PAESAGGIO URBANO E PAESAGGIO RURALE
Si è recentemente tenuta nella prestigiosa sede del Museo di
Damasco la “Syrian-European Archaeology Exhibition” 1,
nel corso della quale sono stati esposti i risultati dei recenti scavi
svoltisi in Siria. Anche se le ricerche riguardanti siti preistorici e
siti classici sono sicuramente più numerose, non mancano interessanti
novità relative a siti medievali, fra i quali uno dei più
studiati è sicuramente quello di Bosra.
Si tratta di una località molto interessante da un punto di vista
archeologico soprattutto per quanto riguarda la continuità di sviluppo
urbano realizzatasi fra l’epoca ellenistica e l’epoca omayyade, di cui
si è in particolare occupata la missione siro-francese diretta da
R. al-Muqdad (DGAM) e J.M. Dentzer (CNRS, Université Paris I). Proprio
questa continuità di vita è stata comunque anche causa di
difficoltà per le ricerche degli archeologi, poichè dall’epoca
nabatea in poi la città non è mai stata completamente abbandonata
e di conseguenza i materiali sono stati continuamente riutilizzati, per
cui riuscire a decifrare lo sviluppo dell’antico insediamento è
stato in alcuni casi particolarmente complicato.
I primi dati di scavo relativi all’epoca medievale compaiono nel IV-V sec.,
quando Bosra viene completamente rinnovata e in particolare si assiste
a un nuovo lastricamento dei piani stradali in calcare, tanto nei porticati
lungo le strade quanto negli edifici vicini, come ad esempio nelle Terme
Sud. Sempre a quest’epoca si datano i profondi rimaneggiamenti dei monumenti
che si ergono nei pressi dell’incrocio fra la viabilità nord-sud
e quella ovest-est, mentre più epoca posteriore, in tarda epoca
omayyade, i porticati lungo la strada nord-sud vengono trasformati in souq,
secondo modalità frequenti in Siria: materiali di epoca imperiale,
blocchi d’assise e anche tamburi di colonne vengono riutilizzati per costruire
muri trasversali che fungono da parete divisoria fra i nuovi negozi. Sempre
all’epoca medievale appartiene l’invasione edilizia dello spazio pubblico
stradale, oltre a un innalzamento del livello degli edifici situati lungo
i lati della strada.
La vita del quartiere commerciale è un ottimo esempio di quel fenomeno
di continuità di vita cui si accennava prima: ai negozi situati
sotto i porticati in epoca romana e poi bizantina, succedono i souq
medievali situati intorno alla Moschea di Omar, e tale situazione permane
pressochè immutata fino agli inizi del XIX secolo. I dati di scavo
confermano uno sviluppo analogo anche nel quartiere est, dove gli edifici
principali mantengono nel corso dei secoli l’orientamento dell’epoca nabatea,
così come nell’importante area delle Terme Sud.
Le ricerche della missione siro-italiana, diretta da R. al-Muqdad (DGAM)
e R.Farioli-Campanati (Università di Bologna), si sono occupate
principalmente dell’indagine del quartiere nord-est, in cui si trovano
la Moschea di al-Mabrak, la Moschea di Fatima e il cosiddetto “complesso
di Bahira”. Ancora una volta l’aspetto principale testimoniato dalla ricerca
è stato quello della continuità di occupazione dell’area,
come risulta sia dagli scavi archeologici, sia dagli studi tipologici di
materiali inediti conservati presso il Museo della Cittadella, che presto
saranno pubblicati in un catalogo.
Del “complesso di Bahira” fanno parte i resti monumentali della cattedrale,
cui si è già accennato nelle note di approfondimento a fondo
articolo, la quale fu dedicata nel 512-513 ai Santi Sergio, Bacco e Leonzio.
Si tratta di un edificio tetraconco a planimetria complessa, come se ne
trovano abbastanza spesso in Siria. Gli scavi hanno dimostrato che al di
sotto di esso esistevano strutture del III secolo, così come anche
il Palazzo episcopale situato dietro la cattedrale, il quale prima della
sua recente identificazione veniva genericamente chiamato “Palazzo di Traiano”,
sorge su edifici di epoca romana.
Resta da segnalare l’imminente pubblicazione da parte della Missione Italiana
della pianta topografica di Bosra antica e medievale, opera che è
stato possibile realizzare grazie all’abbondante documentazione raccolta
nel corso di scavi e sondaggi svoltisi nel corso di questi anni di ricerche.
