COSA VUOI CHE FACCIA
di: Michele Cozza
Cosa vuoi che faccia
se oscillando
tra esaltazioni e irrisioni
di me stesso
scivolo sullo scialbo giorno,
se atterrito gli anni miei guardo
e di te, nè d'altro, io penso;
se nella fredda notte,
alla corte dei sogni,
ospite assidua,
tu sovrana regni!
Fissar la tua immago
è unico mio diletto:
ma se doman dispari
cosa mi avanza?
Oh caro pensier
a cui altro pensier
sempre ritorna,
pietra focaia che in cuor
accendi torme di fiamme,
scoppio di riso dell'occhio
che vaga tra luce dorata,
certo, requie non dai
se così trasalir mi fai!
Quando non di me stesso
amico, i miei dubbi e rigori
non stemperano o osteggiano
l'ultimo timoroso slancio
che a te conduce, sento
franare la fragile speranza
che più ampia e più vasta
domani la vita appaia!
Tu, che - Poeta!- mi dicesti,
pietosa o scherzosa che fossi,
ancor non ti avvedi che Musa
e ispiratrice sei di ogni mio
ostentato balbettio
travestito a verso?
Vuoi tu forse imbavagliare
l'estro che ebbro intesse
trame profonde e l'animo
sgombra dai reperti scalcinati
dei ruderi entro le cui mura
vetuste si aggirano fantasmi
di tenebrosi giorni?
Se, con i tuoi sguardi intensi,
non solo illusioni figurasti
alla mia mente, schiudi
quel cuor che non dice
e, incenerisci,
a guisa di un lampo,
il malessere diffuso
che mi travaglia!
Se ostile non sei
non confondere i miei passi!
La tua ombra
non condannarmi a spiar
solo da uno spiraglio,
l'anima in bilico sul ciglio
non scaraventar
in voragine di avversa sorte!
Spalanca quella porta
....ultimo asilo rendi
a questi miei slanci!
Michele Cozza
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