AMORE Il sibilo delle cellule fotoelettriche mi svegliò. Luce. Il Mom mi diede laccesso. Dovevo aspettare almeno un
paio di minuti prima di poter uscire, disfare, non pensare e
riportare alla luce le parti nascoste delluniverso. Jack -
in, login, ready.... Start! ComunicareNormaleRicordareFunzionareSorridereCicloRegolaIngranaggioLeggePuliziaOmologato. Vomitare. Non mi era mai successo di vomitare al rientro. Pensai si
trattasse solo di riflusso di qualche Smart male addizionata, non
ci badai, al momento. Eppure un senso di dolore, non fisico, mi
accompagnò per qualche giorno, nel mio lavoro che proseguiva
velocemente. Capii molto presto che più che essere stato
assegnato ad una nuova, per me, categoria, la mia era solo
normale routine professionale. Al centro serviva un punto di
vista diverso. Punto e basta. Nel momento in cui avrei portato a
compimento la mia "missione", sarei tornato normalmente
alla categoria inferiore. Catalogare, o meglio, assemblare
catalogazioni. Creazione di gusti. Ricordo. Un flashback mi portava lontano, nel ricordo sbiadito e pur
vivido della mia infanzia. Calore. Disturbi annebbiavano la mente che trovava ostacoli
nellimmergersi in storia passata, vissuta da un ragazzo che
girava per i quartieri più malfamati della grande city in cerca
di qualche ubriacone da derubare. I miei amici. Lamore. La
morte. Perchè n................... klhkjghuiygygfyudfutddchgdfhjifjfyufyfyfgycosasuccedekhjjguigfiyugfifilamiajdhgfurhdfjkmentenonrispondejlhlh ghgeiononvogliouhgifgfydfdssaverejhhggquestilihggfdisturbiohgnonmilascianoihjohgggpensareoihggfhgmaihggm igitfytmisfrozoevedoigfdfdduhuoidjbtantagenteiohgfgflavitaintornolhgffcfalberienaturaugbgvvvvbkblesnartdaheo uiiljacknonmipermetteinsiemelkhjfgfkjhalMomdiarrivarehfdhfjhvljlòjalcompimentodhfvbvfhfinalejhfgbvbdelricor dopergiungerejhwuyqojxzjnforsesidjcnvhflalibertàdipensierohcvbvjhgfhilricordoshw874hnckj0e9ijljdevofarceladj dheiohjcombattokljdfhsonovivoklhjdfhhounamentechevivekjfsdgjntuttosplendemadjfh383890rjif9023r0nonriescoa centraresdjdh2389023lmdc9cncnbenequellochestoosservandohfhf90j9p2e92e1wdc@@@nolaconnessioneinatto miperseguita@@@nonvogliofarepartedelmondoattuale##à##iochesonosempre###semprestatolontano@perchè @@@@@perchè@@@@@lavitaesistecomelepersone@@@lacomunicazione@@@nonvirtualedellamacchina chemipermettediuscireedincontraretantagente@@@no@no@no@novirtuale..........nonsonomaiuscitodaquesta stanzadaoramaitroppianni.soloilmomcomandalamiavitavitavitavitavita@@@@no@no@no@vogliovederelavita@ @@reale@vera@normale@sana@@@nononononononononononoò@@@@@@@@@@@lasciamiuscire@ voglio@vivere@realmente@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ Mom714GG6577-@@START........... Jack-in........................................................! © Paolo Carta - © 1998 ARPA Publishing. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
di: Paolo Carta
SECONDA PARTE
Lo sguardo si perdeva lontano, allorizzonte della
grande distesa. Tutto era illuminato da un pallido ma
scintillante sole, quasi come fosse primavera. Restai ad
osservare la città ancora crogiolarsi del lungo sonno notturno
per poi esplodere in un mare di rumori simili agli ingranaggi del
grande orologio che scandiva lo scorrere del tempo, nella mia
stanza da letto. Una leggera foschia avvolgeva il tutto
rendendolo ancora più soave, quasi piacevole. Era molto presto,
lattimo di transizione dal buio totale alla luce
giallognola del giorno.
Il Mom aveva naturalmente e senza disturbarmi attivato
lintera struttura che mi cullava. Era già in atto il
processo per il mio riequilibro alla vita normale e terrena.
Reale.
Laria era così fresca che lasciai per qualche
istante il portellone aperto, per godermi quello spruzzo di vita
ancora per qualche istante. Decise il Mom a richiuderlo e
lodore del caffè già pronto mi riportò, come ogni
mattina al pensiero della vecchia famiglia, risveglio, lavoro.
Il Mon si accese e incominciò a dettare le fila per lo
svolgimento della giornata, ma avevo imparato a registrare il
tutto. Odiavo incontrare qualcuno prima del caffè - sigaretta.
