IL PADRONE DEI COCCODRILLI Il cacciatore arrivò verso l'ora del tramonto. Il campo era già stato montato dai suoi aiutanti che sempre lo precedevano. Tutto era pronto e l'indomani sarebbe iniziata la caccia. Non era stato facile giungere sulle sponde di quel lago che era l'ultima acqua che rimaneva in quelle sconfinate paludi, ora, nella stagione secca, trasformate in una immensa pianura popolata di grandi antilopi dalle corna lunate. Si era fermato ammirato dai loro salti, dai loro giochi in branco e dopo la giornata trascorsa al caldo e nella polvere si godeva il fresco della sera. La notte era scesa all'improvviso e ancora, laggiù dov'era calato il sole, il cielo aveva strisce rosate. Il lago si era indorato degli ultimi colori del tramonto e i pochi alberi sulle sponde erano pieni di uccelli alla ricerca del nido. Tutto un cinguettio frenetico e poi, piano piano, qualche pigolio e il silenzio. Ora il cielo basso era pieno di stelle e il cacciatore, in uno stato di grande beatitudine, si godeva quel momento e ripensava al compito che gli era stato assegnato, dopo molte insistenze da parte loro e reticenze da parte sua. Si era convinto quando gli spiegarono che un "controllo" era © Miranda Baudino Tamagnini - © 1998 ARPA Publishing. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
di: Miranda Baudino Tamagnini
indispensabile perlomeno ogni venti anni. Il lago rigurgitava di coccodrilli e i villaggi lungo le sue sponde ne erano seriamente minacciati. Le donne che lavavano i panni o andavano a prendere l'acqua, i bambini che giocavano vicino alla riva, il bestiame all'abbeverata sparivano nelle acque, trascinati da quei rettili ormai sull'orlo di una fame incontenibile perché i pesci non erano più sufficienti a quella gran massa di predatori. Nel silenzio della notte si udiva venire dal lago un sommesso sciacquio ; forse erano gli stessi coccodrilli che si divoravano fra loro o qualche bovino imprudente si era avvicinato un po' troppo alla riva lontano dalla mandria che veniva portata di notte all'abbeverata perché di giorno la mosca tsè-tsè l'avrebbe decimata.
Il cacciatore aveva consigliato di pagare alle popolazioni rivierasche un tot a cranio e a uovo. Gli avevano risposto che era stato fatto molti anni prima e in qualche archivio dovevano esservi ancora alcune foto del massacro: montagne di teste e di uova. Il lago in poco tempo era praticamente morto. I coccodrilli si nutrivano di quei pesci che potevano raggiungere e cioè degli handicappati da qualche difetto o malattia. I rettili insomma fungevano da spazzini e agenti sanitari e infatti, dopo averli eliminati, ci si accorse che avevano un ruolo importante nel sistema perché insieme con loro sparirono pure i pesci, distrutti da incontrollabili epidemie e addirittura gli uccelli che se ne cibavano.
Ora, dopo più di cinquanta anni, i rettili pullulavano di nuovo e si doveva intervenire ma solo riducendone il numero perché i sopravvissuti continuassero nel loro utile compito. Si sarebbero inoltre recuperate le pregiatissime pelli e il ricavato poteva essere impiegato in qualche progetto per migliorare la vita delle popolazioni rivierasche. Almeno così dicevano "loro."
Il cacciatore assorto nei suoi pensieri udiva appena il mormorio lontano dei boys intorno al fuoco: unica macchia di colore e fonte di scintille nel buio e quando si accorse di quella vicina, estranea presenza, ebbe un tuffo al cuore. Fissò la sagoma immobile vicino a lui seduta sui talloni alla maniera dei beduini ; una specie di lenzuolo l'avvolgeva e spiccava nella notte.
Questa sottovoce disse: "Sono il Bahar, il padrone dei coccodrilli. Tu che fai qui?"
Il cacciatore sorrise, pensò che la " voce della boscaglia" lo aveva preceduto e pronunciò la formula di rito: "Sono contento di conoscerti e la tua fama mi è nota.
Ituoi coccodrilli si faranno prendere facilmente?"
La risposta brusca e scontata fu : " non lo permetterò e non ne prenderai nessuno." "Tu sei il padrone dei coccodrilli di tutto il lago?" Chiese sbadigliando il cacciatore tanto per far l'ora di coricarsi e apparire gentile. "Sì - disse quello - io sono il capo di tutti i Bahar che vivono intorno a questo lago." E senza aggiungere altro se ne andò.
Il cacciatore lo vide raggiungere i boy e accovacciarsi sui talloni insieme a loro accanto al fuoco ; avrebbe per ore raccontato lunghe storie sulle sue prodezze. Che poteva facilmente chiamare i coccodrilli o allontanarli; ordinare loro di uccidere i suoi nemici; usarli come canoe per spostarsi da una riva all'altra del lago o, addirittura, mandare a prendere di notte qualche ragazza per poi farla riaccompagnare a casa alle prime luci dell'alba. Il giorno dopo il cuoco, servendo la colazione, disse meraviglie di quel Bahar e del suo potere misterioso e terribile che tanto avevano impressionato gli animi semplici di tutta la compagnia. Nelle ore fresche del mattino e del pomeriggio, sulle spiagge vicine, stavano immobili uno sull'altro centinaia di coccodrilli a scaldarsi al sole; molti a bocca aperta a mostrare la doppia chiostra dei denti piantati sulle mascelle possenti. Ogni tanto, trascinandosi lentamente sulle zampe palmate e la coda a scaglie, s'immergevano. Solo gli occhi tondi rimanevano in superficie.
