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Amore

V

Molto serenamente mi avviai verso la sala, mutamenti.

Avevo da tempo diversi disturbi, installazioni mal riuscite, divisioni del nervo concatenate, risoluzione azzerata. Una nuova scheda avrebbe fatto al caso mio, una nuova installazione. Stavolta il protagonista passivo ero io, non vedevo, non sentivo, non potevo essere cosciente, al momento del taglio. Nuove percezioni mi avrebbero risvegliato, nuova linfa al mio viaggio. Aver schiodato, essere riuscito nel metodo a sfuggire al controllo della mente, del chip, era un gran bel risultato. Dovevo per forza rimanere inerme durante le operazioni giornaliere vitali, costruttive, ma il mio spazio era lì, intatto mi attendeva, io gestivo, creavo e disfacevo, a mio solo piacimento, il dolore altrui. Sono io il padrone, continuavo a ripetere mentre un lungo tubo aspirava l’ultima parte cerebrale disfatta, ormai definitivamente obsoleta, aggiornamento. Memoria virtuale mi veniva inserita, dando vigore al mio pensare, memorizzare, cancellare emozioni e rinverdire lo studio, primordiale, dell’uomo. Sapere, conoscere tutto quanto esiste, sapere, arrivare in cima, nessuno può fare male, tutti dovranno obbedire. Nuove cellule per il mio corpo, ammasso di componenti, bionici e meccanici, circuiti in silicio, anticorpi pensanti. Non potevo far altro che bene, adesso.

Bene che non esisteva, essendo la violenza il solo e unico sentimento ricorrente, ovunque, lotta per la sopravvivenza, ciclo rispettato. Un nuovo mondo mi aspettava, semplice e inutile, da distruggere in modo che altri sarebbero stati pronti a costruire. Nessuna presa di coscienza, nessun timore, ero un’arma infallibile, mezzo meccanico in movimento, un terra aria orripilante, terrore, morte. Ero pronto per il nuovo lavoro.

Prima di costruire nuovi mondi, bisognava obbligatoriamente distruggere quanto esisteva precedentemente, a cominciare dagli esseri umani, innocui ma pensanti, banali e ignoranti, semplici, inutili; nuova linfa doveva sorgere, salire fine al ponte di comando, issare la bandiera, non pensare e obbedire.

Nuovi edifici, architetture esemplari per i posteri, automezzi sfreccianti, armi potenti.

Io ero la prima, uomo tecno arma, dal mio lavoro inutile di agente, creatore di gusti, manipolatore di idee in database, solo io potevo arrivare a concepire l’idea primaria, la nuova linfa per un mondo ormai disordinato e decadente.

Nuova linfa, un tempo foreste alberate, ora distruzione totale del cielo, per poi ricostruire, tutto completamente chiudere ed intraprendere immediatamente un nuovo ciclo, un nuovo re, religione inerme di fronte alla mia forza, la vita.

Distruzione.

Cataclismi e fiamme, morti terribilmente sfregiati, impotenti, fine del ciclo. Rasoiate lente e sadiche su pelli giovani, vergini e bimbi, troppo tardi per urlare. L’urlo, l’ultimo battito di ciglia, la fine del ritmo battente della muscolatura spezzata da lanciafiamme e balestre con frecce d’acciaio trapassanti, laser folgoranti, chi non meritava di vedere più e morire.

La visione temporale balenò nella mia mente, viali cosparsi di corpi lacerati, assassinii, io mandante non omicida. Non potevo operare in prima persona, godevo tramite servi, mandatari omicidi, androidi programmati solo per sterminare, nessuna forma di vita doveva resistere alla piaga, immane, che si abbatteva su menti derelitte, meretrici e bastardi, divertimento per il mio piacere.

Immaginavo la costruzione, creazione di nuovi miti, dogma e sudditi, mentre un’enorme agglomerato in funzione riciclava sangue. Base vitale per la nuova generazione.

Non si poteva resistere al tempo, ritmo impellente, che avanza.

Il nuovo ordine, esiste solo il verbo dovere. Le morti dovevano essere per forza terrificanti, dolorose allo stremo, estirpare tutto fino all’ultimo respiro, l’ultimo battito, la goccia di sangue sul fuoco. Materia inorganica prendeva il sopravvento su quanto fino a quel momento avevo deriso la tecnica, tecnologia applicata su forme pensanti comandate da chip a scadenza, tempo solo per obbedire distruggendo, il seguito nelle fonderie per pilastri da costruzioni.

La nuova vita era imminente, si sentiva l’odore nonostante la presenza globale di morti, materia finale. Decomposizione.

Terminazione finale.

InterMondi: Viaggio nel III Millennio

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© Paolo Carta - © 1998 ARPANet. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
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