Claudio Natoli , Gramsci in carcere: le campagne per la liberazione, il partito, l'Internazionale
4. Nei giorni 4-6 giugno 1933 si svolse a Parigi, alla sala Pleyel, il Congresso operaio antifascista. Esso oscillò tra la denuncia della dittatura hitleriana come battistrada di una nuova guerra imperialistica e l'invito a sviluppare in tutti i paesi « il piú ampio fronte unico di lotta di tutti gli antifascisti» da una parte, e dall'altra lo « smascheramento» della politica di sostegno del fascismo delle Internazionali socialista e sindacale, l'appello alla lotta rivoluzionaria per il socialismo, l'identificazione tra lotta contro il fascismo e lotta contro il capitalismo e il rifiuto categorico della « parola d'ordine ingannatrice» della « difesa della democrazia borghese» . 118Non meno ambivalente fu l'impostazione del rapporto tra lotta antifascista e lotta contro la guerra, laddove si denunciava non solo il revisionismo nazista riguardo al trattato di Versailles, ma anche, e con enfasi non minore, il tentativo della borghesia francese e dei suoi alleati di sollevare un'ondata sciovinista antitedesca mascherandola con « frasi democratiche e antifasciste» , mentre si ometteva ogni riferimento al ruolo internazionale del fascismo italiano119. Date queste premesse, la partecipazione al Congresso non poteva che risultare assai piú ristretta di quella verificatasi l'anno precedente a quello di Amsterdam, in riferimento sia alla presenza di militanti di area socialista, sia soprattutto all'adesione di personalità e intellettuali non comunisti120, che erano invece già impegnati in gran numero nelle iniziative di Münzenberg e che avrebbero costituito il vero punto di forza della campagna sull'incendio del Reichstag e del Controprocesso di Londra. Proprio sul terreno della difesa della democrazia borghese e del fronte unico con i partiti socialisti, si consumò anzi al Congresso di Parigi una clamorosa rottura tra il comitato di Barbusse, Gaston Bergery e gli intellettuali di « Front Commun» .
Sebbene in apertura dei lavori il Congresso avesse, tra gli altri, eletto alla presidenza d'onore Thälmann, Torgler, Dimitrov e Gramsci121, il tema dell'organizzazione di campagne per la liberazione dei detenuti politici era rimasto nel dibattito sostanzialmente sullo sfondo. In particolare, nessuno dei relatori, ivi compreso il delegato della Cgdl Di Vittorio, fece riferimento a Gramsci122, e gli unici accenni in proposito sono rintracciabili nelle dichiarazioni della delegazione del partito massimalista e degli esponenti del Psi che avevano aderito al Congresso123. Non risulta inoltre che al Congresso di Parigi sia stato approvato alcun appello per la liberazione di Gramsci, e tutto lascia credere che si sia voluto evitare di redigere un documento specificamente rivolto contro il fascismo italiano nel momento in cui erano state positivamente avviate le trattative del patto di amicizia e di non aggressione con l'Urss che sarebbe stato firmato il 2 settembre 1933124. Al termine dei lavori vennero invece approvate due risoluzioni, la prima delle quali esprimeva la piú ferma protesta contro il processo per l'incendio del Reichstag intentato contro Dimitrov e i suoi compagni e invitava ad organizzare una giornata di manifestazioni di massa in tutte le città d'Europa per salvare la vita degli arrestati e ottenerne la liberazione125, mentre la seconda istituiva un fondo per « sostenere la lotta rivoluzionaria degli antifascisti in Germania, Polonia, Italia e in tutti i paesi del terrore fascista» e invitava tutte le organizzazioni sindacali, cooperative e culturali (non vi era accenno ai partiti politici) d'Europa e d'America a sostenerlo126.
