next essay previous article indice volumeStudi Storici 1, gennaio-marzo 1995 anno 36


Llu&iacutes Roura Aulinas, Riformismo contro rivoluzione?


2. La questione delle colonie.

Gli studi recenti sulla liberalizzazione del commercio con le Indie hanno portato ad una vera e propria rivoluzione storiografica45. Si era a lungo ritenuto, infatti, che la liberalizzazione del commercio con le Indie fosse stata tra le misure piú fruttuose e radicali del riformismo di Carlo III. Gli studi degli ultimi anni, invece, non solo hanno messo in rilievo i danni che ne derivarono per lo sviluppo americano, ma hanno anche smontato molti luoghi comuni della stessa storia della penisola. Grazie ai lavori di J. M. Delgado, ora sappiamo che la libertà del commercio con le Indie venne considerata fondamentalmente come un mezzo per incrementare le entrate fiscali, e che fu dovuta molto piú alla crisi della flotta che non alla maturazione di idee liberiste o alla volontà politica di favorire l'industria nazionale. La stessa ordinanza del 1778, senza porre troppi ostacoli all'ingresso di manifatture straniere sul mercato americano, poté pregiudicare gravemente, anziché favorirla, l'incipiente industria peninsulare. Fu il caso, pare, della Catalogna, dove le misure del 1778, lungi dal segnare una rottura riformatrice, non fecero che sanzionare una pratica — quella del libero commercio coloniale — che si era già imposta nel corso del XVIII secolo46.

Le colonie erano viste come un grande mercato esclusivo su cui collocare i prodotti della penisola e nel quale bisognava evitare non soltanto l'ingresso di altri prodotti ma anche lo sviluppo produttivo locale. Si esprimeva in tal modo, insieme ad uno schema di radice mercantilistica, la volontà di stabilire un modello coloniale ispirato a quello instaurato dalle metropoli nordeuropee: argomentazioni che troviamo già durante il regno di Filippo Ve 47 in uno dei primi scritti di quello che doveva esserne il principale promotore, Campomanes48. Ma anche su questa questione chiave dell'assolutismo spagnolo — che, perduto il suo predominio europeo, pretende di riconvertirsi in grande impero coloniale — ci troviamo di fronte a un'evidente dicotomia tra interessi reali da un lato, argomentazioni e legittimazioni dall'altro. Ancora una volta, sono state queste a sopravvivere, favorendo la considerazione di questo tipo di iniziativa come « illuminata» , termine di dubbia applicazione. In realtà, come ha ricordato J. Fontana, Campomanes « invoca il modello coloniale inglese, e vorrebbe vedere tutta l'America spagnola convertita in un'economia di piantagioni sfruttate col lavoro di schiavi negri, in cui i coloni di origine europea e gli indios[...] dovrebbero consumare prodotti spagnoli, immessi tramite un commercio praticato esclusivamente da cittadini nati nella Penisola» . 49Osservazioni in netto contrasto con quelle di testi molto piú diffusi che continuano a parlare di sollecitudine del sovrano per il benessere di tutti i suoi sudditi: linguaggio a sua volta totalmente estraneo agli ambienti dell'alta politica, in cui Aranda manifestava senza mezzi termini, come si legge nella sua corrispondenza, la necessità, per quanto riguardava le colonie, di « spremerle il piú possibile finché le abbiamo» .50

Recentemente sono riemerse argomentazioni che rivendicano nuovamente i meriti del riformismo per la sua politica coloniale e commerciale, riferendosi specialmente al presunto miglioramento della situazione finanziaria realizzato da Carlo III e ai meriti dei progetti di Campomanes51, soprattutto in relazione ai suoi criteri di promozione dell'economia della penisola. Per quanto riguarda i meriti di Campomanes, è quanto meno sorprendente che si attribuisca una profonda volontà di promozione dell'industria ad una figura che, in pieno XVIII secolo, contemplava l'attività industriale esclusivamente all'interno degli schemi gerarchici propri della società agraria tradizionale52. E per quanto riguarda la politica coloniale, M. Kossok ne ha tratteggiato un bilancio ben preciso: tra interesse ad operare una riorganizzazione amministrativa ed economica che consentisse di aumentare il potenziale economico dell'impero, e volontà di difendere le colonie contro le altre potenze, il risultato fu solo quello di rompere gli equilibri nelle relazioni tra la metropoli e le colonie, con conseguenze immediate ambivalenti (crescita della produzione mineraria, sviluppo dell'allevamento e delle piantagioni, espansione territoriale e cambiamento della struttura sociale coloniale) e conseguenze a medio termine piú evidentemente problematiche e negative rispetto agli obiettivi perseguiti. Sicché, « nell'America spagnola, la fase finale dell'assolutismo illuminato fu il periodo in cui si scatenò in maniera irreversibile la crisi del sistema coloniale» . 53E cosí J. Lynch ha sintetizzato la situazione coloniale spagnola alla quale portò il regno di Carlo III: « tutti si vedevano oppressi: il re dai suoi nemici, le &eacutelites dal re e gli indios da tutti» .54


continue back Studi Storici 1, gennaio-marzo 1995 anno 36
Llu&iacutes Roura Aulinas, Riformismo contro rivoluzione?


