UN UOMO NEL BUIO
di: Claudio Pellegrino
I
Olson arrivò al ristorante cinese in pochi minuti. Wuang Li lo stava aspettando sulla porta. Era visibilmente agitato: ........................... Quando Van der Haalt la vide avvolta in una stupenda tunica rossa, bendata, disperata, fu sopraffatto da una eccitazione incredibile. Non aveva mai provato nulla di simile. Finalmente l’ora era giunta: con quell’ultimo sacrificio Satana sarebbe salito dagli abissi infernali e avrebbe premiato il suo discepolo più fedele e devoto. Solo per un istante provò pietà per quella creatura che stava per essere immolata; solo per un istante la sua fede vacillò. Ma ben presto l’atmosfera spettrale lo riportò alla realtà. II Erano nelle fogne da qualche minuto. Con Olson e Wuang Li, che li guidava in quel dedalo di gallerie e cunicoli maleodoranti, c’erano altri dieci poliziotti. Si guardavano tutti intorno più impauriti che attenti: erano stati informati sommariamente su ciò che stavano cercando. Ma l’atmosfera di quel luogo tetro e gli avvenimenti di quei giorni contribuivano a renderli perlomeno inquieti e preoccupati per quella missione. FINE © Claudio Pellegrino - © 1998 ARPANet. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
"Che c’è amico? Spero sia importante perchè ho pochissimo tempo!"
"Penso che sia molto importante, poliziotto. Non ti ho mai raccontato di certi rumori che sentivo sotto il pavimento della cantina? No, perchè quella volta sei andato via in tutta fretta..."
Il cinese esordì, gongolante. Guardò Olson e poi proseguì:
"Bene. Sono continuati per tutti questi giorni e io mi sono accorto di un fatto curioso. Le ultime due volte li ho sentiti proprio nei giorni in cui ci sono stati gli ultimi due sacrifici..."
"Ne sei sicuro?"
Olson era scettico per natura, soprattutto sulle intuizioni degli altri.
"Sì, ne sono sicuro. E ora ti dico: se per caso i rumori si fossero ripetuti ogni volta che veniva compiuto un sacrificio, allora vorrebbe dire che..."
"Fermo, fermo! Vuoi forse dirmi che, secondo te, sotto i nostri piedi c’è una specie di ritrovo per quei fottuti bastardi?"
"Non lo so. Però possono essere legati in qualche modo. E poi lo sai che se prendiamo la pianta della città e segniamo tutti i punti in cui sono avvenuti i sacrifici..."
"...Scopriamo che si disegna un cerchio il cui centro è proprio questo fottuto ristorante? Sì, lo so. Va bene ...e allora?"
Wuang Li si lasciò scappare un sorrisetto sornione. Ormai aveva lanciato la pietra. Vedendo che il tenente stava pensando alle sue parole, decise di dare la spallata finale per convincerlo del tutto.
"Possiamo fare una cosa, andiamo a dare un’occhiata!"
Olson fece per dire qualcosa, ma rinunciò. Non poteva non dargli ragione. In fin dei conti valeva la pena tentare. Guardò l’amico:
"Ehi, Wuang, ma tu non volevi restarne fuori?"
"Già, è vero, Ma sono stufo di essere preoccupato. Voglio che questa storia finisca: il quartiere sembra disabitato dopo le sette di sera e i miei affari vanno malissimo!!"
Olson sapeva che forse non era la ragione vera del suo interessamento. Forse voleva vendicare il suo vecchio amico, forse era solo curioso. Comunque era giusto che partecipasse anche lui: lo aveva già aiutato o perlomeno ci aveva provato. E poi non stava più nella pelle. Sembrava un bambino alla partenza di una gita. Olson chiamò l’agente e gli disse di chiedere rinforzi: se proprio si doveva andare a spasso per le fogne voleva essere accompagnato da molti agenti.
Il suono dei tamburi e la processione di proseliti incappucciati diedero inizio al rito. La donna fu distesa sull’altare e legata con violenza alla pietra fredda. Era l’epilogo, l’ultimo atto.
Si sentiva un eroe, una sorta di messia e, nel delirio della sua mente confusa e frastornata, alzò gli occhi verso la volta della caverna e gridò frasi ingiuriose e blasfeme all’indirizzo di Dio. La piccola folla fu conquistata dal delirio e , in mezzo ad un baccano assordante, il rito iniziò.
Kate, distesa sulla pietra fredda, non aveva più lacrime da versare. In un istante capì che cosa avevano provato Steve e Henry ad essere torturati da quei pazzi. Avvertì tutto il male che permeava quelle pareti irregolari, sentì le loro parole, intuì i loro gesti e il terrore la invase completamente. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Provò a pregarli, ma neppure la sentirono. Che cosa le avrebbero fatto? Sotto la tunica era completamente nuda.
Capì: serviva un corpo per concepire e far crescere la Bestia.
Ad un tratto Wuang Li si fermò e fece segno ad Olson e agli altri di stare zitti. Sentirono dei rumori: era un confuso vociare, proprio davanti a loro.
Wuang Li si avvicinò ad Olson e gli sussurrò:
"Se i miei calcoli sono esatti il mio ristorante è proprio qui sopra."
Olson annuì e fece cenno agli agenti di sparpagliarsi. Trovarono un cunicolo laterale che si addentrava nell’oscurità. Il vociare divenne più forte. Si stavano avvicinando...a chi? a che cosa?
La tensione crebbe: era quasi palpabile. I loro occhi, ormai abituati all’oscurità, videro in fondo alla galleria una luce arancione e sentirono i rumori molto più distinti. Sembravano tamburi.
Olson fece disporre gli uomini rasenti il muro e intimò loro di fare assoluto silenzio. Tutti tacquero e strinsero con forza la mano sul calcio della pistola. Avanzarono lentamente, guardinghi.
Fecero ancora una cinquantina di metri. E finalmente videro.
Un gruppo di uomini erano vicino ad una sorta di tavolo di pietra e sembrava stessero aspettando qualcosa.
L’attenzione di Olson fu attratta da una figura incappucciata ai piedi del piano di pietra. Vide che tra le mani sollevate sopra la testa stringeva un coltello. Un urlo straziante rimbalzò sulla volta e sulle pareti e corse per il cunicolo fino alle loro orecchie. Avanzarono più velocemente. Olson notò che qualcuno si stava agitando su quella specie di altare.
Il tenente gridò con tutto il fiato che aveva in gola:
"Fermo, bastardo!"
Puntò la pistola. L’uomo si volse, tutti i presenti si volsero nella sua direzione, all’ingresso del cunicolo. I tamburi cessarono. La donna gridò il suo nome, disperata, implorante. Per qualche istante non si mosse nulla. Poi echeggiò uno sparo: l’uomo incappucciato si accasciò al suolo, colpito a morte.
Il rumore risvegliò tutti e fu il caos.
Gli agenti corsero verso la caverna e gli uomini accanto all’altare cercarono di scappare in tutte le direzioni. Qualcuno cercò di lottare, echeggiarono altri spari e altre figure caddero a terra, ferite, sanguinanti. La confusione durò poco più di un minuto e poi finalmente ritornò la calma. Il tenente si avvicinò all’uomo che aveva colpito, con un solo desiderio: vedere se le sue intuizioni erano state esatte. Gli scoprì il volto. Era lui, era proprio lui, il gran bastardo. La donna gridò ancora, in preda ad una crisi isterica. Quando Olson le liberò mani e piedi e le tolse la benda dagli occhi, Kate gli buttò le braccia al collo e lo baciò ripetutamente, immensamente felice.
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