L'iniziativa della campagna venne assunta direttamente dal Sri, che nei mesi precedenti si era mosso sostanzialmente all'ombra del movimento di Barbusse riflettendone pienamente l'orientamento, non senza contrasti e conflitti di competenza con gli organismi promossi da Münzenberg. Ai primi di giugno il Ce del Sri aveva promosso una settimana di sostegno internazionale alle vittime del nazionalsocialismo in Germania, invitando i sindacati ad organizzare conferenze di solidarietà contro il terrore fascista e contro le persecuzioni nei confronti degli emigrati politici, per salvare Thälmann e i comunisti arrestati per l'incendio del Reichstag, per la liberazione di tutti i detenuti politici. Sebbene l'iniziativa si caratterizzasse anch'essa per una contrapposizione frontale con le Internazionali socialista e sindacale, le cui iniziative a sostegno delle vittime del fascismo tedesco venivano bollate come « un'azione di scissione della solidarietà internazionale dei lavoratori» , 127tuttavia alcuni accenti nuovi emergevano per la prima volta nelle direttive inviate alle sezioni nazionali del Sri. Mentre si sollecitava l'invio di « delegazioni di massa di intellettuali, giuristi e giornalisti» alle ambasciate tedesche per garantire un « controllo internazionale» del processo per l'incendio del Reichstag, si rivendicava la necessità di presentare interpellanze nei parlamenti e nei comuni da parte dei gruppi antifascisti (non solo di quelli comunisti). 128Ancora piú esplicite erano le indicazioni rivolte ad alcune sezioni nazionali del Sri. Cosí la sezione italiana veniva invitata a proporre alle direzioni di tutti i partiti dell'emigrazione antifascista di partecipare alla settimana di solidarietà e di coinvolgervi il « numero piú grande possibile di intellettuali e di persone conosciute di altre organizzazioni» , di realizzare in Italia il fronte unico con tutti i gruppi impegnati nella lotta antifascista, di raccogliere fondi e di organizzare riunioni di protesta, collegando queste iniziative « alle campagne già in corso (Scottsboro, Gramsci) per permettere un miglior coordinamento» . 129Effettivamente, all'inizio di giugno, i patronati italiani avevano lanciato un appello per la convocazione di congressi della solidarietà al fine di rafforzare ed estendere l'azione di difesa dei detenuti antifascisti e di sollecitare la loro liberazione, e avevano invitato a parteciparvi tutti i comitati per le vittime politiche e « tutti gli organismi che sono contro il fascismo e la guerra» . 130Dopo il Congresso di Parigi l'iniziativa si intrecciò strettamente con la settimana di solidarietà con il proletariato tedesco indetta dal Sri, e fu in questo contesto che tornò in primo piano la campagna per la « immediata scarcerazione di Gramsci e di tutti coloro che si trovano nelle sue condizioni» , con un esplicito riferimento a Sandro Pertini e all'anarchico Gino Lucetti, a cui si invitavano ad aderire « tutti gli antifascisti di tutte le tendenze politiche e senza partito» .131
In questi stessi giorni usciva il secondo numero della rivista dei patronati « Azione antifascista» , che rappresentava un fatto nuovo di notevole importanza. Esso conteneva ampi resoconti sul Congresso di Parigi e articoli sulle condizioni dei detenuti nei penitenziari di Civitavecchia e in quello femminile di Trani e sul processo ai confinati di Ponza, ma era in gran parte dedicato alla figura e all'opera di Gramsci. Era la prima volta, dopo anni di silenzio, che un giornale di area comunista tornava a richiamarsi all'eredità politica del leader incarcerato. Veniva omesso per la verità qualunque riferimento alle posizioni di Gramsci che potesse suonare in contrasto con la linea generale del movimento comunista (dalla formazione del nuovo gruppo dirigente del Pcd'I, alle Tesi di Lione e all'Assemblea repubblicana), e anzi le uniche citazioni tratte dagli scritti di Gramsci mettevano l'accento sull'insufficienza