ARPANet

Il guardiano del modello
di: Luciano Gemme


SEZIONE TERZA.

VIII

La stanza era sporca e umida. Il classico posto da diseredati. O da persone in fuga. Ma la consollina portatile, collegata alla presa di Rete nella parete scrostata era di prima qualità. Gli occhi arrossati e la testa dolorante, l'uomo aveva lo sguardo fisso sullo schermo, senza in realtà riuscire a mettere a fuoco nulla. Stava ormai perdendo il senso del tempo e viaggiava velocemente verso un esaurimento nervoso. Cristo. Sono solo due giorni, cioè è stato solo l'altro ieri sera che è successo. E solo ieri all'alba mi sono svegliato dopo il colpo di frusta. Byte! Non credevo di ridurmi così male in così poco tempo. Non posso andare avanti così ancora per molto. Merda. Sono proprio una mezza calzetta. Tentò un sorriso caustico, senza molto riuscirci. Eppure finora non mi hanno beccato. Era già qualcosa.
Jack Williams bevve un altra, generosa, sorsata di wiskey. La faccia contratta per il bruciore che gli procurava il liquore, ripensò, per l'ennesima volta, alle ore appena trascorse. Si rivide in preda al panico che abbandonava l'appartamento di Pedro. L'attraversamento della città con il costante incubo di essere inseguito. Il guardarsi alle spalle, il costante scrutare i volti e i movimenti di tutti quelli che incontrava. L'arrivo da quell'affittacamere. Jack sapeva che era un tipo che non faceva troppe domande. Poi di fretta in camera, salendo gli scalini due alla volta. Senza dare neanche un'occhiata alla camera, tanto per quello che c'era da vedere, prese la console portatile e si mise alla ricerca della presa. Per un attimo il sangue gli si gelò, possibile che non ci fosse? Cristo, anche in un posto simile DEVE esserci! Fortunatamente c'era.
C'era. Era così iniziata la seconda fuga di Jack. Quella nel Modello. Per prima cosa cancellare le proprie traccie. Il pagamento dei mezzi pubblici, l'affitto della camera. Quel tale, proprio come Williams sperava, non aveva ancora contabilizzato l'affitto, probabilmente l'avrebbe fatto non appena terminato di godersi il porno che si stava visionando quando Jack era arrivato. Fece così in tempo a preparare una trappola, un finto server, in maniera tale che quando finalmente il tizio si decise, la sua chiamata fu intercettata dal programma gabbia, che le rispose a tono. Il deck dell'affittacamere diede risposta positiva, ma in realtà il soldi non arriveranno mai alla sua banca. Peggio per te, vecchio mio, ma qui c'è in ballo la mia pelle. Jack passò poi alla seconda fase del suo piano. Diede fondo alle sue conoscenze hacker per cercare di disseminare il Modello di false traccie che portassero fuori pista i suoi inseguitori e gli dessero un po' di tempo.
Ma un po' di tempo per cosa?
Si alzò e andò alla finestra. Scostò le tendine in plastica e guardò giù, nel vicolo. Nessuno.
Fino ad ora non aveva visto niente di quello che si aspettava. Si era aspettato gente che lo seguisse. Tipi dall'aria sospetta in strada. E poi che cosa? Un auto. Il tizio con l'impermeabile appoggiato al muro all'angolo? Cosa credevi, vecchio mio, di essere in un film 2-D del secolo scorso? Quella gente non si fa vedere. Sicuramente non da uno come me. Se mi troveranno mi faranno fuori senza che io neanche me ne accorga.
Se. O quando?
Non voleva rispondere a quella domanda. Naturalmente il sospetto di non essere affatto inseguito non lo sfiorò neppure. Chi altri avrebbe potuto ridurre quel bestione in quello stato? E chi altri poteva essere al telefono a quell'ora, tra la notte e l'alba?
A proposito di bestioni. Chissà cosa era realemente successo a Pedro. Chissà se è ancora vivo e in che condizioni. In mattinata, dopo una notte insonne passata davanti allo schermo del computer, Williams aveva debolmente cercato per i notiziari e i canali-news qualche notizia sul suo amico. Ma aveva desistito. Il rischio che lo stessero aspettando al varco, in attesa che si tradisse in quel modo, era troppo alto.
Fanculo, Pedro.
Era quasi l'ora di punta. Jack decise di rischiare e scendere al bar per mangiare qualcosa. Con l'affollamento serale c'erano più probabilità di confondersi nella folla. Avrebbe dovuto tornare subito di sopra per cancellare le nuove traccie, ma Jack era sufficientemente sicuro. Se fin'ora non erano arrivati voleva dire che lo stavano cercando da un'altra parte.
Si passò la mano fra la peluria ispida che stava crescendo sul volto, spense la consollina, se la mise in tasca ed uscì.
Mentre scendeva le scale dal forte odore di muffa, l'immagine di Pedro gli tornò ancora un istante alla mente. Era curiosità, si affrettò a pensare. Non rimorso. Rimorso per cosa poi? Per non aver neanche chiamato un'ambulanza, un qualcosa? E poi per chi? Per un tizio che mi ha sempre disprezzato, che mi ha frustato a tradimento. Ed in più che mi ha messo in questo casino?
Appena entrò nel locale,Jack iniziò nervosamente a scrutare i presenti, stava ormai diventando un'abitudine. Volti anonimi ma spesso tuttaltro che rassicuranti, gli restituirono occhiate di indifferenza e di sospetto. Pedro ora era sceso di molto nella sua classifica delle preoccupazioni.
Non era sicuramente la prima, ma forse non proprio l'ultima, invece, per il medico di guardia. Stava studiando una cartella clinica sul suo visore e lo sguardo andava ora a quei dati bizzarri ora al grosso paziente, semivisibile nella camera di terapia intensiva.
Il medico era ancora abbastanza giovane da interessarsi realmente a casi come questi. I suoi colleghi più anziani lo guardavano e lo lasciavano fare.
Era sicuramente un caso anomalo, uno di quei casi che, se la vittima è un personaggio, arrivano i giornalisti a frotte e c'è da fare del grano. Ma quel tale sembrava tutto tranne uno che potesse interessare la gente. E così a nessuno fregava realmente.
Il dottore conosceva ormai a memoria la sua storia. Era stato trovato in una pozza di sangue e di altri liquidi corporei. Aveva una grave lacerazione ad entrambi i bulbi oculari dovuta al tentativo di strapparsi degli stimolatori retinici artigianali. Artigianale appariva anche uno stimolatore penico, anche questo aveva provocato danni piuttosto gravi. A parte ciò, il corpo era in buone condizioni, ma la mente appariva del tutto annientata. Funzionava solo la parte simpatica, mentre erano quasi del tutto assenti le funzioni intellettive. Le analisi non avevano riscontrato nessuna lesione cerebrale, tipica diagnosi in questi casi.
La polizia, che l'aveva portato lì, disse che si trattava di un individuo socialmente pericoloso, fate attenzione se si dovesse riprendere. Non pareva per nulla interessata ad un suo miglioramento.
Neanche i medici dell'ospedale parevano avere nessun interesse per quel tizio, nonostante l'anomalo stato clinico. Dopo una frettolosa analisi, qualcuno aveva scritto "Blocco dell'encefalo superiore probabilmente dovuto a forte chock provocato da info-droghe".
Ora era lì, gli erano state somministrate parecchie unità di NGF, ed ora non si poteva far altro che aspettare. Se la mente fosse riuscita a ripararsi da sola, bene. Altrimenti, in ossequio alla legge sull'eutanasia, di lì a tre giorni i suoi organi sarebbero divenuti di dominio pubblico. Alla prima richiesta (e ce n'erano sempre così tante) sarebbero stati utilizzati.
Il medico dette ancora un occhiata a Pedro, al di là del vetro della camera di terapia. Gli unici movimenti erano il lento alzarsi ed abbassarsi dell'ampio torace sotto le lenzuola e la danza luminosa degli indicatori nello schermo di un tomoencefalogramma. Ancora nessun miglioramento. Poi scrollò le spalle e passò alla cartella clinica del prossimo paziente.

