Il medico che oltre modo disiderava d'andare in corso, non mollò mai che egli divenne amico di Buffalmacco, il che agevolmente gli venne fatto;- e cominciogli a dare le più belle cene e i più belli desinari del mondo, e a Bruno con lui- altressì; ed essi si carapinavano,. come que'signori, li quali sentendogli bonissimi vini e di grossi capponi ed altre buone cose assai, gli si tenevano assai di presso, e senza troppi inviti, dicendo sempre che con uno altro ciò non farebbono, si rimanevan con lui.

Ma pure, quando tempo parve al maestro, sì come Bruno aveva fatto, così Buffalmacco richiese. Di che Buffalmacco si mostrò molto turbato e fece a Bruno un gran romore in testa, dicendo:

- Io fo boto all'alto Dio da Passignano che io mi tengo a poco che lo non ti do tale in su la testa, che il naso ti caschi nelle calcagna traditor che tu se', ché altri che tu non ha queste cose manifestate al maestro.

Ma il maestro lo scusava forte, dicendo e giurando sè averlo d'altra parte saputo; e dopo molte delle sue savie parole pure il paceficò. Buffalmacco rivolto al maestro disse:

- Maestro mio, egli si par bene che voi siete stato a Bologna, e che voi infino in questa terra abbiate recata la bocca chiusa; e ancora vi dico più, che voi non apparaste miga l'abbiccì in su la mela, come molti sciocconi voglion fare, anzi l'apparaste bene in sul mellone, ch'è così lungo; e se io non m'inganno, voi foste battezzato in domenica. E come che Bruno m'abbia detto che voi studiaste là in medicine, a me pare che voi studiaste in apparare a pigliar uomini; il che voi, meglio che altro uomo che io vidi mai, sapete fare con vostro senno e con vostre novelle.

Il medico, rompendogli la parola in bocca, verso Brun disse:

- Che cosa è a favellare e ad usare co'savi! Chi avrebbe così tosto ogni particularità compresa del mio sentimento, come ha questo valente uomo? Tu non te ne avvedesti miga così tosto tu di quel che io valeva, come ha fatto egli; ma di'almeno quello che io ti dissi quando tu mi dicesti che Buffalmacco si dilettava de'savi uomini: parti che io l'abbia fatto?

Disse Bruno:

- Meglio.

Allora il maestro disse a Buffalmacco:

- Altro avresti detto se tu m'avessi veduto a Bologna, dove non era niuno grande né piccolo, né dottore né scolare, che non mi volesse il meglio del mondo, sì tutti gli sapeva appagare col mio ragionare e col senno mio. E dirotti più, che io. non vi dissi mai parola che io non facessi ridere ogn'uomo, sì forte piaceva loro; e quando io me ne partii, fecero tutti il maggior pianto del mondo, e volevano tutti che io vi pur rimanessi; e fu a tanto la cosa perch'io vi stessi, che vollono lasciare a me solo che io leggessi, a quanti scolari v'aveva, le medicine; ma io non volli, ché io era pur disposto a venir qua a grandissime eredità che io ci ho, state sempre di quei di casa mia, e così feci.

Disse allora Bruno a Buffalmacco:

- Che ti pare? Tu nol mi credevi, quando io il ti diceva. Alle guagnele! Egli non ha in questa terra medico che s'intenda d'orina d'asino a petto a costui, e fermamente tu non ne troverresti un altro di qui alle porti di Parigi de'così fatti. Va, tienti oggimai tu di non fare ciò ch'e'vuole!

Disse il medico:

- Brun dice il vero, ma io non ci sono conosciuto. Voi siete anzi gente grossa che no; ma io vorrei che voi mi vedeste tra'dottori, come io soglio stare. Allora disse Buffalmacco:

- Veramente, maestro, voi le sapete troppo più che io non avrei mai creduto; di che io, parlandovi come si vuole parlare a'savi come voi siete, frastagliatamente vi dico che io procaccerò senza fallo che voi di nostra brigata sarete.