per la lotta rivoluzionaria dell'elemento « spontaneità» , che « non porta mai la classe operaia oltre i limiti della democrazia borghese esistente» , e sulla necessità del fattore « ideologico» per la comprensione degli « antagonismi irriducibili» nella società oppure, in riferimento agli operai di Torino, sottolineavano il loro « giuramento di rafforzare sempre piú la lotta rivoluzionaria e di condurla sempre su due fronti: da una parte contro la borghesia vittoriosa, dall'altra contro i capi traditori» . E tuttavia dagli articoli pubblicati riemergevano alcuni tratti caratteristici della personalità di Gramsci, e, sia pure in forma aneddotica e semplificata, alcuni elementi fondamentali del suo pensiero: dall'esperienza torinese dei Consigli di fabbrica al rapporto da lui instaurato all'« Ordine nuovo» con intellettuali non comunisti come Gobetti, al problema della Sardegna e delle isole come parte della « questione meridionale» , al famoso discorso parlamentare sulla massoneria, che aveva messo in evidenza la sua funzione storica in Italia come « forza unificatrice dello Stato uscito dal Risorgimento» e le « tendenze fasciste verso un nuovo raggruppamento delle forze dominanti dello Stato su un piano piú reazionario» . 132Ma venivano in luce anche alcuni aspetti costitutivi del « metodo» di Gramsci, come la centralità da lui attribuita al problema dell'elevazione culturale delle classi lavoratrici, il rifiuto delle formule astratte e delle vuote declamazioni, la capacità non solo di dirigere e di orientare, ma anche di ascoltare e di imparare dai propri interlocutori, il rapporto di « intima ed effettiva collaborazione con gli operai» che egli aveva saputo instaurare133. Nell'articolo dedicato a Gramsci e la Sardegna Velio Spano, con ogni probabilità su suggerimento di Lisa, rievocava gli episodi dell'Associazione della giovane Sardegna e della Brigata Sassari nella Torino del 1919 (che Gramsci in carcere aveva definito una piccola « Costituente» ), 134mentre lo stesso Lisa, già oppositore di Gramsci a Turi in seguito ricredutosi, rendeva noto un episodio realmente accaduto:
In questo momento in cui la sua vita è prossima a scomparire egli ha cosí risposto alla Direzione che faceva pressione su di lui perché sottoscrivesse una domanda di grazia: Mi si domanda un suicidio, perché anche questa è una forma di suicidio. Non la accetto. Preferisco la morte135.
E Mario Montagnana, dopo aver rievocato la giornata di Gramsci all'« Ordine nuovo» , cosí concludeva:
Chi ha vissuto vicino a Gramsci, chi conosce non solo la superiorità del suo ingegno e la sua eccezionale sensibilità e capacità politica, ma anche la squisita delicatezza e bontà del suo animo, non può pensando a lui, morente in una cella, non cedere ad un sentimento pienamente umano e fraterno di dolore e di affetto.
Occorre, tuttavia, vincere oggi, in una certa misura, questo sentimento. È il nostro capo, soprattutto, è il capo della classe operaia che si deve, oggi, strappare dalle mani dei carnefici fascisti.
La vigorosa campagna che è in corso, scuotendo le grandi masse costringerà il fascismo a restituire agli operai italiani il suo [ sic] capo136.
Per parte sua, in un articolo sulla « Rundschau» dedicato al Gramsci animatore dell'« Ordine nuovo» e del movimento torinese dei Consigli di fabbrica e violentemente polemico contro i socialisti italiani e contro gli stessi appelli in difesa di Gramsci apparsi sull'« Avanti!» , su « la Libertà» e sul « Populaire» , Giovanni Germanetto scriveva:
Solo l'azione delle masse lavoratrici italiane e la solidarietà internazionale possono salvare Gramsci e con lui tutte le vittime del fascismo.
Il proletariato deve impegnare tutte le sue forze per la difesa di questo eroico combattente, le cui ultime forze vitali si esauriscono nel carcere di Turi di Bari, perché egli ha lottato instancabilmente contro il capitalismo, per la rivoluzione proletaria137.