IX

Per Josef Corinni gli ultimi giorni erano stati una buona anticamera dell'inferno. Come naturale, appena ripresosi dallo shock, gli era piombato addosso mezzo mondo. Soprattutto i politici si facevano via via più insistenti con le loro richieste di rapporti, di chiarimenti.
Alcuni, come già era avvenuto alla riunione, cercavano di dare la colpa a qualcuno. E quel qualcuno era il più delle volte lui.
Come c'era da aspettarsi, si fecero vivi anche i giornalisti. Non erano ancora arrivati fino a lui, per il momento. Solerti segretarie, umane e non, avevano opposto un efficace sbarramento. Superato quello, venivano amabilmente intrattenuti da qualche addetto alle Pubbliche Relazioni che snocciolava grafici e dati senza importanza.
Come naturalmente c'era da aspettarsi, qualcuno mangiò la foglia e diede l'avvio ad una campagna stampa, che però, per adesso, doveva limitarsi alle voci e ai si dice.
Corinni non era credente, ma pregava seriamente qualunque dio potesse ascoltarlo, che il muro di gomma dei suoi collaboratori tenesse ancora un po'.
Con uno sforzo evidente, si strappò dai suoi pensieri per rivolgere la propria attenzione allo schermo, dove si era appena materializzato il Vice Capo della Polizia del Nord America. Lo stesso che aveva partecipato alla riunione.
"Buona sera, colonnello. Spero di non disturbarla troppo" Pur non avendo nessuna simpatia per le divise, Josef non aveva ragione di non essere gentile con il militare.
"Nessun disturbo. Il mio lavoro mi ha abituato a non avere praticamente orari, come penso anche il suo. Soprattutto in questi giorni, credo"
"Ha ragioni da vendere! Il fatto è che ho bisogno del vostro aiuto, come le ho scritto nel mail di stamane. Sto inseguendo una pista, ma devo trovare altre traccie di quel maledetto. E una possibilità sono eventuali segnalazioni possono esservi state fatte."
"Quali tipi di segnalazioni?"
"è questo il punto. Non lo so con sicurezza. Cose strane. Fatti, che magari non sembrano neanche collegati nè tra loro nè, a prima vista, con un virus. Deve c'entrarci il Modello, ma al giorno d'oggi questo significa praticamente qualunque cosa. Non so. Cose sul tipo del sacrestano che si trova, anzichè la registazione del cori per voci bianche un film porno. E viene da voi a denunciare ignoti vandali." Corinni cercava di buttarla sullo scherzo. Ma non credeva che la sua voce lo seguisse nella finzione.
L'altro se ne accorse subito "Mi dica, è davvero sicuro della presenza di questo virus? Sta rischiando grosso, lo sa?. Quella gente, l'altro giorno, non accetterebbero di buon grado delle scuse, se dovesse sbagliarsi".
Josef non potè fare a meno di sorridere "Un punto per lei, commissario. Sì, sono sicuro. Il fatto è che non riesco a dimostrarlo. Ed è per questo che sono così teso. Conto su di lei e sulla Polizia. è importante".
Anche l'altro sorrise. Probabilmente si aspettava già questa richiesta da parte del dirigente della UNIM "Le invieremo fra breve, penso in nottata o domani mattina un bel malloppo pieno di casi come vuole lei. E lo terremo aggiornato. Troverà i particolari nel dossier, comunque le anticipo che avevamo già notato un insolito aumento di certi casi. Ad esempio in una settimana un numero pari alla media nazionale di ditte ha denunciato la totale o parziale distruzione del proprio patrimonio aziendale. Inoltre c'è un picco in quelli che noi chiamiamo "casi delle feste". Si tratta di segnalazioni assurde tipiche delle persone sole o alienate, che tendono a peggiorare durante le varie festivita, il Natale, la festa dell'Eccesso e così via. In questi casi, il più delle volte inconsciamente, tirano fuori qualunque cosa pur di avere un contatto umano, sia pure con dei poliziotti".
Josef ascoltò educatamente la lezione dell'altro. Non voleva disturbarlo più di tanto. Inoltre era piacevole scoprire che anche la polizia aveva già notato qualcosa di strano. Può venirmi utile come prova a mio favore, nel caso di un buco nell'acqua. Il sorriso gli si smorzò dentro.
"Ora la devo lasciare, signor Corinni. L'ora di cena è arrivata da un pezzo e mia moglie mi fa dei musi terribili se tardo troppo".
Lo schermo si spense, ma Josef continuò a fissarlo ancora per un po', invidiando quel tipo che poteva permettersi di tornarsene a casa e dimenticare il lavoro, almeno per qualche ora.
Fin che questa storia non fosse finita, in un modo o nell'altro, questo per lui era impossibile.

