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Irene Castells Olivan, La rivoluzione liberale spagnola nel recente dibattito storiografico


4. Esercito e rivoluzione liberale.
Il ruolo politico svolto dall'apparato militare nella genesi e nello sviluppo della nostra società contemporanea è una questione ampiamente trattata dalla storiografia. Secondo alcuni, il protagonismo dell'elemento militare, attraverso la formula spagnola del pronunciamento, annullò in larga misura la dimensione rivoluzionaria dell'elemento popolare civile.

Questa visione è stata tacciata di superficialità e formalismo da un'altra tendenza storiografica che ha insistito sul fatto che insieme al protagonismo militare bisogna prendere in considerazione anche il ruolo svolto dai civili e collocare ogni pronunciamento nel contesto concreto delle diverse congiunture che segnarono la crisi strutturale dell'antico regime spagnolo; bisogna, cioè, tener conto dei vari fattori che determinarono gli esiti dell'azione politica dell'elemento militare52. Questa storiografia di segno progressista continua comunque, per lo piú, ad insistere — sulla linea che fu già di Marx — sulla presenza del pretorianesimo nell'esercito spagnolo fin dal 1808, come dimostrano i conflitti tra potere militare e potere civile che emersero durante la guerra contro la Francia napoleonica. Conseguenza di questo ruolo preponderante dei militari sarebbe il primo pronunciamento realizzato dal generale El&iacuteo nel 1814, che diede luogo alla prima restaurazione assolutista.

Secondo altri studi53, questa visione può indurre una certa confusione nella comprensione della formazione del nuovo esercito e dei suoi rapporti con la rivoluzione liberale: in primo luogo, perché suggerisce un'immagine dell'esercito come blocco omogeneo, quando invece fu l'istituzione che uscí piú trasformata dalla guerra di Indipendenza — come aveva già visto Marx — e attraversò da quel momento un processo di trasformazione che lo mantenne profondamente diviso fino al 1840 e, in minor misura, fino al 1875; in secondo luogo, perché confonde quello che fu un semplice colpo di forza dei militari assolutisti (uno dei vari gruppi in cui si divideva l'esercito verso il 1814) con quello che fu un fenomeno sovversivo al servizio del liberalismo — il pronunciamento — nato proprio dalla combinazione tra guerra regolare e guerriglia nel periodo 1808-1814, sperimentato tra il 1814 e il 1820 e diventato strumento della lotta dei liberali spagnoli ed europei con il pronunciamento di Riego nel 1820.

Ciò nonostante, gran parte degli studiosi sottolineano che proprio il trionfo del 1820 aprí la strada a un prolungato pretorianesimo dell'esercito spagnolo, attraverso i pronunciamenti. Ma la questione rimane in tal modo tutt'altro che chiarita, a mio giudizio, perché considerare i pronunciamenti come un mero intervento militarista, o vederli invece come strumento di tutta una strategia politica liberale, pone ampie e complesse questioni interpretative. Fu la guerra civile del 1833-1839/40, durante la quale lo Stato si dissolse davanti al comando provinciale dei capi militari (che in grande maggioranza presero posizione contro il carlismo) a portare all'era dei pronunciamenti militari che scaglionarono in seguito la storia contemporanea spagnola. I pronunciamenti che si ebbero dal 1840 già non avevano niente a che vedere, tranne che nella loro fenomenologia, con i pronunciamenti liberali antiassolutisti. Questi facevano parte dell'archetipo rivoluzionario liberale dell'Europa latina durante l'età della Restaurazione, che aveva come veicolo organizzativo le società segrete di stampo carbonaro e come obiettivo politico la Costituzione di Cadice del 1812, o semplicemente l'instaurazione di un sistema rappresentativo.