Assaporando il miscuglio interno di buon tabacco, forse tedesco e
il gradevole sapore del caffè italiano, ripensai al viaggio
notturno, al dispendio di energie, la crisi del risveglio.
Coscienza.
Il Mon impartiva velocemente gli ordini. Presi due Smart e
mi misi allopera. Il mio compito era quello di selezionare
le diverse esigenze del pubblico, sapendo anche che comunque solo
una parte della selezione avrebbe avuto buon fine. Erano diversi
anni che facevo parte dellorganizzazione, non si stava
male, tutto sommato molto meglio di eventuali controlli interni,
questionari, domande risposte. Comunicazione.
Mi definivo normale, ma comunicare non era certo il mio
forte. Insomma non mi piaceva tanto parlare. Altri facevano
domande e catalogavano risposte. Io usufruivo del database per
creare poi profili, identità, gusti. Manipolavo.
Il Mon scorreva veloce. Lunico problema era appunto
stare dietro ai dati che venivano indirizzati al mio server. Il
tempo non era necessario per riuscire fisicamente e
fisiologicamente a strutturare tutto in maniera adeguata. Non
potevo utilizzare IA, le intelligenze artificiali che avevamo a
disposizione, il risultato sarebbe stato troppo complesso, poco
riportabile allessere umano normale. Inferiore.
Il problema più importante erano gli occhi, difatti mentre
il Mon sparava dati non potevi sottrarti alla loro visione
neanche per un secondo. Questo voleva dire non poter fisicamente
chiudere gli occhi con conseguenti problemi alla vista e
lacrimazione continua. Ovviamente avevo un apposito visore che
permetteva al bulbo oculare di non danneggiarsi troppo anche se
quando il Mon si scollegava bisognava rimanere al buio per almeno
trenta minuti, rischio di cecità. Avevo ormai fatto diverse
operazioni agli occhi e li avevo sostituiti un paio di volte, ma
questo significava indebolire il nervo ottico e quello lo si
poteva sostituire solo una volta. Avevo a disposizione un nervo
artificiale, ma la visione con questo non era ottimale,
nonostante lo usassi spesso per le ricerche più veloci e la
consultazione di banche protette.
Lultima volta fu commiato. Avevano deciso di
integrarmi nel progetto C.
Costruzione.
La sera arrivava di colpo, non cera imbrunire, come
allalba di un nuovo giorno. Dalla luce accecante del sole
alto, al buio pesto, come se di colpo qualcuno avesse spento
tutte le centrali del mondo. Ero affezionato al buio, non mi dava
fastidio, ero troppo protetto per poter temere qualcosa. Lontano.
Il Mom scelse per me un film andato, di diverso tempo fa,
quando il popolo andava ancora a soddisfare il proprio sguardo.
Cinema. Film andato, storia di un gruppo di persone, ragazzi poi
adulti, vita di città stelle e strisce di tanto tempo fa,
proibizionismo; tutto visto e raccontato da un italiano.
Non ero abituato. Lessere passivo. Osservare lo
schermo che comanda senza che tu possa impartire ordini precisi.
Comando. Subisci il tutto con sguardo fermo, cercando di carpire
ogni raffinatezza dello schermo.
Non era male il film. Il Mom non sbagliava. Mai.
Sbadigliai. Non essendo abituato a rimanere inerme, ad
essere fermo. Immobile.
Il suono mi colpì. Una melodia dolce ma malinconica che
nello stesso tempo aggrovigliava le mie gambe stringendosi alla
gola. Non una parola.
Rinvenni.
Era già ora. Il Mom impartiva, bisognava seguirlo.
Mentre smanettavo per la costruzione, ripensai a quanto
successo, lo schermo, il ricordo. Ricerca.
Presto il mio compito giunse al termine e come avevo
previsto, fui rispedito al mittente, cioè da dove ero partito.
Catalogazione, gusti.
La mente era lontana dal lavoro. Non mi era mai successo di
assentarmi così di frequente. Assentarmi in senso lato, non si
poteva sfuggire agli ordini del Mom, lui impartiva e controllava.
Solo a compimento della razione giornaliera di put potevi essere
lasciato libero, anche se lui era sempre lì presente, un amico
pronto alluso. Amici.
Dove avevo lasciato i miei amici. Dove erano adesso? La
causa del mio dolore era senza ombra di dubbio derivata dal fatto
che erano troppe ore che non prendevo Smart, ovvio, ma il mio
pensiero non degnava avere rispetto della situazione. Era molto
più forte di ogni Smart.... il ricordo, dove è finito quanto
avevo vissuto da ragazzo, e le persone, umani, dove sono... e la
musica....
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