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3. Quando da 16 è meglio passare a 24 bit
Il campionamento a 24 bit offre un indubbio vantaggio qualitativo
su quello a 16 bit, ma non sempre si tratta della scelta migliore.
Innanzitutto per campionare a 24 bit si deve disporre di una scheda
audio che supporti tale risoluzione, schede che sono ovviamente
tra le più costose sul mercato (più di 200 euro).
In secondo luogo si deve disporre di un hard disk molto capiente:
per ogni minuto di musica a 24 bit e 96 KHz si occupano circa 35
MB contro i 10 necessari a 16 bit e 44,1 KHz. Utile dunque dotarsi
anche di un masterizzatore di DVD, per immagazzinare i file WAV
risultanti su un supporto removibile, liberando spazio disco per
nuove registrazioni.
In terzo luogo, dobbiamo essere certi che la qualità dell’audio
originale e del nostro sistema di riproduzione siano all’altezza:
è ovviamente inutile campionare a 24 bit musica proveniente
da un CD audio, che è a 16 bit, o audio dal vivo con microfoni
di bassa qualità, così come è inutile avere
registrato un brano cristallino a 24 bit se lo ascolteremo con altoparlanti
di fascia bassa. La differenza tra 16 e 24 bit è percepibile
solo da un orecchio allenato a discernere le sottigliezze timbriche,
il maggior calore del suono e l’ariosità della registrazione
che i 24 bit offrono rispetto ai 16, cose che per essere percepibili
richiedono un impianto di amplificazione e delle casse di ottima
qualità, con costi decisamente elevati.
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