NOTE


1). PLATONE, Fedro, 77 E. E Cebes con un sorriso, "Come fossimo spauriti", disse, "o Socrate, prova di persuaderci; o meglio non come spauriti noi, ma forse c'è dentro anche in noi un fanciullino che ha timore di siffatte cose: costui dunque proviamoci di persuadere a non aver paura della morte come di visacci d'orchi."

Clicca qui per tornare indietro


2). Che Femio sia vecchio, non si dichiara da Omero con parola espressa, ma indirettamente con l'epiteto periclytós (Odissea, 1, 325) comune all'altro aedo Demodoco (ibidem 8, 521 e al.), e specialmente con ciò che Femio stesso afferma di sé (ibidem 22, 347):

    Sono maestro a me io,  ché un dio piantommi nel cuore
    Ogni ragione di canti...

Il che consuona con ciò che di lui dice Penelope (ibidem 1, 337 sg.):

    Femio,  poi che sai molt'altre malie de le genti,
    Opere d'uomini e dei...

E il vecchio Femio con la canzone più nuova o più giovane (ibidem, 351 sg.):

    Poi che gli uomini pregiano ed amano più quel canto
    che il più nuovo all'intorno de li ascoltanti risuoni.

Quanto a Väinämöinen, ricordo da quel meraviglioso frammento di versione dovuto al mio P. E. Pavolini (Sul limitare, pp. 75 sg.):

    L'antico e verace Väinämöinen
    ..............................
    Quindi l'antico Väinämöinen
    ..............................
    quando udirono il nuovo canto,
    sentirono il dolce suono.

Clicca qui per tornare indietro


3). OMERO, Odissea, 8, 499; phaîne d'aoidén.
Badiamo che io non intendo affermare l'etimo di aeidein da a privativo e vid- vedere. No: intendo asseverare che codesto etimo era presente agli antichi cantori. Si confrontino i due versi di Odissea, 1, 337 sg. che terminano il primo con oîdas e il secondo con aoidoì. Si mediti il 64 di 8: Degli occhi, sì, lo privò, ma gli dava la soave aoidén. Si ripensi l'espressione su riferita: mostrava l'aoidén.
Persino, oso dire, giova osservare, riguardo l'accecamento di Polifemo, mangiator d'uomini e bevitor di vino, che polyphemos, oltre a essere il nome del terribile Ciclope, è epiteto dell'aoidós Femio (22, 376), Phémios il cui nome somiglia del resto a quello di Polyphemos. E il Ciclope che mostra nella Odissea la sua musicalità solo quando (9, 315):

                   egli con sufolo molto parava le pecore al monte,

musicalità che del resto è nel suo nome, se esso vale, come in 2, 150, "pieno di sussurri o di voci", il Ciclope è presso Teocrito un dolce cantor d'amore, e nessuno dei Ciclopi sa sonar la piva come lui (Teocrito, Id., 11).

Clicca qui per tornare indietro


4). Ricordo che tutto porta a credere che la Comedia sia stata cominciata dal poeta nell'anno quadragesimo ottavo della sua età, o dopo. E quello è il poema della contemplazione, opposta alla vita attiva.

Clicca qui per tornare indietro


5). Così in vero lo rappresentò il Manzoni con le Muse (bastava una) che l'accompagnano "la mal fida Con le destre vocali orma reggendo".

Clicca qui per tornare indietro


6). Non solo i poeti moderni, così assolutamente fissati sull'amore e sulla donna, ma anche gli antichi poeti tragici e persino i poeti corali immediatamente successi alla poesia epica, si diedero a colorire l'elemento femminile ed erotico dei poemi omerici. E le donne designate e mentovate in essi poemi, non bastarono, e se ne crearono di nuove. Ciò accrebbe l'interesse drammatico del ciclo, ma segna in esso la diminuzione di essenza poetica. Così Orlando innamorato e furioso per amore è più drammatico ma meno poetico di Rolando nella Canzone.

Clicca qui per tornare indietro


7). Augusto Conti narra di una sua bambina: "Quando mirava la luna o le stelle, metteva voci di gioia, e me le additava, e chiamavale come cose viventi; offrendo loro quel che avesse in mano, anche le vesti." Rivado col pensiero a tutte le poesie che ho lette: non ne trovo una più poesia di questa!

Clicca qui per tornare indietro


8). Tale, p. es., è quello di Andromaca che piange su Ettore (II, 22, 510):

     Nudo, e sì che di vesti ce n'hai ne la casa riposte,
     Morbide e graziose, lavoro di mani di donne!

Clicca qui per tornare indietro


9). PLATONE, Fedro, III B.