45 Si veda in tal senso l'ampia rassegna di A. Gil Novales in « Trienio» , 9, 1987, pp. 197-207. Tra le opere collettive e i convegni specifici ricordiamo: J. Nadal y G. Tortorella, eds., Agricultura, comercio colonial y crecimiento económico en la Espa&ntildea contemporánea, Barcelona, Ariel, 1974; J. Fontana, ed., La econom&iacutea espa&ntildeola al final del Antiguo R&eacutegimen, III, Comercio y colonias, Madrid, Alianza, 1982; J. M. Delgado y J. Fradera, El comerç entre Catalunya i Am&eacuterica (segles XVIII i XIX), Barcelona, L'Avenç, 1986; A. M. Bernal, ed., El « comercio libre» entre Espa&ntildea y Am&eacuterica (1765-1824), Madrid, Fundación Banco Exterior, 1987. Un efficace stato della questione offre J. Oliva Melgar, Comercio colonial de Catalu&ntildea en la &eacutepoca de Carlos III: del sistema de puerto &uacutenico al comercio libre. Aportaciones y debates, in Catalunya à l'&egravepoca de Carles III, cit., in « Pedralbes» , 8, vol. I, pp. 447-468. Si vedano inoltre il dibattito e le polemiche sul tema tra vari specialisti svoltisi sulla rivista « Manuscrits» , cit., numeri 3 (1986), 6 (1987), 7 (1988), 9 (1991), 10 (1992) e 11 (1993).

46 Cfr. C. Mart&iacutenez Shaw, Catalu&ntildea y la carreras de Indias, 1680-1756, Barcelona, Cr&iacutetica, 1981 e le opp. citt.nella nota 47.

47 Si veda l'opera del suo primo ministro J. Campillo, Nuevo sistema de gobierno económico para la Am&eacuterica, scritta nel 1743 ma rimasta inedita fino al 1789. Cfr. in proposito M. Artola, Campillo y las reformas de Carlos III, in « Revista de Indias» , 12, 1952, pp. 685-714.

48 Cfr. il già cit. Bosquejo de pol&iacutetica económica del 1750 e, soprattutto, le sue Reflexiones sobre el comercio espa&ntildeol a Indias(1762), recentemente pubblicate da V. Llombart, Madrid, 1988.

49 Presentación de El « comercio libre» entre Espa&ntildea y Am&eacuterica, cit., p. 10.

50 Cit. da J. Fontana in La fi de l'antic R&egravegim i la industrialització, cit., p. 112.

51 Sul primo aspetto, cfr. P. Tedde, Pol&iacutetica financiera y pol&iacutetica comercial en el reinado de Carlos III , negli atti del convegno Carlos III y la Ilustración, cit., vol. II, Econom&iacutea y sociedad, pp. 139-217; sul secondo, V. Llombart, Campomanes, cit. Nella stessa direzione vanno le argomentazioni di E. Lluch, tanto nella premessa al volume di V. Llombart, quanto in « L'Avenç» , cit., 131, novembre 1989, pp. 52-57, dove polemizza con gli autori del volume Carlos III, Madrid y la Ilustración. Contradicciones de un proyecto reformista, Madrid, Siglo XXI, 1988, nonché nel suo contributo al volume Catalunya a l'&egravepoca de Carles III, cit.

52 Si veda il Discurso sobre el fomento de la industria popular, in cui Campomanes non si segnalava certo per un particolare spirito di rottura con i criteri piú tradizionali. La paternità dello scritto è stata messa in questione da I. Urzainqui e A. Ruiz de la Pe&ntildea, Periodismo e ilustración en Manuel Rub&iacuten de Celis, Oviedo, CESXVIII, 1983, ai quali ha replicato V. Llombart, op. cit.

53 M. Kossok, Les exemples m&eacutediterran&eacuteens, cit., pp. 279-281.

54 4 El siglo XVIII, cit., p. 301. Sulla situazione e la crisi coloniale dell'America spagnola alla fine del Settecento, si vedano gli informatissimi resoconti bibliografici di O. C. Stoetzar, J. Piel, M. Izard, P. Estrade e A. Perotin, O. R. Martí in La Revolución francesa y el Mundo Ib&eacuterico, cit.