di: Luciano Gemme
SEZIONE SETTIMA
XXVII
Paul e Antonio si guardarono stupito. Entrambi, quasi all'unisono, dissero, tornando a rivolgersi alla ragazza "Come Jodari?","Come fai a sapere chi sono?"
"Su, non fatela lunga. Il signor Jodari, qui, è più che un personaggio, nel giro. Inoltre da qualche ora siete la persona più ricercata del pianeta. Certamente, se siete qui, è perchè sapete che Pedro vi stava spiando e che io ero la sua ragazza. O no?"
Paul stava per replicare, ma Antonio lo fermò "In effetti, noi sapevamo solo che quella cosa che è là dentro, qualunque cosa sia, è partita dal sistema di Pedro, ha invaso il vostro deck ed è sciamata in giro. Libera e contenta"
Ora era il turno della Archetti di cadere dalle nuvole. "Quale cosa? E cos'è questa storia che è passata dal mio deck. Il mio deck è scoppiato qualche giorno fa, proprio il giorno che...." La frase le morì in gola. Stava per aggiungere "Pedro è entrato in coma".
Cambiò espressione, assumendo un piglio più deciso. "Bene, se volete la mia collaborazione, sarà meglio che vi spieghiate meglio" Con la mano continuava ad agitare la pistola in direzione dei due.
Paul glielo fece notare. Lei guardò l'arma come se la vedesse per la prima volta in quel momento. Si accorse anche di aver assunto una posizione un po' ridicola, i piedi ben piantati, le gambe leggermente divaricate, il pugno al fianco.
Rilassati, bimba. "Come le stavo dicendo" continuò Antonio col suo miglior tono mellifluo "sarò felice di spiegarle tutto quanto, ma forse è meglio che ora ce ne andiamo di qui"
Paul si voltò, nervoso, temendo di veder irrompere i due poliziotti dalla porta da un momento all'altro.
Ohh, diavolo. Cos'ho da perdere. Questi due non mi sembrano pericolosi. E poi...questo qui è Jodari. Il mitico Jodari. Come potrei rifiutare.
"Ok, seguitemi"
Uscì dal retro, scavalcando un portoncino che dava sul vicoletto della spazzatura. "Sono anni che devo farlo aggiustare" si scusò.
Paul fu piu che altro colpito dalle sue forme e da un'agilità che, a prima vista, il suo fisico pienotto non lasciava presupporre.
Fuggirono nella notte. Una notte cittadina che aveva perso quel carattere di estrema pericolosità che aveva fino al secolo scorso, anche se rimaneva il regno della delinquenza, soprattutto quella spicciola. Una notte che, ora, veniva disturbata dalle sirene della polizia.
Giunti ad un angolo Rosy si arrestò. Estrasse di tasca una consollina e vi battè una veloce combinazione. Antonio le si era avvicinato e osservava interessato. Rosy gli indicò qualcosa sullo schermo e lui annuì. Poi chiamò Paul affinchè si avvicinasse.
Con una mossa inaspettata Jodari cinse la vita della Archetti. Lei non si oppose. "Fai come me, abbracciala e andiamo"
"Come?"
"Ti spiego dopo, ora andiamo"
Paul obbedì, appoggiango un po' goffamente il braccio sopra le spalle di Rosy. Mentre muovevano i primi passi, sentì la donna che gli si appoggiava contro con molta naturalezza.
Poi, finalmente, capì. Sopra le loro teste, al centro dell'incrocio che stavano attraversando, c'era una telecamera della polizia. Che scemo! E io che mi credevo chissà cosa! Chiaro, comportandoci così daremo molto meno nell'occhio. Si girò verso i due, incontrando così lo sguardo di Rosy.
Ma lei gli sorrise e appoggiò per un attimo la testa sulla sua spalla. Paul strinse un po' più forte il braccio che cingeva la ragazza.
Ecco. Vedi che se vuoi ti sai rilassare! Cristo, sembravi un pezzo di ghiaccio. Non avevi mai abbracciato una ragazza, prima di adesso? Probabilmente non avevi mai abbracciato una come me, vero? Chissa cosa stai pensando. Mi sembri un pochino represso. Forse qualche lezione ti farebbe bene. I tipi così non mi sono mai piaciuti, però questo ragazzone non riesco a trovarlo antipatico. Anzi.
I tre avevano intanto concluso l'attraversamento dell'area coperta dalla telecamera. Antonio fu il primo a staccarsi da Rosy. Paul lo seguì con un attimo di esitazione.
Dopo qualche altro tempo la Archetti tornò a fermarsi. In cuor suo, Paul si trovò a sperare vi fosse un'altra telecamera.
