1. Websafe palette
Alle origini del Web commerciale, quando circolavano le versioni 3.x dei diversi browser, la maggioranza dei navigatori disponeva di computer il cui schermo era configurato per lavorare a 256 colori (8 bit di colore). Non che mancassero schede video che potessero andare ben oltre, visualizzando migliaia (high color – 15 o 16 bit di colore) o milioni di colori (true color – 24 bit di colore), ma per motivi di compatibilità verso alcuni tipi di software i PC uscivano dalle fabbriche con tale impostazione e la gran parte della gente non si curava o non era capace di modificare la configurazione delle proprie macchine per trarne beneficio.
Nel 1994 Netscape scelse allora di definire una palette (tavolozza) che limitasse l'uso dei colori a quelli visualizzabili su un computer configurato in tal modo. Sì osservò che dei 256 colori possibili, alcuni non avevano diretta corrispondenza tra Windows e Macintosh; vale a dire che lo stesso colore produceva risultati diversi nei due ambienti. Perciò, al fine di non escludere nessuno, venne creata una palette ridotta ai soli colori che avevano una perfetta corrispondenza nei due mondi: 216, e la si chiamò Websafe palette (tavolozza sicura da usare sul Web). Mediante queste 216 combinazioni si ottenevano 6 livelli di rosso, di verde e di blu, uniformemente spaziate tra loro da incrementi del 20%.
Creando siti che usassero una di queste 216 combinazioni, si era sicuri di ottenere un risultato omogeneo per quel che riguardava sfondi, testo e bordi. Anche le fotografie potevano essere ricondotte a tale numero ridotto di colori mediante speciali utility così da produrre un risultato prevedibile ovunque. Infatti l'adozione di un colore esterno alla tavolozza predefinita costringeva il computer a creare un'approssimazione mediante la combinazione di uno dei 256 colori base disponibili (dithering) invece di usare una tinta unita, con effetti assolutamente imprevedibili e spesso peggiori dell'effetto ottenibile con la riduzione di un'immagine a 216 colori di base.
La necessità di usare una tavolozza standard ridotta fu inoltre rafforzata dalle esigenze di alleggerire le immagini contenute nella pagina. Prendiamo l'esempio di una figura con tinte unite, come un logo oppure un grafico: potremmo ritagliarla ai minimi termini, magari dividendola in tante fette e creando un prolungamento del suo sfondo attraverso l'uso di uno sfondo HTML e l'intelligente uso delle tabelle (ne abbiamo visto un esempio nella lezione scorsa quando abbiamo costruito la zona del logo di PC Open nella pagina tipo di questo corso). In tal modo l'effetto visivo rimane invariato, ma si riduce sensibilmente le dimensioni dell'immagine originale, specie se questa fosse particolarmente grande.
Per le foto il discorso è diverso poiché la riduzione a 216 colori ne compromette la leggibilità; perciò, nel tempo, si è considerato che la gran parte dei navigatori che volessero apprezzarne il contenuto avrebbero configurato il proprio computer adeguatamente, tutti gli altri non ci avrebbero fatto caso oppure avrebbero disattivato la visualizzazione delle immagini (operazione molto comune nei primi anni per sveltire la navigazione dei siti).
La Websafe palette divenne perciò uno standard solo per i colori generati via HTML e per le immagini GIF (che si prestano alla riproduzione in tinta unita) così da essere sicuri che la grafica del sito fosse costante per chiunque.
Scegliere un colore Websafe è abbastanza semplice, anche senza disporre di una tavolozza visuale da cui attingere (disponibile sul CD): basta tenere a mente che il valore delle due cifre esadecimali per ciascun colore primario deve essere 0, 3 oppure un multiplo di 3. Perciò i valori possibili sono 00, 33, 66, 99, CC (equivalente a 12 – 12 nella notazione esadecimale) ed FF (equivalente a 16 – 16). Qualsiasi altra coppia di valori esadecimali diversa da questi esula dalla tavolozza sicura.
Qualcuno a suo tempo notò che i colori risultati potevano anche essere raggruppati in modo da formare un cubo le cui sei facce sfumavano gradatamente dal nero al giallo, passando per i blu, i verdi e i rossi. Nacquero così le prime utility grafiche per la scelta dei colori che aggiunsero anche la possibilità di selezionare i colori mediante uno dei 256 valori decimali definiti dal modello RGB: da 0 a 255, convertendoli automaticamente in esadecimale (ne troverete una in ogni editor HTML che si rispetti).
