AMORE Molto serenamente mi avviai verso la sala, mutamenti.
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di: Paolo Carta
QUINTA PARTE
Avevo da tempo diversi disturbi, installazioni mal
riuscite, divisioni del nervo concatenate, risoluzione azzerata.
Una nuova scheda avrebbe fatto al caso mio, una nuova
installazione. Stavolta il protagonista passivo ero io, non
vedevo, non sentivo, non potevo essere cosciente, al momento del
taglio. Nuove percezioni mi avrebbero risvegliato, nuova linfa al
mio viaggio. Aver schiodato, essere riuscito nel metodo a
sfuggire al controllo della mente, del chip, era un gran bel
risultato. Dovevo per forza rimanere inerme durante le operazioni
giornaliere vitali, costruttive, ma il mio spazio era lì,
intatto mi attendeva, io gestivo, creavo e disfacevo, a mio solo
piacimento, il dolore altrui. Sono io il padrone, continuavo a
ripetere mentre un lungo tubo aspirava lultima parte
cerebrale disfatta, ormai definitivamente obsoleta,
aggiornamento. Memoria virtuale mi veniva inserita, dando vigore
al mio pensare, memorizzare, cancellare emozioni e rinverdire lo
studio, primordiale, delluomo. Sapere, conoscere tutto
quanto esiste, sapere, arrivare in cima, nessuno può fare male,
tutti dovranno obbedire. Nuove cellule per il mio corpo, ammasso
di componenti, bionici e meccanici, circuiti in silicio,
anticorpi pensanti. Non potevo far altro che bene, adesso.
Bene che non esisteva, essendo la violenza il solo e unico
sentimento ricorrente, ovunque, lotta per la sopravvivenza, ciclo
rispettato. Un nuovo mondo mi aspettava, semplice e inutile, da
distruggere in modo che altri sarebbero stati pronti a costruire.
Nessuna presa di coscienza, nessun timore, ero unarma
infallibile, mezzo meccanico in movimento, un terra aria
orripilante, terrore, morte. Ero pronto per il nuovo lavoro.
Prima di costruire nuovi mondi, bisognava obbligatoriamente
distruggere quanto esisteva precedentemente, a cominciare dagli
esseri umani, innocui ma pensanti, banali e ignoranti, semplici,
inutili; nuova linfa doveva sorgere, salire fine al ponte di
comando, issare la bandiera, non pensare e obbedire.
Nuovi edifici, architetture esemplari per i posteri,
automezzi sfreccianti, armi potenti.
Io ero la prima, uomo tecno arma, dal mio lavoro inutile di
agente, creatore di gusti, manipolatore di idee in database, solo
io potevo arrivare a concepire lidea primaria, la nuova
linfa per un mondo ormai disordinato e decadente.
Nuova linfa, un tempo foreste alberate, ora distruzione
totale del cielo, per poi ricostruire, tutto completamente
chiudere ed intraprendere immediatamente un nuovo ciclo, un nuovo
re, religione inerme di fronte alla mia forza, la vita.
Distruzione.
Cataclismi e fiamme, morti terribilmente sfregiati,
impotenti, fine del ciclo. Rasoiate lente e sadiche su pelli
giovani, vergini e bimbi, troppo tardi per urlare. Lurlo,
lultimo battito di ciglia, la fine del ritmo battente della
muscolatura spezzata da lanciafiamme e balestre con frecce
dacciaio trapassanti, laser folgoranti, chi non meritava di
vedere più e morire.
La visione temporale balenò nella mia mente, viali
cosparsi di corpi lacerati, assassinii, io mandante non omicida.
Non potevo operare in prima persona, godevo tramite servi,
mandatari omicidi, androidi programmati solo per sterminare,
nessuna forma di vita doveva resistere alla piaga, immane, che si
abbatteva su menti derelitte, meretrici e bastardi, divertimento
per il mio piacere.
Immaginavo la costruzione, creazione di nuovi miti, dogma e
sudditi, mentre unenorme agglomerato in funzione riciclava
sangue. Base vitale per la nuova generazione.
Non si poteva resistere al tempo, ritmo impellente, che
avanza.
Il nuovo ordine, esiste solo il verbo dovere. Le morti
dovevano essere per forza terrificanti, dolorose allo stremo,
estirpare tutto fino allultimo respiro, lultimo
battito, la goccia di sangue sul fuoco. Materia inorganica
prendeva il sopravvento su quanto fino a quel momento avevo
deriso la tecnica, tecnologia applicata su forme pensanti
comandate da chip a scadenza, tempo solo per obbedire
distruggendo, il seguito nelle fonderie per pilastri da
costruzioni.
La nuova vita era imminente, si sentiva lodore
nonostante la presenza globale di morti, materia finale.
Decomposizione.
Terminazione finale.
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