ridurre la pianificazione di stato e a sostituire in parte il settore pubblico inefficiente e corrotto. Tale liberalizzazione ha favorito la modernizzazione del’industria e lo sviluppo dei consumi con vantaggio limitato ai ceti urbani privilegiati, mentre nel compesso l’Unione Indiana resta ancora oggi tributaria dei paesi a sviluppo avanzato, sia per l’alimentazione, sia per il finanziamento di attrezzature e impianti.
Considerando in modo più analitico l’agricoltura che è sempre stata il settore prevalente dell’economia indiana per numero di lavoratori occupati e per redito prodotto, si osserva che il governo ha sempre giudicato le riforme agrarie essenziali per il miglioramento delle condizioni economiche del paese.
L’iniziativa di maggiore rilievo in questo settore è stata la "rivoluzione verde" lanciata da Indira Gandhi nel 1971 per fare fronte all’aumento della popolazione con una domanda crescente di prodotti alimentari. I principali obbiettivi dell"rivoluzione verde" erano l’estensione di superfi irrigate (del 51% del territorio che è coltivato solo un terzo era irriguo), l’introduzione di nuove colture (soprattutte il grano accanto ad altri cereali più tradizionali, come il riso, l’orzo o il miglio), l’introduzione di tecniche agricole più produttive, con l’impiego di fertilizzanti e di sementi selezionate (a cofronto con tecniche agricole arretrate fino alla primitività nelle regioni montuose del nord e nell’interno del Deccan, dove vivono gruppi di agricoltori itineranti e di raccoglitori di frutti spontanei). Si è tentato anche di sostenere la produzione del latte nel settore zootecnico arretrato e trascurato benchè l’Unione Indiana disponga del più grande patrimonio di bovini (animali sacri per gli induisti) del mondo, con più di 200 milioni di capi.
Nel complesso, la produzione agricola ha avuto un incremento del 10 - 15% in dieci anni, mantenendo però delle rese unitarie molto basse rispetto alla media, a parità di condizioni ambientali. Infatti le iniziative per lo sviluppo si sono scontrate con una serie di ostacoli e di limiti, cominciando dall’eccessivo frazionamento delle proprietà fondiarie e dall’eccesso di popolazione rurale. La riforma è stata anche rallentata dall’opposizione dei grandi proprietari, che riacquistavano con facilità le terre distribuite e dalle condizioni di ignoranza e analfabetismo delle masse contadine, le cui condizioni di estrema miseria sono tali da non cosentire una capacità di investimento in proprio. Infine l’inadeguatezza degli impianti di conservazione provoca la perdita di un terzo dei raccolti a causa di topi, insetti, muffe e umidità.
I vantaggi della "rivoluzione verde" concentrati solo in alcune zone favorevoli hanno aggravato le disparità tra regioni.

Tabella 1.1

 

1951

1961

1971

1981

1991

Agricoltura

57%

48%

42%

37%

31%

Ind. estrattiva

6%

4%

2%

-

1%

Ind. manifatture

9%

14%

14%

14%

15%

Ind. tecnologica

-

5%

6%

11%

27%

Altri settori

28%

29%

30%

22%

15%

Sett. terziario

-

-

6%

16%

11%

(Reddito totale diviso per settori)

Osservando la distribuzione complessiva del reddito tra i diversi settori negli ultimi quarant’anni emerge una tendenza alla riduzione dell’agricoltura e alla crescita dell’industria di entità non omogenea: nell’agricoltura si passa dal 57% del 1951 al 31% del 1991 mentre l’industria va dal 15% del 1951 al 43% del 1991.
Lo sviluppo industriale si è basato sulla disponibilità di materie prime, sull’intervento dello stato e del capitale straniero. Ciononostante alcune risorse minerarie (come il manganese e la bauxite) sono completamente destinate all’esportazione, mentre il minerale di ferro è diviso a metà tra l’esportazione e la siderurgia nazionale.
L’industria tessile e manifatturiera (cotone, lana, seta e iuta) ha avuto un sensibile incremento dal 9% del 1951 al 14% del 1961 seguito da una stasi, mentre è in crescente sviluppo l’industria siderurgica, metalmeccanica e chimica (importante la produzione di fertilizzanti) ed elettronica che ha avuto un incremento dallo zero del 1951 al 27% del 91, ma resta inadeguata rispetto ai bisogni del paese. Questo dato è confermato dal fatto che industria e artigianato occupano solo il 10% della popolazione attiva. Inoltre l’attività industriale è tutta concentrata attorno a Calcutta, Bombay, Madras.

