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Che
lui lo volesse o no era un seguace, o meglio, uno strumento di Satana,
re del secondo regno del mondo.
Adesso però doveva finire, in un modo o nell�altro. Adesso che la Polizia lo aveva finalmente catturato, aveva la possibilità di fermarli. Lui doveva fermarli. Sarebbe stato difficile far credere la sua versione dei fatti. Ma qualche speranza c�era. Il suo intuito gli diceva che quell�uomo che lo aveva osservato attraverso lo spioncino della camera di sicurezza lo avrebbe aiutato e magari si sarebbe sforzato di credergli. Doveva parlare con lui, immediatamente. Si alzò di scatto dalla sedia e iniziò a chiamare a voce alta: �Agente!! Devo parlare al tenente Olson!!� Seguirono alcuni istanti di silenzio assoluto. Poi udì dei passi. Sentì la serratura che veniva azionata dall�esterno. La porta si aprì. Sulla soglia comparve un agente. L�uomo stava sussurrando qualcosa, parole che Henry capì con un attimo di ritardo. Un coltello si conficcò nella sua gola e gliela squarciò. Sentì le gambe cedergli. Si portò istintivamente le mani alla gola, ma naturalmente fu tutto inutile. Un istante dopo stramazzò al suolo. L�agente, continuando la sua preghiera, si chinò su Henry, gli aprì la camicia e con il coltello iniziò a tracciare tre croci sul petto. Quindi concluse con calma il rito e percorse di nuovo il corridoio deserto. Entrò nella stanza affollata di poliziotti, prostitute, spacciatori. Gli si parò davanti un agente che gli chiese che cosa voleva quel pazzo omicida. Non ci volle molto a convincerlo che l�uomo nella cella stava solo cercando di salvarsi dalla camera a gas. Salutò ed uscì dalla Centrale. Il giorno dopo, in terza o quarta pagina, un titolo in neretto avrebbe riportato che un agente del XII Distretto si era suicidato nel suo monolocale vicino a Wellington Park perchè aveva sco-perto che la sua Emy non era piu� solo sua. Olson, intanto, stava cercando di tenere a bada il capitano Freewell quando un agente, bianco come un cencio, fece praticamente irruzione nel suo ufficio. |
Sentì
di nuovo il rumore.
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