Claudio Natoli , Gramsci in carcere: le campagne per la liberazione, il partito, l'Internazionale
5. In quale misura l'immagine accreditata da Germanetto di una vittoria della campagna in difesa di Gramsci corrispondeva effettivamente alla realtà? Dare una risposta definitiva a questa domanda non è possibile per i vuoti di documentazione tuttora esistenti, in riferimento soprattutto alla limitata accessibilità degli archivi sovietici157. Ai fini di un piú preciso inquadramento del problema è importante tuttavia ricostruire attraverso un raffronto tra vecchie e nuove fonti disponibili l'itinerario che portò alla modificazione del regime carcerario di Gramsci e al suo trasferimento nella clinica di Formia.
È difficile valutare in quale misura la pubblicazione del memoriale Arcangeli abbia pesato negativamente sullo svolgimento delle pratiche avviate in Italia a favore di Gramsci. In una lettera inviata a Piero Sraffa dal padre il 29 maggio si sosteneva che il ricorso avanzato dall'avv. Castellet con l'appoggio del sen. D'Amelio avrebbe potuto incontrare favorevole accoglienza da parte del Tribunale speciale se non fosse intervenuta l'iniziativa de « L'Humanité» , e che lo stesso direttore generale degli Istituti di custodia e di pena Giovanni Novelli si sarebbe fortemente risentito, essendo stato « preso di mira» dal capo della polizia e da « tutti quanti» . 158Venne pertanto presa le decisione di lasciare cadere per il momento il ricorso, che peraltro, quando venne nuovamente presentato alla fine di agosto, venne respinto dal Tribunale speciale, nonostante un nuovo intervento del sen. D'Amelio159. Rimaneva aperta solo la strada del trasferimento in clinica, il cui iter si rivelò tuttavia quanto mai travagliato. Già il 26 marzo Tania aveva presentato istanza a Novelli affinché prendesse « i provvedimenti necessari per salvare la vita del Gramsci e cioè ammettesse il Gramsci alla liberazione condizionale» , e « in via d'urgenza, e in attesa del provvedimento definitivo» ordinasse « il suo trasferimento in una clinica privata, sotto la sorveglianza dell'autorità» . 160Il giorno successivo Novelli informava il sen. D'Amelio di aver ricevuto l'istanza e di aver « subito disposto che si richiedano le opportune informazioni al penitenziario di Turi» , 161e a distanza di pochi giorni inviava a Turi l'ispettore sanitario Saporito per sottoporre Gramsci a una nuova visita medica (che avveniva il 10 aprile). La relazione da lui predisposta era per la verità tutt'altro che favorevole al comunista prigioniero: essa, infatti, pur non negandola, tendeva a ridimensionare alquanto la gravità delle sue condizioni di salute e comunque ad attribuirla, piú che alla detenzione carceraria, alle malformazioni infantili e alle precedenti disordinate abitudini di vita di Gramsci, e giungeva ad affermare che il « trattamento che a lui si corrisponde, dal punto di vista climatico, igienico, alimentare e curativo, a parte l'elemento afflittivo insito alla pena, è adeguato alle condizioni di salute del paziente. Può darsi anzi che, sotto parecchi aspetti, sia valso a dare alla sua vita un ordine e un metodo a cui può ascriversi la sosta ai mali che ne minano l'esistenza fin dalla fanciullezza, sosta che egli forse non avrebbe saputo procurarsi in regime di libertà, cedendo al demone degli errori abitudinari e curativi» . Le conclusioni erano le seguenti:
Le preoccupazioni sorte sulla sua salute sembrano doversi attribuire piuttosto alle superate crisi acute che alle attuali condizioni. I provvedimenti che per lui si invocano col passaggio ad un ospedale civile o con una eventuale liberazione non sembrano assolutamente indispensabili nei confronti della natura e dell'origine del male, che poco o nessun margine offrirebbe ad un'azione terapeutica piú ampia di quella adottata. Tuttavia non si esclude che un'attenuazione e, piú ancora, la cessazione dello stato detentivo potrebbe apportare un beneficio soltanto indiretto, presumibile nell'orbita delle note influenze dello spirito sul corpo162.
