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UN'INTESA PERFETTA
(Kuala Lumpur, 1988)
di: Miranda Baudino Tamagnini

Aveva desiderato tutta la vita d'essere grande, bianca e bella.
Era nata invece nera, piccola con un becco giallo e persino quelle della sua razza la guardavano con ironia e, schizzinose, le stavano lontano.
Era nata una ottantina d'anni prima e la sua lunga esistenza non era stata allegra.
Aveva cercato un compagno nei numerosi stormi che arrivavano da ogni parte del mondo ma nessuno l'aveva soddisfatta perché in loro vedeva i difetti che sapeva di aver lei: penne scure, voce gracchiante, zampette sottili come stecchini e quell'abominevole becco giallo.
Aborriva le compagne che si erano adattate a quel destino e volavano attorno alle case imparando a ripetere le parole degli umani.
Si era avvicinata persino ad una di loro che in gabbia passeggiava tutto il giorno avanti e indietro e ogni tanto diceva con tono autoritario: "Romeo, dove sei?" Chissà che intendeva dire?
Lei invece se ne stava sempre sopra a una palma altissima e di lassù si sentiva dominatrice e invincibile.
Le compagne non si azzardavano ad andar tanto in alto perché l'acqua torrenziale che veniva giù tutto il giorno, o molto spesso, insieme a folate di vento impetuoso, non le faceva sentire sicure su quelle oscillanti foglie lunghe.
Anche le innumerevoli scimmie con le loro code prensili che saltavano dalla mattina alla sera sui tetti delle case e sugli alberi intorno alla ricerca di frutti, non erano mai arrivate fin lassù.
Si diceva che la sua lunghissima vita era ben triste e chissà per quanti anni ancora avrebbe dovuto sopportare quella solitudine. Ogni tanto lanciava il suo rauco gra-gra per sentire la voce di qualcuno, fosse pure soltanto la sua.
Nei quartieri li sotto le sue compagne facevano voli in tondo per ore e ore gracchiando tutte assieme e generando un frastuono noiosissimo.
Lei dall'alto della palma guardava quei voli e pensava: "Gracule nere che mangiate carni morte e portate pure sfortuna, pensate di essere graziose facendo tutto quel chiasso?"
Si ripeteva che era nata così per sbaglio e non sentiva di appartenere a quella razzaccia.
Un giorno che stava gracchiando, si sentì rispondere con la stessa voce e la medesima intonazione e si guardò intorno stupita.
Sulla palma, poco lontano da lei, si era posato un pappagallo bianco, grande, con un pennacchio sulla testa e un becco ricurvo, giallo come il suo.
"Incredibile - pensò lei - è il mio ritratto o meglio è come ho sempre desiderato d'essere. Per qualche strano scherzo di natura, sono nata così ma questo è certamente mio fratello. Siamo senz'altro della stessa famiglia."
Fece un voletto e gli chiese ad alta voce: "Ma come ti chiami, da dove vieni, come mai hai quell'anello dorato alla caviglia? E' forse un distintivo di partito? O vuoi essere anche tu diverso da quelle stupide che volano qui' in giro?"
Lui la guarda con i suoi occhioni tondi e, inclinando la testa, risponde : "Ma come ti chiami? Da dove vieni? Come mai hai quell'anello dorato?"
La gracula rimane sbalordita e prova a fargli altre domande: "Perché dici cosi'? Mi stai prendendo in giro?"
E lui ripeteva imperterrito con la stessa voce e intonazione.
Ci rimase male e se ne stette zitta e assorta a contemplare quel grosso uccello candido pensando: "Parlare sa parlare e conosce pure la mia lingua, ma non ha fantasia nè idee e ripete così tanto per darsi un contegno."
Un giorno all'improvviso parlò lui e le chiese: "E tu chi sei? Da dove vieni?"
E la gracula tutta contenta: "E tu chi sei? Da dove vieni?"
E per sfoggiare la frase imparata dalla sua amica in gabbia disse, soddisfatta del dialogo che si stava instaurando col suo compagno tanto simile a lei: "Romeo, dove sei?"
Le altre volando intorno, a quote più basse, spettegolavano sulla strana coppia invidiando la loro compagna, così nera e piccola, che aveva trovato un amico bello, grande, bianco con il ciuffo e il becco giallo col quale dialogare e riempire le lunghe giornate della loro interminabile esistenza.

Miranda Baudino Tamagnini

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