È facile mantenersi entro i confini della Websafe palette anche se preferite la notazione decimale, che può essere utilizzata direttamente senza conversione nel caso dei CSS. Basta ricordarsi che i colori consentiti partono da 0 e quindi progrediscono per multipli di 51. Perciò 51 – 51 – 51 in notazione decimale corrisponde a 333333 in notazione esadecimale, 102 – 102 – 102 corrisponde a 666666 e via di questo passo.
La Websafe palette
Ecco una rappresentazione altamente funzionale della Websafe palette, messa a punto dalla società Visibone (http://www.visibone.com).

La Reallysafe palette
Il problema della tavolozza sicura era di consentire l'uso di un numero molto limitato di colori, alcuni semplicemente improponibili, altri indistinguibili a occhio nudo (vedi ad esempio i due rossi generati da FFFF00 e FFFF33). Conteneva inoltre pochissimi colori pastello o sfumature di terra. Con l'evolversi del carattere editoriale del Web, è stato necessario produrre siti più raffinati, con colori meno vistosi e con tonalità pastello non riproducibili con le 216 tinte originali. Inoltre, le versioni più recenti di browser, in particolare Internet Explorer 4.x e 5.5, hanno perso in parte la loro compatibilità con la tavolozza fondamentale producendo difformità di rappresentazione persino nei 216 colori che all'inizio erano considerati sicuri.
Un test condotto nel settembre del 2000 dal sito Webmonkey (http://hotwired.lycos.com/webmonkey) dimostrò come la Websafe palette non fosse più "safe" quando si usavano le seguenti combinazioni: 00FF33, 33FF00, 0033FF, 3300FF – due verdi e due blu.
Infatti, usando uno di questi quattro colori in un'immagine e in uno sfondo generato con HTML si sarebbero ottenuti risultati visibilmente diversi su uno schermo configurato a 256 colori. E la situazione peggiorava drasticamente su schermi con migliaia di colori (16 bit) riducendo il numero di colori veramente sicuri a 22, la cosiddetta Reallysafe palette. Nel test si notava che il numero di colori attendibili aumentava di nuovo su schermi con 16 milioni di colori (true color - 24 bit), ma tutto era lasciato di nuovo al caso.
Tutto ciò dimostra come, anche con l'evoluzione dei computer, l'uso indiscriminato dei colori può produrre risultati imprevedibili e contrastanti, ma che al tempo stesso la Websafe palette non è più così sicura e non è più giustificato limitarsi a 256 colori quando sappiamo che ormai la stragrande maggioranza dei navigatori ne può vedere migliaia oppure milioni (trovate una sintesi della Reallysafe palette sul CD).
Cos'è un'Adaptative palette
Un modo per uscire dai confini della Websafe palette senza davvero abbandonarla è la cosiddetta adaptative palette. La trovate in numerose utility per la conversione delle immagini e produce un insieme di colori superiore ai 216 previsti dalla Websafe palette. Si sfrutta in questo caso il fatto che, mediante la limitazione a 216 dei colori consentiti, si lasciano liberi sul computer dell'utente 40 posizioni possibili che potrebbero essere usate per generare altrettante tinte unite senza produrre l'effetto del dithering. 20 di queste posizioni sono comunque impegnate dal sistema operativo per visualizzare i propri elementi d'intrerfaccia, ne restano 20 che possono contenere i colori più frequenti all'interno dell'immagine che si sta convertendo e che non trovano una valida corrispondenza all'interno della Websafe palette.
Una palette adattativa, perciò, si compone di 236 colori, di cui 20 saranno particolari di quell'immagine e verranno riprodotti senza dithering (retinatura) con un risultato qualitativamente migliore e senza appesantire il file di partenza. I risultati non saranno identici tra Windows e Macintosh, ma la cosa ha un'importanza relativa. Lo svantaggio di questo sistema è che alcuni browser forzano comunque l'uso della Websafe palette quando il computer è configurato per funzionare con 256 colori, cancellando i 20 colori aggiuntivi e anche quando ciò non accadesse, la riproduzione di tali colori aggiuntivi può cambiare da pagina a pagina, poiché la palette di un sistema Windows cambia in continuazione, a seconda del contenuto di ciascuna pagina.
La KiloChart
Come soluzione possibile all'eterno dilemma che attende un progettista grafico, la società Visibone (http://www.visibone.com/color/faq.html) ha realizzato una tavolozza di 1064 colori, tra loro visivamente coordinati che possono essere utilizzati in sostituzione alla Websafe palette. Pur perdendo la compatibilità con i sistemi configurati ai minimi termini (ormai rari) si riduce il numero di colori utilizzati all'interno del sito, scegliendo comunque combinazioni armoniche.
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