La pianificazione

  1. Le basi di partenza
  2. L'operazione "Neptune"
  3. Il piano "Overlord"
  4. Gli sbarchi
  5. Le attese dei tedeschi

Le basi di partenza

Nelle ultime settimane precedenti il D-Day l’Inghilterra si era trasformata in una sorta di gigantesco arsenale e resta uno dei maggiori capolavori degli alleati il fatto che un simile ammassarsi e concentrarsi di forze sia sfuggito ai servizi segreti tedeschi.

Lungo la costa inglese sulla Manica erano dislocate le basi di partenza le divisioni di fanteria che dovevano compiere l’assalto vero e proprio: la 4a e la 1a americane, la 50a e la 3a britanniche e la 3a canadese. Immediatamente alle loro spalle vi erano poi le basi di partenza della 101a divisione aviotrasportata americana e della 6a divisione aviotrasportata britannica, mentre la 82a aviotrasportata americana, anch’essa impegnata nelle operazioni notturne del D-Day era dislocata più a Nord.

Oltre a queste basi vi erano poi quelle in cui si preparavano le truppe di rinforzo immediato e gli ulteriori rinforzi, destinati a entrare in scena nel seguito della campagna di Normandia.

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L’operazione "Neptune"

L’operazione Neptune indicava il nome delle complesse operazioni navali necessarie per organizzare il trasporto della più colossale forza d’assalto mai esistita.

Il piano prevedeva il congiungimento delle varie unità navali, provenienti dalle basi di partenza dislocate lungo tutta l’Inghilterra meridionale, in un unico punto di incontro, al largo dell’Isola di Wight, che gli inglesi ribattezzarono subito, con il loro tipico humor "Piccadilly Circus".

Da qui le varie imbarcazioni sarebbero state incanalate in appositi corridoi di scorrimento che le avrebbero portate davanti alle coste normanne.

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Il piano "Overlord"

Il piano di assalto alla Francia settentrionale prevedeva un’area di sbarco compresa tra il lato orientale della penisola di Cherburg a ovest e il fiume Orne a est e la suddivisione di quest’area in due parti.

La prima, più occidentale, fu affidata alle forze americane che in questo modo avrebbero sarebbero state facilitate nel ricevere i rifornimenti direttamente da oltre Atlantico dopo la conquista del porto di Cherburg.

La seconda, più orientale, fu invece affidata alle forze anglo-canadesi.

Il piano di azione precedeva anzitutto la protezione dei due fianchi dell’area di sbarco per mezzo del massiccio uso di forze aviotrasportate: durante la notte precedente gli uomini della 101a e della 82a americane sarebbero scesi alle spalle delle spiagge di sbarco per garantirsi la conquista delle principali arterie stradali e rendere difficoltoso l’invio di rinforzi da parte dei tedeschi, mentre gli uomini della 6a aviotrasportata inglese avrebbero compiuto azioni simili sul fianco orientale, impadronendosi dei ponti sui canali di Caen e distruggendo alcune batterie costiere.

Al sorgere del giorno sarebbero poi iniziate le operazioni di sbarco lungo 5 spiagge: Utah e Omaha nell’area americana, Gold, Juno e Sword nell’area anglo-canadese.

Gli obiettivi per il D-Day della 4a divisione americana, che sarebbe sbarcata a Utah, erano di assicurare una testa di ponte tra Quineville e Ste-Marie-du-Mont e di congiungersi con le truppe aviotrasportate giunte sul suolo francese durante la notte.

La 1a divisione americana, cui era stata affidata la spiaggia di Omaha doveva invece attestarsi lungo la linea Isigny-Trévières-Vaucelles e neutralizzare la batteria costiera annidata sulla scogliera della Pointe du Hoc: a questo scopo sarebbe stato appositamente addestrato un battaglione di rangers statunitensi che avrebbe preso d’assalto la scogliera giungendo dal mare.

Molto ambiziosi erano invece gli obiettivi delle forze anglo-canadesi.

La 50a divisione britannica dalla spiaggia Gold doveva raggiungere la strada nazionale 13 e conquistare Bayeux, oltre a ricongiungersi con le forze americane di Omaha ad ovest e con le forze canadesi di Juno ad est.

La 3a divisione canadese a sua volta doveva assicurare una testa di ponte in profondità a partire da Juno e conquistare le alture di Caen.

Ma era soprattutto la 3a divisione britannica ad avere l’obiettivo più ambizioso: impadronirsi della città di Caen e ricongiungersi con la 6a divisione aviotrasportata.

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Gli sbarchi

Le operazioni da sbarco venivano organizzate minuziosamente.

Ognuna delle spiagge veniva suddivisa in settori specifici, affidati a singoli reggimenti (nel caso statunitense) o brigate (nel caso britannico).