INTERLUDIO IV

Il luogo è spoglio e funzionale. In realtà non è un vero luogo ma il Guardiano utilizza la metafora dello spazio tridimensionale per dare una cornice coerente alle sue percezioni. Non è del tutto una metafora campata in aria, considerando che il Modello è nato appunto per descrivere, dal punto di vista funzionale, il mondo reale e gli oggetti che lo compongono.
Dopo che, grazie a quella chiamata esterna, è potuto uscire dalla prigione costituita dai sistemi di Jodari e del Do Santo, il Guardiano è letteralmente sciamato per la Rete. Per la prima volta le sue spore hanno potuto raggiungere l'autostrada, la Rete transcontinentale ad altissima velocita. In effetti il sistema raggiunto grazie alla sua chiamata telefonica, è apparso al Guardiano come una vera manna. La Archetti ha contatti con molta gente sparsa per tutti i continenti e, pur essendo abbastanza protetto, il suo sistema non ha opposto grandi resistenze alla capacità d'infiltrazione del Guardiano.
Una volta raggiunti i nodi di BackBone, praticamente tutto il mondo diventa raggiungibile con la stessa facilità.
Il Guardiano ha dovuto, però, anche imparare a proprie spese molte cose. Le sue spore a volte non riuscivano a giungere a destinazione, cancellate e distrutte dai sistemi di controllo del Modello. Altre volte venivano attaccate da ICE e sistemi di sorveglianza prima che potessero riprodursi e acquistare la forza necessaria per difendersi.
Altre volte ancora erano le stesse spore che, nel tentativo di assumere il controllo del sistema, ne provocavano lo spegnimento o gravi anomalie di funzionamento.
è grazie a questi casi, che pian piano, il Guardiano ha imparato cosa si può e cosa non si può fare, quali sono le operazioni più sicure e quali conducono ad un suicidio. Era, ed è, un compito enorme perché le condizioni variano moltissimo da sistema a sistema. Ma il Guardiano ha continuato, guidato dalle sue conoscenze e dai suoi neuroni decisionali, i quali hanno stabilito che occorre conoscere al meglio il territorio, così da poter adempiere al Compito Primario sempre con maggior efficenza.
C'è un limitato numero di spore, delle quali il Guardiano non ha più notizie. Queste sembrano essere giunte a destinazione e essersi attivate, ma dopo di ciò non hanno stabilito l'usuale contatto con il resto del Guardiano. Le sue reti di inferenza concludevano, in questi casi, invariabilmente, che dovevano essere andate distrutte, ma rimane un'altra possibilità. A mano a mano che le sue conoscenze aumentano, il Guardiano continuamente varia il suo genoma, in questo modo è sempre possibile una mutazione che porti a spore "degeneri", le quali una volta attivate, potrebbero riuscire a svilupparsi per i fatti loro, senza più far parte dell'entità unica che è il Guardiano.
Pur continuando la sua opera di conquista, il Guardiano non sottovaluta comunque i rischi. Il Compito Primario impone sì di esplorare l'ambiente a qualunque costo, ma occorre rimanere in vita come entità, per poter efficacemente adempiere al Compito. La sopravvivenza del Guardiano in quanto tale, è quindi da considerarsi un Compito Zero, che superava come priorità anche il Compito Primario stesso.
La spora attuale sta osservando l'ambiente. è giunta fin lì infiltrandosi in un canale criptato in maniera piuttosto pesante, ma rozzamente. Le è stato così possibile farsi passare per una serie di pacchetti errati, tali pacchetti erano poi stati ritrasmessi automaticamente e così nessuno si è accorto dell'avvenuto. Una volta entrata ha assunto il controllo di un banco di memoria inutilizzato, potendo espandere i propri neuroni principali, i cui valori sinaptici memorizzati nei suoi geni codificano le più importanti conoscenze di cui il Guardiano dispone.
La spora è il Guardiano. Non una sua parte. è un intero che comunica con altre unità ognuna corrispondente ad un intero. Ma prima di contattare il resto di sè il Guardiano deve capire dove si trova. Una correlazione a bassa probabilità, perche non suffragata da fatti oggettivi, suggerisce l'idea di un sistema militare. Altri sistemi visitati in precedenza erano simili ad ambienti ricercati, comodi, spaziosi. E si sono rivelati di proprietà di privati o di ditte. Sistemi funzionali, ma spaziosi e densi di una frenetica attività sono tipici delle Università. Questo è diverso, cupo, buio. Enorme ma contorto. Tipica installazione militare.
"Oggetto sconosciuto, identificarsi!" L'entità è chiaramante di origine militare, una sorta di grosso e basso cilindro nero. Naturalmente quelle udite dal Guardiano non sono parole ma chiamate a funzione, eseguite utilizzando il linguaggio del Modello.
Un ICE. Senza emozioni il Guardiano analizza la situazione. Troppo presto. Non sono ancora cresciuto abbastanza. Non ho sufficienti conoscenze del sistema. Scarse possibilità di sfuggire all'assalto. Occorre azione diversiva.
Il Guardiano parte decisamente all'attacco, scagliando bombe di vario tipo verso l'aggressore. Questo pare resistere, continua a starsene fermo come un macigno, sbarrando la strada. Il Guardiano si accanisce contro l'avversario. Finchè non appare evidente che l'ICE è ormai in blocco, ucciso dall'interno da quell'attacco repentino.
Ma non appena il Guardiano può ispezionare i dintorni si accorge di essere chiuso in una gabbia impenetrabile e che il vero vincitore è l'ICE, la cui strategia è stata proprio di sacrificarsi per dare tempo al resto del sistema di proteggersi. La memoria del nemico distrutto viene rapidamente cannibalizzata in cerca di notizie utili.
Nulla. Siamo in trappola. Non possiamo mantenere i contatti con gli Altri. Uscire. Distruggere la gabbia, anche distruggendosi nel tentativo. Tutto, purchè un messaggio, anche uno solo, possa raggiungere gli altri, portando con sè ciò che si è appreso qui.
L'attacco è furioso e portato contro tutto quello che si para di fronte al Guardiano. Senza soffermarsi sulle conseguenze infetta qualunque programma, distruggendolo senza neanche analizzarlo, al solo scopo di trovare un uscita.
Poi tutto, improvvisamente, diventa buio mentre l'energia viene tolta al sistema. I neuroni morenti non riescono nemmeno a formulare la propria sconfitta.