Nella realtà, i mesi successivi al Congresso operaio antifascista segnarono un netto passo indietro rispetto alla prospettiva di una campagna internazionale per la liberazione di Gramsci, cosicché il comitato eletto alla manifestazione parigina del 23 maggio rimase un organismo esistente solo sulla carta. La politica estera dell'Urss era del resto in questa fase troppo interessata a mantenere buone relazioni col fascismo italiano, che contrapponeva all'antisovietismo della Germania nazista e che non disperava di associare alle forze contrarie a una revisione non concordata dei trattati di pace138, per avallare una campagna internazionale rivolta contro di esso da parte del movimento comunista. Alla mancata estensione della campagna sul piano internazionale si aggiunsero altri ostacoli difficilmente sormontabili. Essa, infatti, andò di pari passo col tentativo di costruire nell'emigrazione francese una rete di comitati di fronte unico sulla base della piattaforma emersa dal Congresso di Parigi. Ciò fu all'origine di un ulteriore inasprimento dello scontro politico-ideologico tra i comunisti e le altre forze dell'antifascismo italiano, a cominciare dal Psi e dal partito massimalista, che finí per ritirare la propria adesione al movimento. D'altra parte, anche l'indirizzo dei vertici del Sri conobbe nell'estate 1933 un rinnovato irrigidimento, che rispecchiava pienamente l'evoluzione complessiva della linea dell'Ic, all'insegna di uno scontro frontale contro il Fondo Matteotti, la Ios e i partiti socialisti, e che non poteva che precludere la costruzione di convergenze piú ampie.
In queste condizioni la ripresa della campagna Gramsci tornò nuovamente ad assumere basi estremamente ristrette, cosicché il congresso della solidarietà previsto per il 25 giugno dovette essere ripetutamente rinviato139. In un rapporto della sezione italiana del Sri redatto nel mese di luglio si leggeva che nonostante « tutta la campagna per il fronte unico» e malgrado « l'iniziativa presa da un gruppo di ex-carcerati e deportati delle diverse correnti politiche» i patronati francesi non riuscivano a risollevarsi « dallo stato d'inerzia ove ormai da tempo sono caduti» . 140Né avrebbe potuto essere altrimenti, giacché l'iniziativa, a cui aveva aderito il repubblicano Angeloni, era stata sconfessata dal responsabile dei gruppi Berti e dalla segreteria del Pcd'I, in quanto condotta « solo dall'alto» e in quanto priva di « un contenuto politico che consenta una lotta contro i nemici del fronte unico e della lotta proletaria contro il fascismo» . 141In realtà i gruppi comunisti italiani in Francia stavano attraversando il momento piú acuto di distacco dalle grandi masse dei lavoratori emigrati, stretti tra le pressanti esigenze della vita quotidiana, la disoccupazione e la precarietà delle condizioni di lavoro dovute alle ripercussioni della « grande crisi» , l'assenza di grandi movimenti collettivi, il pesante clima di polemiche e di divisioni che pervadeva le sinistre francesi e i gruppi dell'antifascismo italiano. In un articolo apparso all'inizio di settembre si lamentava che « dei 2.000 iscritti ai gruppi, la maggior parte sono vecchi compagni, di vecchia emigrazione e comunque di vecchia appartenenza al partito, che in misura maggiore o minore resistono al lavoro di massa» , mentre il movimento dei giovani era « estremamente debole, e, in molte regioni, quasi inesistente» .142
Nondimeno, riunioni e comizi per la difesa dei detenuti politici italiani e tedeschi e per la liberazione di Gramsci, cui si accompagnarono ordini del giorno di solidarietà con i 152 confinati di Ponza che venivano processati a Napoli per aver protestato contro le nuove vessatorie condizioni imposte nella colonia, si svolsero nei mesi di luglio e agosto in centri maggiori e minori della Francia: tra l'altro, ad Avignone, ad Aix les Bains, a Lione, a Grenoble, a Saint Denis e in altre località della regione parigina. I comunisti italiani parteciparono anche a manifestazioni piú ampie indette dal Pcf, come