Il tono della relazione sembrava scoraggiare piuttosto che sollecitare mutamenti immediati del regime carcerario di Gramsci, né vi è traccia in questi mesi di alcuna iniziativa in questo senso da parte del ministero degli Interni, a cui l'istanza era stata trasmessa da Novelli il 26 aprile163. Del resto Sraffa, recatosi a Roma per seguire lo svolgimento di entrambe le pratiche, aveva tratto l'impressione che le prime notizie fossero « poco favorevoli» , e aveva colto l'occasione per sconsigliare Tania dal recarsi per aiuto all'ambasciata sovietica perché « non ne otterrete alcuno» . 164È possibile che la pubblicazione del memoriale Arcangeli abbia comportato all'inizio un ulteriore irrigidimento da parte delle autorità fasciste e il prevalere di quanti puntavano ad ottenere da parte di Gramsci una resa senza condizioni attraverso la presentazione della domanda di grazia. Fu questa certamente la sensazione di Gramsci, che dopo una fase di relativa ripresa durata sino ai primi giorni di aprile, grazie anche al cambiamento di cella e all'assegnazione di un compagno incaricato di assisterlo, scrisse a Tania che ancora una volta « le mie indicazioni per la trattazione degli affari che riguardano la mia stessa esistenza fisiologica sono state, in modo stolto e capriccioso, trascurate e disprezzate» , che la sua vita era « diventata un giocattolo di decisioni impulsive e irragionevoli» , e che, come nel 1927-28, pareva proprio che « i miei amici collaborassero a mantenermi il piú a lungo possibile in cercere» :
Dopo il colloquio del gennaio - concludeva Gramsci - mi era veramente parso che qualche piccolo spiraglio si potesse schiudere sul mio avvenire e sebbene questo stato d'animo non abbia potuto evitare nel marzo un crollo delle mie forze fisiche, tuttavia non è da escludere che senza di ess[o] il crollo non potesse essere piú grave. Tu non hai capito che realmente io sono stremato, che dopo piú di due anni di logorio lento ma implacabile, che continua, tutte le mie riserve sono esaurite e che a una persona schiacciata da un peso insopportabile non bisogna mettere ancora addosso neanche un fuscello [...] Ciò che è avvenuto mi persuade che sono diventato inetto a qualsiasi cosa, anche a vivere. Bisognerà trarne le conclusioni e mettersi l'anima in pace, come si dice, poiché ogni mia iniziativa per reagire alla situazione viene annientata dall'incapacità di esecuzione di quelli che dicono di volermi aiutare165.
Ed a distanza di pochi giorni aggiungeva:
Fino a qualche tempo fa io ero, per cosí dire, pessimista con l'intelligenza e ottimista con la volontà. Cioè, sebbene vedessi lucidamente tutte le condizioni sfavorevoli e fortemente sfavorevoli a ogni miglioramento della mia situazione (tanto generale, per ciò che riguarda la mia posizione giuridica, come particolare, per ciò che riguarda la mia salute fisica immediata), tuttavia pensavo che con uno sforzo razionalmente condotto, condotto con pazienza e accortezza, senza trascurare nulla nell'organizzare i pochi elementi favorevoli e nel cercare di immunizzare i moltissimi elementi sfavorevoli, fosse stato possibile di ottenere un qualche risultato apprezzabile, di ottenere per lo meno di potere vivere fisicamente, di arrestare il terribile consumo di energie vitali che progressivamente mi sta prostrando. Oggi non penso piú cosí. Ciò non vuol dire che abbia deciso di arrendermi, per cosí dire. Ma significa che non vedo piú nessuna uscita concreta e non posso piú contare su nessuna riserva di forze da esplicare166.
Lo stato di salute di Gramsci era intanto nuovamente peggiorato: l'insonnia era tornata a tormentarlo, anche per le condizioni intollerabili con cui si svolgeva il servizio di sorveglianza, soffriva di acutissime emicranie e sentiva svilupparsi « un nuovo processo di deperimento come quello che finí con la crisi del 7 marzo» . 167Le sue condizioni psichiche avevano raggiunto la soglia dell'« esasperazione» , cosicché la sua vita era diventata « una tale tortura che qualsiasi mutamento è preferibile a questo quotidiano logorio senza prospettive» . 168Fu in questo stato d'animo che Gramsci il 27 giugno rivolgeva di propria iniziativa una nuova istanza a Novelli in cui denunciava che ormai da anni, contro le stesse direttive del direttore Azzariti, le ispezioni diurne e notturne nel carcere di Turi avvenivano « come esercizi di piazza d'armi e riproducevano gli assalti degli arditi in trincea o degli squadristi contro i circoli vinicoli» , in completo dispregio di ogni regolamento e in condizioni tali da impedire « ogni possibilità di riposo» anche in presenza di « ammalati gravi e moribondi» . Tutto ciò aveva determinato « la continuata impossibilità di ogni riposo» , che, combinandosi con l'assenza di cure adeguate, aveva completamente rovinato le sue condizioni di salute. La crisi di marzo gli aveva lasciato « una menomazione permanente nell'articolazione delle mani e nella capacità prensile, la febbre continua e una continua atroce emicrania» :
Eppure - proseguiva Gramsci - anche in questo periodo mentre il cuore doveva essere sostenuto da iniezioni di caffeina e di canfora, il fracasso notturno non fu evitato e alla assenza di ogni cura positiva (mi furono somministrate solo le iniezioni di caffeina e canfora e mi fu concesso, a mie spese, di procurarmi un po' di brodo di pollo) continua ad accompagnarsi la continuazione delle condizioni antigieniche che aggravano la pressione arteriosa e tutti i fenomeni di disordine nella funzionalità fisica e psichica della persona.