"Siamo quasi arrivati. Quella è la casa di Danito"
"Danito?"
"Danny Swartz, ma tutti lo chiamano Danito, un po' per via dei capelli a riccioli, un po' per la sua aria da ragazzino. Ora dobbiamo parlare con lui senza svegliare la madre"
"Quale madre? Ci hai portato a casa di un cocco di mamma? E poi cosa facciamo? Ci facciamo offrire il tè con i pasticcini?"
Antonio fermò la tirata dell'altro "Calmati, se la signorina Archetti ci ha portati qui, avrà le sue buone ragioni. Lasciala spiegare"
Rosy lo guardò. Tu proprio non ti capisco. Sei gentile fino alla nausea. Ma non sei naturale. Sembri finto. Non sono ancora riuscita a capire come sei realmente. "In effetti, sì, è un cocco di mamma. E non ci acchiappa quasi nulla di pirataggio. Però è cotto di me e ha un bell'impianto. è uno di quei tizi che tutti i soldi che hanno li spendono in novità"
"Ok. Allora ?" Paul si trovò ad essere più irritato di quel che avesse voluto. O forse è questa tizia che mi fa innervosire.
"Calma. Gasato com'è, so che dorme con un comm sul comodino. Me lo ha detto una volta, naturalmente con la speranza che io lo chiami, qualche volta. Naturalmente non l'ho mai fatto"
"Com'è che conosci stò ragazzino?" Kalensky cercò di essere naturale, temendo di aver fatto una domanda un po' troppo indiscreta.
Lei non vi fece caso "Te l'ho detto. è un maniaco. Sfoga la frustrazione della repressione materna giocando a fare il pirata. Nell'ambiente si divertono a stare al gioco, facendogli credere di essere uno di loro. E inoltre, abilità o meno, ha un sacco di attrezzature. Tutte di marca. Vedrete".
Si pentì un po'. Questi sono due Ricercatori Universitari. Il massimo. Come puoi sperare che si stupiscano delle cianfrusaglie di un ragazzino? Chissà a che standad sono abituati! Scicca!
Aprì la consollina e richiamò l'agenda degli indirizzi. Poi mormorò qualcosa alla volta dello schermo.
Seguì un attesa che ai tre parve lunghissima.
"è fatta! Ha risposto!"
Solo allora Antonio chiese "Cosa gli ha detto?"
"Che vuoi che gli abbia detto? Che c'è l'uomo più ricercato del pianeta sotto casa sua? Gli ho detto che la Archetti ha bisogno del suo aiuto, e che gliene sarò molto riconoscente. Potete scommettere che nel giro di un minuto o due ce lo trovereno in strada. Anzi, fate una cosa. Mettetevi fuori vista, vi chiamo io"
Paul avrebbe voluto replicare, ma Antonio lo tirò da parte. Appena in tempo, perchè subito dopo la porta si aprì lentamente, me uscì un ragazzo che, altrettanto lentamente e badando di non far rumore, se la richiuse alle spalle. Era piuttosto alto, anche se dimostrava un sedici, diciassette anni. Era vestito approssimativamente, la camicia fuori dai pantaloni.
Poi guardò a destra e a sinistra, come se temesse qualcosa. Quando vide la Archetti il suo volto si illuminò. Lei gli corse incontro, lo abbracciò e gli diede un piccolo e rapido bacio, badando, però, di far scorrere per un attimo la lingua sulle sue labbra.
Danny era arrossito violentemente. Ma la sua gioia si bloccò quando vide quei due avanzare verso di loro.
Rosy si staccò leggermente, non tanto, e disse "Danny, sei stato scelto per la più eccitante avventura a cui un hacker possa partecipare!"
Il ragazzo, dopo il primo attimo, si riprese presto. Paul si trovò a pensare che probabilmente era abituato a scherzi e a facezie varie che certamente gli riservavano i suoi "amici". Li scrutò per un attimo o due "E voi chi siete?"
Tostino, il tipo. "Mai sentito parlare di Jodari, il padre del Modello ?" Esordì Paul.
INTERLUDIO X
Il Modello è un posto strano, molto strano. Oggetti eterei e multidimensionali lo percorrono senza sosta. Non sono fatti di materia, nè hanno una forma predefinita. Non si può nemmeno parlare della loro possibilità di avere una forma.
Alcuni se li immaginano geometrici. Cubi, parallelepipedi, triedri. Colorati. Di colori vivaci e cangianti. Altri li vedono più informi, come le nubi trascinate dal vento, o come bolle colorate di un olio non solubile, che rotolano trascinate dalla corrente.