il 31 luglio a Saint Denis, Bagnolet, Ivry e Thoules-Bezon, presentando ordini del giorno in difesa di Gramsci, Pertini e Lucetti143. Del tutto sporadiche furono invece le iniziative che si svolsero al di fuori della Francia. Tra queste la piú significativa fu organizzata nel mese di giugno nella fabbrica tessile Kalinin di Mosca, che aveva assunto il patronato del carcere di Turi di Bari. Dopo i discorsi di Germanetto, di un emigrato italiano che era stato detenuto nello stesso reclusorio, di un emigrato politico bulgaro e uno coreano, e dopo gli interventi di « parecchi compagni russi» , venne votata una risoluzione per « la liberazione di Gramsci, Thälmann e di tutte le vittime del fascismo» . 144Dai resoconti di tutte queste manifestazioni si trae l'impressione di una evidente difficoltà ad allargarne l'incidenza al di fuori della cerchia ristretta dei quadri e dei simpatizzanti comunisti. La campagna si andò cosí esaurendo agli inizi di settembre, né valse a rianimarla la richiesta del Sri di collegarla (in funzione subordinata) a un'azione internazionale per la liberazione del comunista svizzero Hofmaier145. Ma ormai al centro dell'attenzione si collocava l'azione internazionale in difesa dei comunisti accusati per l'incendio del Reichstag, che stavano per essere giudicati davanti al tribunale di Lipsia, al cui interno, da parte dei vertici dell'Ic e della Sri, si continuò ad evitare ogni coinvolgimento del fascismo italiano e quindi ogni riferimento alla figura di Gramsci.
Riemersero anche in questa occasione le « due linee» che avevano attraversato nel corso del 1933 il movimento comunista. La straordinaria risonanza del Controprocesso di Londra premiò la capacità di Münzenberg di sviluppare un'azione politica con ampi margini di autonomia rispetto alla linea ufficiale dell'Ic e legittimò la prospettiva della costruzione di un vasto fronte antifascista in una visione precorritrice del fronte popolare. Le manifestazioni che ad esso fecero seguito, e che accompagnarono, in particolare in Francia, l'intero iter del processo di Lipsia con l'ampiezza delle adesioni e le prime convergenze unitarie tra comunisti e socialisti che le caratterizzarono innescarono un clima e una dinamica politica nuova che si sarebbe rivelata nel giro di pochi mesi irreversibile. Il rinnovamento della politica comunista avrebbe tuttavia seguito un itinerario estremamente difficile e tortuoso, e per tutta una prima fase le resistenze conservatrici sarebbero state largamente prevalenti ai vertici dell'Ic e dei singoli partiti comunisti146. È sintomatico a questo proposito che la presenza dei dirigenti socialdemocratici al Controprocesso di Londra fosse stata aspramente criticata dalla Kpd, che aveva tra l'altro ribadito che la migliore difesa degli accusati di Lipsia era « l'unione di tutti i lavoratori sotto la bandiera del comunismo mondiale per il rovesciamento della dittatura di Hitler, nella lotta contro la borghesia e i suoi agenti socialdemocratici in ogni paese» . 147D'altra parte, la « Rundschau» , aveva ospitato nel pieno dello svolgimento del processo una dura critica al settimanale di Münzenberg « Gegenangriff» , accusato di non disporre di « un programma preciso nella lotta contro il fascismo» , di lasciare in ombra « il ruolo della socialdemocrazia nella preparazione e nella gestione della dittatura fascista» , di non combattere in modo adeguato le tendenze verso « l'unione di tutte le forze antifasciste» e di trascurare la « costruzione del socialismo» e la « crescita della cultura socialista» in Unione Sovietica148. Ed anche il periodico del Comitato di Barbusse, rilevava che il concorso dei liberali borghesi non era « l'essenziale per salvare i nostri compagni» e che bisognava invece « contare sull'azione concertata e organizzata dei lavoratori per piegare i detentori della dittatura hitleriana» , 149e non mancava di polemizzare con il Comitato di Münzenberg per la sua disponibilità al fronte unico con Gaston Bergery e il gruppo di « Front Commun» .150