L'istanza si concludeva con una richiesta di intervento che restaurasse « il dominio della legge» e mettesse « un termine al prolungato disordine nel servizio a difesa della salute di gente già ammalata e rovinata nelle sue capacità vitali» , rendendo obbligatoria l'applicazione dei regolamenti e restituendo al carcere di Turi la sua funzione di « casa per ammalati» .169
Questa volta l'istanza di Gramsci non fu priva di risultati. L'ispettore ministeriale immediatamente inviato a Turi confermava la fondatezza della denuncia di Gramsci, e, nel comunicargli l'interessamento personale di Novelli, faceva predisporre una nuova cella lontana dalla sezione piú rumorosa del carcere e notificava al direttore e al sanitario dell'istituto le istruzioni impartite dallo stesso Novelli « nel senso non manchino mai al detto recluso le somministrazioni di alimenti e di medicine, anche specialissime, da farsi a spese della Direzione, in quanto le somministrazioni [...] possano riuscire utili allo stato di salute dell'infermo» .170
La sollecitudine dimostrata in questo caso, dopo mesi di inerzia, dal ministero della Giustizia potrebbe essere interpretata come un primo segnale di un atteggiamento nuovo da parte delle autorità nei confronti del caso Gramsci. Si era allora al culmine della campagna internazionale, e l'eco delle manifestazioni e dei messaggi di protesta cominciava a pervenire dalle ambasciate di numerosi paesi, dalla Francia all'Austria, dalla Danimarca agli Stati Uniti, fino all'America meridionale, mentre allarmate denunce cominciavano ad apparire su autorevoli organi di stampa stranieri come il « Manchester Guardian» . 171Il ministero degli Interni allertò anche numerose prefetture di fronte alla notizia pervenuta da Zurigo da fonte fiduciaria secondo cui « a Barletta, Turi, Bari, Martina Franca, Napoli, Caserta, Torino» sarebbero state in preparazione manifestazioni per la liberazione di Gramsci172. Una lettera spedita da Milano con la frase dattiloscritta « Liberate Gramsci» giunse direttamente al carcere di Turi173. L'eventualità della morte di Gramsci in carcere rischiava di comportare un elevato prezzo politico per il prestigio internazionale del regime. Era inoltre in pieno sviluppo la campagna sull'incendio del Reichstag, che poteva finire per coinvolgere direttamente, al di là delle cautele dei dirigenti sovietici, anche il fascismo italiano.
All'inizio di luglio lo stato di sofferenze non piú sopportabile aveva fatto maturare in Gramsci la decisione di « fare una pratica d'urgenza perché io sia trasferito nel piú breve tempo possibile dal carcere di Turi nell'infermeria di un altro carcere dove vi siano specialisti che possano sottopormi a un esame sufficiente per stabilire da quale complesso di mali sia affetto» . I nuovi segnali di disponibilità pervenuti dal ministero della Giustizia permettevano di prevedere la possibilità concreta che egli venisse « subito allontanato, visitato seriamente e metodicamente, messo in grado di superare l'anemia cerebrale con un po' di riposo» . 174L'istanza avrebbe dovuto essere presentata al capo del governo avendo cura che avesse il carattere « immediato e di urgenza» e non suonasse come una larvata domanda di grazia175, ed avere una priorità assoluta rispetto allo stesso ricorso da avanzare presso il Tribunale speciale176. In una lettera a Tania del 16 luglio, Sraffa aveva suggerito che Gramsci inviasse direttamente al capo del governo « una domanda per un temporaneo trasferimento all'ospedale» , che avrebbe avuto maggiori possibilità di essere presa in considerazione, mentre consigliava Tania di presentare una istanza direttamente a Novelli per il trasferimento nell'infermeria di un altro carcere, allegando due diverse minute a seconda che si optasse per l'una o per l'altra eventualità177. Due giorni dopo, tuttavia, egli raccomandava a Tania di presentare l'istanza di trasferimento in altro carcere direttamente a Novelli, che aveva già verbalmente assicurato la propria disponibilità, e, non appena Gramsci fosse partito, di inviare l'altra istanza al capo del governo « raccomandandola come meglio potete» : in altri termini, chiedendo l'appoggio dell'ambasciata sovietica a Roma. Sconsigliava invece Tania di chiedere una udienza a Mussolini, perché non vi era « nessuna speranza» che essa potesse essere accordata178.
