JOHN PAUL THREE
- Capitolo 2 Avevo scoperto per caso labbazia di San
Paz, poco fuori la metropoli. Si stava stupendamente e le
conoscenze acquisite negli anni mi diedero benestare per
soggiornare vita naturaldurante in quel luogo pacifico e
religioso. La calma, che forse per troppo tempo avevo cercato,
ora trovavo a due passi dal caos. San Paz, eccelso per tecnologia
e ritrovati medici, sotterranei illuminati a giorno, schermi
controllo, cellule cifrate, riconoscimento vocale. Eccelso. Dio
solo poteva avere tanto, facendone usufruire ai suoi umili servi.
San Paz, beatificazione di un fumettista degli
anni ottanta, morto per overdose. Studiavo. Risk, con il quale ovviamente ero comunque
perennemente in contatto tramite netstation e schermo a cellule
plasma, continuava nel mettermi al corrente di nuove passi avanti
nel progetto Mut, Mutant Umanoid Technology, nuovi ritrovati per
connessioni neurali, led controllo visivo, silicio not arrested. Io, nel frattempo, avevo preso di buona lena lo
studio di forme di comunicazioni cerebrali, controllo a distanza,
potere del controllo della mente sulla massa incontrollata delle
persone, teologia e capitoli di vita di diversi santi e beati,
cattolicesimo e nuove forme sperimentali di controllo religioso.
Mi ritrovai di fronte a preposizioni e considerazioni
innumerevoli, a cominciare da una forma di controllo delle masse
umane, sempre più a la ricerca di ispirazioni e legami
religiosi, catene da lanciare sopra un idolo, legame alla vita.
Virtualità. Risk mi chiamò per lultimatum, tempo
trascorso in pace e serenità giunto al termine della sua corsa,
capolinea, fine dei binari. Il Mut era pronto, dopo aver passato
quasi ventanni a sperimentarlo. Dovevo raggiungerlo a
Parigi per innestare il block e seguire le reazioni. Io solo
potevo coordinare il tutto, del resto lui da solo non poteva
farlo, essendo lui la cavia in vita, io lunico di cui si
fidava e il solo che aveva per diverso tempo portato avanti le
ricerche. Presi tempo, riflettendo, optando per la partenza
qualche giorno più tardi, sapendo di affrontare un cambiamento
radicale, non solo dal punto di vista culturale, ma umano e
risolutivo per la continuazione della vita. Trasformare
lenergia. Non avevo nulla più da perdere, viste le
sciagure che mi avevano privato della vita normale da uomo
borghese, casa e lavoro, famiglia, moglie e figli. Tutto disperso
in un attimo di folle rabbia naturale, divina. Risk era il più adatto a coordinare, ed io la
cavia, il Mut in vita, installazione mutante su due gambe di
carne e sangue. Risk, pupille ricolme di rabbia e sicurezza,
accettò, nonostante tutto. Lui il padrone, io il servo della
tecnologia. Risk, Mut, continua traslazione materiale
ritmata da componenti biomeccanci, sangue e minerale. Anestesia totale e semi ibernazione, battito
cardiaco lento, flussi mentali rallentati, collasso virtuale in
corso, menzogna di una struttura elettronica matematica, niente
passione e sentimento, vita irreale, nessun sogno, nessun
ricordo, dopo. Un tunnel dai colori psichedelici, la morte
corporale, emisfero destro pulsante ancora in vita, la vita
comandata da atomi su piastra, connessioni cerebrali. Perdita
didentità, morte di nome e luogo, morte delluomo
come tale, identità passata e rivoluzionata, natura sklerata.
Folgorazioni, squarci di luci abbaglianti, fine della notte, fine
del giorno, inizio di una nuova era. Ordine mondiale. Mut. © Paolo Carta - © 1998 ARPA Publishing. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
di: Paolo Carta
La violazione del copyright e/o la copia illecita del materiale riprodotto in queste pagine, la diffusione dello stesso in qualunque forma contravviene alle normative vigenti sui diritti d'autore e sul copyright.