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IL SIGNORE DELLE NUVOLE
(Sull'aereo Miami-San Salvador, Giugno 1994)
di: Miranda Baudino Tamagnini

Erano anni, forse secoli che stava lassù. Spesso si lamentava per questo suo strano destino, ma ormai non trovava più nessuno che lo stesse ad ascoltare. Un po' se ne rammaricava, ma poi per arroganza ed egoismo si consolava dicendo: "pezzi di palloni gonfiati, pieni solo d'aria e d'acqua, non potete capire come uno di voi possa avere anche un cervello pensante.

Si allontanava sempre più dalla compagnia e guardava in basso quando un giorno si accorse che qualcuno sulla terra lo fissava insistentemente. Al momento pensò che il tipo aveva il viso sollevato per ammirare il cielo, come fanno spesso gli umani. Invece no, era fisso su di lui e gli diceva:
"Tu eri montagna ieri, l'altro giorno avevi il profilo di un'aquila risplendente della luce del tramonto, oggi sei un incrocio tra un elefante e un rinoceronte. Ma in realtà chi sei?" Questa curiosità gli piacque e rispose:
"Sono il "Signore delle nuvole" e quando spira il vento cambio forma, volo sulla terra, sul mare e in certe stagioni mi tingo di grigio e di viola e piango dalla pena. Sulla terra c'é chi gioisce di questo mio dolore e chi invece s'infastidisce, ma io non posso farci niente. E tu chi sei per interessarti a me? Potresti presentarti, mi sembri un impertinente, un tipaccio insomma!" "Mi presenterò se ci tieni, ma vorrei farti una proposta: perchè non mi cedi il tuo posto e tu scendi e prendi il mio? Sono molto stanco della routine di tutti i giorni, stufo dei rumori, del traffico sulla terra, della arroganza degli uomini, delle noiose chiacchiere di mia moglie.
La proposta attirava forte il Signore delle nuvole che insegnata in due parole allo strano tipo, quale sarebbe stata la sua funzione, lo acchiappò per un braccio, lo mollò su un soffice tappeto bianco come il cotone e scese rapidamente sulla terra prima che quello ci ripensasse.
Si ritrovù su un grande terrazzo con piscina, circondato da un giardino fiorito, seduto su una comoda poltrona. Stava guardando il panorama di mille luci che si estendeva davanti a lui, quando sent una voce femminile che veniva da una tizia li vicino semi sdraiata su una identica poltrona.
"Senti Paolo, sono scocciata con Mary. A parte che la casa ormai ridotta uno schifo, sporca, piena di polvere, stanotte ho avuto la netta sensazione che il vigilante dormisse con lei. Ti pare che si debba sopportare una situazione del genere? Darky vattene in giardino, non ho voglia di accarezzarti, sei vecchio e puzzolente. Chiara perchè non si fa viva? Chissà com'é andata la Fiera, avranno venduto? Quando partono per Catania? E Stefano e Vincenza saranno al mare? Domani telefono."
Chi era questa tipa che parlava a rotta di collo, senza un attimo di sosta? Si dava le risposte da sola e lui non doveva neanche sforzarsi per capire qualcosa. La guardò e vide che si era immersa nella lettura di un grosso libro senza più degnarlo.
Si alzò tranquillo e andò a curiosare un po' qua e un po' là per rendersi conto di come vivevano gli umani e soprattutto quel Paolo. Quegli esserini che aveva sempre visto dall'alto affannarsi, correre, gridare, la bocca in eterno movimento, senza sentire da lassù cosa dicessero, ora erano intorno a lui.

*****

Paolo intanto trovandosi su un materasso tanto morbido, si era girato su un fianco ed era sprofondato in un sonno profondo. Quando si svegliò era notte con una luna piena così vicina che allungò una mano e la toccò.
Si guardò intorno e a perdita d'occhio c'erano nuvole candide, soffici. In certi punti erano a strati, spesse, compatte; in certi altri volavano leggere come piume; ogni tanto c'era il vuoto e si vedevano sotto le montagne coperte di neve, i boschi verdi, le piante muoversi appena, le luci lontanissime delle città. Il silenzio profondo, assoluto.
Non fece in tempo a rallegrarsi che un rombo assordante lo fece tremare di paura. Si stese rapidamente nascondendo la testa sotto le braccia e sbirci le luci rosse e verdi che si allontanavano ammiccando.
"Un aereo" si disse.
Si alzò e su quel cedevole e consistente tappeto cominci a correre, a buttarsi tra le nuvole, a cercare di acchiapparle. Era senza peso o la resistenza delle nuvole lo sosteneva? Si sentiva felice, leggero; ma dopo un attimo un altro rombo e per un pelo l'aereo che si allontanava non gli portò via la testa.
"Seccante - disse contrariato - i sindacati potrebbero ben intervenire e proibire di volare su certe rotte. Queste poveracce di nuvole a dover sopportare 'sti rombi giorno e notte sai che stress!!"
Si rese conto con stupore che le nuvole erano elastiche e lui invece di camminare, saltava. Ogni salto lo portava lontano e se all'inizio era sui vulcani del Centroamerica, dopo due zompi si trovò sopra un paese ed un oceano conosciuti, con le dune arancione, i cammelli all'abbeverata, le sue boscaglie rade, il mare azzurro e limpido dai pesci e dai coralli iridescenti.
Temeva che un minimo movimento potesse spostarlo e stette immobile perchè voleva restare là un altro po'.
Rievocò qualche giorno del suo passato: vide la spiaggia bianca laggiù, il mare frangersi sugli scogli, i gabbiani fermi a riva con le penne arruffate dal vento monsonico e gli prese una gran tristezza.
Pensava: "del passato si ricordano soltanto i momenti belli e quelli brutti la memoria li cancella". Non era vero: si accantonano ed ecco che vengono a galla quando meno te lo aspetti. Uno era quello del muezin che gridava cinque volte al giorno dal minareto. Sentiva un gran vuoto, una pena profonda, un senso di solitudine. Strane fantasie riempiono il cuore dell'uomo!
Fece un gran salto e si allontanò
Le prime luci dell'alba coloravano le nuvole di rosa. Sembrava una spessa coperta scompigliata con frange luminose; via via che il sole saliva, prendevano altre tinte e altre forme.
Correndo e saltando ne raggiunse un gruppo scuro, pesante, con saette lucenti che si spegnevano e accendevano.
I tuoni rotolavano fragorosi e poi scese la pioggia sulla terra. All'inizio lenta, fina, poi sempre più forte e capì di essere in Estremo Oriente, in quel paese zuppo d'acqua.
Provò la gioia che sentiva allora e decise di stare l per un bel pezzo perchè era fra una montagna e l'altra, immerso nel verde della giungla, non molto in alto, soltanto sui 2000 metri. Il mantello di nuvole avvolgeva il Casin di Ghenting e lì ci stava proprio bene.