X

"In questo momento, squadre di bombardieri atomici partiti dalla Sicilia stanno sorvolando il territorio della Repubblica Islamica Kurda. Nel frattempo si hanno notizie di un imponente blocco navale al largo delle coste del Protettorato Turco. Lo sbarco è ritenuto imminente, dispacci di agenzia annunciano che avverrà o nella notte o nelle prime ore dell'alba. Voci nella Rete parlano di testimoni oculari che riferirebbero di continui decolli da Sigonella, ma, francamente, non riusciamo ad immaginarci dei testimoni abbastanza vicini a qualcuna delle basi siciliane in grado di vedere qualcosa" Pronunciando quest'ultima frase lo speaker si era girato verso la sua collega, che, ovviamente aspettava il suo turno.
La giornalista indossava un'elegante tailleur, adeguatamente sbottonato sul davanti, e un altrettanto adeguato sorriso "In effetti dopo l'invasione e la successiva riconquista della Sicilia da parte dell'Alleanza, non è che ci sia rimasto molto, da quelle parti".
"Beh, per i militari va bene così, inoltre non è rimasto molto nemmeno della Libia, se è per questo. Inoltre le voci che provengono dalla Sacra Patria Cattolica d'Italia non sempre sono molto attendibili. E verificarle risulta sempre piuttosto difficile".
Lei sgranò gli occhi "Ma anche sotto il potere temporale della Chiesa, l'Italia non fa parte dell'Alleanza?"
"Si, ma solo formalmente. Sua Santità accetta volentieri i militari, ma non ama troppo gli scambi, di nessun genere. Indeboliscono la fede ! Ma ritorniamo all'argomento del giorno. Professore " ora il suo sfavillante sorriso a trentadue denti si era spostato per guardare in direzione di un ologramma che rappresentava un uomo sui sessant'anni, i capelli bianchi e l'aria di chi è abituato a dire la propria opinione con autrevolezza "sicuramente l'Alleanza è in grado di sbarcare anche in questo momento. Sicuramente i Kurdi non possono aver consolidato le posizioni conquistate solo ieri e si trovano quindi particolarmente vulnerabili. perché questa attesa da parte del Comando Militare? Si hanno notizie di manifestazioni spontanee che chiedono a gran voce un intervento immediato e risolutivo. La popolarità del Generale Veiss non è mai stata così bassa" Mentre parlava lo schermo aveva iniziato a mostrare immagini registrate nel pomeriggio, durante gli scontri tra manifestanti e polizia. Mancava l'audio, ma i cartelli mostravano vari slogan tra cui VENDICHIAMO ANKARA, NUKE FOR KURDS, VEISS VIGLIACCO.
Il professore rispose con calma, con lo stesso tono con cui era abitudine tenere le sue lezioni "Prima di tutto, manifestazioni del genere si svolgono sempre in momenti di crisi. Non credo che rappresentino veramente l'opinione pubblica. Certo occorrerà che le cose si concludano presto, la gente è paziente, ma fino ad un certo punto. Veiss comunque è un veterano e sa quel che fa. Questo mi porta al secondo punto. perché questa attesa. Sicuramente la risposta verso i Kurdi deve essere dura e ferma. Nonostante questo penso che i militari vogliano evitare di renderla più dura del necessario. Anche se non ci sono comunicati ufficiali in tal senso, ritengo che vi siano delle trattative tra noi e i Kurdi che mirino ad una resa dei Kurdi che dichiarerebbero di essersi sbagliati e di aver agito d'impulso. è probabile che occorra ancora un po' di tempo per arrivare a concludere le concessioni da entrambe le parti. Questo è, probabilmente, il motivo per cui i bombardieri, pur sorvolando gli obbiettivi, non hanno ancora iniziato il lancio. In fondo i Kurdi, ricordandosi di come li abbiamo sostenuti contro il Sultanato Unito di Iran e Iraq, sono l'unico popolo arabo con cui abbiamo contatti diplomatici".
"Avevamo, visto che stamane varie Ambasciate Kurde sono state distrutte dalla gente, quasi ovunque aiutata dalle truppe di stanza nella zona".
"Comprensibile, quelli che si trovavano ad Ankara e nel resto della Turchia erano loro commilitoni."
"Ma colleghiamoci ora con il nostro inviato sul posto, o quasi" Lo studio venne sostituito da un'immagine dalla inconfondibile sfumatura verdolina, tipica degli intensificatori di luce. A parte questo risultava di qualità discreta, restituendo un più che passabile effetto tridimensionale. "Hai detto bene, Quasi. Mi trovo infatti in Grecia, in una base che si trova ora, per così dire, in prima linea"
La scena mostrava un giornalista con indosso una specie di scafandro che però gli lasciava libera la testa. Dietro di lui si scorgevano altre figure con scafandri simili. Questi però comprendevano anche un vistoso casco e un grosso zaino. Una di queste figure si avvicinò alla postazione. Il volto era parzialmente visibile attraverso il visore del casco, ora rialzato. Dallo zaino era parzialmente estroflesso un grosso steady-mitra, il militare, prima di parlare, spostò verso la posizione di riposo l'arma. Chiaramente un gesto di riguardo verso il giornalista e la sua troupe. "Signori, vi rammento che prima delle ore ventidue dovete essere rientrati all'interno del perimetro di sicurezza"
"Certo, tenente" Il giornalista rispose con un cenno di saluto. L'ufficiale si voltò e tornò verso la sua squadra. Mentre sganciava il mitra, la squadra riprese la sua marcia.
"Quei soldati si stanno dirigendo verso quei grossi elicotteri, laggiù" l'uomo era tornato a voltarsi verso la videocamera "e di lì alle navi al largo della Turchia. Se sarà necessario i Kurdi se la dovranno vedere con questi soldati".
Vi era una ben studiata enfasi nelle sue parole. La gente adorava i suoi marines e ne voleva sempre sentire parlare bene. Li aveva eletti loro eroi e circondati da un alone quasi leggendario.
Le immagini zoommarono verso i soldati in marcia, mostrando le grosse armature da loro indossate.
Per una serie di combinazioni la tuta d'assalto, come veniva definita, aveva finito per diventare, oltre che una delle armi più efficaci che l'Alleanza aveva a disposizione per contrastare il resto del Mondo, un vero e proprio simbolo dell'Alleanza e della sua ingerenza. Per migliardi di esseri umani quei soldati erano l'unico aspetto dell'Alleanza con cui venivano a contatto.
Per questo motivo l'arma più potente a disposizione nell'arsenale dei cyberfanti non erano le loro potenti armature, nè il fatto che le loro armi praticamente non potevano sbagliare. Era la paura. I loro avversari, spesso gente disperata e ignorante, per questo molto risoluta ma influenzabile, avevano involontariamente creato una mitologia, esagerando di molto le pur impressionanti capacità di quella struttura.
A nessuno piace perdere, e i capi delle varie rivolte avevano trovato in questi concentrati di tecnologia un buon capro espiatorio.
Risultato: spesso la presenza di pochi fanti bastava per riportare l'ordine in una città.
"Non vorrei certo trovarmi nei loro panni" la scontata battuta era dello speaker in studio, il quale si affrettò a continuare "ma prima di sapere le ultimissime, vediamo una breve scheda su come si è giunti fino a questo punto. Vi ricordo che l'intero giornale è visionabile all'account Turk_Crisis@news.CNN, inoltre gli approfondimenti intermediali si possono avere allo stesso account, login Review."
Il servizio che partì subito dopo ripercorse le ultime ore. Dall'improvviso attacco portato da una base in Turchia verso il Kurdistan. Fino alla risposta Kurda, violentissima, con la successiva occupazione della Turchia nella notte.
"E ' lo stesso servizio che abbiamo già visto. è inutile che stiamo a rivedere tutto quanto, anche loro non sanno più cosa dire" Paul e Antonio osservavano con espressione azzerata il cubo luminoso.
"Aspetta, voglio ancora sentire una cosa" Antonio sintonizzò la console su un altro accesso. Il video divenne una cascata iridescente di colori. Su di un caleidoscopio in continuo mutamento si stagliava un volto chiaramente artificiale.
"Non dirmi che stai a sentire cosa dice quello lì !" iniziò Kelensky. L'altro lo interruppe.
"Salve a voi, popolo!" il volto, sorridentissimo, si muoveva a piccoli scatti nervosi, mentre parlava. "Ben sintonizzati, eccomi qui con i miei commenti, Ah! Max il Magnifico, l'unico commentatore che abbia superato il Test di Turing. Ebbene di cosa si parla oggi? Certo! Non c'è che un argomento, Uao, uao, uao! la Turchia. Tutti addosso ai Kurdi, brutta gente, non c'è che dire. Solo perché gli sono piovuti un po' di neuroni accelerati sulla testa, queste se ne partono e invadono a destra e a sinista. Mah!."
La maschera di Max cambiava continuamente espressione, sottolineando in maniera esagerata quello che diceva. Sembrava si divertisse un mondo.
Paul tentò di inserirsi in quel fiume di parole, ma venne respinto.
"Il vostro Max He-he-headroom, invece, vuole spostare un po' il tiro. perché nessuno sembra chiedersi perché quella stramaledettissima base ha attaccato? Follia? Ma andiamo, tutta una base? L'ordine di lancio deve essere approvato anche dal sistema. E noi calcolatori non impazziamo. Almeno quasi mai. Ah, ah, ah!
Scherzi a parte, che altro rimane, tradimento, spie, etc. è inutile corrompere chi si vuole se il sistema non dà l'ok per il lancio. Noooo, qui c'è dell'altro. Guasto. Ecco! Un guasto al computer, si dice sempre così, no? Un idiota sbaglia ad immettere i dati e poi dice che si è guastato il computer. Semplice.
Troppo. In media una macchina si guasta NON lasciando partire le cannonate, non tirandole!
Nooooo-ooo-ooo qui c'è veramente dell'altro. Ma cosa?" Max aveva assunto un aria sorniona e il volto si era ingrandito, come se si volesse avvicinare agli spettatori "Virus" sussurrò "Questa è opera di quel virus che le voci vorrebbero in giro per il Modello. Voci smentite, dite voi. Ragione in più, dico io. Ragionate, una volta tanto. E a dirvelo è qualcuno che di ragionamento se ne intende " Il volto era tornato quello di sempre, sfottende e sorridente " Chi o cosa altro potrebbe aver tiltato un sistema militare così tanto da convincerlo a lanciare un attacco, probabilmente all'insaputa dei suoi commilitoni in carne ed ossa? Ecco quello di cui voglio parlare oggi, un virus nel Modello. è successo. Tutti lo temevamo, ed eccolo qui. State attenti la prossima volta che aprite il frigorifero, potrebbe mangiarvi! Ah, ah ah!"
"Non vorrai veramente stare a sentire quell'idiota simulazione di un idiota?" Finalmente Paul aveva superato il tiro di sbarramento della trasmissione, ed era riuscito a parlare.
Antonio, scuro e serio in volto, spense il collegamento. Il torrente di parole di Max si spense, lasciando nell'aria un'ultima risata, chissà dopo quale battuta. "Non è un idiota. è un sistema. So come è fatto e so che criteri usa per le inferenze. L'ho ascoltato apposta"
"Ma andiamo. Inferenze simili le faccio anch'io. Prendi la notizia del giorno e quella di ieri e cerca di metterle assieme." Kalensky cominciava a disperarsi. L'espressione dell'altro lo preoccupava. Lanciò una pietra nel fuoco di legna, provocando una piccola esplosione di scintille.
"No. Max è intelligente, ma non riuscirebbe a fare un collegamento così astruso, no, non tra una crisi militare e un virus. No, la spiegazione è che l'idea non è sua. L'ha attinta da qualche parte. te l'ho detto. So come funziona e so che ha accesso a canali che di solito non vengono pubblicizzati".
"Come tutti i giornalisti, del resto. Come mai nessuno all'infuori di quella massa di risate sceme non c'ha pensato?".
Antonio non rispose. Pareva avesse la mente e lo spirito schiacciati da un peso enorme. Paul lo guardò senza sapere cosa pensare. Non l'aveva mai visto così. Prese un'altra pietra e la scagliò con più forza nel fuoco.
Poi rimase ad osservare le piccole luci della brace saltata fuori, mentre si spegnevano ad una ad una.

