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Lultra wide 16:9 LCD continuava ad esplodere immagini live della piazza ricolma di atomi, mentre venni distratto dal traffico, quasi silenzioso, del tardo pomeriggio di fine estate. La stagione calda andava verso il capolinea in compagnia del vento fresco, spezzato da veloci autovetture e autobus di linea. Strade spazzate da lingue gialle autunnali. La lunga prospettiva che osservavo dal balcone del mio appartamento, presagiva il lungo inverno, freddo e noioso, le veloci e stratiformi nuvole alte, parevano un pianeta straniero di passaggio sopra la terra, ombreggiata a sprazzi.
Lurlo gioioso delle persone della piazza mi riportò allo schermo, ultrasottile ritrovato in ambito di telecomunicazioni digitali a larga banda.
Comunicazioni. Nella mia pur breve vita, non avevo superato i quaranta, mi ero occupato parecchio di comunicazioni, sociali e digitali, ultra tecnologiche e virtuali. Impegno e studio nellapprendimento di formule e protocolli, sintassi e simulacri tra ritrovati in carbonio e pagine riempite da assurde limitazioni mentali. Stendendomi sul letto a due piazze che riempiva la camera da letto, nonostante fossi solo, sentii lo state off del deck impiantato alla base della nuca qualche giorno prima. Ripensai alla comunicazione, dubbio e sperimentazione.
Parigi è una gran bella città, enorme come la sua stazione, assolutamente gigante in confronto al contorno panoramico della periferia, ancora fertile e rabbiosa. Povertà.
Il professor Risk mi aspettava. Conoscevo Risk da tempo, avevamo studiato insieme nuove forme di comunicazione cerebrale, trasposizione di dati, trasmissione degli stessi tramite energia, traslazione biologica naturale. Innocua.
Molto tempo ho passato nella capitale francese, in compagnia di Risk, anche se la terra madre, per un umano, è un cordone ombelicale mai reciso.
Risk aveva troncato di netto il cordone con la sua terra da tre c e un p, madre lasciata per disperazione e morte. Povertà e digiuno, instabilità, non coscienza, nessuna concentrazione, armamenti.
Fuga per trovare, ormai da più di ventanni, una nuova madre terra, con cordone legato a doppio nodo. Paris, mon amour, ripeteva, ogni tanto, durante sane e serene bevute notturne.
Quando decisi di abbandonare gli studi intrapresi in Francia, per proseguire, in campi diversi, per conto mio a Milano, Risk non fece grosse pressioni per trattenermi. A me aveva stancato lo studio incessante di forme mutanti, utopie impossibili da realizzare. Sperimentazioni cerebrali. Troppi cervelli umani distrutti e riportati in vita tramite connettori bio meccanici, innesti tra chip in silicio e cellule nervose, neuroni e simm. Pazzia. Risultato sperimentale delle installazioni. Limitazione cerebrale, scambio non adeguato di energia e rifornimento inadeguato di input per funzionamento errato. Morte.
Troppe morti e troppi fallimenti in quegli anni provarono la mia forza culturale per continuare in qualcosa in cui credevo fin da ragazzo, tempi scolastici, scienza della comunicazione.
Confronto. © Paolo Carta - © 1998 ARPANet. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
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