di Luigi Ferro
Il dominio è insieme all’indirizzo IP il modo che ci permette di essere individuati su Internet. Si tratta di una parola (che può essere anche l’unione di più parole) accompagnata da uno dei suffissi che oggi è possibile registrare. Nel caso di PC Open, per esempio, parliamo di pcopen.it. Il dominio da registrare in rete deve infatti essere composto da una sola parola o da più parole spezzate anche da trattini. Vietati apostrofi e accenti oltre ai simboli della punteggiatura altri caratteri particolari come @, &, % e in generale tutti quelli che trovate sulla tastiera ma non fanno parte dell’alfabeto. In generale il dominio deve avere una lunghezza minima di tre caratteri e massima di 63 (estensioni escluse) e non può cominciare o finire con un trattino.
A questa regola però ci sono alcune eccezioni. Per i gTLD (generic Top Level Domain) .com, .net e .org, .biz, .info e .name, infatti, è possibile anche registrare domini di due lettere.
In Italia i domini possono essere acquistati da chiunque, persona fisica o giuridica, a patto che faccia parte dell’Unione europea.
La struttura mondiale della Rete
Prima di affrontare la procedura di registrazione e gli enti italiani che governano Internet è il caso però di disegnare la struttura mondiale della rete. Il vertice è costituito dall’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), l’organismo che sovrintende all’assegnazione dei domini. Si tratta di un ente non profit le cui scelte sono ratificate dal ministero del Commercio statunitense che è guidato da un board of director che secondo le nuove regole recentemente approvate sarà formato da 18 membri. Il consiglio sarà eletto da un comitato elettivo e da tre organizzazioni che rappresentano i gruppi di proprietari di URL (gli indirizzi Internet).
Sparisce così la norma che prevedeva che cinque membri fossero eletti dagli utenti della Rete. Una decisione che secondo molti allontana il vertice di Internet dai bisogni dei navigatori.
All’Internet corporation spetta il compito di decidere quali sono i nuovi domini da adottare e chi dovrà gestirli. Un compito non facile soggetto a numerose pressioni (il business fa gola a molti) e che fino a oggi ha comportato tempi molto lenti nell’adozione di nuovi domini che hanno causato anche la nascita di società alternative delle quali parleremo più avanti.
Nonostante le proteste, ICANN rimane il massimo organo di Internet al quale è delegata anche la scelta dei registry dei gTLD, le società che si occupano di gestire i database dei vari .com, .org o .info. La scelta dei registry che si occupano dei ccTLD (country code Top Level Domain) è invece fatta in modo autonomo dalle locali comunità Internet dei vari Paesi con il parere favorevole del governo. Il livello successivo è costituito dai registrar o maintener ai quali i registry appaltano di solito vendita dei domini.
Di solito si utilizza il termine registrar quando questi soggetti possono vendere i gTLD e hanno la possibilità di scrivere direttamente nel database di chi gestisce questi domini. Si tratta di un privilegio riservato a pochi visto che le società che possono vantare questa qualifica sono 110 nel mondo fra le quali c’è l’italiana Register.it. Molto più accessibile è la qualifica di maintener, che vende gli altri suffissi, che può essere ottenuta quasi da chiunque con la differenza che in questo caso le richieste di registrazione devono essere inviate all’Authority e non si accede direttamente ai database. In Italia si preferisce utilizzare il termine maintener.
La Registration Authority, che ha sede presso l’Istituto per le applicazioni telematiche del CNR di Pisa, ha il compito di assegnare e registrare tutti i nomi a dominio che utilizzano il suffisso .it. La Naming Authority si occupa invece di stabilire regole e procedure attraverso le quali sono gestiti i domini.
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