Alla fine la scelta cadde su una soluzione diversa. In data 27 luglio Carlo Gramsci presentava una istanza « a S.E. Benito Mussolini» in cui sosteneva che il fratello si trovava « in condizioni di salute talmente gravi che potrebbero, in breve, divenire disperate» se non fossero stati presi i provvedimenti di urgenza a suo tempo indicati dal prof. Arcangeli. Dopo avere elencato le malattie e i disturbi di cui Gramsci soffriva, e dopo aver ricordato che da lungo tempo era stato richiesto « alle autorità competenti, che venisse accordato un trasferimento in piú adatto luogo di cura, dove clima, ambiente e mezzi consentano un'assistenza efficace» , si chiedeva un « intervento personale» da parte di Mussolini perché fosse consentito il ricovero temporaneo « in un ospedale o casa di cura civile, o almeno, in uno stabilimento carcerario che offra qualche garanzia» , come « l'infermeria dei carceri di Roma e di Civitavecchia» . 179Per il momento la pratica non ebbe effetti concreti. Nel frattempo, tuttavia, la situazione di Gramsci era nuovamente cambiata, poiché le misure adottate a Turi, sembravano aver migliorato le sue « condizioni esterne di esistenza» (in realtà la nuova cella si sarebbe presto rivelata umida e insalubre), ed egli aveva rinunciato all'idea del trasferimento presso l'infermeria di un altro carcere. Nei colloqui che Tania e Carlo avevano avuto con Gramsci a Turi tra il 12 e il 19 agosto si era cosí deciso di lasciar cadere questa ipotesi e invece di insistere per il trasferimento in clinica180. Effettivamente Carlo, dopo averne data comunicazione al ministero della Giustizia, aveva rivolto il 23 agosto una nuova istanza al capo del governo in cui sosteneva che un trasferimento di Gramsci in altro carcere nulla avrebbe potuto aggiungere alle cure che da qualche tempo gli venivano praticate a Turi, e che l'unico modo per arrestarne lo « sfacelo fisico» e attenuarne il « fortissimo esaurimento nervoso» sarebbe stato il « trasferimento temporaneo» , a spese della famiglia, in un ospedale o casa di cura civile181.
L'istanza ebbe questa volta gli effetti sperati. Il 1° settembre il ministero dell'Interno inviava un dispaccio telegrafico ai prefetti di Viterbo, Terni, Rieti, Frosinone e Roma, per accertare se nel territorio di quelle province esistesse una casa di cura « molto ben sorvegliabile dalla P.S.» per accogliere un « importante condannato politico affetto tubercolosi et altre gravi malattie abbisognevole cure speciali» . 182Dopo avere interpellato anche altre realtà, e dopo aver studiato le modalità della sorveglianza e i relativi adattamenti dell'edificio, la scelta cadde sulla clinica del dr. Cusumano di Formia, dove già era ricoverato il gen. Capello183. Di conseguenza il 25 settembre Carmine Senise chiedeva al prefetto di Milano di comunicare a Carlo Gramsci che « la sua istanza è stata benevolmente accolta» , che il direttore della clinica chiedeva una retta di 120 lire giornaliere che non poteva « per ovvie ragioni» essere sostenuta dallo Stato, e che pertanto il desiderato trasferimento avrebbe potuto aver luogo « soltanto se la famiglia provvede alla spesa come sopra prospettata» .184
È lecito chiedersi se nella decisione del governo fascista, oltre ai diversi fattori precedentemente indicati, non sia intervenuta anche un'iniziativa diretta da parte della diplomazia sovietica. Da piú parti si è messo l'accento sulla coincidenza cronologica tra la stipulazione del patto di amicizia italo-sovietico avvenuta a Roma il 2 settembre e l'accoglimento della richiesta del trasferimento in clinica di Gramsci185. Dai resoconti dei numerosi colloqui tra l'ambasciatore dell'Urss a Roma Potèmkin, Mussolini e i funzionari del ministero degli Esteri nel corso del 1933 e di quello relativo alla visita di Litvinov a Roma il successivo 3 dicembre non risulta alcun accenno alla questione Gramsci186, il che porterebbe ad escludere che da parte del governo sovietico siano stati fatti passi ufficiali in proposito. La testimonianza, per quanto lacunosa, di un collaboratore di Potèmkine 187 la documentazione di recente pubblicata lasciano tuttavia supporre che possano esservi state iniziative informali da parte dell'ambasciata sovietica a Roma. Da una lettera di Tania a Sraffa del 27 agosto si ha notizia di svariati colloqui da lei avuti nei giorni precedenti con Potèmkin che riguardavano la liberazione di Gramsci. Al centro dei colloqui vi era stato il progetto illustrato da Gramsci nel gennaio 1933, la cui attuazione Gramsci aveva ripetutamente sollecitato a Sraffa188, e su cui Potèmkin si impegnò a « fare il possibile» e a « trovare il canale per realizzare la cosa» , pur avanzando forti dubbi sul fatto che essa potesse restare segreta ai comunisti italiani189. Successivamente, l'11 settembre, Tania comunicava a Sraffa che le « era stato telefonato che il Capo si occupa adesso personalmente della faccenda di Nino» e che le « era stato assicurato che egli ha richiesto al Ministero gli elementi riguardanti la faccenda per dare il proprio giudizio. Chi me l'ha detto si augura bene» . Ed aggiungeva che voleva vedere Sraffa « per parlare del nostro ambasciatore ecc.» . 