RECENSIONI E NOTIZIE SCAVI
E' il destino dei più importanti siti archeologici dell'età
classica subire da parte degli addetti al lavoro e degli appassionati la
immancabile lamentazione sull'assenza o per meglio dire la presenza sommessa
delle testimonianze lasciate del passato a noi più prossimo, sia
esso medievale o moderno.
E se oggi è per noi facile puntare il dito sugli archeologi-antiquari
dei secoli scorsi, sempre testimoni, spesso conniventi se non autori delle
distruzioni o delle omissioni che oggi rendono più difficile la
lettura di tutto ciò che non è "classico", tuttavia
dobbiamo non limitarci alla presa d'atto, ma rintracciare e ricucire i
fili di un passato volutamente cancellato e dimenticato; perchè
grande è il rischio nell'età moderna di seguire un' "archeologia-spettacolo",
considerando e valorizzando solo ciò che è visibile e noto,
e bello, fino ad estrapolare l'oggetto dal proprio contesto, di nuovo volutamente
dimenticando la presenza di un prima e di un dopo, e di un altro.
E' opera meritoria dunque il lavoro di Augenti, perchè illustra
lo stato della questione, arricchendo le attuali nostre conoscenze con
ragionevoli dubbi e con nuove proposte di interpretazioni; ed è
un importante punto di partenza per nuove ricerche, soprattutto quelle
sul terreno, anche se risulta essere sempre più difficile ormai
riuscire a rinvenire sul Palatino stratigrafie post-classiche significative
e ancora intoccate.
Augenti divide il suo libro in due parti: una prima, che segue un filo
cronologico; un'altra che posiziona topograficamente, attraverso l'ausilio
di schede, le testimonianze archeologiche trattate nella sintesi precedente.
Valida e ricca la seconda parte, che risulta essere un'utile miniera per
la ricostruzione storica e topografica; interessante il lavoro di sintesi
della prima parte, che propone un nuovo sguardo d'insieme con l'ausilio
delle più recenti acquisizioni, e con l'esercizio di una sapiente
ricerca del certo, discernendo e ponendo ragionevoli dubbi anche su letture
ed interpretazioni comunemente accettate.
Il quadro che Augenti ci illustra è quello della vita di un luogo
fondamentale nella storia della Roma antica e che continua ad essere centro
di potere almeno fino alla cesura della metà dell'VIII secolo, quando
la Chiesa, che si era proposta in antagonismo fino a sostituire, anche
sul Palatino, l'ultima autorità civile dell'Impero Romano, decide
di tornare al Laterano.
Se hanno finalmente una nuova luce gli elementi di continuità nel
Palatino medievale, più facili ad individuarsi sono quelli di discontinuità,
che devono essere ragionevolmente inseriti in una visione globale: quali
ad esempio il degrado urbano segnato dall'utilizzo a discarica di rifiuti
della zona sud-occidentale, o dall'abbandono di numerosi edifici sparsi
per tutta l'area del colle. Importante è anche aver collocato in
un preciso contesto storico la conquista da parte della Chiesa del colle
e dei suoi luoghi di propaganda e di potere, e di averla seguita attraverso
lo svolgersi di modalità, del resto ben conosciute in Occidente,
che sono una sapiente, lenta e continua sovrapposizione/sostituzione non
traumatica dei culti pagani e dell'amministrazione imperiale. Restano insoluti
ed aperti numerosi problemi, pur se con la ricerca di Augenti si sono poste
le basi per un tentativo di risoluzione. Ne cito solo alcuni: la presenza
delle sepolture (occasionali, o vicino ad abitazioni, o pertinenti a luoghi
di culto?); oppure le forme di utilizzo dei possenti ruderi prima della
riorganizzazione farnesiana, che segna chiaramente la fine del Medioevo
sul colle.
Un ultimo ma fondamentale problema di metodo balza agli occhi in questo
tipo di indagini, quali quella intrapresa da Augenti, che paiono a tratti
difficili se non disperate: come valutare i dati provenienti dalla ricerca
archeologica del passato?. Una possibile risposta è nel coniugare
il rigore di acquisite metodologie con la passione propria degli storici-antiquari,
scavando e ricostruendo senza dare nulla per facile e scontato: e spesso
si può riuscire nell'intento, come ad esempio possiamo leggere e
gustare in un'emblematica nota 57 a p. 56 del nostro libro.
Arricchiscono la pubblicazione cinque brevi e interessanti appendici monografiche:
Un anfiteatro tardoantico sul Palatino; La necropoli di Santa Maria
Antiqua; Lo scavo presso le Arcate Severiane: primi risultati (con
il contributo di Nicola Marletta e Massimiliano Munzi); Reperti scultorei
altomedievali; Documenti inediti sulla famiglia Frangipane.
Gianfranco De Rossi