Poiché non è possibile usare inchiostri di diversa intensità, le varie sfumature dei colori presenti in un’immagine vengono riprodotti per mezzo di minuscoli punti, che avvicinandosi o allontanandosi (più numerosi o meno numerosi) producono all’occhio l’impressione di variazione dell’intensità di colore o di nero (vedi retino mezzetinte). Questi minuscoli punti vengono riprodotti su una pellicola fotografica da una speciale macchina di stampa a laser chiamata unità fotocompositrice o fotounità. In fase di stampa tipografica i punti tendono a ingrossarsi per effetto dello spandersi dell’inchiostro nelle fibre della carta. Questa espansione nelle dimensioni viene espressa come valore percentuale e cambia a seconda della carta. Risulta minore con una carta patinata e aumenta con le carte non patinate per arrivare al suo massimo con la carta da quotidiano. Il valore percentuale si riferisce allo schiacciamento del punto a una determinata gradazione di grigio o di colore. Ad esempio, nel
caso di un retino al 20% con uno schiacciamento del 5%, l’ingrossamento del punto porterà l’intensità del retino al 21% (20% + 5% del 20%). Un retino dell’80% diventerà invece dell’84%. Il fenomeno s’inverte sui retini molto deboli, diciamo al di sotto del 10%, dove invece d’ingrossarsi il punto si rimpicciolisce perché l’inchiostro non riesce ad aderire bene. Maggiore è lo schiacciamento del punto, più impastati saranno i neri e più slavate saranno le aree chiare dell’immagine.
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