L' 8 giugno del corrente anno si è svolta nella sala consiliare
del Comune di Tarquinia (Viterbo) la presentazione del primo volume sui
risultati preliminari degli scavi in corso nella città medievale
di Cencelle, da secoli abbandonata. Il libro comprende il catalogo della
mostra, inaugurata nel dicembre scorso nel Museo dei Gessi dell' Università
di Roma "La Sapienza", e ora trasferita al Museo di Tarquinia,
nel cui territorio Cencelle si trova. Alla presenza delle autorità
locali, la dott.ssa A. M. Moretti, Soprintendente all' Etruria meridionale,
e la prof.ssa L. Ermini-Pani, direttrice del progetto, hanno ricordato
l' importanza della ricerca in atto e auspicato per il futuro un maggiore
impegno nella conservazione dei reperti, parallelamente all' opera di scavo.
La prof. ssa Ermini-Pani ha inoltre sottolineato il fondamentale ruolo
svolto da P. Lauer, nel secolo scorso, e da O. Toti, ai nostri giorni,
quali moderni "scopritori" di Cencelle: Lauer, con il primo rilievo
planimetrico della città, che, come dice F. Bougard, diede una conoscenza
concreta del sito; il secondo, restituendo a Cencelle -spesso confusa con
Civitavecchia- il proprio ruolo nella documentazione medievale. Il prof.
Miglio infine ha illustrato il catalogo, sottolineando la precocità
della pubblicazione e la compresenza di indicazioni programmatiche e metodologiche
insieme ai resoconti preliminari della ricerca.
Cencelle fu fondata da papa Leone IV (847-855) a 12 miglia dalla romana
"Centumcellae" (l' attuale Civitavecchia) per dare ospitalità
agli abitanti di quest' ultima, gravemente danneggiata dalle incursioni
dei Saraceni. La città, come riporta il "Liber Pontificalis"
-una raccolta delle biografie dei vescovi di Roma fino a papa Martino V
(1431)- fu costruita ex novo, il 15 agosto 854, sulla sommità
di una collina e venne circondata da una cinta muraria. Il suo duplice
nome ricorda da una parte il proprio fondatore (papa Leone IV) e dall'
altra l' antica città che andava a sostituire, "Centumcellae".
Nel 1416, Cencelle compare tra i luoghi abbandonati del Patrimonio di S.
Pietro, ma alcuni reperti di scavo hanno dimostrato una maggiore continuità
di vita, seppure ormai sotto il segno di una lenta ma netta decadenza.
Infatti, frammenti di ceramica rinascimentale, databili al XVI secolo (saggio
II), ed una medaglietta devozionale -recante sul dritto l' immagine della
Madonna di Loreto e sul verso quella di S. Venanzio (saggio V)-, attribuibile
al XVII secolo, attestano la vita della città, ormai nettamente
ridimensionata, almeno fino a due secoli più tardi di quanto riportato
dai documenti.