Gli onori dal medico fatti a costoro appresso questa promessa multiplicarono; laonde essi, godendo, gli facevan cavalcar la capra delle maggiori sciocchezze del mondo, e impromisongli di dargli per donna la contessa di Civillari, la quale era la più bella cosa che si trovasse in tutto il culattario dell'umana generazione.

Domandò il medico chi fosse questa contessa; al quale Buffalmacco disse:

- Pinca mia da seme, ella è una troppo gran donna, e poche case ha per lo mondo, nelle quali ella non abbia alcuna giurisdizione; e non che altri, ma i frati minori a suon di nacchere le rendon tributo. E sovvi dire, che quando ella va dattorno, ella si fa ben sentire, benché ella stea il più rinchiusa; ma non ha per ciò molto che ella vi passò innanzi all'uscio, una notte che andava ad Arno a lavarsi i piedi e per pigliare un poco d'aria; ma la sua più continua dimora è in Laterina. Ben vanno per ciò de'suoi sergenti spesso dattorno, e tutti a dimostrazion della maggioranza di lei portano la verga e '1 piombino. De'suoi baron si veggon per tutto assai, sì come è il Tamagnin del la porta, don Meta, Manico di Scopa, lo Squacchera e altri, li quali vostri dimestici credo che sieno, ma ora non ve ne ricordate. A così gran donna adunque, lasciata star quella da Cacavincigli, se '1 pensier non c'inganna, vi metteremo nelle dolci braccia.

Il medico, che a Bologna nato e cresciuto era, non intendeva i vocaboli di costoro, per che egli della donna si chiamò per contento. Nè guari dopo queste novelle gli recarono i dipintori che egli era per ricevuto.

E venuto il dì che la notte seguente si dovean ragunare, il maestro gli ebbe amenduni a desinare, e desinato ch'egli ebbero, gli domandò che modo gli conveniva tenere a venire a questa brigata.

Al quale Buffalmacco disse:

- Vedete, maestro, a voi conviene esser molto sicuro, per ciò che, se voi non foste molto sicuro, voi potreste ricevere impedimento e fare a noi grandissimo danno; e quello a che egli vi conviene esser molto sicuro, voi l'udirete. A voi si convien trovar modo che voi siate stasera in sul primo sonno in su uno di quegli avelli rilevati che poco tempo ha si fecero di fuori a Santa Maria Novella, con una delle più belle vostre robe in dosso, acciò che voi per la prima volta compariate orrevole dinanzi alla brigata, e sì ancora per ciò che (per quello che detto ne fosse, ché non vi fummo noi poi), per ciò che voi siete gentile uomo, la contessa intende di farvi cavaliere bagnato alle sue spese; e quivi v'aspettate tanto, che per voi venga colui che noi manderemo.

E acciò che voi siate d'ogni cosa informato, egli verrà per voi una bestia nera e cornuta, non molto grande, e andrà faccendo per la piazza dinanzi da voi un gran sufolare e un gran saltare per ispaventarvi; ma poi, quando vedrà che voi non vi spaventiate, ella vi s'accosterà pianamente; quando accostata vi si sarà, e voi allora senza alcuna paura scendete giù dello avello, e, senza ricordare o Iddio o'santi, vi salite suso, e come suso vi siete acconcio, così, a modo che se steste cortese, vi recate le mani al petto, senza più toccar la bestia.

Ella allora soavemente si moverà e recherravverle a noi; ma infino ad ora, se voi ricordaste o Iddio o'santi, o aveste paura, vi dich'io che ella vi potrebbe gittare o percuotere in parte che vi putirebbe; e per ciò, se non vi dà il cuore d'esser ben sicuro, non vi venite, ché voi fareste danno a voi, senza fare a noi pro veruno.

