aprile 2003
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GM: General MIDI, estensione del MIDI che, codificando con precisione i numeri di programma MIDI corrispondenti ai vari strumenti rende possibile la corretta riproduzione dei file Midi su qualunque strumento Midi Gm. Ormai tutti gli Expander e le tastiere Midi sono compatibili Gm, così come tutte le schede audio per Pc. Il grande limite del Gm è che codifica solo 127 strumenti, che non coprono tutte le possibilità musicali.

Gm2: evoluzione del General Midi, il General Midi 2 è frutto di un accordo tra i produttori legati agli standard Gs ed Xg, tra loro incompatibili, per superare le limitazioni dello standard Gm mantenendo la compatibilità su tutti gli strumenti Midi. Il Gm2 è incompatibile con Gs ed Xg, ma compatibile all’indietro con il Gm1. Invece di supportare solo 128 suoni, supporta sino ad un massimo teorico di 128 banchi da 128 suoni, per un totale di 16.384 suoni, ma al momento la maggioranza degli strumenti Gm2 usa 256 suoni. Inoltre aumenta la polifonia minima da 24 a 32 note e migliora vari tipi di parametri e messaggi Midi.
Yamaha e Roland, dopo che per anni hanno cercato di imporre gli standard Xg e Gs, hanno recentemente siglato un accordo per promuovere la creazione e la riproduzione di musica Midi migliorando la compatibilità, accordo che include il sostegno attivo dello standard Gm2, l’apertura degli standard Xg e Gs, e lo sviluppo di prodotti software e hardware in grado di supportare tutti e tre i formati: Gm2, Xg e Gs.
Ciò dovrebbe favorire gli utenti, che potranno sfruttare il meglio delle tre tecnologie senza problemi di compatibilità.

GS: “General Standard”, ideato dalla Roland per superare le limitazioni del Gm rimanendo con esso compatibile. Aggiunge il concetto di “variations” in modo che ad ognuno dei 127 strumenti Gm si possano affiancare altri strumenti, sino ad un totale di 65.000, più che sufficiente per coprire le necessità dei vari stili musicali. Se un file Midi Gs viene eseguito su uno strumento Midi Gm invece dei suoni delle “variations” verranno utilizzati i 127 suoni principali, perdendo la timbrica particolare ma non l’effetto generale, in quanto gli strumenti delle variations appartengono sempre alla stessa famiglia (ad esempio fisarmonica italiana e bandoneon, clavicembalo e clavicordo).

Hard disk recording: indica la registrazione di audio in tempo reale su disco rigido. Il semplice campionamento di un file audio su computer è una forma embrionale di hard disk recording, ma il termine è nato nel mondo professionale per indicare la registrazione di più tracce audio contemporaneamente alla riproduzione di altre tracce audio, in modo da poter usare il computer al posto dei registratori audio multitraccia a bobine, usati sino ad una decina di anni fa negli studi di registrazione. Oltre a costosi software dedicati, l’hard disk recording è oggi possibile con molti software sequencer, a patto di utilizzare un computer abbastanza potente.

Master Keyboard: tastiere “mute”, ovvero prive di suoni interni, pensate per controllare altre tastiere dotate di suoni, expander Midi esterni, o per registrare brani Midi tramite collegamento ad un computer dotato di software sequencer. Oltre ai costosi modelli professionali ad 88 tasti ne esistono modelli economici a 4-5 ottave, pensate specificamente per il collegamento al pc e dotate anche di interfaccia Usb.

Mid: estensione che identifica un file Midi. I sequencer registrano come dati Midi le pressioni dei tasti musicali, e possono memorizzandole sotto forma di file Midi standard (SMF) la cui estensione è appunto “.mid”. I vantaggi dei file Midi sono le piccole dimensioni e la portabilità: un file Midi standard è infatti eseguibile correttamente su qualunque computer o tastiera compatibile General Midi, e ormai tutte lo sono.
Un tempo ogni strumento ed expander Midi seguiva una sua numerazione proprietaria per la gestione dei suoni, dunque non era possibile eseguire automaticamente un brano registrato da un altro utente perché si rischiava di ascoltare un clarinetto al posto di un pianoforte o un trombone al posto della batteria. Con la nascita dello standard “General Midi” (GM), fu deciso di standardizzare la numerazione dei suoni, ed in questo modo i file Midi, che se compatibili GM assumono appunto il nome di “file Midi standard” (SMF), sono diventati un veicolo immediato per la fruizione della musica.
I file Midi sono molto più piccoli rispetto ad un file audio (e a quel tempo non esisteva l’Mp3!), possono essere modificati tramite sequencer (trasposizione, aggiunta di nuove parti musicali), e le varie parti possono essere stampate come partitura tradizionale.
Gli svantaggi sono la variabile qualità dei suoni, che dipendono dalla qualità degli strumenti Midi usati da chi ascolta il brano, e l’impossibilità di riprodurre la voce umana. Il formato Midi si è infatti imposto principalmente sotto forma di “basi”, che riproducono la parte strumentale di una canzone, sulla quale possiamo cantare.