L' interdisciplinarietà del progetto è tra i principali intendimenti
degli studiosi, quale via obbligata per la ricerca scientifica, e prevede
l' intervento di specialisti ora con formazione più specificamente
umanistica -legati alle cattedre di Archeologia Medievale di Roma, Chieti
e Viterbo; all' Ecole Française de Rome; alla cattedra di storia
dell' urbanistica della prima Università di Roma- ora con formazione
più spiccatamente scientifica -facenti riferimento alla cattedra
di analisi merceologica, alla cattedra di litologia e geomorfologia, alla
cattedra di lotta alle malerbe dell' Università di Viterbo; alla
cattedra di geofisica applicata dell' Università di Cagliari; alla
cattedra di fisica terrestre dell' Università di Bologna-. Lo scopo
è quello di ricostruire l' ambiente in cui si trovava la città
di Cencelle, come parte integrante ed espressione di esso, e, nello stesso
tempo, di dar vita ad un "bacino archeologico", cioè una
struttura di protezione dei reperti rinvenuti, in cui venga superato il
vecchio atteggiamento per cui salvaguardare un bene archeologico significa
isolarlo. Sotto questo aspetto è da vedere lo studio che ha rintracciato
nella stessa collina sulla quale è costruita la città e in
zone limitrofe le cave dalle quali è stato estratto il materiale
usato nei paramenti e nel nucleo cementizio delle murature di Cencelle
(trachite, tufo rosso litoide, calcare "Palombino"). E' infatti
convinzione dell' équipe che lo studio dell' ambiente antico e la
salvaguardia dei resti portati alla luce debbano essere conciliati con
lo studio e la salvaguardia dell' ambiente odierno -inteso anche dal punto
di vista naturalistico-, in modo da poter approfondire l' aspetto scientifico
e, allo stesso tempo, coinvolgere la gente del posto come parte integrante
del progetto. Pertanto mi sembra estremamente interessante cominciare a
pensare sin da ora alla sistemazione dell' area per la pubblica fruizione,
come ha fatto G. C. Infranca della società Syremont, dopo sole due
campagne di scavo (maggio-luglio 1994 e luglio-ottobre 1995) e soprattutto
in vista del prossimo Giubileo, quando Cencelle, come si augurano le autorità
locali e non solo, potrebbe diventare un' interessante meta turistica.
(Vd. disegno n. 1)
Altro elemento per il quale gli studiosi ritengono unico il progetto è
che con Cencelle si ha di fronte uno dei pochi casi di città di
origine altomedievale abbandonata, fondata ex novo da una committenza aulica.
Come ha scritto nell' Introduzione la prof.ssa L. Ermini Pani, con Leopoli-Cencelle
si ha l' impressione di poter prendere in esame il "modello"
di città carolingia prima e comunale poi, dal quale si potrebbe
avere un grosso contributo sia per la ricostruzione della città
medievale in tutti i suoi aspetti, sia per tentare di capire quella che
era l' idea che i contemporanei avevano della Città.
La mostra è un percorso immaginario all' interno di Cencelle: dopo
una veduta della stessa, si valica il circuito murario attraverso la porta
orientale, la più importante delle tre esistenti, nobilitata dalla
presenza di un' epigrafe che ricorda la fondazione leoniana. Sul circuito
murario e sulle torri, pare aggiunte in materiale lapideo solo nel XIII
secolo, è iniziato un lavoro di rilievo e di analisi delle murature,
condotto parallelamente alle attività di scavo, che ha posto in
evidenza le diverse fasi delle stesse dall' alto Medioevo all' inizio del
Rinascimento.
Gli scavi all' interno della città hanno messo in luce sia edifici
abitativi che edifici legati ad attività artigianali dell' ultimo
grande rifacimento di Cencelle (XIII-XIV secolo). Per i secondi segnaliamo
una struttura (settore III) in cui si svolgeva la lavorazione primaria
del materiale ferroso, destinato poi alla forgia di cui si sono identificati,
con tutta probabilità, i resti nel vicino saggio I. Ci troviamo
nella parte sud di Cencelle, in una zona urbana a ridosso delle mura, dove
di preferenza si collocavano le attività artigianali medievali,
soprattutto per motivi igenici. Tra gli altri edifici identificati troviamo
una casa, con diverse fasi di rifacimento, la cui distruzione definitiva
è stata collegata ad un evento bellico -come testimoniano i resti
di incendio connessi al ritrovamento di punte di freccia e di quadrelle
per balestra-, forse da collocare nel periodo intorno al 1350, quando il
papato cercò di riconquistare il Patrimonio di S. Pietro. Alla casa
sono associate delle strutture identificate come magazzini per legumi.
Una "casa-torre" con annessa torre militare, significativamente
al centro dell' abitato ed in posizione elevata, sembrerebbe da collegare
ai principali esponenti laici ed ecclesiastici della comunità urbana.
Le murature particolarmente curate e realizzate da blocchi di tufo disposti
secondo filari regolari -contrariamente a gran parte delle strutture rinvenute
che hanno paramenti in blocchi di trachite- confermano l' ipotesi che ci
troviamo di fronte ad una costruzione di committenza elevata. Nel futuro
questi edifici potranno essere inseriti in un discorso sull' urbanistica
e sulla viabilità, poiché sono stati già individuati
dei percorsi viari, sia in base al rinvenimento di tratti basolati (saggio
I) e sia per quanto si vede dalla fotografia aerea e dalla ricognizione
suburbana.
