aprile 2003
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Manutenzione, aspetti hardware

 

1. Prevenzione

Se Windows avesse l’affidabilità di un hard disk, staremmo abbastanza tranquilli, ma sfortunatamente non basterebbe. Tra i milioni di hard disk venduti, esiste una distribuzione di probabilità, ferrea sui grandi numeri, che vuole una certa percentuale di dischi in avaria per ogni modello e lotto di produzione in funzione delle ore di vita del disco, degli stress meccanici ed elettrici, della temperatura di funzionamento e via dicendo.
Per il singolo utente il guasto di un disco è una sorta di roulette russa che colpisce raramente; per le grosse installazioni il tempo medio tra le sostituzioni è relativamente breve, in proporzione al numero di drive installati.

Le centinaia di migliaia di ore di MTBF (tempo medio tra i guasti) che vedete nelle specifiche dei moderni hard disk sono virtuali, rappresentano più la percentuale dei dischi che si guastano che la loro durata media. Un MTBF di 300.000 ore significa che in 300.000 ore di testing (poche ore per disco distribuite su un gran numero di dischi) si guasta mediamente un disco; se per ipotesi le ore di testing sono 10, significa che nelle prime dieci ore si guasta un disco ogni 30.000. Ma dopo altre 10 ore si guastano altri dei 29.999 dischi rimanenti e così via. Quando si guasterà il vostro disco? Probabilmente dopo anni, ma a qualcuno accadrà molto prima.

Queste fastidiose considerazioni sulla mortalità dei dischi dovrebbero essere note non solo ai sistemisti ma anche agli utenti, che dopotutto sono i creatori e i proprietari dei dati affidati agli hard disk. Negli ambienti di lavoro costa meno un’infrastruttura anche modesta di disaster recovery (ripristino in caso di disastro) che essere colti di sorpresa con il blocco del lavoro e la perdita dei dati.

Per il singolo utente il cui lavoro dipende dal buon funzionamento del computer o di una piccola rete, proponiamo alcuni accorgimenti di carattere hardware:
1) verificare periodicamente la pulizia interna del telaio e delle ventole,
2) verificare la temperatura di funzionamento dei dischi durante lavoro intenso (per esempio la deframmentazione del disco),
3) dotare di apposite ventole gli hard disk con velocità di rotazione da 7200 RPM (giri al minuto) in su,
4) utilizzare dischi SCSI se si desidera affidabilità superiore, specie in caso di uso intenso del disco,
5) usare telai di ampie dimensioni con adeguati flussi di ventilazione e spazio tra i drive,
6) usare alimentatori di qualità con ampia riserva di potenza,
7) usare ventole e alimentatori ridondanti se l’affidabilità è un fattore cruciale,
8) installare un gruppo di continuità (a onda sinusoidale e tempo di intervento minimo) per evitare che blackout e transienti sulla linea elettrica causino corruzione e perdita di dati,
9) salvo per i dischi progettati allo scopo, non montare diversi drive su supporti che trasmettano mutuamente le vibrazioni da un disco all’altro,
10) usare per i dischi un tipo di ventilazione che lambisca entrambe le facce dei drive,
11) utilizzare memoria RAM di qualità, possibilmente omogenea tra i vari moduli e di età tecnologica non troppo dissimile da quella della motherboard,
12) per le applicazioni critiche usare memoria ECC (codice per la correzione di errori),
13) sulla macchina che funge da file server (archivio condiviso dei file di lavoro) installare doppio disco e un controller RAID 1 (anche IDE va bene, se il budget è limitato),
14) definire una strategia di backup (quando farli e di che tipo) e dotarsi dell’hardware e dei supporti necessari per le copie (hard disk, nastro, CD, DVD o altro),
15) procurarsi i diagnostici DOS per la RAM e gli hard disk e tenerli a portata di mano,
16) accertarsi che cablaggi e piattine non ostruiscano feritoie, ventole e flussi d’aria (nel caso fissarle in posizione adeguata, arrotolarle, usare cavi tubolari o usare dischi Serial ATA).

Ventole per i dischi veloci
Praticamente d'obbligo per dischi da 10.000 RPM e oltre, le ventole, magari con radiatore, sono consigliate anche a 7.200 RPM, specialmente nei telai con scarsa ventilazione; la minore temperatura d'esercizio prolunga la durata dei dischi

E’ tutto? No, siamo solo all’inizio; le altre misure di prevenzione le classifichiamo sotto la voce software. Ma prima di arrivarci spendiamo ancora qualche parola sui backup, che ricadono in parte sotto l’hardware e in parte sotto il software.

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Corsi Open Master
   
  Prima lezione:
  
Architettura e installazione
  Seconda lezione:
   HW e  troubleshooting
  Terza lezione:
   Manutenzione e riparazione
1. Manutenzione, hardware
  1. Prevenzione
  2. Tenere i backup
2. Manutenzione, software
  1. Monitoraggio del disco
  2. Deframmentazione
  3. Spazio su disco e pulizia
  4. Pulizia periodica
  5. Compressione
  6. Backup
  7. Backup, continua
  8. Backup, il ripristino
3. Manutenzione configurazione
4. Manutenzione straordinaria
5. Conclusioni
  Quarta lezione:
   Gestione applicazioni

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