MIDI: “Musical Instrument Digital Interface”, ovvero “interfaccia digitale tra strumenti musicali”. Nasce nel 1982 per consentire il collegamento tra strumenti musicali elettronici tramite un cavetto pentapolare. Sino ad allora non era possibile suonare una tastiera elettronica e far emettere i suoni anche da una seconda tastiera (a parte qualche esperimento tra tastiere della stessa marca, come gli “OBX di Oberheim di fine anni ’70). Il Midi ha avuto un successo globale, e si è evoluto assieme alle necessità degli esecutori ed alla potenza degli strumenti, diffondendosi anche nel mondo dei computer.

MiniDisc: dischetto delle dimensioni di un cd “singolo” (3”1/2 invece di 5”1/4), incompatibile con i normali lettori cd ma registrabile. Il successo dei masterizzatori, in grado di incidere cd audio standard compatibili con tutti i normali lettori, ha rapidamente messo in ombra questo formato, nato per rendere la registrazione digitale accessibile a tutti. Comunque il successo non era mai arrivato, anche perché la compressione effettuata per far stare i brani su un supporto più piccolo rendeva la qualità sonora inferiore a quella cd.
L’algoritmo di compressione del MiniDisc si chiama “Atrac” (Adaptive Transform Acoustic Coding), e suddivide l’audio in qualità cd (44,1 KHz e 16 bit) in 52 sottobande i cui dati vengono compressi con perdita di informazioni diversa a seconda della frequenza, in base a calcoli psicoacustici sulla reale percettibilità delle varie frequenze. In questo modo l’occupazione è ridotta ad 1/5 rispetto ai normali cd, ma l’orecchio allenato può chiaramente percepire la differenza in termini di minore profondità e definizione dell’immagine sonora.

MP3: estensione che individua i file omonimi. Il nome completo del formato Mp3 è “Mpeg-1 Layer 3”, facente parte dello standard Mpeg, nato per comprimere i file video ma rivelatosi utile per comprimere le tracce audio di un cd, che occupano circa 10 Mb per ogni minuto di musica, in file che occupano solo 1 Mb per minuto (con bitrate 128k). Il “miracolo” viene ottenuto sia comprimendo le sequenze di bit ripetute, come lo Jpeg fa con i file grafici, che eliminando le combinazioni di frequenze ed intensità che secondo algoritmi derivanti dalla fisiologia dell’orecchio non sarebbero comunque udibili.
La qualità di un Mp3 è sempre inferiore all’originale: con bitrate elevato (128-256k) le differenze sono percepibili solo all’orecchio allenato, mentre con bitrate basso (da 64k in giù) sono evidenti a tutti. Le differenze consistono in perdita di definizione, profondità e pienezza dei suoni, ed “artefatti” percepiti come vere e proprie modifiche del timbro degli strumenti o introduzione di suoni “gracchianti” non esistenti nell’originale. L’entità del degrado qualitativo non dipende solo dal bitrate, ma anche dalla qualità dell’algoritmo di codifica (Codec).

Patch: detto anche Preset, nel gergo MIDI indica il suono di un particolare strumento. A ciascuno dei 16 canali Midi può infatti essere assegnato uno dei 128 patch definiti dal General Midi, di cui ciascuno corrisponde ad uno strumento: chitarra, pianoforte, organo ecc. Tramite un messaggio di “Program Change” è possibile cambiare lo strumento assegnato ad un canale, anche durante l’esecuzione di un brano, per la massima versatilità.

 

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