Un' altra sezione del volume affronta lo studio preliminare sui materiali
rinvenuti, divisi per classi: metalli, ceramica e fittili utilizzati per
la copertura di molti degli ambienti messi in luce. La presenza dei metalli
è particolarmente importante, considerando le strutture utilizzate
nella lavorazione del ferro: infatti, negli ambienti della "forgia",
sono stati trovati reperti metallici (elementi per l' edilizia, strumenti
da lavoro, armi e armature, finimenti, utensili ed oggetti di ornamento)
che per l' alto numero e l' eterogeneità dei pezzi devono considerarsi
prodotti in loco. Per la ceramica, la cui classe maggiormente attestata
è la maiolica arcaica, spicca il numero di rinvenimenti nel saggio
II che, nell' ultima fase di vita di Cencelle, serviva come luogo di scarico
degli oggetti ormai inservibili. Lo studio dei materiali ha consentito
di poter ricostruire almeno parte della vita quotidiana di un centro con
spiccata vocazione agricola ed artigianale (soprattutto la lavorazione
del legno), nel quale non mancava l' attenzione all' elemento decorativo
ed ornamentale, come stanno a testimoniare le placchette bronzee decorate
"a giorno", che dovevano ornare cassette o cofanetti, e la ceramica
d' importazione; o al gioco (dadi e fischietti).
I resti attinenti all' epoca della fondazione della città (IX secolo)
rinvenuti fino ad ora riguardano brevi tratti del circuito murario, frammenti
di forum ware e di lastre marmoree decorate con l' incisione di una treccia
di nastri a triplice capo vimineo, forse parte di un arredo liturgico.
Quello che ci riguarda particolarmente da vicino è constatare quindi
un riutilizzo tardomedievale di "spolia" della prima parte del
Medioevo, appartenenti forse alle due chiese segnalate al momento della
fondazione della città. Tali frammenti marmorei figurano tra i pezzi
esposti nella mostra -nel catalogo sono riprodotti in foto e corredati
di schede esplicative- insieme ad alcuni reperti metallici e ceramici.
Grazie all' intervento tempestivo dei restauratori del Museo di Civitavecchia,
è stato possibile esporre i pezzi più significativi del materiale
rinvenuto per consentire al pubblico di avere un approccio non solo descrittivo
con quella che era la realtà quotidiana di una città medievale.
La ricerca in atto non si limita ad esaminare la città di per sè,
ma, ribadendo il concetto già espresso a proposito della fruizione
del "bacino archeologico", prende in esame la situazione topografica
della bassa valle del Mignone, in cui Cencelle si trova, nei diversi periodi
storici. Attraverso carte in cui sono segnalati i rinvenimenti ed i toponimi
preistorici e protostorici, etruschi, romani, medievali e moderni, ci si
può fare un' idea della storia del territorio dal punto di vista
politico, culturale e geografico. I toponimi infatti offrono una via suggestiva
per studiare l' immaginario ed il territorio nel tempo, dei quali abbiamo
delle tracce attraverso il ricordo di antiche battaglie ("Torre d'
Orlando", "Monte Turco"), o di leggendari tesori ("Ara
della Regina") o, invece, di strutture realmente esistite ("Castellaccio",
"Casale S. Maria", "Poggio Cisterna") che caratterizzavano
il paesaggio locale.
Molteplici sono quindi gli spunti che si hanno da questo tipo di indagine
così complessa e stratificata, come dimostra il fatto che, a distanza
di sole due campagne di scavo (tre mesi circa), sia già possibile
divulgare, a volte giustamente in via ipotetica, i primi risultati. Ed
è allo stesso tempo significativa la scelta di presentare la mostra
sia alla "Sapienza" che a Tarquinia, rendendo quindi partecipi
gli addetti ai lavori come la gente del posto.
Francesca Zagari