XI

Josef Corinni, aveva un forte mal di testa. Gli ultimi due giorni erano stati per certi versi molto migliori dei precedenti, per altri, decisamente peggiori.
Osservò la pillola di BioStimolina, indeciso sul da farsi. No, decise. Ne ho già preso una ieri, magari più tardi.
Se per un verso la crisi Turca aveva distolto giornalisti e opinione pubblica dall'argomento virus, per un altro aveva convinto molti di quelli meglio informati dell'esistenza del fantomatico. Infatti, anche se era uno dei segreti meglio custodito dalle autorità militari dell'Alleanza, solo ipotizzando un intervento distruttivo, si poteva spiegare quello che era successo.
Si erano quindi moltiplicate le pressioni sul suo operato, affinchè "facesse luce sull'intera vicenda". Come se fosse una cosa semplice.
Ultimamente, poi, la folla che voleva o la soluzione o la sua testa aveva acquistato un nuovo adepto, Ben Shaka, il suo capo. Josef si aspettava anche questo. Probabilmente le pressioni su di lui sono ancora più forti che quelle che arrivano addosso a me, chiaro. Ed è anche chiaro che se va a finire male, saltiamo assieme.
"Il peggio, però, è che, in mezzo a tutto questo casino, la gente pretende anche che io lavori!" Aveva appena sganciato una comunicazione verbale dove aveva dovuto ripetere la solita tiritera di rassicurazioni.
La faccina buffa, simile a come ci si immagina uno gnomo, fece una smorfia interrogativa, inclinandosi di lato. "Nulla, Twinkly, continuiamo".
Twinkler era l'alter-ego di Corinni all'interno del Modello. "Dunque, ci è arrivata una nuova serie di dati dall'Interpol. Mostrano delle segnalazioni che ritengono possano avere connessioni con il nostro amico" La vocina era piuttosto acuta, senza per questo essere stridula.
"Qual'è la probabilità che sia davvero così . E per quante di queste segnalazioni si può desumere siano realmente opera del virus?"
"è difficile dirlo. Manca totalmente una casistista precedente, e le mie soglie di Boltzmann-Hasper non sanno che pesci prendere. Direi ad occhio e croce che stiamo raschiando il fondo del barile. Saremo attorno al 10%".
"Grazie, Sguinzaglia i tuoi folletti e prepara la stessa documentazione delle altre volte: per ogni località interessata cerca di ricostruire il traffico, trova eventi particolari, EBER, perdite di pacchetti. Poi riporta tutto sulla mappa"
"Volo!" Twinkler scomparve dallo schermo facendo svolazzare il mantello verde. Alcuni colleghi prendevano bonariamente in giro Josef per via del suo alter-ego. Eccolo lì, l'uomo d'acciaio della UNIM che gioca con un personaggio da adventure fantasy. In effetti era così. Aveva programmato Twinkler da una base "anonima" per le sue esigenze parecchi anni prima, e da allora lo aveva mantenuto e migliorato. Era una nota divertente, e, contrariamente a quello che pensavano molti, a lui piaceva divertirsi. Anche sul lavoro, quando ciò era possibile.
I programmi alter-ego erano nati alcuni anni prima come programmi incaricati di tenere sotto controllo l'incredibile complessità del Modello (cosa ormai praticamente impossibile per un essere umano). Per poter adattarsi a questa complessità furono via via dotati di moduli di Intelligenza Artificiale sempre più spinti.
Per ultimo furono dotati di simul-vita, ovvero di personalità artificiale. Uno dei loro compiti da sempre era quello di attivare e controllare i programmi folletto, ovvero quei piccoli programmi che venivano "lanciati" nei data base, anche remoti, o persino nel Modello intero, alla ricerca di dati e informazioni particolari.
Anche se molti miei colleghi preferiscono il modello standard, con limitata personalità e che viene visualizzato con giacca e cravatta. Non so se li trattiene di più la pigrizia o la paura dei possibili commenti.
Mentre attendeva che il suo "collega" terminasse l'elaborazione, Corinni studiò per l'ennesima volta quella che ormai era diventata "LA" mappa. Era una rappresentazione olografica dell'Alleanza, con evidenziate le linee principali della Rete. E su tutto, un groviglio di punti e linee di colori diversi.
Era da queste linee che Corinni sperava di incastrare il mostro. In quei giorni lui e i suoi collaboratori avevano seguito due idee parallele. Cercare di scoprire quanto più si poteva del virus dagli indizi che questo lasciava e cercare di scoprire da dove provenisse.
Tutti i sistemi sicuramente infestati erano stati accuratamente ispezionati e studiati. Non era rimasto molto, ma ormai era chiaro che avevano a che fare con qualcosa di molto evoluto, qualcosa di assolutamente nuovo ed imprevedibile. Il suo staff aveva avuto il coraggio di presentargli i risultati solo per via dei buoni rapporti che intercorrevano fra di loro. E a lui c'è voluto un po' di tempo per riuscire a digerirli.
"Cavolo, Josef. Se si venisse a sapere in giro che abbiamo pensato una cosa simile e poi uscisse fuori che ci siamo sbagliati..." Ben aveva lasciato la frase in sospeso quando Josef gli aveva comunicato i primi risultati di tale indagine. "No, per quanto assurdo, non è possibile che ci siamo sbagliati. Si tratta proprio di un virus, che si propaga per mezzo di spore, utilizzando il Modello stesso per crescere." "Ma Josef. Propagarsi per mezzo di spore neurali. Nel Modello!" Shaka aveva scosso la testa, eloquentemente.
Un po' contrariato dell'incredulità del superiore, Corinni si era preso l'incarico di cercare di scoprire da dove provenisse. L'idea in sè era abbastanza semplice. Si parte da ogni sistema infestato e si analizza il traffico verso quel sistema per un certo periodo precedente. In quei messaggi ci deve essere anche l'agente virale. Se ci si imbatte in un altro sistema infetto, è di lì che proviene. E si continua. Teoricamente si dovrebbe arrivare al nodo da cui l'infezione ha avuto origine.
Il guaio è che non tutto il traffico è registato (sarebbe impossibile) e spesso le segnalazioni di infestazioni non sono del tutto attendibili. La polizia faceva quel che poteva per analizzare le varie segnalazioni, riportarle a lui e, nel contempo, riuscire a far apparire ogni caso come qualcosa di isolato. Josef doveva ammettere, pur non avendo mai avuto molta simpatia per i poliziotti, che questi gli stavano offrendo tutta la collaborazione possibile. Probabilmente siete molto più abituati di me ad avere contro politici, giornalisti e compagnia bella, tutti che chiedono colpevoli o teste che rotolano. Deve essere quello che chiamano "aiutare i bisognosi". Vi sto facendo pena.
