L'ALBERO DELLA VITA
di: Luca Cosseddu
Una foglia ingiallita si stacca al vento, fluttuando cade al suolo e muore.
Ogni volta che ciò accadeva, le foglie verdi venivano colte da un forte senso di angoscia.
Il sole continuava a scaldarle, e la rugiada a correrle sopra.
L'albero cresceva ogni giorno più forte, e quando vedeva un altro albero seccarsi e morire, veniva colto da un forte senso di angoscia, il sole continuava a scaldarlo, e la rugiada a scivolargli giù per il tronco.
La rugiada tra radici e zolle di terra, tornava al fiume, e questo correva verso il mare, ma le sue acque, ogni volta che dai flutti perdevano una goccia, venivano colte da un forte senso di angoscia. Ma il sole continuava a scaldare il fiume, e lui correva verso il mare.
Una gemma divenne albero, e dai suoi rami nacquero nuove foglie, dalle nuvole caddero gocce di fiume; il sole continuò a scaldare tutto questo, ed ogni volta che vedeva una stella morire, un forte senso di angoscia lo scuoteva. NASCITA DI UN MONDO
Si accese l'accendino e fu la luce.
La sigaretta prese vita alla sua estremità, milioni di anni passarono da allora, ed il tabacco dell'altra estremità, iniziò a chiedersi quando sarebbe arrivata la sua fine, e se sarebbe arrivata. Studiosi dicono che tra circa 50 milioni di anni, sarebbero morti tutti bruciati, il forte calore li avrebbe soffocati e poi il fuoco avrebbe polverizzato ciò che sarebbe rimasto della loro immane civiltà, spenti in un enorme posacenere. Ma che significato aveva tutto ciò, cosa erano prima di essere tabacco, perché sarebbero diventati cenere?
Qualche credente dice che la vita è stata data da un Dio, lo stesso che creò quel sole che li sta scaldando, e che dalla cenere sarebbe nata la pianta del tabacco, o magari un altra pianta che avrebbe dato la vita a qualcos'altro di inspiegabile, e tutto ciò sarebbe stato meraviglioso.
Ma erano ipotesi, la verità l'aveva in mano solo quel Dio, se esisteva.
Intanto nella sala da biliardo, il giocatore aspirava la sua sigaretta senza troppi pensieri. LA VOCE DEL TEMPO
Dedicato a Sergio Atzeni © Luca Cosseddu - © 1998 ARPANet. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
di: Luca Cosseddu
di: Luca Cosseddu
Quando la terra era priva del pensiero, e come vento l'anima la sfiorava.
Suoni e leggi naturali vigevano, lontano si poteva vedere poiché alcuno poteva guardare; mare e sabbia, terra con fiume.
Ovunque c'era un senso poiché non veniva cercato, cespugli di mirto a strapiombo sul mare, miravano il tramonto e l'alba, a turno luna e sole, s'alternavano senza malizia, e giù l'acqua scrosciava per tornare a scrosciare. Arcobaleni si pregiavano di riflettersi su laghi speculari, ed echi agresti ripetevano suoni.
Per ore, giorni ed anni un passo rimaneva tale, impavido.
Quale mai pensiero poté osare l'inosabile. Uomo adultero, figlio degenere, vigliacco, che hai portato odio e morte, ancor prima d'esser gemma tra il seno di tua madre.
Nell'odio le tue viscere si contorceranno, e con la morte la tua vita si compirà.
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