Il cacciatore tirò a uno dei più grandi, ma lo mancò e tutti assieme in una confusione di code e di zampe scivolarono in acqua e scomparvero. Tutto il resto del giorno trascorse in accurati preparativi del canotto col suo piccolo fuoribordo,
il faro e i fucili per la caccia.
E' notte. Un grillo rompe il silenzio. Viene su dal lago come un leggero sciacquio.
Sono i coccodrilli che cercano di acchiappare qualche pesce per cena?
Il cacciatore sale sul canotto e con il motore al minimo lascia la sponda e si avvia verso il centro del lago. Nell'acqua nera intorno, fin dove il faro riesce ad illuminare, è tutto un brillare di rubini splendenti. Sono gli occhi dei coccodrilli che riflettono la luce con incredibili effetti.
Il punto più vulnerabile del coccodrillo è proprio fra gli occhi. Il cacciatore prende accuratamente la mira, la testa del rettile è vicina, gli occhi lucenti offrono un bersaglio perfetto.
Spara.
Il frastuono del colpo sembra rimbombargli nelle orecchie per un tempo infinito. Lo ha mancato. Sulla superficie dell'acqua tutti gli occhi sono scomparsi. La luce del faro cerca ovunque ma invano. Il cacciatore si rassegna dicendo che è la prima notte ed è una caccia diversa e aspetta nel buio che gli echi di quel colpo vengano dimenticati. Guarda il cielo , la Via Lattea chiara, scintillante, la Croce del Sud che si staglia nitida. Riprende il faro, illumina col suo fascio ripetutamente intorno a se. Niente! La superficie è piatta, vuota, solo qualche pesce salta nella luce.
Ha voglia di tornare al campo, ha solo un gran sonno. Mette in moto e rientra.
Passano giorni e notti tutti uguali: il faro illumina gli occhi dei coccodrilli, il cacciatore spara e ogni volta li manca. Non capisce cosa gli sia successo, si considerava un tiratore eccezionale. E' scoraggiato, avvilito.
Quella notte ha deciso di restare al campo. E' seduto sulla sdraio e sa che il Bahar arriverà. Quando se lo sente accanto non è sorpreso. "Stai proteggendo i tuoi coccodrilli? - dice il cacciatore - Se hai il potere di non farli morire perché non proibisci loro di mangiarsi i bambini che giocano sulle spiagge vicino al lago, le donne che prendono l'acqua, il bestiame assetato?"
"Mio padre, mio nonno e tutti i miei avi fino dall'inizio del tempo - dice il Bahar- hanno traghettato e protetto dai coccodrilli la gente e il bestiame che doveva attraversare il lago, l'immensa palude e che viveva sulle sue sponde. Questo naturalmente comportava un prezzo da pagare . Ma il pesce, gli animali selvatici, le mandrie erano sufficienti a sfamare uomini e coccodrilli e tutti erano contenti.
Poi siete arrivati voi e forse credendo di aiutarci avete pagato per distruggere tutti i coccodrilli.
Anche i pesci sono morti e le acque del lago che erano limpide e pure si sono ammalate e trasformate in una grigia poltiglia di alghe che marcivano perché non c'erano più i pesci a mangiarle. Persino le ninfee dalle quali ricavavamo la nostra polenta sono scomparse soffocate dalle alghe. Gli ippopotami dalle carni grasse e gustose sono fuggiti e nella loro disperata ricerca di acqua sono andati a morire nel mare. Sono fuggite le antilopi che vivevano a migliaia nelle grandi pianure qui intorno e i bufali, anche loro, sono andati a morire chissà dove. Non c'era più acqua
buona per le mandrie che finirono decimate. La gente moriva perché non aveva più niente da mangiare . Questo ai tempi di mio nonno. Poi, piano piano, tutto è tornato come prima. Se qualcuno, umano o animale, di tanto in tanto viene ucciso, non è che un piccolo tributo pagato al Dio del lago che però ci nutre e protegge."
Il Bahar aveva parlato a lungo, sempre seduto nella stessa posizione, sempre l'occhio fisso sulle acque scure davanti a se.. Il cacciatore era rimasto in silenzio.
All'inizio aveva pensato di interrompere quel monologo ma si andava accorgendo che non aveva niente da dire e per la prima volta si sentì fuori posto, estraneo a quella natura che aveva le sue regole, a quella gente che viveva isolata con le sue credenze, i suoi tabù e la sua cultura. Aveva vissuto in quel paese buona parte della sua vita cercando o pensando di aiutare. Ma non aveva capito nulla? O il Bahar era stato così persuasivo da stravolgere tutte le sue convinzioni? Si accorse di essere rimasto solo; il Bahar era sparito senza neppure un fruscio. Un rumore come di passi veniva su dal lago. Il cacciatore s'incamminò e, man mano che procedeva verso la sponda, cominciarono a delinearsi nel buio profondo della notte figure in movimento incerte e biancheggianti. Sembravano santoni nei loro camici che avanzassero in processione a passi ritmati nell'acqua bassa e lo sciacquio era come il sussurro di una lenta preghiera. Cicogne, migliaia di cicogne che si raggruppavano per emigrare. All'avvicinarsi del cacciatore una delle tante si mise in allarme e spiccò il volo. Fu come il segnale della partenza e in un frastuono di ali si allontanarono nel cielo, sempre più in alto, oscurando le stelle.
La violazione del copyright e/o la copia illecita del materiale riprodotto in queste pagine, la diffusione non autorizzata dello stesso in qualunque forma contravviene alle normative vigenti sui diritti d'autore e sul copyright.
Per inserire i tuoi testi nel sito ARPANet, clicca qui!