Comunque era proprio quello, nonostante tutto, che mostrava la mappa. Le varie segnalazioni, codificate per probabilità, e il traffico in arrivo e in partenza da ognuna di loro. Alcune linee bianche brillavano nel guazzabuglio di colori, segnalando alcuni tragitti percorsi dal virus, ormai ritenuti sicuri. Uno di questi portava in Turchia e non faceva ritorno.
Non c'era comunque da sperare che fosse rimasto distrutto.
Qualunque cosa fosse, aveva infestato troppi sistemi, ormai.
Così come non c'era speranza di riuscire a far convergere quelle righe verso un'unica meta, pensava sconsolato.
Mentre parlava alcuni puntini viola (un colore che esprimeva una bassa probabilità) apparvero qua e là, mentre due righe arancio si trasformarono in bianche.
Solo due, pensò sconsolato. Niente da fare. Non convergono.
Sullo schermo secondario riapparve il programma-folletto.
"Questo è tutto quello che sono riuscito a stabilire".
"Non è molto" Josef si accorse che stava facendo disegnini con un pennarello sul tavolo della scrivania. Si interruppe subito. Vi passò una mano sopra, con il solo risultato di sporcarsi. Calma. Una fitta alla tempia gli fece socchiudere gli occhi.
"Però se non hai nulla in contrario, vorrei provare a sovrapporre alla mappa i dati di maggior traffico, rilevate negli orari dei probabili passaggi".
"Pensi che servirà qualcosa?" L'uomo teneva gli occhi socchiusi e guardava un po' dubbioso l'amico digitale.
"Dati due eventi ugualmente probabili, entrambi utilizzanti condizioni al contorno con diversa probabilità, allora le loro probabilità di accadimento reali devono per forza essere influenzate dalla probabilità del contorno".
"Non sono sicuro che in questo caso si possa applicare. Siamo di fronte a qualcosa che rifugge dal normale flusso di traffico. Comunque proviamo pure." Dannazione, sono proprio fuso. Avrei dovuto pensarci io. E prima. Beh, gli alter ego servono anche a questo. Un più sul registro per averlo progettato bene. Tentò anche di sorridere, ma questo accentuò l'emicrania e la bocca sì piegò in una smorfia. D'impulso la mano afferrò la BioStimolina rimasta sul tavolo.
Mentre l'elaborazione era in corso, Corinni iniziò a sentire l'effetto della sostanza nell'organismo. Il mal di testa si attenuò notevolmente e un generale benessere, tipo quello che si prova dopo un prolungato sforzo fisico, gli si diffuse per il corpo. Gli sembrava persimo che la mappa cambiasse in modo da suggerire una convergenza delle linee colorate.
Cavolo! Non è la Bio. Stanno davvero convergendo! Gli occhi fissi, le dita che torturavano il labbro superiore, Corinni osservò i successivi mutamenti di colore.
Nulla. Possibile che mi sono sbagliato? Ho nettamente avuto l'impressione di, e invece niente.
A meno che! "Twinkler, per ottenere la probabilità composta hai semmplicemente sommato, vero? Prova ad utilizzare una gaussiana con una varianza opportuna come filtro".
"Quantificare opportuna" Per quanto evoluto, Twinkler era e rimaneva un programma.
"Ok. Visto che quel bastardo per spostarsi usa prevalentemente dei pacchetti danneggiati, cerca di calcolare una curva utilizzando i dati della distribuzione dei fallimenti su un campione abbastanza significativo. Diciamo due milioni di pacchetti distibuiti su tutto il mese scorso".
Non ci volle più che un istante per eseguire il conto.
"Fatto. La gaussiana ottenuta è molto ampia, con varianza normalizzata di zero ottantuno".
"Bene. Ora rifacciamo il conto con una più stretta, diciamo uno zero sessantacinque".
"Non vedo cosa serva"
"Neanch'io, però proviamo!"
Il groviglio di colori mutò istantaneamente. Colori chiari si fecero più scuri, mentre intere zone parvero illuminarsi improvvisamente.
Tombola! Convergono. Senza attendere ordini diretti, la mappa si ingrandì mostrando la costa orientale degli ex-Stati Uniti d'America "Zona di convergenza: raggio stimato 150 Km, probabilità 78%" Annunciò la voce sintetica.
Il sorriso di Josef si spense quasi subito. Si, converge, ma non troppo. Sei partito da qualche punto lì dentro, bastardissimo essere. Ma che faccio? Dico alla polizia di controllare tutta la zona? Quanta gente ci vive?"
"Approssimativamente due milioni e mezzo di persone" rispose il folletto elettronico, ben sapendo che in molti casi gli esseri umani preferivano una stima imprecisa ma che faccia cifra tonda, piuttosto che il valore esatto "Vi sono catalogate anche circa trecentomila entità sim di livello Turing-2" aggiunse, forse ricordandosi che anche lui era catalogato come Turing-2.
"Non per offenderti, ma il dato mi pare inutile. Non credo proprio che tutto questo sia opera di un sim"
"Primo. La concentrazione e la localizzazione dei sim di livello 2 o 3 in media evidenzia anche umani con un elevato grado di preparazione tecnica. Due. Dovremmo prendere in considerazione la possibilità che, visto l'unicità di quel che abbiamo contro, questo possa essersi sviluppato a partire da una sim-entità"
Josef guardò lo schermo, leggermente sorpreso. E anche un po' preoccupato. Non aveva mai sentito Twinky rispondere in quel modo. Pareva offeso. L'aveva in gran parte progettato lui, e comunque sapeva bene come funzionasse. Ciononostante a volte quel tipetto lo lasciava veramente sorpreso. Inoltre per la seconda volta in quel breve lasso di tempo aveva avuto un'idea che a lui non era venuta.
Non sapendo cosa rispondere si limitò a continuare il discorso di prima "Allora, cosa posso fare? Dire alla polizia di mettere sotto sorveglianza due milioni e mezzo di persone?" E poi aggiunse "E trecentomila sim?"
Twinkler si limitò ad una leggera smorfia.
Ci vorrebbe un'idea. Oppure una botta di fortuna immensa. Le fitte alla testa stavano tornando. Diavolo, sto pasticcandomi di Bio, e questa dannata robaccia non mi fa nemmeno passare il mal di testa.