190A distanza di pochi giorni, il 26 settembre, Potèmkin scriveva effettivamente al segretario dell'Ic Piatnitskij per segnalare la situazione « fisica e morale estremamente pesante» in cui versava Gramsci e per « pregarvi di esaminare nel dovuto ordine il problema dell'alleviamento della sua sorte in un modo o nell'altro» . Tuttavia egli precisava di ritenere « poco realistico» il progetto di scambiare Gramsci con « qualche rappresentante del clero cattolico» detenuto in Urss con la mediazione del Vaticano191. La risposta di Piatnitskij giungeva con un telegramma del 9 ottobre. In esso si rilevava la mancanza di un « oggetto di scambio» , si ventilava la possibilità di sollevare « all'estero il problema dello scambio con sacerdoti polacchi» , ma si concludeva lapidariamente: « Difficile dire adesso se ce ne sarà qualcuno» . 192Si trattava di una posizione quanto meno elusiva, che non sembrava preludere ad un impegno piú deciso delle autorità sovietiche per la liberazione di Gramsci.
Mentre maturavano questi sviluppi, il trasferimento di Gramsci dal carcere di Turi incontrava nuove e impreviste difficoltà. Anzitutto, emergeva il problema del reperimento della somma per il ricovero in clinica e per le altre spese necessarie, e quindi la necessità che si provvedesse nel piú breve tempo possibile direttamente da Mosca (l'onere fu effettivamente assunto con qualche ritardo dall'Ic). 193La definizione della questione comportò incertezze da parte di Carlo nell'assumere gli impegni richiesti dal ministero dell'Interno, accompagnate da disguidi nella comunicazione della nuova destinazione di Gramsci e da ambiguità e reticenze da parte dei funzionari ministeriali. Nel sollecitare la rapida definizione della pratica da parte di Carlo, Sraffa esprimeva persino il timore che la concessione potesse essere revocata194. Quando infine, il 21 ottobre, Carlo firmò l'accettazione, sopravvennero impreviste resistenze da parte di Gramsci. Lo stato d'animo di Gramsci era nuovamente peggiorato all'inizio di settembre, ed egli aveva aspramente rimproverato Tania di avere nel corso dell'anno « manipolato, pasticciato, imbrogliato, arruffato secondo capricci del momento» tutto quanto egli aveva indicato, aveva affermato, citando l'ispettore Saporito, che « nel mio malessere, oltre alle ragioni fisiche, avevano specialmente influito motivi psichici, tra i quali l'impressione di essere stato abbandonato dai miei (non materialmente, ma per certi aspetti della vita interiore che in un intellettuale hanno gran peso)» , e aveva aggiunto che ormai non poteva « contare su nessuno, qualunque cosa mi capiti» . 195Anche la notizia del trasferimento in clinica era stata accolta con sorprendente freddezza, e Gramsci aveva oscillato tra l'incredulità e l'indecisione. Né egli aveva mancato di attribuire nuovamente alla responsabilità di Tania l'esito « negativo» di tutti i suoi sforzi, accompagnandovi la previsione che si stesse aprendo « una nuova fase della mia vita carceraria, forse la peggiore di tutte le altre precedenti perché non potrò contare che su me stesso e sulle mie poche forze» . 196Fu in questo contesto che Gramsci decise il 3 novembre di inviare una nuova istanza al direttore Novelli. In essa sottolineava che la spesa prevista per il ricovero in una casa di cura privata era tale da escludere un « soggiorno sufficientemente lungo da permettere una cura razionale e organica delle mie sofferenze (ipertensione sanguigna e anemia cerebrale), ma da permettere solo la possibilità di essere sottoposto ad una osservazione clinica tale da rendere possibile l'indicazione (nei limiti dell'ambiente e della disciplina carceraria) di una cura relativa che finora non mi è stata concessa» . Egli chiedeva pertanto di essere trasferito in un'altra casa penale « nella quale non esistano gli inconvenienti che in questa di Turi di Bari non solo non permettono di curarsi ma aggravano le malattie (o almeno quelle di cui sono affetto), rendono insopportabile la vita e fanno dell'esistenza una continua tortura» :
Poiché - proseguiva Gramsci - ho bisogno di un regime di infermeria (tra l'altro, l'incuria dei sanitari in questi anni ha lasciato che io perdessi tutti i denti e mi è impossibile masticare anche il semplice pane, oltre all'ipertensione arteriosa che periodicamente - ma molto spesso - mi impedisce di fare ogni sforzo fisico con le mani e mi obbliga a stare a letto perché i piedi non possono toccare la terra) prego di tener conto che in una casa comune dovrei essere tenuto all'infermeria con un piantone. So che questo non è impossibile poiché è stato concesso a rapinatori, a stupratori della propria madre e della figlia: se la mia condizione di « politico estremamente pericoloso» si opponesse, dichiaro che non protesterò anche se per ciò dovessi essere costretto all'assoluto isolamento, in una nuova forma di segregazione cellulare. D'altronde la concessione potrebbe essere transitoria, fino a quando i sanitari riconoscano che posso essere rimandato a una Casa Speciale perché le mani e i piedi hanno riacquistato la loro quasi normale funzionalità e posso dormire e riposare anche nel frastuono diurno e notturno che pare sia impossibile evitare nonostante la precedente riforma penitenziaria che ha assunto il nome del Direttore Spano e che appunto di queste « trascurabili» cosettine si era occupata.