Il centro estero del Pcd'I non costituí in questo contesto un'eccezione. Mentre pressoché inesistente fu la partecipazione dei comunisti italiani alle iniziative promosse da Münzenberg e i loro giornali omettevano quasi ogni riferimento al Controprocesso di Londra, il settimanale « La Nostra bandiera» invitava a condurre la campagna sul « terreno di classe» , smascherando « la socialdemocrazia, che avendo preparato il letto all'hitlerismo è responsabile del terrore che si abbatte sulla Germania proletaria» , e a rivolgere « la lotta anche contro la borghesia "democratica", che, pur fingendo nell'interesse del proprio imperialismo, di essere contro il processo di Lipsia, è decisa ad instaurare dappertutto un regime di oppressione e di terrore contro le classi lavoratrici» . 151Riunioni e assemblee di protesta di lavoratori italiani indette dai Comitati di fronte unico si svolsero in svariate località, ma esse ebbero una connotazione rigorosamente comunista152, né mancarono di verificarsi clamorosi incidenti come quello di Livry-Gargan, quando militanti dei gruppi comunisti intervennero a un comizio contro il fascismo e la guerra indetto dalla Sfio con la presenza di Blum e di Nenni e impedirono a quest'ultimo di parlare: « Gli operai antifascisti - scriveva « La Nostra bandiera» - vogliono realizzare il fronte unico con tutti gli operai, ma nello stesso tempo vogliono smascherare i sedicenti antifascisti agenti della borghesia nelle file del movimento operaio» . 153Non meno negativa fu la posizione della sezione italiana del Sri nei confronti di una proposta avanzata da Sylvia Pankhurst a nome del Comitato femminile internazionale Matteotti di organizzare per il 28 ottobre una giornata mondiale in favore delle vittime del fascismo italiano, che fu respinta con l'argomentazione che l'unità nella lotta poteva essere costruita solo nell'ambito del Sri e dei comitati di fronte unico154. La manifestazione ebbe luogo a Parigi nella data prevista. Parlarono Alberto Cianca per Gl, che fece riferimento anche a Gramsci, Suzanne Buisson e Jean Longuet per la Sfio, Saragat e Modigliani per il Psi, Viezzoli per i repubblicani, Lepiri per gli anarchici e Burgassi per il Partito massimalista, e un esponente della socialdemocrazia tedesca155. Erano assenti i comunisti.
Il 1933 sembrava dunque chiudersi all'insegna della massima divaricazione tra le forze dell'emigrazione italiana, delle quali anche le piú aperte, come il Psi di Nenni, sembravano tornare a rinchiudersi in una posizione di ritorsione polemica nei confronti dei comunisti e dell'Urss che rendeva piú difficile il processo di rinnovamento politico avviatosi già prima dell'avvento al potere di Hitler. In questo scenario, che sembrava voltare le spalle ai fermenti nuovi che pure stavano maturando nel movimento antifascista internazionale, veniva a cadere all'inizio di dicembre la notizia del trasferimento in clinica di Gramsci. In un articolo di Germanetto pubblicato il 2 dicembre, dopo un allarmato riferimento alle condizioni di salute di Gramsci, si sosteneva che Mussolini aveva dovuto cedere di fronte alla « campagna internazionale che ha avuto una larga ripercussione in Europa e in America, che ha mobilitato le masse di tutte le tendenze contro i delitti del fascismo italiano» :
La prima vittoria ottenuta dall'azione internazionale - scriveva Germanetto - deve essere un incitamento a continuare l'azione per la liberazione immediata del compagno Gramsci e di tutte le vittime del fascismo, a cominciare da Hofmaier, Camilla Ravera, Pertini, Lucetti che sono nelle stesse condizioni di Antonio Gramsci.
Bisogna impedire a Mussolini e alla borghesia italiana di assassinare Gramsci, bisogna che l'azione, dopo questa prima vittoria, continui per strappare ai suoi carnefici il nostro compagno che da quasi 7 anni è prigioniero del fascismo, per la sua azione rivoluzionaria come capo del Partito Comunista d'Italia. Solo con l'azione delle masse è possibile salvare Gramsci, come con l'azione si è ottenuta la prima vittoria.