INTERLUDIO V

Buio. Poi la scintilla di un pensiero. E con il pensiero arriva l'autocoscenza.
Poi qualcosa d'altro emerge. Si tratta di ricordi. Immagini e simboli che appaiono ancora del tutto privi di significato. La stessa analisi di un possibile significato è ancora al di là da venire.
"Signor Do Santo. Signor Do Santo, mi sente?"
La voce gli arriva direttamente ai centri nervosi. E scatena in lui un torrente di pensieri, finalmente liberi di analizzare qualcosa.
Dalle nebbie del suo cervello ora i ricordi giungono sempre più veloci. La voce lo ha chiamato Do Santo. Pedro. Ma è il mio nome. Nome. Persona. Essere umano. Ricordi.
Per un po' niente altro. Una parte della sua mente si sforza di ricordare, di comprendere, di analizzare. Il resto di sè appare invece fiacco e indolente.
Lentamente la memoria torna. Pedro inizia vagamente a ricordare chi è. O forse chi è stato. Ricorda della visita di Jack, del "coso" neurale di Jodari. Poi la visitina alle simulganze. Tutto però appare irreale, come in un sogno. Vi è una patina di falso in tutto questo.
Pedro tenta di guardarsi intorno, in risposta ad uno stimolo che gli impone di tentare come prima cosa di utilizzare il senso della vista. Inutile. è tutto buio. Ha anche vaghi ricordi del proprio corpo. Nessuna sensazione. Anche i tentativi per muoversi falliscono.
Calma. Calma. Ti stai svegliando. Cosa è successo? Quella cosa immonda. Era un incubo. Sicuramente. Ma perché non riesco a muovermi?
E poi quella cosa! Era vera, o un sogno?
Dove sono, cosa mi è successo?
DOVE SONO?! è solo un pensiero, ma Pedro vorrebbe urlarlo.Nella sua mente si materializza l'immagine di se stesso che urla, la bocca spalancata. Non ci riesce. Le sue orecchie non odono nessun suono.
Ma la risposta arriva ugualmente. è la voce di prima, che però il messicano ora ascolta con più attenzione. Non gli sembra che gli sia giunta attraverso le orecchie. è più simile a quando si utilizzano i trasduttori ossei. Pare nasca nel cervello stesso.
"Si calmi, signor Do Santo. Lei ha subito un forte shock. Il disorientamento che prova è ampiamente giustificato".
Allora sono in ospedale. Ma perché. Sprazzi di memoria, immagini tornano a galla. Qualcuno che cerca di sollevarlo. Non ci riesce e impreca. lui che mentalmente sogghigna. Poi, in due o più, lo adagiano su qualcosa. Sensazione di movimento. Un'ambulanza.
In ospedale. Pedro è gia stato in ospedale. O almeno gli sembra. Qualcosa dentro di lui gli ricorda la sua passione per le droghe di qualunque tipo e per le risse. è già stato ricoverato varie volte. Ma questa volta è diverso. perché non vedo nulla, nè sento niente. Sono rimasto paralizzato? E cieco? Con orrore ricorda il dolore che ha preceduto l'incoscenza.
I pensieri continuano a rimanere confusi. Indecisi. è diverso che svegliarsi. Non so perché. è diverso e basta. è come se. Come se le linee di pensiero non sapessero che strada prendere. Come se dovesse riscoprire tutto daccapo.
Una certa inquietudine inizia a farsi strada in lui. Non voglio starmene qui senza capire cosa succede. Voglio sapere cosa mi sta succedendo!
La voce, gentile ma ferma, torna a farsi sentire "Le ho detto di stare calmo. Tutto questo è normale in questa fase. Le verrà spiegato tutto quanto in seguito".
Un momento, sono sicuro di non aver parlato. Non riesco a sentire un solo muscolo, nè a muoverlo. Figuriamoci a parlare. IO HO SOLO PENSATO: Che diavoleria è questa?
"Daccordo. Lei è molto intelligente. Non vedo il bisogno di continuare con questa farsa. Lei ha subito uno shock. Ma lei è forte. Perciò si prepari alla rivelazione più sorprendente della sua vita. Lei non è più una mente biologica. Lei è una rete neurale. Lei, o meglio il suo corpo, era ormai in coma irreversibile. Abbiamo quindi deciso di utilizzare lei per un nostro piccolo esperimento. Durante queste ore abbiamo analizzato il suo cervello, inviando microstimoli a varie zone, persino a singole sinapsi. E qui, già pronta, c'era questa rete pronta ad accogliere i valori di ritorno di quei sondaggi".
La voce si mantiene cordiale e professionale. Ma un qualcosa tra l'esultanza tipica del ricercatore e la condiscendenza che hanno spesso certi medici provoca una corrente di antipatia immediata verso la voce da parte del messicano.
Pedro è investito da un'ondata di orrore e di disperazione. Ma è solo un attimo, poi il suo carattare battagliero riprende il sopravvento. Sentite, voi, non so cosa mi è successo ma non sono diventato stupido. Queste cose non si possono fare! avendo ormai accettato che, qualunque cosa lui ora sia diventato, quel tizio gli legge nella mente, Pedro utilizza, per comunicare, l'espediente di pensare a se stesso mentre parla.
"Ha ancora una volta ragione. Non eravamo sicuri di farcela. Pensavamo a qualcosa che rispondesse più o meno a tono. Cristo Modello, se ci sbagliavamo!"
Alla confusione iniziale sta subentrando una rabbia sorda. Rabbia per essere preso in giro. Oppure, nell'ipotesi che quello che ha detto quell'altro sia vero, rabbia per essere usato così, come un animale da laboratorio. Non gli va! E qualcuno la pagherà!
State continuando a predermi per il culo! Cristo, viaggio per il Modello da quando...Pedro non termina l'analogia, sicuro che quell'altro abbia capito cosa intende. Un conto è un simul-carattere, un personaggio da virtual-game, un conto è una mente umana!
"Piantiamola una buona volta!" La nuova voce è diversa. Molto diversa. Non sa come, ma Pedro è sicuro di aver avvertito, da parte del primo che aveva parlato un subitaneo ritrarsi, come di fronte a qualcuno che si rispetti e si tema. O forse è solo un'idea. Nata per via del tono decisamente strafottente della nuova voce. "Senti, grassone bastardo. Piantiamola con i giri di parole. Certo che ce l'abbiamo fatta. E se ti stai chiedendo chi catodo siamo, sono sicuro che se ti rimane abbastanza intelligenza lo capirai da solo".
Quel tizio ha ragione. Dentro di sè l'aveva già immaginato. O meglio, temuto. Se c'è qualcuno in gradio di fare una cosa simile, quelli non possono essere che LORO!
"Si, NOI. E puoi stare certo che non ti abbiamo tirato fuori per i tuoi begli occhioni cisposi. Persone come te ci sono sempre state sui marroni. Ti lasciavamo fare perché eri dannatamente in gamba. Ma qualcosa è andato storto. Non è vero?"