Allora il medico disse:

- Voi non mi conoscete ancora; voi guardate forse per ché io porto i guanti in mano e'panni lunghi. Se voi sapeste quello che io ho già fatto di notte a Bologna, quando io andava talvolta co'miei compagni alle femine, voi vi maravigliereste. In fè di Dio egli fu tal notte che, non volendone una venir con noi (ed era una tristanzuola, ch'è peggio, che non era alta un sommesso), io le diedi in prima di molte pugna, poscia, presala di peso, credo che io la portassi presso ad una balestrata, e pur convenne, sì feci, che ella ne venisse con noi. E un'altra volta mi ricorda che io, senza esser meco altri che un mio fante, colà un poco dopo l'avemaria passai allato al cimitero de'frati minori, ed eravi il dì stesso stata sotterrata una femina, e non ebbi paura niuna; e per ciò di questo non vi sfidate; ché sicuro e gagliardo son io troppo. E dicovi che io, per venirvi bene orrevole, mi metterò la roba mia dello scarlatto con la quale io fui con ventato, e vedrete se la brigata si rallegrerà quando mi vedrà, e se io sarò fatto a mano a man capitano. Vedrete pure come l'opera andrà quando io vi sarò stato, da che, non avendomi ancor quella contessa veduto, ella s'è sì innamorata di me che ella mi vol fare cavalier bagnato; e forse che la cavalleria mi starà così male, e saprolla così mal mantenere o pur bene? Lascerete pur far me!

Buffalmacco disse:

- Troppo dite bene, ma guardate che voi non ci faceste la beffa, e non vi veniste o non vi foste trovato quando per voi manderemo; e questo dico per ciò che egli fa freddo, e voi signor medici ve ne guardate molto.

- Non piaccia a Dio,- disse il medico - io non sono di questi assiderati; io non curo freddo; poche volte è mai che io mi levi la notte così per bisogno del corpo, come l'uom fa talvolta, che io mi metta altro che il pilliccione mio sopra il farsetto; e per ciò io vi sarò fermamente.

Partitisi adunque costoro, come notte si venne faccendo, il maestro trovò sue scuse in casa con la moglie, e trattane celatamente la sua bella roba, come tempo gli parve, messalasi in dosso, se n'andò sopra uno de'detti avelli; e sopra quegli marmi ristrettosi, essendo il freddo grande, cominciò ad aspettar la bestia.

Buffalmacco, il quale era grande e atante della persona, ordinò d'avere una di queste maschere che usare si soleano a certi giuochi li quali oggi non si fanno, e messosi in dosso un pilliccion nero a rovescio, in quello s'acconciò in guisa che pareva pure uno orso; se non che la maschera aveva viso di diavolo ed era cornuta. E così acconcio, venendoli Bruno appresso per vedere come l'opera andasse, se n'andò nella piazza nuova di Santa Maria Novella. E come egli si fu accorto che messer lo maestro v'era, così cominciò a saltabellare e a fare un nabissare grandissimo su per la piazza, e a sufolare e ad urlare e a stridere a guisa che se imperversato fosse.

Il quale come il maestro sentì e vide, così tutti i peli gli s'arricciarono addosso, e tutto cominciò a tremare, come colui che era più che una femina pauroso; e fu ora che egli vorrebbe essere stato innanzi a casa sua che quivi. Ma non per tanto pur, poi che andato v'era, si sforzò d'assicurar si, tanto il vinceva il disidero di giugnere a vedere le maraviglie dettegli da costoro. Ma poi che Buffalmacco ebbe alquanto imperversato, come è detto, faccendo sembianti di rappacificarsi, s'accostò allo avello sopra il quale era il maestro, e stette fermo. Il maestro, sì come quegli che tutto tremava di paura, non sapeva che farsi, se su vi salisse o se si stesse. Ultimamente, temendo non gli facesse male se su non vi salisse, con la seconda paura cacciò la prima, e sceso dello avello, pianamente dicendo, - Iddio m'aiuti - , su vi salì, e acconciossi molto bene, e sempre tremando tutto si recò con le mani a star cortese, come detto gli era stato. Allora Buffalmacco pianamente s'incominciò a dirizzare verso Santa Maria della Scala, e andando carpone infin presso le donne di Ripole il condusse.

Erano allora per quella contrada fosse, nelle quali i lavoratori di que'campi facevan votare la contessa di Civillari, per ingrassare i campi loro. Alle quali come Buffalmacco fu vicino, accostatosi alla proda d'una e preso tempo, messa la mano sotto all'un de'piedi del medico e con essa sospintolsi da dosso, di netto col capo innanzi il gittò in essa, e cominciò a ringhiare forte e a saltare e ad imperversare e ad andarsene lungo Santa Maria della Scala verso il prato d'Ognissanti, dove ritrovò Bruno che per non poter tener le risa fuggito s'era; e amenduni festa faccendosi, di lontano si misero a veder quello che il medico impastato facesse.