L'istanza si concludeva esprimendo il desiderio che « la Casa Penale sia quanto piú possibile vicina a Roma (io sceglierei Civitavecchia, dove pare esista un'infermeria attrezzata materialmente) perché sono persuaso che questa Direzione non vuole che i condannati siano torturati fisicamente e immagino che vicino al centro amministratore i regolamenti e le circolari siano osservati meglio che alla periferia» ; e nello stesso tempo chiedeva che « facendosi attendere troppo il mio ricovero nella Casa di Cura concessa dal Capo del Governo, il provvedimento sia attuato d'urgenza» , e che « nel caso sia davvero inviato nella Casa di Cura, non mi si faccia ritornare alla Casa Speciale di Turi di Bari, ma senza altro sia inviato nella nuova Casa, dove si possa non morire meno dolorosamente che in questa» .197
Nel giro di brevissimo tempo l'istanza di Gramsci venne accolta, e già il 16 novembre Novelli comunicava al direttore del carcere di Turi che era stato deliberato il trasferimento del detenuto « alla casa Penale di Civitavecchia per essere ricoverato in quella infermeria» , invitandolo a disporre l'immediata « traduzione straordinaria e diretta, richiedendo una scorta eccezionale, e provvedendo a fare accompagnare il condannato da un nostro agente infermiere» , e raccomandando « la massima diligenza nel servizio di custodia durante il viaggio e nelle eventuali soste» . 198Il 19 novembre Gramsci partiva da Turi e il giorno stesso faceva il suo ingresso nel carcere di Civitavecchia199.
Il trasferimento colse del tutto di sorpresa i familiari. Il 14 novembre il fratello Carlo, recatosi al ministero dell'Interno per comunicare l'avvenuta definizione col dr. Cusumano degli accordi necessari per dar corso al ricovero di Gramsci nella casa di cura di Formia, si sentí rispondere che Gramsci aveva spontaneamente rinunciato all'agevolazione concessagli e per suo espresso desiderio era stato destinato a Civitavecchia. Soltanto nel caso di un'esplicita ritrattazione da parte del detenuto, la questione avrebbe potuto essere nuovamente sottoposta « alla Superiore decisione» . 200Per parte sua Sraffa, che nei giorni precedenti aveva esortato Tania ad adoperarsi a vincere le resistenze di Gramsci verso « un prolungato soggiorno in ospedale» , anche tenendo conto dell'impossibilità di ricorrere in Cassazione contro le deliberazioni del Tribunale speciale che aveva respinto il 13 ottobre l'istanza che lo riguardava, definiva « un disastro» la nuova situazione che si era determinata201. Egli invitava Tania a non alimentare in Gramsci vane speranze sulla possibilità del ricorso, dicendogli chiaramente che non vi era « assolutamente altra via aperta» se non il ricovero in casa di cura, e lasciandogli intendere che il problema della spesa sarebbe stato comunque risolto e non avrebbe gravato sulla famiglia202. In effetti Gramsci, il giorno prima della sua traduzione a Civitavecchia, inviò a Novelli una nuova lettera in cui chiariva che la sua istanza si riferiva alla fase dell'eventuale ripresa della vita carceraria, dichiarava la sua accettazione del provvedimento di trasferimento in clinica ed anzi chiedeva che esso venisse « messo in esecuzione nel termine piú breve consentito dalle necessità di ufficio» . 203Ed analoga richiesta veniva inoltrata il 18 novembre dall'avv. Castellet, che definiva « effetto di un equivoco» la vicenda e chiedeva di « riesaminare la pratica» tenendo presente « l'urgenza di adottare i relativi provvedimenti dato lo stato di salute del detenuto e l'inclemenza della stagione» .204
