Il 25 e il 26 ottobre si è svolto a Siena un convegno su "Fortilizi
e campi di battaglia nel medioevo intorno a Siena", promosso dall'Azienda
di Promozione Turistica. Come ha ricordato Wilhelm Kurze ha aperto i lavori
sottolineando l'importanza di simili iniziative, che rientrano in una promozione
turistica attenta alle caratteristiche proprie di una città come
Siena, profondamente legata alla propria storia, e a quella medioevale
in particolare. Così, nel corso degli anni, l'ente senese ha pubblicato
libri di alto valore scientifico; basti ricordare proprio i fondamentali
lavori del Kurze, raccolti in Monasteri e nobiltà nel senese
e nella Toscana medioevale, prezioso contributo per la storia delle
istituzioni monastiche e, in generale per le vicende pertinenti al territorio
toscano.
Quest'ultima iniziativa, in ordine cronologico, del convegno su "Fortilizi
e campi di battaglia", si è dimostrata utile alla promozione
della ricerca, grazie all'ampia e varia scelta di interventi. Nel chiudere
i lavori, Giuseppe Sergi ha dato un'efficace lettura complessiva del convegno.
Lo storico piemontese ha notato come, normalmente, le conferenze su questioni
locali o decadono a localistici o conoscono interventi che astraggono dimensioni
universali poco pertinenti all'area interessata. Questo convegno, invece,
è stato un positivo ibrido, perché capace di far intravedere
e prospettare risposte generali su diverse problematiche, ma senza mostrarle
genericamente e, piuttosto, lasciandole trasparire dai vari - e tutti puntuali
- contributi e punti di vista.
Durante i lavori si sono trattate quattro distinte tematiche: vicende di
guerra tout court nella mattinata di apertura; storia delle strutture
nel pomeriggio di venerdì; strategie e risvolti politico-sociali
del combattere il sabato mattina; rapporto tra potere e castelli nel pomeriggio
conclusivo. La prima relazione, di Duccio Balestracci, ha aperto i lavori
presentando le guerre di Siena con specifico riferimento al secolo XIV.
Un secolo, questo, che - come ha messo in evidenza lo storico senese -
non conobbe mai, in pratica, periodi di pace per Siena, costantemente occupata
a controllare e difendere il proprio territorio e, in particolare, le proprie
frontiere. Successivamente, Aldo Settia ha parlato dell'organizzazione
militare e delle tecniche belliche così come emergono dai libri
detti "di Biccherna". Tale lettura ha avuto il pregio di proporre
acute e puntuali riflessioni, sulla base di quella preziosa fonte che sono,
appunto, i libri di entrata e uscita di Siena, sui quali venivano registrate
meticolosamente le spese del comune. Basandosi sulla certezza di tale fonte,
il Settia ha mostrato che le guerre venivano combattute con ogni mezzo
e che erano ben lungi da essere un rito cavalleresco stereotipato. Basti
pensare che, con una nota che ha suscitato divertita curiosità,
ha riferito di spese consistenti affrontate da Siena per ricorrere a maghi,
astrologi e spie.
Un altro fronte storiografico che è stato affrontato durante il
convegno è stato quello storico-architettonico. Italo Moretti, con
la sua consueta acutezza di indagine, ha proposto interessanti considerazioni
sulle strutture difensive senesi che presentano la particolarità
di privilegiare in alcuni elementi l'aspetto puramente estetico rispetto
a quello strumentale. Ricchezza d'arredo ed eleganza che tornano anche
nella grancia fortificata di Spedaletto, struttura del Santa Maria della
Scala in Val d'Orcia, che Fabio Gabbrielli ha potuto presentare con dovizia
di particolari, grazie al ricco materiale di archivio da lui rinvenuto.
La relazione di Roberto Parenti ha più delle altre scaldato gli
animi dei senesi: incrociando metodologie archeologiche alla storia dell'arte,
il relatore ha proposto nuove vie a ormai vecchi problemi relativi all'attribuzione
dell'affresco raffigurante Guidoriccio da Fogliano nella sala del Mappamondo
a Siena, argomento sul quale si sono poi dilungati i quotidiani locali.
In questa sede, sarà più utile sottolineare la novità
tecnica, se così può essere definita, insita nel lavoro del
Parenti - appunto l'applicazione dei metodi archeologici ad un oggetto
di arte - poiché ha mostrato, ancora una volta, l'utilità
di un lavoro capace di mettere insieme diverse scuole e discipline. Di
ciò sono stati ottimi testimoni anche i primi relatori del sabato
mattina, Andrea Giorgi e Roberto Farinelli, i quali hanno presentato lo
stato attuale del loro lavoro sui castelli del contado senese nel quale
uniscono le conoscenze storiche e di archivio ai risultati acquisiti dall'indagine
archeologica. I due giovani ricercatori senesi hanno così mostrato
le linee guida di un diffuso incastellamento senese durante i secoli XII
e XIII, essenzialmente volto ad una riorganizzazione economica del territorio
e che hanno definito "secondo" perché nettamente distinto
da una confusa serie di precedenti incastellamenti, nati con diverse motivazioni
e modalità, che l'attuale stato delle ricerche ancora non riesce
a spiegare con assoluta precisione.
Uscendo dall'ambito senese, i lavori sono poi proseguiti con un altro contributo
d'équipe, quello di Gloria Papaccio e Paolo Pirillo che, incrociando
ancora una volta archeologia e storia, hanno proposto le vicende relative
ad un sistema di fortificazioni fiorentine sull'Appennino, a difesa della
frontiera con Bologna. Sempre oltre i confini di Siena, come recitava lo
stesso titolo della sua relazione, Angela Lanconelli ha presentato le rocche
nelle terre del "Patrimonium" e le modalità con cui venivano
munite e utilizzate dall'autorità pontificia.
Con le ultime due relazioni, quelle di Amleto Spicciani e di Mario Marrocchi,
si è passati al rapporto tra castelli e potere. Nei castelli e sui
castelli si esplicitarono almeno fin dal secolo XI, come ha mostrato lo
Spicciani, patti ed alleanze parafeudali volte a difendere tali strutture
e il territorio. Marrocchi ha invece evidenziato come proprio l'elemento
strategico e militare segnò le vicende di una signoria rurale posta
alle estreme propaggini del contado senese, nell'antico territorio del
comitato di Chiusi, cioè proprio in una zona di scontro tra diversi
poteri.
Gli atti del convegno di Siena, per la varietà degli approcci attraverso
i quali è stato affrontato il tema "Fortilizi e campi di battaglia",
potranno essere un utile repertorio di casi specifici dai quali scaturiranno
senz'altro ulteriori, significativi progressi nei diversi ambiti storiografici
visitati dai relatori del convegno. Nell'ambito della storia militare sembra
possibile aspettarsi interessanti sviluppi, sulla scorta di nuovi concetti
e di metodologie che ormai da diversi anni si affermano per altri campi.
Con il suo carattere "trasversale" rispetto a vicende istituzionali,
sociali ed economiche, la storia militare potrebbe infatti apportare nuove
prospettive alla ricerca storica medievistica.
Informazioni: APT Siena, Via di Città 43 53100 Siena. Tel. 0577/281093-289378,
fax 281041
Mario Marrocchi