Questo è diverso. Insolito. è piccolo, se paragonato ai grossi parallelepipedi delle banche dati, così simili a possenti edifici. Sembra più un insieme di scaglie metalliche, mantenute vicine perchè calamitate. Si muove scivolando su se stesso. A volte esitante, a volte veloce. Pare fermarsi, poi riprendere. Altre volte proietta una o più scaglie in qualche direzione. Altre volte ancora si scompone completamente, per poi ricomporsi da un'altra parte. Magari a mezzo mondo di distanza.
è un folletto. Un'entità il cui compito è andare a ricercare dati e notizie in giro per la Rete. Non è un compito facile. Deve cercare, domandare, capire, ragionare, fare ipotesi su dove possono trovarsi i dati che ha l'ordine di trovare.
E questo particolare folletto è diverso dagli altri folletti. Più complesso, più intelligente. Non deve solo trovare dati, il suo compito è molto più importante. Ma anche pericoloso.
In un inudibile fruscio, il folletto passa vicino ad un piccolo cilindro che sta muovendosi attorso ai suoi assi. Non è un movimento regolare. è un brandeggio. E il cilindro è una telecamera. Su una delle sue basi, il folletto vede per un attimo l'immagine ripresa. è l'esterno di una casa. Un'auto della polizia arriva e parcheggia. Ne scendono due poliziotti, un uomo e una donna. Si dirigono verso la casa.
Il folletto si allontana. Ma una scaglia è rimasta attaccata al cilindro. Qualcuno sta osservando le immagini, e il folletto può adesso osservare l'osservatore.
Utile.
Altro non-luogo, altri oggetti. Sono pacchetti, messaggi. Il Modello ne è pieno: lettere, fax, transazioni bancarie, collegamenti in remoto a sistemi o a banche dati. Parole, suoni, immagini. Migliardi e migliardi di pacchetti viaggiano ogni giorno attraverso la ragnatela che avvolge il mondo.
Questi non appaioni diversi dagli altri. Sicuramente non sono grandi come quelli che trasportano film o rapporti di lavoro. Sembrano in tutto e per tutto lettere, normale corrispondenza.
Ogni pacchetto è, tranne la dimensione, indistinguibile da tutti gli altri. Tutti ben protetti dagli algoritmi di schermatura.
Eppure anche questi sono speciali. Sono i pacchetti che partecipano alla conferenza transnazionale sul virus. Tipici prodotti della Democrazie Totali, le conferenze nascono e muoiono in continuazione seguendo le mode e gli avvenimenti del momento. Altre, su temi più generali, rimangono immutate per anni, contando a volte anche milioni di interventi.
Ma questa, nata attorno al messaggio broadcast di un certo Heinferr, non è segnalata su nessun help nè compare in nessun elenco. è una conferenza pirata. Un velocissimo passaparola ha attraversato il popolo cyberpunk nelle ore precedenti. Qualcuno ha intrappolato un pezzo di un virus. Allora esiste. C'è un virus nel Modello.
Interventi, domande, proposte, ipotesi sono subito piovute da tutte le parti del mondo. Centinaia di pirati o di "semplici" appassionati hanno potuto visionare la spora rimasta intrappolata. E studiarla. O, almeno, tentare.
C'è fermento nel Cyberspazio.
XXVIII
I quattro erano ora seduti attorno ad una scrivania. Sulla scrivania un deck che sicuramente non avrebbe sfigurato in un ufficio dirigenziale.
Il resto del locale, un garage ristrutturato alla bell'e meglio era quasi interamente arredato con scaffali metallici, pieni zeppi di cianfrusaglie di vario tipo.
Classico di chi inizia da solo, compra roba da poco, se ne costruisce altra, e poi compra tutto più nuovo o più bello, pensava Kalensky. Ad Antonio invece il tutto procurava una nota di nostalgia. C'è stato un periodo in cui sarei impazzito per un luogo del genere. Capisco perchè la banda di questa Archetti lo sopporta: questo posto è una miniera!
L'unica concessione extra telematica era un angolo arredato con due divani disuguali e un tavolino basso. La presenza di un'abat jour la diceva lunga sull'utilizzo sperato dal ragazzo. Paul lo guardò e poi guardò Rosy. Quelle cose lo rendevano un po' triste.
Una porta dava su una specie di bilocale ricavato da una rientranza che faceva il luogo. Soggiorno-angolo cottura, una camera con solo una branda e un materasso, un piccolo bagno. Contrariamente allo stanzone, che era incasinato, ma passabilmente pulito, le due stanzette erano chiaramente pochissimo usate dal ragazzo, se non nel corso delle festicciole, come testiminiavano i coriandoli e la sporcizia varia sparsa negli angoli.
