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UN'ALTRA STORIA DI NATALE
(Liberamente ispirata a un fatto realmente accaduto)
di: Loris Dalla Rosa


Il vecchio vagabondo si aggirava con circospezione, nei dintorni del lungo edificio a quattro piani, abbandonato e pericolante. Per molti giorni Antonio Ruiz aveva razzolato tra quelle rovine, alla periferia di Rio; qualche volta ci aveva anche dormito, cercando scampo ai topi della notte ai piani più alti della costruzione.
Aveva agito sempre indisturbato, ricavandone quanto gli bastava per il pane e parecchie bottiglie di vino. Quel pomeriggio, poi, era stato particolarmente fortunato perchè, sfondando una porticina semisepolta dalle macerie, aveva trovato uno splendido, piccolo contenitore, il cui contenuto era assai prezioso.
Fu, perciò, con grande apprensione che vide stringersi attorno a lui l' accerchiamento della polizia. Perchè gli agenti fossero venuti lì non lo sapeva, ma sapeva che non si sarebbe mai sbarazzato del suo bottino e che più di una volta li aveva messi nel sacco. Si guardò intorno, cercando il punto più favorevole per rompere l' assedio. Si abbassò e strisciò a fatica, lungo un tratto di muro semiabbattuto; ma quando fece capolino dall'altra parte, si trovò puntata alla nuca la canna di una pistola. Il poliziotto lo guardava con occhi duri e una piega di disprezzo sulla bocca. - Come ti chiami?- gli chiese in tono imperioso. Lui rispose che si chiamava Antonio; quanto al cognome fece finta di non ricordarlo più. - Non lo sai che questo è un ospedale in demolizione?- e lo disse in modo che pareva incolparlo di aver profanato una cattedrale. Certo, nella sua vita aveva fatto anche questo, ma quel poliziotto non poteva saperlo. - Hai trovato qualcosa?- continuò con voce minacciosa. Allora Ruiz si strinse nelle spalle, alzò sul poliziotto lo sguardo più inerme che gli riusciva e, per quanto gli sembrasse inconcepibile, lo vide rinfoderare la pistola e spianare la durezza del viso in un ghigno trattenuto. - Buon Natale, vecchio straccione- gli disse, indicandogli la via di fuga con un gesto nervoso della mano.
Ruiz non se lo fece ripetere due volte e prese quasi a correre, incespicando tra i calcinacci, con una mano in tasca sul liscio metallo e in cuore la sorda gioia di averlo gabbato.
Certo, il poliziotto aveva ragione: era la vigilia di Natale. Se ne era dimenticato, ma ora glielo ricordavano innumerevoli segni per le stradine malsane della periferia, sulle entrate semiaperte e scalcinate delle favelas. Aveva camminato a lungo, come unica meta quella di mettersi in salvo da un ripensamento della polizia. Ma lì era ormai al sicuro e poteva riprendere fiato. Si sedette su una grossa pietra, che una mano ignota si era presa la briga di pulire a fondo, fino a renderla quasi lucida. Il sole stava tramontando e le viuzze si animavano di persone lacere e vocianti, dalle ombre lunghe e inquiete. E fu dall'ombra insistente ai suoi piedi che si accorse della presenza alle sue spalle. Si girò e vide la figura sottile di una bambina di nove o dieci anni, un mucchietto di stracci dai capelli neri e spettinati, che lo guardava con grandi occhi desolati. Avea tra le mani un sacchetto di plastica e una marionetta di legno. Ruiz capì che si era seduto sulla sua bancarella. Si alzò e lei lo guardò riconoscente, poi depose la marionetta e una serie di piccoli oggetti estratti dal sacchetto di plastica. Ruiz li osservò allineati sulla pietra: la spilla arrugginita, la bottiglietta di liquore, le tre figure di gesso in adorazione... Allora qualcosa brillò nel suo animo indurito dalla miseria e dal vino: qualcosa di più lucente del metallo prezioso che aveva in tasca. - Come ti chiami? - le chiese. -Maria - rispose lei. - Buon Natale, Maria - disse, porgendole il lucido dono. La bambina trafficò un attimo con l' apertura del contenitore. Poi Ruiz la vide raccogliere in fretta le sue poche cose, gli occhi pieni di gioia e di riconoscenza, e correre via lontano, oltre le ombre della sera.
Allora il vecchio vagabondo riprese il suo cammino senza meta: con animo lieve, lentamente, verso il cuore della notte.
E intanto Maria entrava nella sua baracca; poi aprì la capsula nell'angolo buio dell' unica stanza. E il misero presepe s'illuminò di una meravigliosa luce cangiante. La magica luce del cesio 137.

Loris Dalla Rosa

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