******

"Stefano? Sono arrivati Chiara e Jayme?" "Mammotta, come stai? Sono tutti qua. Lei all'altro telefono e ti sente. Che ci dici di bello? Che fa papà?" "Vi ho chiamato a questo proposito, papà è sulla paranoia completa. Non parla, non mi risponde e non guida pià. L'altro giorno in macchina ero ferma ad un semaforo, lui apre lo sportello e via di corsa, supera la fila delle macchine, attraversa col rosso e si siede sul marciapiede. Quando accosto e lui sale gli chiedo cosa gli ha preso. Niente, zitto, non parla. Guarda dal finestrino ed molto interessato.
Penso abbia scelto di non parlare più come quel tale, mi sembra un pittore, che un bel giorno scrisse un biglietto ai parenti: "Da ieri non parlo più. Ma dove siete? Non vi sento!"
"Mami, siamo qui ma parli solo tu. Hai provato a chiedergli se ha qualche pensiero; sarà mica in depressione per caso?"
"Ragazzi che facciamo? Scopriamo l'acqua calda? Certo che gli ho chiesto questo e quello e lui sapete che fa? Mi guarda fisso come se mi vedesse per la prima volta e scende in giardino.
L'altra sera dopo domande senza risposta mi sono messa a leggere dicendo -ma vada un po' al diavolo - Immersa nella lettura non mi accorgo che lui da un pezzo non era risalito. Cacchio - dico - ma che farà?- Scendo piano i gradini e già sul prato non c'è. Alzo la testa e lo vedo in cima alla grande palma. Mi prende un colpo e mi sembra di sentir dire sottovoce: "Ei tu, dove sei? Come ti trovi lassù? Ti piace?" Guardo più in su della palma, vedo solo un gran nuvolone e sento distintamente la voce di vostro padre: "Benissimo, ieri ero cammello, mi hai visto?" Mi pigliasse un accidente se non ha detto proprio così. Ragazzi, siamo sulla pazzia acuta, vi avverto, lo interdico e tanti saluti."
"Mamma aspetta, non fare la drammatica, sta a sentire, sai com'è papa, ogni tanto diventa strano. Portalo da un medico senza fare tante parole e poi facci sapere."
"Va beh d'accordo sullo strano, ma diventare cammello mi sembra grossa. Ciao, salutatemi le vostre rispettive appendici!"
Dopo qualche giorno:
"L'ho portato dal dottore e anche quello da neuro deliri. Lo visita per bene; papà lascia fare, poi si veste e se ne va. Rimango sola col dottore: "Sano come un pesce - fa - certo non parla, ha fatto la sua scelta come quel tale, mi sembra un pittore, che un bel giorno scrisse ecc. ecc. Vi rendete conto che nel mondo siamo miliardi e tutti, dico tutti, siamo a conoscenza di quell'unico, idiotissimo, che ha scelto il silenzio! Ma dico, il suo mutismo è stato tradotto in tutte le lingue? Beh, papà il secondo e passerà alla storia! Ciao cari, sano come un pesce, ma penso di interdirlo lo stesso."

*****

Il Signore della nuvole aveva visto le macchine sfrecciare veloci, le case, le strade piene di gente, i cani e gli uomini azzuffarsi, gli alberi con gli uccelli e i fiori sbocciare sotto il sole. Gli era piaciuto il mare con i suoi colori e le onde con il loro fragore, ma troppo spesso alzava gli occhi lassù e ripensava a quel silenzio profondo, assoluto: bastava star fuori dalle rotte di quegli aggeggi che volavano rumorosi e si lasciavano dietro fumi asfissianti e si stava tranquilli.
Una notte serena, la città taceva e anche quella fastidiosa signora dormiva. Uscì dalla villa sulla collina e lentamente iniziò l'ascesa del vulcano più alto.
Quando fu sulla cima, chiamò a gran voce e dopo poco da una nuvola scese il tipo. Era triste e disse:
"Sei fortunato, vorrei anch'io essere un signore delle nuvole!"
"Vieni con me. Cosa ti trattiene?"
"La tentazione forte e rimpianger la distesa senza confini bianca, qualche volta grigia, all'alba rosa e al tramonto rossa, soffice, morbida, sempre in movimento. Da lassù il mondo tanto bello e tanto diverso dalla realt! Ma........ quella chiacchierona? Ti pare possa lasciarla sola, sprovveduta com'é?!!"

"Affari tuoi amico ma non ti invidio, addio!"

Miranda Baudino Tamagnini

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