Una volta identificato lo schema organizzativo
delle informazioni, si passa alla definizione di come queste saranno
collocate nel sito e delle reciproche relazioni. In buona sostanza,
cominciamo a tracciare davvero la nostra mappa. Esistono tre tipi
di struttura per organizzare il sito: la gerarchia,
l'ipertesto e la sequenza lineare.
La gerarchia, madre dell'ordine
Una gerarchia ben progettata costituisce la base per una valida
architettura informativa. Aiuta il navigatore a orientarsi fornendogli
un contesto familiare, in netta contrapposizione con la fluidità
dei collegamenti ipertestuali che, per loro natura, tendono a confonderlo
e disorientarlo. Una sana gerarchia dovrebbe contenere categorie
reciprocamente esclusive, vale a dire ogni canale e sezione del
sito dovrebbe contenere informazioni che non sono presenti negli
altri canali o sezioni.
Esistono sempre eccezioni, naturalmente, tuttavia maggiore è
la pulizia dell'approccio, più efficace sarà il risultato.
Ciò richiede una chiara definizione della cosiddetta "tassonomia"
del sito, vale a dire la definizione delle categorie e delle relative
sottocategorie, dei termini, delle etichette e dei contenuti. Per
esempio, i piselli appartengono alla categoria generale delle verdure
oppure a quella più specifica dei legumi? Quest'ultima è
una sotto-categoria delle verdure, oppure va mantenuta a parte?
Una gerarchia è caratterizzata da due dimensioni: larghezza
e profondità. Una gerarchia a sviluppo verticale
avrà poche voci nel primo menu e avrà numerosi livelli
di approfondimento progressivo prima di arrivare all'informazione
vera e propria. Una gerarchia a sviluppo orizzontale,
invece, offrirà molte opzioni già nella home page
e le informazioni saranno immediatamente disponibili uno o due livelli
sotto.
Le due caratteristiche vanno bilanciate poiché una gerarchia
troppo stretta costringe l'utente a eseguire numerosi clic prima
di arrivare a destinazione ed è probabile che il navigatore
abbandoni lungo il percorso, una gerarchia molto "larga"
invece rischia di confondere il navigatore costringendolo a scegliere
immediatamente tra numerose opzioni, per poi deluderlo nella profondità/precisione
dell'informazione che viene fornita.
Tra le due, per un nuovo sito si finisce quasi sempre per
tendere verso una gerarchia ampia e poco profonda che mostri
subito al navigatore tutto quel che il sito offre e che aumenti
di profondità solo al crescere in dimensioni del sito. Tale
approccio si sposa bene anche con il criterio pratico secondo cui
metà dei navigatori si ferma alla home page e perciò
questa deve essere la più ricca possibile d'informazioni,
compatibilmente con lo spazio a disposizione sul video e limitando
il numero di scrolling (solitamente uno) che il navigatore è
disposto a fare sulla pagina iniziale.
Ogni volta che si scende di un livello, empiricamente si scopre
che perdiamo circa metà dei navigatori (ciò naturalmente
cambia a seconda dei contenuti, ma trova spesso conferma nei log
delle statistiche di traffico). Ciò significa che in una
pagina di secondo livello avremo circa metà del traffico
complessivo registrato sulla home e che in una pagina di terzo livello
saremo scesi al 25%, e via dicendo. Si capisce, quindi, che esiste
un limite fisiologico al numero di livelli che si possono aggiungere
in verticale.
I valori ottimali consigliati dagli esperti di usabilità
sono cinque livelli in profondità e dieci
o dodici categorie in orizzontale. Se il vostro sito deve
crescere oltre, sia in larghezza sia in profondità, tanto
vale crearne uno nuovo, che raccolga una parte di quello originale
e che sia collegato a questo unicamente a livello di home page,
disponendo poi di una gerarchia verticale separata. In questo caso
si parla di confederazione o costellazione di siti.
Una variante è la creazione all'interno della gerarchia
di aree che abbiamo pagine direttamente collegate le une alle altre
a creare una sorta di isola all'interno della quale navigare liberamente,
con la possibilità di risalire la gerarchia per spostarsi
a un'altra area del sito. Questo genere d'impostazione, molto comune,
prende il nome di architettura a cluster.
Nel concepire una gerarchia si parte dall'alto e si procede per
affinamenti successivi sui livelli inferiori. La progettazione del
primo livello è determinante per la funzionalità dei
successivi. Perciò questo approccio progettuale viene anche
definito approccio top-down.
Il sistema gerarchico presenta naturalmente vincoli che possono
impedire il corretto sviluppo del sito perciò, alla pari
di quanto abbiamo già visto per gli schemi organizzativi
delle informazioni, è consigliabile usare più di uno
schema organizzativo anche per le pagine del sito.
Esempio di struttura gerarchica
di sito
Qui vediamo lo schema di un sito con struttura gerarchica costruito
mediante la funsione di tracciatura diagrammi di Adobe GoLive 6.0.
Ogni pagina è collocata in relazione diretta a una pagina
superiore (genitore) ed eventualmente a una o più pagine
inferiori (figli), con la sola eccezione della home page (index1)
che costituisce il punto di partenza per l'intero sito. Una struttura
di questo genere è molto ordinata, ma anche molto vincolante.
Nell'esempio abbiamo sfruttato 4 livelli al di sotto della home
page, ciņ significa che ci vogliono 4 clic per andare da index a
"Strumenti di lavoro". Siamo quindi già vicini
limite di profondità (5 livelli) consigliato dagli esperti
di usabilità.

Esempio di struttura gerarchica
di sito - il cluster
Spesso torna utile ricavare una specie di isola all'interno della
gerarchia dove sia possibile navigare direttamente tra le pagine
così da esplorare un intero argomento senza doversi muovere
avanti e indietro sui diversi livelli. Vediamo qui l'esempio delle
pagine che compongono la prima lezione del nostro corso, tra loro
direttamente collegate. E' possibile risalire, poi, la gerarchia
per andare in altri punti del sito.

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