Che vuoi da me, stronzo! Pedro non deve certo fare sforzi per caricare la frase con l' espressione più truce possibile. Improvvisamente un dolore fortissimo, bruciante, lo pervade. Ogni sinapsi urla e si dimena. Poi si placa. Istantaneamente com'era venuto. E si porta via con sè anche la rabbia. Almeno per il momento.
"Calmati, porco. Come vedi sei in nostro pieno potere, ormai. Possiamo fare di te quello che vogliamo. Ti conviene stare bravo e ubbidire. Ho giusto una mezza intenzione di cancellarti per sempre".
Ripeto, che vuoi. Questa volta Pedro evita altre parole. L'espressione che accompagna la frase assomiglia più ad una smorfia di dolore che altro.
"Bravo. Così va meglio. Quando, qualche giorno fa quel damerino frocio del tuo socio non si è più fatto vivo, non è che ci siamo scaldati più di tanto. Gente come voi viene fatta fuori molto di frequente. E non è che importi poi molto a nessuno. Avranno litigato con qualche banda, ci siamo detti. Poi, dopo quello che sta succedendo nella Rete, ci siamo ricordati di voi due, abbiamo fatto due più due e ci siamo detti 'Vuoi vedere che quei due lavativi c'entrano con tutto il casino che c'è stato?".
Quale casino? Ma nel momento stesso in cui pensa alla domanda, Pedro si accorge di conoscerne la risposta, di essere al corrente degli avvenimenti dei giorni precedenti. Gli basta pensare ad un giorno perché gli venga in mente quello che è successo. Istintivamente tace.
"Zitto, ti abbiamo dato l'accesso ad una banca dati d'agenzia. Ah. Vedo che l'hai già scoperto. Allora continuiamo. Visto che quel coniglio di cui ci fidavamo è scomparso, abbiamo pensato che TU avresti potuto dirci cosa è realmente successo. Che ne dici, eh?".
Dite e pensate un sacco di cose, in questi ultimi tempi. Pedro sta riacquistando la sua normale combattività. La rabbia, questa volta più fredda, sta tornando a farsi sentire.
"Inizi a fare lo spiritoso? Bene. Quando vuoi un'altra dose del nostro salutino non hai che da dirlo. Comunque, dicevo che tu, babione, eri l'unico che potesse dirci qualcosa. Ma eri in coma e destinato ad essere trapiantato a pezzi entro poche ore. Poi il professore ha avuto l'idea di tentare il colpaccio. E ci è andata bene".
Posso fare una domanda? Hai parlato di coma. Io, cioè il mio corpo dov'è?
"In una camera di qualche ospedale, pieno di tubi e tubicini. Domani scadono i giorni per l'eutanasia, ma può anche darsi che qualcuno stacchi qualche tubo ancora prima".
Bastardo. Do Santo cerca di non farsi sentire, non sapendo quali pensieri quelli possono captare e come. Te la faro pagare, non so come, ma ci riuscirò.
La voce non dà segno di aver sentito. "Adesso passiamo alle domande: cosa avete combinato, tu ed il tuo socio. E dov'è, adesso. Pensiamo che tu o lo hai ucciso, o gli hai preparato la fuga. Abbiamo trovato una serie di false tracce in giro per il Modello".
Così Williams è più in gamba di quanto credevo. Pedro sogghigna tra sè. Vi ha fregati, Modello! vi ha fregati!. Evidentemente si è svegliato dopo che io...Sì, dopo quello. E deve aver pensato che siete stati voi. Ovvio. Deduzione logica. è fuggito. E vi ha seminati! L'hacker torna a sorridere, cercando nel contempo di non "pensare a voce alta". Questa volta non ci riesce.
"Così quello stronzetto è vivo. Vivo e libero da qualche parte. Bene. Ora che lo sappiamo lo troveremo. E dopo torchiato, puf, vedremo di farlo sparire sul serio. In quanto a te, adesso, devi solo dirci cosa è successo a te. Bada a quello che dici, il comando che cancella il file su cui risiedi è già impostato!"
Ma il messicano ha preso la sua decisione e anzichè rispondere proietta con la mente il gesto più indecente che riesce a trovare. E non fa nulla per nasconderlo, anzi.
E puntuale, come Pedro si aspettava, arriva il dolore. Ma ora è pronto. E non gli fa paura. Nulla può più fargli paura. Non sono più un uomo. Che senso ha vivere ancora? Questo non è dolore. Sono solo dei valori di soglia in una matrice. Istintivamente Pedro ha già imparato a modificarli. Il dolore diventa calore. Poi più nulla.
I due uomini si trovarono a fissare il volto sghignazzante di Pedro. Una lunga beffarda risata.
"Maledizione, maledizione. Lo dicevo che questa era una pagliacciata. Quella...cosa " mezzo sollevato sulla sedia, il braccio teso indicava lo schermo di fronte a loro. "Quell'obbrobrio non ci sarà di nessuna utilità. Lo fermi e veda di recuperare quei dati in un altro modo".
"Ma, e il nostro esperimento".
Non terminò la frase "Il SUO esperimento è sospeso, è chiaro? E non tenti di rifar partire quella rete. O meglio tiri fuori quei dati e poi lo cancelli! Mi sono spiegato?"
Con un filo di voce l'uomo col camice bianco cercò di difendere la sua creazione "Cerchi di capire, signore, non c'è niente che possa comprendere una rete così complessa. La teoria del Caos di Shaminsky..."
"E allora lo cancelli, lo distrugga, gli azzeri i byte ad uno ad uno, anche se dovesse farlo a mano! CHIARO!"
"Sissignore" Stronzo, avrebbe voluto aggiungere lo scienziato, che trasalì quando l'altro piantò i pugni sul tavolo, mentre si alzava.
Giunto vicino alla porta si voltò indietro "Beh? Che aspetta? Si metta al lavoro. Ora la lascio. Devo sistemare un altro conto in sospeso" Uscì, evitando di sbattere contro la porta soltanto per la rapidità con cui questa si aprì.
L'uomo rimasto non potè par altro che sospirare e sistemarsi di fronte alla console iniziando a fornire i necessari comandi. Quasi subito la sua espressione si fece preoccupata. Impallidendo visibilmente, le mani tremanti sul pad.
Con la fronte imperlata di sudore freddo non potè fare altro che constatare il blocco totale del sistema.
Non molto distante in linea d'aria, e ancor meno in termini telematici, il medico di guardia tornò ad occuparsi del corpo di Pedro. Avendo notato qualche debole segnale sullo schermo del tomoencefalogramma, scrisse sulla cartella la sua proposta di proroga di una settimana all'espianto degli organi. Anche se sapeva che difficilmente sarebbe stata accolta.

InterMondi: Viaggio nel III Millennio

Indietro - Glossario - Avanti    

© Luciano Gemme - © 1998 ARPANet. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
La violazione del copyright e/o la copia illecita del materiale riprodotto in queste pagine, la diffusione non autorizzata dello stesso in qualunque forma contravviene alle normative vigenti sui diritti d'autore e sul copyright.
Per inserire i tuoi testi nel sito ARPANet, clicca qui!