 

CONCLUSIONE

There is no comparable evocation of India as it used to be, except Kipling’s Kim. Kim is one of the world’s great stories, but Mr Tandon writes from the inside.

But Mr Tandon writes from the inside, con questa affermazione di Zinkin ci sembrava giusto concludere questo lavoro, poiché riassume in maniera esemplare la motivazione che ci ha spinto a intraprendere un ricerca proprio su un argomento così difficile.
É indubbio che molto sia stato scritto sull’India, sulla vita e sulla cultura di questa terra e di questo popolo, prima dai dominatori e poi dagli "amici" inglesi. Rimangono comunque parole scritte da gente straniera, gente mai realmente padrona della cultura e delle usanze indiane; per questo, come ha testimoniato Zinkin l’opera di persone come Tandon ha un’importanza fondamentale per chiunque voglia conoscere realmente l’India.
Tandon ci rende una grandissima lezione , ci insegna a vedere gli indiani con occhi nuovi, ci fa capire come anche sulla questione delle caste, così aspramente criticato dalle società occidentali e come in invece da loro sia percepito come giusto.
É questo che abbiamo cercato di rendere, di accostare a parti puramente storiche tratte da racconti e cronache di illustri storici come Wolpert, parti di romanzi di autori come Tandon, e notizie provenienti da quotidiani e da Internet, per portare questa nostra opera il più vicino possibile ad i nostri giorni; questo è sostanzialmente stata l’intenzione di chi scrive, per cercare di fornire una chiave di comprensione per una cultura diversa.
É a nostro avviso possibile alla luce di questo lavoro azzardare un parallelo fra i nostri due stati, entrambi ereditari di fasti passati e di una buia storia recente, anche se l’indipendenza è arrivata in maniera diversa per entrambi è stata una conquista recente.
Il nostro scopo era di fornire una linea evolutiva della società indiana, prima vista dagli storici internazionali capaci di fotografare la realtà secondo i dettami della storiografia moderna e poi un quadro dell’evoluzione di questi ultimi decenni, vista dagli occhi di chi, seppur in meniera privilegiata, subiva ogni legge ed ogni provvedimento.

Ci auguriamo di essere riusciti a rendere, seppure in maniera vistosamente incompleta, un’idea di com’è la più grande democrazia del mondo e di come questa si sia evoluta in questi ultimi anni.

BIBLIOGRAFIA

Il villaggio Indiano, (a cura di ) Franco Farinelli

Franco Angeli Edittore, Milano, 1981.

ISMEO

Le Civiltà dell’Oriente, L. Peteck (a cura di Giuseppe Tucci)

Edizioni Casini, Firenze-Roma, 1956.

SORMANI

Storia dell’India, Stanley Wolpert

Gruppo Edittoriale Fabbri, Milano, 1985

Il Modello Indù, Guy Deleury

Sansoni Editore, Firenze, 1982.

SORMANI

L’India Oggi, (a cura di) Enrica Collotti Pischel

Franco Angeli Editore, Milano, 1984.

BIBLIOTECA S.P.

The Buisiness Yearbook, IRTES, Jan Gonda

National Publishing House, Delhi, 1994.

CONSOLATO

http://india.indiagov.org , Homepage of India’s Tourist Office



C. Garocchio e G. Lucchini

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