Bosra
fu già in epoca romana capoluogo della Provincia Arabia
e della Metropolis sotto Filippo l’Arabo. Il cristianesimo vi si
affermò precocemente e dal V secolo i suoi vescovo ebbero il titolo
di metropoliti all’interno del Patriarcato d’Antiochia. Nella città
vi fu anche la prima affermazione dell’Islam, cui sono legate le leggende
bizantine e islamiche relative alla presenza del giovane Muhammad presso
il monaco nestoriano Bahira, che gli avrebbe annunciato la sua futura missione,
e al primo esemplare del Corano, che la cammella del Profeta avrebbe deposto
nel luogo su cui fu poi edificata la Moschea di al-Mabrak.
Quartiere est
chiaro esempio di tale continuità di vita nel quartiere est
di Bosra, è dato dai resti di un grande edificio monumentale nabateo
circondato da portici, forse da identificare con un santuario, su cui si
costruiscono edifici romani nel II secolo. Un’iscrizione ricorda l’esistenza
nelle vicinanze di un tempio dedicato a Roma e ad Augusto, e poi ancora
sempre sullo stesso luogo nel IV-V secolo viene innalzato un vasto edificio
con mosaici, la cui funzione non è stata ancora chiarita, che poi
nel V-VI secolo viene trasformato in una grande chiesa a pianta centrale,
con una piccola basilica annessa a sud. Dimensioni e pianta del nuovo edificio
permettono di identificarlo con la cattedrale di Bosra, così come
anche il Palazzo episcopale è stato recentemente riconosciuto nel
cosiddetto “Palazzo di Traiano”, anche grazie al fatto di essere funzionalmente
collegato alla cattedrale cittadina.
Terme Sud
costruite nel II secolo con pianta asimmetrica, si trasformano nel
III secolo in terme a pianta simmetrica per poi ingrandirsi ulteriormente
nel IV secolo, occupando spazi precedentemente pubblici. Le trasformazioni
continuano fino alla tarda epoca omayyade al fine di accontentare una clientela
che con gli anni diventa sempre più numerosa, finchè nelle
sale centrali non viene installato un forno a carattere quasi industriale,
mentre il settore nord-est viene riservato alla produzione della farina.
L’edificio si è conservato particolarmente bene e ciò, insieme
alla ricchezza di materiali trovati sul sito, ha consentito un esito particolarmente
felice degli studi.
Cattedrale
grazie alle ultime scoperte della missione siro-italiana si è
potuta stabilire la planimetria della grande chiesa dotata di struttura
absidale, esternamente alla quale si trovano due esedre che erano forse
le estremità di un portico. Le ricerche sono continuate nella zona
del presbyterium (ostruito da un muro fino al 1978 e di conseguenza
fino ad allora sconosciuto), dove, al di sotto del lastricato medievale,
si è rinvenuto il livello di VI secolo, anch’esso costituito da
lastre di basalto, e il synthronon a cinque gradini. Si sono inoltre
trovati la piattaforma dell’ambone, frammenti di marmo scolpito e lastre
di marmo proconnesio utilizzate come rivestimento murale, oltre a un grande
numero di tessere di mosaico in pasta di vetro, in oro e argento, che documentano
la preziosa decorazione delle pareti e delle volte del presbyterium.
La prestigiosa chiesa di VI secolo, dopo il crollo delle strutture del
tetraconco, continuò le sue funzioni liturgiche nel modesto edificio
basilicale a tre navate documentato nel secolo scorso dal De Vogüé.
Costruito secondo i canoni architettonici diffusi nella regione di Hauran,
questa piccola basilica occupava l’area dell’antico presbyterium e
proseguiva nello spazio che precedentemente era stato occupato dall’esedra
est del tetraconco. Successivamente il pavimento venne soprelevato e i
primi due gradini del synthronon vennero così coperti. Nella
zona del presbyterium vennero eseguiti in epoca medievale affreschi,
per realizzare i quali si tamponarono le finestre. Oggi del vasto ciclo
rimangono tracce di figure sacre, situate nell’emiciclo absidale, che dovevano
essere disposte ai lati della Vergine orante osservata dal De Vogüé
nel secolo scorso, oltre a resti di scene narrative dipinte sulle pareti
del presbyterium. Purtroppo tali affreschi sono stati seriamente
danneggiati in epoca moderna, quando questa zona della chiesa è
stata trasformata da una serie di arcate trasversali addossate al muro
affrescato. Oggi si sta procedendo al restauro di questi importanti frammenti
di pittura murale, i quali non solo sono importanti perchè rari
in Siria, ma ancor più perchè testimoniano la permanenza
dell’attività liturgica nella chiesa e la coesistenza pacifica del
cristianesimo e della religione islamica.
1 AAVV, Syrian-European Archaeology Exhibition - Working together, Damas 1996
Valeria Beolchini