Sulla breve permanenza di Gramsci nel carcere di Civitavecchia esistono alcune lettere da lui inviate a Tania. Nella prima, egli spiegava le vicende che avevano portato al suo esposto e al suo trasferimento, e pregava lei e Carlo di proseguire la pratica e di non lasciarla cadere205. Nella seconda, scriveva di essere « mezzo inebetito, o del tutto inebetito, come è forse piú esatto» , dichiarava di non « sapere nulla» , chiedeva di « informarsi su ciò che dovrà accadermi nel prossimo futuro» e raccomandava di mettersi in contatto con il carcere di Turi per la nuova destinazione dei suoi libri e soprattutto di un bauletto che conteneva materiali « che ancora mi interessano per i miei studi (dato che sia ancora in grado di studiare)» . 206Nella terza lettera scriveva di essere « in attesa di novità» e di sperare « che non si facciano attendere troppo a lungo» . 207Esistono anche due testimonianze di comunisti detenuti a Civitavecchia. L'immagine che ci ha lasciato Ferruccio Rigamonti è quella di un Gramsci intravisto dallo spioncino della sua cella oramai all'estremo delle forze, « sdraiato sul letto, quasi immobile al saluto» . 208Per parte sua Umberto Terracini ha ricordato di aver proposto ai dirigenti del collettivo comunista di Civitavecchia di tentare di stabilire un contatto con Gramsci, ma di aver incontrato scarsissimo interessamento, cosicché « cercare di colloquiare con lui divenne impossibile» .209
Il 23 novembre Tania telegrafava a Gramsci la notizia dell'avvenuta definizione della pratica per il trasferimento in clinica210. Il 7 dicembre egli veniva finalmente trasferito a Formia e ricoverato nella clinica del dr. Cusumano. Il questore di Roma assicurava di aver impartito le opportune disposizioni « circa la custodia del detenuto» .211
In una lettera alla sorella Giulia del 4 gennaio 1934 Tania scriveva che Gramsci « si rimetterà in salute» e che « il suo organismo, come è possibile vedere, sta fortemente lottando contro la malattia» , ed esprimeva la speranza « che presto sia in grado di riprendere il lavoro piú o meno assiduamente» . 212La fase finale della vita di Gramsci sarebbe trascorsa invece all'insegna di una lotta impari per salvare le proprie facoltà umane e intellettuali dal progredire ormai inarrestabile della malattia e dalla morte a cui il regime fascista lo aveva condannato.
Studi Storici 2, aprile-giugno 1995 anno 36
Claudio Natoli , Gramsci in
carcere: le campagne per la liberazione, il partito,
l'Internazionale (1932-1933)
157 Una fonte di fondamentale importanza, ancora inaccessibile agli studiosi, potrebbe essere costituita a questo proposito dalle relazioni inviate al ministero degli Esteri dell'Urss dall'ambasciata sovietica a Roma e dai documenti relativi ai rapporti tra Urss e Santa Sede. Altrettanto auspicabile e necessaria sarebbe l'apertura degli archivi della Segreteria di Stato della Santa Sede, oggi parzialmente consultabili solo sino al 1922.
158 Dalla già citata lettera del 29 maggio 1933, p. 156.
159 Cfr. P. Sraffa, Lettere a Tania, cit., pp. 137-138, 146-148.
160 L'istanza in ACS, MGDP, b. 8, fasc. 162, « Gramsci Antonio» .
161 La lettera, in data 27 marzo 1933, ivi.
162 La relazione Saporito è stata pubblicata da C. Casucci, Il carteggio di Antonio Gramsci conservato nel casellario politico centrale, in « Rassegna degli archivi di Stato» , settembre-dicembre 1965, pp. 442-445.
163 La lettera di trasmissione in ACS, MGDP, b. 8, fasc. 162.
164 Dalla lettera di Sraffa a Tania del 21 aprile 1933, in P. Sraffa, Lettere a Tania, cit., p. 121.
165 Dalla lettera a Tania del 16 maggio 1933, in A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit., pp. 205-206.
166 Dalla lettera a Tania del 29 maggio 1933, ivi, pp. 208-209.
167 Dalla lettera a Tania del 18 giugno 1933, ivi, p. 212.
168 Dalla lettera a Tania del 5 giugno 1933, ivi, p. 210.
169 L'istanza in ACS, MGDP, b. 8, fasc. 162.
170 La relazione dell'ispettore Edoardo Morvilla, datata 11 luglio 1933, ivi. Due giorni dopo Morvilla comunicava a Novelli l'avvenuto cambiamento di cella da parte di Gramsci, ma aggiungeva che egli « non è quieto: vuole essere mandato almeno in una infermeria, e cioè a Roma o a Civitavecchia per essere esaminato e curato ed in tale senso dovrà agire la cognata, che ora verrà a Roma» ( ibidem).