Messer lo medico, sentendosi in questo luogo così abominevole, si sforzò di rilevare e di volersi aiutare per uscirne, e ora in qua e ora in là ricadendo, tutto dal capo al piè impastato, dolente e cattivo, avendone alquante dramme ingozzate, pur n'uscì fuori e lasciovvi il cappuccio; e, spastandosi con le mani come poteva il meglio, non sappiendo che altro consiglio pigliarsi, se ne tornò a casa sua, e picchiò tanto che aperto gli fu.

Nè prima, essendo egli entrato dentro così putente, fu l'uscio riserrato, che Bruno e Buffalmacco furono ivi, per udire come il maestro fosse dalla sua donna raccolto. Li qua li stando ad udir, sentirono alla donna dirgli la maggior villania che mai si dicesse a niun tristo, dicendo:

- Deh, come ben ti sta! Tu eri ito a qualche altra femina, e volevi comparire molto orrevole con. la roba dello scarlatto. Or non ti bastava io? Frate, io sarei sofficiente ad un popolo, non che a te. Deh, or t'avessono essi affogato, come essi ti gittarono là dove tu eri degno d'esser gittato. Ecco medico onorato, aver moglie e andar la notte alle femine altrui!

E con queste e con altre assai parole, faccendosi il medico tutto lavare, infino alla mezza notte non rifinò la donna di tormentarlo.

Poi la mattina vegnente Bruno e Buffalmacco, avendosi tutte le carni dipinte soppanno di lividori a guisa che far sogliono le battiture, se ne vennero a casa del medico, e trovaron lui già levato; ed entrati dentro a lui, sentirono ogni cosa putirvi; ché ancora non s'era sì ogni cosa potuta nettare, che non vi putisse. E sentendo il medico costor venire a lui, si fece loro incontro, dicendo che Iddio desse loro il buon dì. Al quale Bruno e Buffalmacco, sì come proposto aveano, risposero con turbato viso:

- Questo non diciam noi a voi, anzi preghiamo Iddio che vi dea tanti malanni che voi siate morto a ghiado, sì come il più disleale e il maggior traditor che viva; per ciò che egli non è rimaso per voi, ingegnandoci noi di farvi onore e piacere, che noi non siamo stati morti come cani. E per la vostra dislealtà abbiamo stanotte avute tante busse, che di meno andrebbe uno asino a Roma; senza che noi siamo stati a pericolo d'essere stati cacciati della compagnia nella quale noi avavamo ordinato di farvi ricevere. E se voi non ci credete, ponete mente le carni nostre come elle stanno.- E ad un cotal barlume apertisi i panni dinanzi, gli mostrarono i petti loro tutti dipinti, e richiusongli senza indugio.

Il medico si volea scusare e dir delle sue sciagure, e come e dove egli era stato gittato. Al quale Buffalmacco disse:

- Io vorrei che egli v'avesse gittato dal ponte in Arno: perché ricordavate voi o Dio o'santi? Non vi fu egli detto dinanzi?

Disse il medico:

- In fè di Dio non ricordava.

- Come,- disse Buffalmacco- non ricordavate! Voi ve ne ricordate molto, ché ne disse il messo nostro che voi tremavate come verga, e non sapavate dove voi vi foste. Or voi ce l'avete ben fatta; ma mai più persona non la ci farà, e a voi ne faremo ancora quello onore che vi se ne conviene.

Il medico cominciò a chieder perdono, e a pregargli per Dio che nol dovessero vituperare; e con le miglior parole che egli potè, s'ingegnò di pacificargli. E per paura che essi questo suo vitupero non palesassero, se da indi a dietro onorati gli avea, molto più gli onorò e careggiò con conviti e altre cose da indi innanzi.

Così adunque, come udito avete, senno s'insegna a chi tanto non n'apparò a Bologna.