Paul si appoggiò allo schienale della sedia. Quei tre stanno andando troppo veloci. Per la verità Danny non sta proprio andando da nessuna parte. Appena arrivati, si era seduto di fronte al deck, ma era stato rapidamente spinto via dall'insistenza di Antonio. La cosa non pareva averlo turbato più di tanto. Se ne stava con gli occhi sgranati e osservava ora lo schermo ora Antonio, ora la Archetti.
Paul rivide tutta la scena. Non appena aveva connesso il nome di Antonio con tutto quello che comportava, era sbiancato. Pareva sul punto di scappare via. Rosy lo aveva abbracciato "Ma non ti rendi conto che uno come Jodari NON PUò aver fatto le cose di cui è accusato. è ovvio che è vittima di un complotto. E ora è qui, che chiede il tuo aiuto per un'impresa che entrerà negli annali della storia: sconfiggere il mostro che si è insediato nel Modello e smascherare i veri compevoli!"
Paul dovette ammettere che la ragazza era veramente una gran figlia di puttana. Se lo stava girando come voleva. Povero Swartz.
Ed ora eccolo lì, a mangiarsi con gli occhi il suo idolo. Fra un po' si dimenticherà persino del suo grande amore, che gli siede ad un metro di distanza.
Il vero tagliato fuori sono io. Cristo. Non sono mica l'ultimo arrivato, però sono un ricercatore normale. Sono abituato ad altri metodi. Questi quà stanno parlando una lingua che non conosco. Tu, piuttosto, Antonio, con tutto il tuo parlare, mi sembri proprio uno di loro. Anzi, il loro capo.
Ohh. Che diavolo! Piantala di compatirti. Diamoci da fare. Prese la sedia e si avvicinò un po' di più al deck. Così facendo era quasi guancia a guancia con la Archetti.
"Ormai si è infiltrato in moltissimi posti. Non basta disinfestare qualche sistema. Occorre un qualcosa che riesca ad inseguirlo ovunque" stava dicendo Jodari.
"E se gli tendessimo una trappola. " disse Kalensky, quasi stupendo se stesso.
"Si. Giusto. Tra l'altro questo ci permetterà di farlo uscire allo scoperto. Stavo giusto dicendo loro che in queste ultime ore è rimasto particolarmente inattivo. Non so perchè, ma la cosa non mi piace"
"Beh, questo ci dà un po' di tempo per preparare la sua trappola" disse Rosy, sorridendo fuggevolmente a Paul.
"Speriamo"
INTERLUDIO XI
L'ufficio è piccolo, ma lussuoso. Le pareti sono completamente rivestite con una splendida libreria in legno. Al centro capeggia una grossa e scintillante scrivania. Gli unici altri arredi sono un lettino e alcune sedie di broccato.
Un uomo, grasso e con una folta barba nera è coricato sul lettino.
"Davvero, non riesco più a ricordare niente. Ho la netta sensazione che un tempo ero un uomo. Qualunque cosa volesse dire."
Un distinto signore, col pizzetto bianco e gli occhiali a pince-nez, lo guarda mentre giocherella con la sua stilografica placcata d'oro "Capisco. Ed è questo che l'ha condotta nel mio studio?"
"No. è un'altra idea. Più, come dire?, più profonda e terribile"
"E sarebbe?"
"è un nome: Rosy. E un attributo: ragazza. In qualche modo sono convinto che Rosy era la mia ragazza quando ero un uomo"
Il dottore posò la penna "Mmmm. E come si sente, a proposito della sensazione di essere stato umano?"
"Stranamente. A volte ho l'assoluta certezza di essere davvero stato un uomo. E di essere finito qua dentro per un atto violento che ho il dovere di vendicare. Altre volte non ne sono più così sicuro. Non riesco nemmeno più tanto bene a definire il concetto di uomo. Si, insomma, mi guardo attorno e mi dico, che diavolo, chi se ne frega."
"E riguardo all'altra idea? La ragazza?"
"Questo è molto peggio. è da un po' di tempo che non riesco a togliermelo dalla testa. Il concetto è ancora più vago, ma sempre legato a bei ricordi. Ricordi e sensazioni che sento di aver perduto per sempre. Sono triste, sempre più triste e non so perchè"
"Ah, ah, ah, ah!" La risata proviene da un terzo uomo, magro, vestito malamente e con una incolta capigliatura bianca, che fino ad adesso era rimasto seduto su una delle sedie " Essere un uomo, ragazza, Modello. Ragazzi, tu sì che sei pazzo. Altro che me! Ah, ah, ah! Diglielo, dottore. Diglielo che è matto. Matto da legare!"