171 Cfr. la documentazione contenuta in ACS, CPC, b. 2499.
174 Dalla lettera a Tania del 6 luglio 1933, in A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit., pp. 215-216. Per il giudizio convergente di Sraffa, cfr. Lettere a Tania, cit., pp. 125-126.
175 Dalla lettera a Tania del 10 luglio 1933, ivi, p. 217.
176 Cfr. le osservazioni di Gerratana in P. Sraffa, Lettere a Tania, cit., pp. 123-124.
177 Cfr. P. Sraffa, Lettere a Tania, cit., pp. 127-130.
178 Dalla lettera a Tania del 18 luglio 1933, ivi, p. 131.
179 L'istanza in ACS, CPC, b. 2499.
180 Dalla lettera di Tania a Sraffa del 27 agosto 1933, in P. Sraffa, Lettere a Tania, cit., p. 133.
181 L'istanza in ACS, MGDP, b. 8, fasc. 162. Essa fu trasmessa a Mussolini il 22 settembre 1933 (cfr. ibidem).
183 La documentazione relativa, ibidem.
184 La comunicazione di Senise, ibidem.
185 Cfr. G. Fabre, Roma a Mosca. Lo spionaggio fascista in Urss e il caso Guarnaschelli, Bari, 1990, p. 198.
186 Oltre ai documenti cit., si veda il resoconto del colloquio tra Mussolini e Litvinov svoltosi a Roma il 3 dicembre 1933, in ASMAE, AP, « Russia» , 1933, b. 10, fasc. « Patto italo-sovietico» .
187 Cfr. Gramsci in carcere e le autorità sovietiche, in « Il Calendario del popolo» , aprile 1988, pp. 12483-12487.
188 Cfr. la lettera di Tania a Sraffa del 9 luglio 1933, in P. Sraffa, Lettere a Tania, cit., p. 130.
189 La lettera di Tania del 27 agosto 1933, ivi, p. 134.
190 La lettera di Tania dell'11 settembre, ivi, pp. 136-137.
191 La lettera di Potèmkin a Piantitskij in RCChIDNI, f. 495, op. 19, d. 113.
192 Il telegramma di Piatnitskij, ibidem.
193 Il sostegno mensile ammontò alla somma di 100 dollari, cfr. i verbali della commissione politica del segretariato dell'Ikki, in RCChIDNI, f. 495, op. 4, d. 293; f. 495, op. 4, d. 306. Sulla questione dei mezzi finanziari cfr. anche le lettere di Tania a Giulia del 15 ottobre, 4 novembre, 25 novembre, 15 dicembre 1933, 15 febbraio 1934, in T. Schucht, Lettere ai familiari, cit., pp. 147-161.
194 Cfr. P. Sraffa, Lettere a Tania, cit., pp. 141-145.
195 Dalla lettera a Tania del 3 settembre 1933, in A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit., p. 227.
196 Dalla lettera a Tania del 29 ottobre 1933, ivi, pp. 232-234.
197 Cfr. C. Casucci, Il carteggio di Antonio Gramsci, cit., pp. 425-427.
198 Dalla lettera di Novelli al direttore del carcere di Turi del 16 novembre 1933, in ACS, MGDP, b. 9, fasc. 162.
199 Cfr. la comunicazione del direttore del carcere di Civitavecchia Doni al ministero della Giustizia, in data 21 novembre 1933, ibidem.
200 Dal promemoria redatto da Giudo Leto il 14 novembre 1933, in ACS, CPC, b. 2499.
201 Dalla lettera a Tania del 9 novembre 1933, in P. Sraffa, Lettere a Tania, cit., pp. 146-147.
202 Dalla lettera a Tania del 17 novembre 1933, ivi, p. 150.
203 Cfr. C. Casucci, Il carteggio di Antonio Gramsci, cit., p. 428.
205 Dalla lettera a Tania del 20 novembre 1933, in A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit., pp. 236-237.
206 Dalla lettera a Tania del 27 novembre 1933, ivi, pp. 237-238.
207 Dalla lettera a Tania del 4 dicembre 1933, ivi, pp. 238-239.
208 La testimonianza di Rigamonti in Gramsci vivo, cit., p. 173.
210 Sulle ultime pratiche per il trasferimento a Formia e sugli incontri di Tania con Gramsci nel carcere di Civitavecchia, cfr. P. Sraffa, Lettere a Tania, cit., pp. 152-156.
211 Dal fonogramma della questura di Roma del 7 dicembre 1933, in ACS, CPC, b. 2499.
212 Dalla lettera di Tania del 4 gennaio 1934, in T. Schucht, Lettere ai familiari, cit., p. 155
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