Antonio Gramsci, il capo del proletariato rivoluzionario d'Italia, il compagno che, come è documentato anche nella sentenza che lo rinviava a giudizio dei « giudici» della borghesia italiana - « dirige con mano sicura il Partito» - deve essere salvato. La sua salvezza dipende dall'azione che il proletariato saprà svolgere156.
Studi Storici 2, aprile-giugno 1995 anno 36
Claudio Natoli , Gramsci in
carcere: le campagne per la liberazione, il partito,
l'Internazionale (1932-1933)
118 Cfr. Das Manifest des Kongresses, Organisations-Schema und Arbeitsplan für das Zentralkomitee, ivi, 15 giugno 1933, pp. 663-664, nonché il resoconto del congresso, ivi, 9 giugno 1933, pp. 590-594.
119 Cfr. la dichiarazione firmata dei rappresentanti dei partiti comunisti tedesco, francese e polacco, sottoscritta anche da quello belga e cecoslovacco, con la significativa omissione del Pcd'I, ivi, 15 giugno 1933, p. 666. Al congresso non poté parlare un oratore a nome del Pcd'I (cfr. il verbale della segreteria del 7 giugno 1933, in IG, APC, fasc. 1129, fo. 61).
120 J. Prézeau, Le mouvement Amsterdam-Pleyel (1932-1934): un champ d'essai du front unique, in « Cahiers d'histoire de l'Institut de recherches marxistes» , n. 18, 1984, pp. 92-93.
121 Cfr. Der Verlauf des Kongresses, in « Rundschau» , 9 giugno 1933, p. 590.
122 Cfr. la relazione di Di Vittorio, in « Bandiera rossa» , 10 giugno 1933.
123 Cfr. I delegati socialisti italiani per il fronte unico e per Gramsci, ivi, 10 giugno 1933; La risoluzione dei riformisti italiani al Congresso operaio antifascista, ivi, 17 giugno 1933.
124 Il 28 maggio 1933 si era svolto un colloquio tra l'ambasciatore dell'Urss a Roma Potèmkin, in partenza per Mosca, e Mussolini. Quest'ultimo aveva fornito assicurazioni sull'assenza di intendimenti antisovietici nel progettato Patto a quattro e garantito l'impegno dell'Italia « perché la tensione tedesco-sovietica non si aggravasse» , ed aveva concluso: « Se al vostro ritorno dalla Russia porterete l'avviso del vostro Governo circa la possibilità e l'utilità di un accordo di natura politica fra i nostri due paesi, le conversazioni potranno iniziarsi senz'altro» (Archivio storico del ministero degli Affari esteri, Affari politici[d'ora innanzi ASMAE, AP], « Russia» , 1933, b. 8, fasc. « Colloqui con l'Ambasciatore russo a Roma Potemkine» ).
125 Cfr. Gegen den provokatorischen Prozess über den Reichstagsbrand, in « Rundschau» , 15 giugno 1933, p. 667.
126 Cfr. Beschluss zur Errichtung eines antifaschistischen Kampffonds, ibidem.
127 Cfr. Für die Unterstützung aller Opfer des weissen Terrors in Deutschland, in « Rundschau» , 2 giugno 1933, p. 537.
128 Cfr. le direttive inviate dalla Stasova all'ufficio del Sri di Parigi il 14 giugno 1933, in Der Reichstagsbrandprozess und Georgi Dimitrov. Dokumente, Band 1, Berlin, 1982, p. 305.
129 La lettera, con correzioni a mano, in IG, SR, bob. 36A, IV, fasc. 705, fo. 6-7.
130 Fronte unico per difendere e soccorrere le vittime del fascismo, in « Bandiera rossa» , 10 giugno 1933.
131 I Congressi della solidarietà. Salviamo Gramsci, Pertini, Lucetti!, ivi, 17 giugno 1933.
132 R. Grieco, Gramsci deputato, in « Azione antifascista» , n. 2, giugno 1933.
133 E. Bianco, Ricordando Gramsci, ivi.
134 V. Spano, Antonio Gramsci e la Sardegna, ivi. Sulla « piccola Costituente» , cfr. A. Lisa, Memorie, cit., pp. 88-89.
135 A. Lisa, Con Gramsci a Turi di Bari, in « Azione antifascista» , cit.
136 M. Montagnana, La giornata di Gramsci all'« Ordine Nuovo», ivi.
137 G. Germanetto, Warum Mussolini und die italienische Bourgeosie Antonio Gramsci ermorden wollen, in « Rundschau» , 23 giugno 1933, pp. 687-688.