Lo psichiatra lo guarda torvo "Non gli faccia caso. Parry è una specie di istituzione qua dentro. Però troviamo che le sue uscite, spesso, sono più profonde di quanto si pensi. Ad esempio, le ha dato del matto perchè lei pensa di essere stato un uomo. Secondo lei perchè si deve ritenere folle uno che sostiene di essere stato un uomo?"
"Mah, non so bene. forse perche questo posto...:"
"E dove ritiene di essere adesso?"
"Nel Modello, gliel'ho già detto. Il mondo multidimensionale formato dalla rete telematica mondiale"
"Si, mi ha già raccontato tutto. E se le dicessi che lei è un essere umano e che siamo sul pianeta Terra, nel 1922, e che tutte quelle cose di cui parla non esistono, se non come frutto della sua mente?"
"No!" Pedro era balzato in piedi "No! Ho le idee confuse, ma mi ricordo troppe cose. Troppe, per non essere vere!"
Lo psichiatra, che sta giocherellando con la targhetta di mogano con su scritto Dottor Victor Eliza, non sembra far caso allo sfogo del paziente. "Si calmi. è normalissimo, guardi. La mente tende, in questi casi, a creare una fitta ragnatela di pseudo ricordi, nel tentativo di illudere se stessa".
Pedro si era intanto seduto sul bordo del lettino " Non si tratta di ricordi, io vedo, sto vedendo in questo istante, la sterminata pianura della Rete. I picchi aguzzi delle università, i grossi ammassi di sistemi industriali. Percepisco l'intenso traffico che vi si svolge".
Il dottore lo guarda senza abbandonare il suo sorriso condiscendente. Parry si tiene la testa fra le mani e dondola lentamente ripetendo "No, no, no"
"No, no, no" sta dicendo l'uomo appoggiato al bancone. "Se vuoi divertirti davvero, lascia fare al vecchio Larry, che di queste cose se ne intende"
Il poliziotto fa per andarsene, ma l'uomo, leggermente alticcio, come testimonia il suo alito, lo trattiene per un braccio "Perchè vuoi già andartene, sei appena arrivato. Che ne diresti di farti un goccio con me? E non tirare fuori la vecchia battuta che sei in servizio."
"Ma è vero! Sono venuto fin qui in Germania per investigare su un caso molto importante. I miei colleghi sono bloccati in America e tutto il lavoro spetta a me. Ho scoperto che qui avete avuto una visita, per così dire, inusuale"
"Io non parlo con chi non beve insieme a me"
"Ma sono vicinissimo all'obbiettivo. Sono sicuro di essere sul punto di trovarlo. Ho seguito le se traccie fino qui. " vedendo che l'altro rimane imperturbabile continua, un po' scocciato "Va bene, ma solo uno"
Ad un cenno di Larry il barista porta due bicchieri. Mentre il poliziotto beve, Larry gli si fa più vicino.
"Ho sentito parlare di una cosa strana, ma non so molto. Si dice in giro che il capo ha catturato qualcosa di grosso, un mostro, oppure un pezzo di mostro, ma non so altro" Larry ha una di quelle faccie dall'età indefinita, un ciuffo di capelli fin sugli occhi e un espressione trasognata perennemente stampata sulla faccia.
"E non sai adesso dov'è questo mostro?"
"Te l'ho detto, no. Penso che sia qui in giro, da qualche parte, ma no so dove. Sicuramente sarà ben sorvegliato."
Mentre l'uomo parlava, il barista aveva riempito nuovamente il bicchiere. Il poliziotto, meccanicamente lo prende e beve.
"Bravo, ora cominci a piacermi. Mi sei simpatico, lo sai?"
Al poliziotto comincia invece a girare la testa.
"Senti, non è che conosci qualche ragazza? Il fatto è che io, in questo momento, sono un po', per così dire, in bianco. Magari se vieni con me riusciamo a catturarne qualcuna usando il fascino della divisa. Non l'ho mai provata questa tecnica"
Vedendo che il poliziotto è restio a muoversi, Larry continua a parlare "Magari, girando, troviamo qualche traccia del mostro"
"Si, il mostro" Bevendo un'altra abbondante sorsata di liquore, il poliziotto si alza e lo segue, barcollando leggermente.
Passando davanti ad un edificio dall'aria austera, i due scorgono all'interno un lussuoso ufficio, con un uomo grande e grosso che sbraita.
© Luciano Gemme - © 1998 ARPANet. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
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