Questione diversa è il problema della militarizzazione dello Stato, oggetto di vari e pregevoli lavori, che hanno messo in rilievo come il nuovo esercito che si venne a formare fino al 1840 fosse l'istituzione piú solida del nuovo Stato liberale. Il processo di costruzione del nuovo esercito è fondamentale per capire come e quando incomincia il militarismo54. Cosí, per esempio, l'esperienza del Triennio del 1820-1823 (durante il quale nacque il piú serio progetto legislativo del XIX secolo di subordinare il potere militare a quello civile) non è comparabile a quella degli anni Trenta e Quaranta, poiché l'esercito del 1823 si vide quasi totalmente dissolto a causa della sua azione prevalentemente filocostituzionalista. Sembra perciò eccessivo parlare, senza sfumature, di pretorianesimo dell'esercito negli anni 1820-1823, poiché l'esercito ristrutturato nell'ultima tappa assolutistica (1823-1833) non era piú lo stesso. Durante quegli anni, ugualmente rappresentativi della nuova istituzione che si stava formando erano tanto i settori che dall'esilio continuavano a tentare il pronunciamento, quanto i militari al servizio di Ferdinando VII che reprimevano i loro sforzi. Gli uni e gli altri si ritrovarono poi in maggior parte insieme nella lotta contro i carlisti a partire dal 1834.

Fu durante il processo di costruzione dello Stato liberale, sotto l'egemonia del moderatismo, che i tratti militaristici si insediarono in un sistema politico caratterizzato da un liberalismo oligarchico, uscito da una guerra civile che rafforzò il conservatorismo dell'esercito e dello Stato. A partire da allora, non solo esisté il militarismo, come ha dimostrato D. Lopez Garrido55, ma il ricorso al pretorianesimo rappresentò la prova evidente che il nuovo sistema politico nasceva con la chiara volontà di escludere la maggioranza della popolazione dalla partecipazione politica.

Studi concreti sull'istituzione del governo civile hanno dimostrato che la sua autorità rimase subordinata a quella militare fino al 1868, provocando una militarizzazione delle tensioni e dei conflitti politici, chiaro riflesso del carattere minoritario ed elitario della rivoluzione liberale; ne furono manifestazione evidente i prolungati stati di eccezione in una società tanto conflittuale come quella di Barcellona nel secolo XIX56. La dialettica potere civile-potere militare continuò a caratterizzare la traiettoria politica di tutta la storia contemporanea di Spagna.


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52 Rappresentativi della visione piú conservatrice, che enfatizza il carattere militare e non sociale dei primi pronunciamenti, J. L. Comellas, Los primeros pronunciamientos en Espa&ntildea, 1814-1820, Madrid, 1958, e J. Cepeda Gomez, El ej&eacutercito en la pol&iacutetica espa&ntildeola, Madrid, Fundación Universitaria espa&ntildeola, 1990, anche se quest'ultimo è uno studio molto esaustivo sull'esercito ed offre una prospettiva piú aggiornata. Per la linea che insiste sul duplice carattere civile e militare dei pronunciamenti, si veda soprattutto S. Perez Garzon, Ej&eacutercito nacional y milicia nacional, in La Revolución burguesa en Espa&ntildea,cit., pp. 179-195, e il volume dello stesso autore Milicia Nacional y Revolución burguesa, Madrid, Consejo superior de investigaciones cient&iacuteficas, 1978.

53 Soprattutto il mio La utop&iacutea insurrecciónal, cit., pp. 1-76.

54 Non tutti gli storici concordano nel definire militarista lo Stato liberale dell'Ottocento: per M. Tu&ntildeon de Lara, per esempio, i militari spagnoli del XIX secolo non agirono da militari ma da politici e non insediarono nessun regime militare. Altri, invece, come R. L. Blanco Valdes, Rey, Cortes y Fuerzas armadas en los or&iacutegenes de la Espa&ntildea liberal (1808-1823), Madrid, Siglo XXI, 1988, o M. Ballbe, Orden p&uacuteblico y militarismo en la Espa&ntildea constitucional (1812-1983), Madrid, Alianza, 1983, insistono sull'adeguatezza del termine per sottolineare i tratti militaristici che si manifestarono nell'istituzione militare fin dall'inizio della sua costruzione.

55 D. Lopez Garrido, La Guardia Civil y los or&iacutegenes del Estado centralista, Barcelona, Cr&iacutetica, 1982.

56 Si veda in proposito M. Risques, El Govern civil de Barcelona al segle XIX: desenvolupament institucional i acció pol&iacutetica, tesi di dottorato diretta da Borja de Riquer, Dipartimento di Storia contemporanea dell'Università di Barcellona, aprile 1994.