Clicca qui per tornare indietro


10). CATONE, Agricoltura, 2, 7. Armenta delicula, oves deliculas. Traduco così, scostandomi dal Keil. Cfr. per il significato di armenta VIRGILIO, Georgiche, 3, 129.

Clicca qui per tornare indietro


11). VARRONE, Rerum Rusticarum, 1, 17.

Clicca qui per tornare indietro


12). VIRGILIO, ibidem, 3, 126 sgg.

Clicca qui per tornare indietro


13). VIRGILIO, ibidem, 174 sgg.

Clicca qui per tornare indietro


14). CATONE, Agricoltura, 58, e leggi 56 e 59.

Clicca qui per tornare indietro


15). VIRGILIO, Eneide, 5, 284; è data, come premio a Sergesto, Foloe, una cretese, esperta nel tessere, con due gemellini alla poppa. Ed è imitazione di OMERO, Iliade, 23, 263. Anche è serva, in 9, 546, Licinna che diede al re dei Lidi un figlio, Eleonore. E anche questo è Omerico. Inoltre Andromaca partorisce servitio: Eneide, 3 327. E c'è l'idea e la parola di servitium a proposito di giovenchi in Georgiche, 3, 168, e di se stesso, cioè di Titiro, in Ecloghe, 1, 41.

Clicca qui per tornare indietro


16). VIRGILIO, Eneide, 1 701 sgg. 705; 5, 391; 8, 411, 584.

Clicca qui per tornare indietro


17). VIRGILIO, Ecloghe, 1, 28.

Clicca qui per tornare indietro


18). VARRONE, Rerum Rusticarum, 1, 17 ipsi colunt, ut plerique pauperculi cum sua progenie.

Clicca qui per tornare indietro


19). VIRGILIO, Georgiche, 2, 458 sgg.; 1, 300 sgg. e altrove.

Clicca qui per tornare indietro


20). VIRGILIO, ibidem, 4, 125 sgg.

Clicca qui per tornare indietro


21). VIRGILIO, ibidem, 2, 412 sgg.

Clicca qui per tornare indietro


22). ORAZIO, Sermones, 2, 6, 1 sgg.

Clicca qui per tornare indietro


23). PLATONE, Apologia di Socrate, 28 B. sgg. VIRGILIO, Georgiche, 1, 291 sgg.

Clicca qui per tornare indietro


24). VIRGILIO, Eneide, 8, 155 sgg.

Clicca qui per tornare indietro


25). SENECA, Ep., 122, II: cfr.Apoc. 2

Clicca qui per tornare indietro


26). SENECA, Ep., 122, II. E continua a leggere il fattarello che segue.
Montano avendo subito cominciato con un'alba: "Febo comincia a metter fuori le ardenti fiamme, e il dì rosseggiante a spargersi per la terra; e già la rondine triste comincia a recare ai garruli nidi il cibo, con assiduo va e vieni, e a somministrarlo bene scompartito col molle becco"; un tal Varo esclama: "È l'ora che Buta va a letto. Perché Buta era un fuggi-luce, un vivi-al-lume-di-lucerna, uno insomma, che faceva di notte giorno." Di lì a poco, Montano declamava "Già i pastori ricoverarono nella stalla i loro armenti; già la notte cominciava a dare il nero silenzio alle terre assopite." E Varo: "Che dice? È già notte. Andrò a fare la salutazione mattinale a Buta."

Clicca qui per tornare indietro


27). ORAZIO, Arte poetica, 15 sgg.

Clicca qui per tornare indietro


28). Avete un binocolo? Puntatelo verso una campagna, verso una casa, verso un borgo. Guardate per il suo verso: ecco la prosa. Guardate al contrario: ecco la poesia. Più particolari nella prima e meglio distinti. Più visione nella seconda e più... poesia. Provate!

Clicca qui per tornare indietro


29). È superfluo aggiungere che per quanto non tutto nella Comedia sia poesia, e non tutta la poesia che v'è, sia pura, per altro quel poema è nella sua concezione generale il più "poetico" dei poemi che al mondo sono e saranno. Nulla è più proprio della fanciullezza della nostra anima che la contemplazione dell'invisibile, la peregrinazione per il mistero, il conversare e piangere e sdegnarsi e godere coi morti.

Clicca qui per tornare indietro


30). LEOPARDI, GIACOMO, Pensiero LX.

Clicca qui per tornare indietro


31). LEOPARDI, GIACOMO, Pensiero XXIV.

Clicca qui per tornare indietro


32). Il lettore ha già veduto da sé, né tuttavia è inutile che glielo faccia meglio notare io, che questi pensieri sulla poesia, più che una confessione, che a volte sarebbe orgogliosa e vanitosa, sono veri e propri moniti a me stesso, che sono ben lontano dal fare ciò che pur credo sia da fare!

Clicca qui per tornare indietro