138 Il 10 luglio 1933 Potèmkin, tornato in Italia, manifestava nuove preoccupazioni per un possibile avvicinamento tra Germania e Giappone in funzione antisovietica e presentava uno « schema di accordo politico» , auspicando « una conclusione immediata o quasi del negoziato italo-russo» , per il quale aveva avuto « pieni poteri» , ricevendo una risposta positiva da parte di Mussolini. Dopo un ulteriore colloquio svoltosi il 13 luglio, le trattative procedevano speditamente nel mese di agosto, fino alla firma, il 2 settembre, del Patto di amicizia, non aggressione e neutralità. Per i colloqui citati e i negoziati susseguenti, cfr. ASMAE, AP, « Russia» , 1933, b. 8, fasc. « Colloqui con l'Ambasciatore russo a Roma Potemkine» ; b. 10, fasc. « Patto italo-sovietico» . Per una piú vasta documentazione, cfr. ivi, b. 10.
139 Cfr. I Congressi della solidarietà, in « Bandiera rossa» , 24 giugno 1933.
140 Cfr. IG, SR, bob. 35, IV, fasc. 706, fo. 16.
141 Cfr. i verbali della segreteria del Pcd'I del 5 agosto 1933, in IG, APC, fasc. 1126, fo. 73. Per una documentazione piú ampia, cfr. RCChIDNI, f. 513, op. 1, d. 1152, ll. 33-37.
142 Altri aspetti del settarismo imperante nei gruppi, in « Bandiera rossa» , 2 settembre 1933.
143 Cfr. ad esempio Le manifestazioni antifasciste nella regione parigina, ivi, 5 agosto 1933.
144 Il proletariato sovietico per la liberazione di Gramsci, ivi, 22 luglio 1933.
145 Cfr. la lettera del Sri alla sezione italiana del 7 luglio 1933, in IG, APC, fasc. 1173, fo. 60-61. Per le fondate obiezioni della sezione italiana, cfr. ivi, fo. 59. Si vedano anche Strappiamo alla morte Gramsci, Hofmaier e tutti i detenuti politici gravemente ammalati, in « Soccorso rosso» , n. 5, settembre 1933; Strappiamo ai carnefici fascisti Gramsci e Hofmaier, ivi, n. 6, ottobre 1933.
146 Su questo punto mi permetto di rinviare a C. Natoli, Rinnovatori e conservatori nella preparazione del VII Congresso dell'Internazionale Comunista, in A. Natoli-S. Pons, a cura di, L'età dello stalinismo, Roma, 1992, pp. 427-457.
147 Die Bedeutung der Erklärung der KPD im Londoner Gegenprozess, in « Rundschau» , 22 settembre 1933, p. 1342.
148 Der « Gegenangriff» . Einige kritische Bemerkungen, ivi, 27 ottobre 1933, pp. 1574-1576.
149 Le front commun contre le front unique, in « Front Mondial» , 15 ottobre 1933.
150 Seule l'action peut sauver la vie des quatre innocents, ivi.
151 Intensifichiamo l'azione di massa per salvare i quattro innocenti, in « La Nostra bandiera» , 16 ottobre 1933.
152 Cfr. Manifestazioni di protesta dei lavoratori italiani, ivi.
153 La manifestazione di Livry-Gargan, ivi, 22 ottobre 1933.
154 A proposito di una iniziativa scissionista del Comitato femminile Matteotti, ivi.
155 Nel nome delle vittime politiche si realizza l'unità d'azione dell'antifascismo, in « Avanti!» , 4 novembre 1933.
156 G. Germanetto, Per la liberazione di Antonio Gramsci, in « La Nostra bandiera» , 2 dicembre 1933.