Il piano di sbarco britannico prevedeva ad esempio, per il fronte di ogni brigata quattro mezzi da sbarco per veicoli corazzati (LCT) che dovevano toccare terra all’ora H-5 minuti e che trasportavano ciascuno quattro carri armati Sherman anfibi.

All’ora H sarebbero stati seguiti da altri quattro LCT con i carri per impieghi speciali (carri sminatori, carri Crocodile lanciafiamme, carri Churchill in versione AVRE, ossia corazzati e muniti di mortai da demolizione e dispositivi gettaponte) e un reparto di guastatori per far saltare le ostruzioni collocate dai tedeschi lungo la spiaggia.

All’ora H+7 dovevano poi arrivare otto mezzi da sbarco d’assalto (LCA) con le due compagnie di fanteria d’avanguardia e all’ora H+20 altri otto LCA con altre due compagnie di fanteria, seguiti ad H+25 da due LCA con gli uomini del gruppo organizzazione spiaggia.

All’ora H+30 sarebbero sbarcati gli apripista e altri mezzi corazzati speciali; all’ora H+60 nove LCT con cannoni semoventi e a H+90 dieci LCT con un intero squadrone di carri armati. L’ondata successiva avrebbe poi portato altro personale di artiglieria e 21 autocarri anfibi carichi di materiali e munizioni.

Una simile complessa pianificazione richiedeva anche particolari condizioni meteorologiche per potersi concretamente realizzare:

La necessità di queste particolari condizioni limitavano la scelta, nel periodo prefissato, a tre soli giorni: 5, 6 e 7 giugno.

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Le attese dei tedeschi

Occorre anzitutto rilevare che la ragione della sorpresa con cui furono colti i tedeschi il D-Day e la confusione con cui reagirono non furono dovute solo ad una serie di fortuite coincidenza o a carenze decisionali: lo stato maggiore tedesco era infatti convinto che lo sbarco non sarebbe mai avvenuto con condizioni meteorologiche meno che perfette e soprattutto che esso sarebbe avvenuto al passo di Calais, che, oltre ad essere il punto più stretto della Manica, garantiva una maggior vicinanza con la Germania, obiettivo finale degli alleati.

Gli alleati seppero sfruttare questa convinzione tedesca creando un’abile manovra di depistaggio e inventando una fantomatica "Armata" americana al comando del generale Patton, in realtà composta da carri armati di plastica gonfiabili sistemati per ingannare i ricognitori nemici e dislocata proprio al passo di Calais: funzionò talmente bene che ancora a luglio teneva inchiodata una intera divisione tedesca.

Di fatto nelle prime ore dell’invasione, tra lo stato maggiore nazista era diffusa la convinzione che si trattasse di una manovra diversiva, volta appunto a distrarre l’attenzione dal vero attacco che sarebbe avvenuto inevitabilmente a Calais.

Le divergenze tra gli alti gradi del comando tedesco in occidente erano del resto all’ordine del giorno, proprio a partire da quelle che intercorrevano tra von Rundstedt, comandante in capo delle forze occidentali, e Rommel, comandante del gruppo di Armate B, in servizio nel Nord della Francia.

Quando questi aveva assunto il comando, rispondendo tra l’altro direttamente a Hitler, si era subito reso conto che le notizie sul famigerato "vallo atlantico", sbandierate dalla propaganda nazista erano poco più che fanfaronate. Rommel, al contrario di von Rundstedt, era convinto che le possibilità di respingere l’invasione erano legate alla necessità di bloccare subito gli sbarchi, respingendo in mare gli alleati prima che potessero assestarsi a terra.

Per questo aveva dato avvio ad una imponente opera di rafforzamento delle difese, direttamente sulle spiagge e nelle postazioni immediata mente dietro di esse.

Il tipico modello di difesa costiera tedesco prevedeva una serie di batterie costiere, cannoni mobili, mitragliatrici antiaerei, mitragliatrici leggere, posti di osservazione di artiglieria, di rifugi sotteranei e di rifugi in cemento, collegati tra loro da trincee, di fossati anticarro e da ampie zone minate. Sulle spiagge e sui fondali coperti durante l’alta marea poi erano collocati ostacoli di varia natura: cavalli di frisia, spuntoni d’acciaio e ostacoli sottomarini.

Di fatto però gran parte di questi lavori erano ancora incompiuti all’inizio di giugno e Rommel condivideva la convinzione che le cattive condizioni atmosferiche avrebbero costretto a ritardare ulteriormente l’invasione, al punto da lasciare il suo quartier generale a La-Roche-Guyon per una licenza proprio il 4 giugno, due soli giorni prima del D-Day.

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