I PELLICANI I pellicani la mattina volano rapidi in una lunga fila ordinata e sinuosa sfiorando la cresta dell'onda proprio dove sta per frangere. *** Quando vedo passare i pellicani li conto in fretta, sono molto veloci e scompaiono in un momento perché per seguire tutto il loro preciso e lungo itinerario non hanno tempo da perdere. © Miranda Baudino Tamagnini - © 1998 ARPA Publishing. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
di: Miranda Baudino Tamagnini
Invece al tramonto, alti nel cielo, in formazione a V disegnando ampie volute.
Sempre in ogni modo in numero dispari.
Il capo in testa e gli altri dietro. Tutti alla stessa distanza uno dall'altro, mai nessuno fuori dalla fila o dal triangolo, mai il posto di comando contestato.
Evidentemente nessuno si sogna di trasgredire una regola fissata molti secoli prima da qualche capo pellicano particolarmente pignolo.
Non è chiaro perché questi uccelli negli stormi sono sempre dispari. mai uno o tre, almeno cinque ma anche quindici. Sette da un lato, sette dall'altro e il quindicesimo sulla punta della lancia, il collo ripiegato tanto che la testa poggia sulle spalle, il grosso becco proteso in avanti quasi a fendere l'aria, le zampe retratte e nascoste sotto il piumaggio della pancia.
La formazione a V è quella del rientro a casa? Dei lunghi voli per spostarsi da un continente all'altro? Da dove vengono? Dove vanno? Nessuno lo sa!
Qualche volta si adagiano sull'acqua in ordine sparso, mai nessuno si allontana troppo dal gruppo. Si lasciano cullare dalle onde, immergono ogni tanto la testa per acchiappare un pesce.
Il mare in quei casi ha qualcosa di speciale? Forse è più calmo del solito o vi sono branchi di pesciolini affioranti o i pellicani stanchi morti per lo sforzo di andare e venire in quell'ordine preciso, mai in maniera un tantino scomposta, si concedono una ricreazione ben meritata?
Non accade mai di vederli riposare sulle spiagge lungo il litorale.
Mai una chiacchieratina come sono soliti fare tutti gli uccelli che si rispettino. Mai una parola su ciò che hanno visto dall'alto durante gli interminabili voli nell'immensità del mare.
Le navi che hanno incontrato, le barche alla deriva, i tesori sommersi, le isole verdi di palmeti, le lagune di mangrovie e pesci colorati fra coralli preziosi.
Qualcosa, insomma, che li abbia convinti a sostare un po' più a lungo qua o la.
Pensare che ne avrebbero cose da raccontare!
Come sono diversi i gabbiani. Ne ho visti migliaia uscire tutti insieme sul mare da una vecchia moschea abbandonata.
Baccano assordante, voli scomposti, discese in picchiata e il ritorno in massa all'interno della moschea dopo ampi giri sull'acqua.
Li ho visti in lunghe file sulla riva, le penne arruffate dal vento, immobili, in attesa o seguire la scia della nave e contendersi i rifiuti gridando e litigando, in una confusione indegna, come villane comari.
Un giorno un solitario si è posato sulla testina bionda di una bambina in barca. Vi è rimasto a lungo guardandosi in giro con prepotenza e la bambina lo ha lasciato stare incurante, come fosse normale che un gabbiano si riposasse proprio sulla sua testa.
Ne ho visti di piccoli, con le gambette come stecchini rincorrere le onde che si ritirano e beccare veloci la spiaggia bagnata per poi scappare in fretta per sottrarsi all'onda successiva.
Perché per i pellicani una disciplina così rigida? È stata dettata da quale triste evento? Con che regola viene eletto il capo, il vertice che comanda il rientro quando il sole è al tramonto? Sarà lo stesso che si trascina dietro la lunga fila al mattino?
Un giorno nell'ora più calda ce ne era uno sulla spiaggia.
Guardava fisso il mare lanciando ogni tanto un grido rauco .
Si è perso? Perché si e allontanato dal gruppo? Sfiorando un'onda più alta delle altre è stato travolto, si è bagnato le penne e non ha più potuto alzarsi in volo? Come ha raggiunto la riva?
Sulla spiaggia deserta spicca, figura scura, solitaria, patetica.
Snoda il lungo collo e rovescia la testa.
A cercare il suo gruppo nel cielo? E questo come può volare con uno di meno? Con un numero pari di uccelli? Come fa a sostenersi con un'elemento mancante? Il capo si è accorto che un perno, fondamentale per tutta la formazione, non c'è più?
Forse è lui, il comandante e, precedendo gli altri, ha toccato un'onda ed è caduto? Voleranno in due linee parallele o un' altro ha preso rapidamente il suo posto e dirige il gruppo così sfasato?
Gli chiedo: "Ma tu ora che fai tutto solo? Sei in grado di raggiungere la squadra? Pensi che ti aspetti da qualche parte? O sei ferito e hai bisogno di cure?"
Mi avvicino lentamente.
Non guarda dalla mia parte apre le ali e decolla dalla spiaggia, ritira le zampe come fanno gli aerei con il carrello, fa giri in tondo, torna indietro, è sulla mia testa, si abbassa un attimo, poi va sempre più in alto, ripiomba giù rapido e si tuffa nel mare. Ne esce. Si allontana verso l'orizzonte.
Sono sempre dispari.
Non mi rassegno perché so che un giorno passerà lo stormo dei "pari": il suo.
Mi piace pensare che lo ha abbandonato per volare felice, solo, senza regole, libero di gridare al vento e al mare la sua allegria.
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