The    Pa g e s
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Altre pagine dal romanzo
 
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"Un uomo nel buio"
 
 
Dal Capitolo 8
Dal Capitolo 9
Che lui lo volesse o no era un seguace, o meglio, uno strumento di Satana, re del secondo regno del mondo. 
Adesso però doveva finire, in un modo o nell�altro. Adesso che la Polizia lo aveva finalmente catturato, aveva la possibilità di fermarli. Lui doveva fermarli. Sarebbe stato difficile far credere la sua versione dei fatti. Ma qualche speranza c�era. Il suo intuito gli diceva che quell�uomo che lo aveva osservato attraverso lo spioncino della camera di sicurezza lo avrebbe aiutato e magari si sarebbe sforzato di credergli. 
Doveva parlare con lui, immediatamente. 
Si alzò di scatto dalla sedia e iniziò a chiamare a voce alta:
�Agente!! Devo parlare al tenente Olson!!� 
Seguirono alcuni istanti di silenzio assoluto. Poi udì dei passi. Sentì la serratura che veniva azionata dall�esterno. La porta si aprì. Sulla soglia comparve un agente. L�uomo stava sussurrando qualcosa, parole che Henry capì con un attimo di ritardo. 
Un coltello si conficcò nella sua gola e gliela squarciò. Sentì le gambe cedergli. Si portò istintivamente le mani alla gola, ma naturalmente fu tutto inutile.  
Un istante dopo stramazzò al suolo. L�agente, continuando la sua preghiera, si chinò su Henry, gli aprì la camicia e con il coltello iniziò a tracciare tre croci sul petto. Quindi concluse con calma il rito e percorse di nuovo il corridoio deserto. Entrò nella stanza affollata di poliziotti, prostitute, spacciatori. Gli si parò davanti un agente che gli chiese che cosa voleva quel pazzo omicida. Non ci volle molto a convincerlo che l�uomo nella cella stava solo cercando di salvarsi dalla camera a gas. 
Salutò ed uscì dalla Centrale. Il giorno dopo, in terza o quarta pagina, un titolo in neretto avrebbe riportato che un agente del XII Distretto si era suicidato nel suo monolocale vicino a Wellington Park perchè aveva sco-perto che la sua Emy non era piu� solo sua. 
Olson, intanto, stava cercando di tenere a bada il capitano Freewell quando un agente, bianco come un cencio, fece praticamente irruzione nel suo ufficio. 

Sentì di nuovo il rumore.
Ormai era un fatto naturale provare un tuffo al cuore ogni volta che sentiva quel rumore. Si ricordò improvvisamente che aveva dimenticato di chiudere il tabernacolo. 
Sentì dei passi dietro la porta.
Si alzò di malavoglia da quella poltrona così rassicurante e uscì dalla sacrestia. Si avviò verso l�altare, guardandosi intorno, sperando di vedere tra i banchi della cattedrale la possibile fonte di quei rumori: 
la vecchia Mabel che sbatteva la sua canna quasi con rabbia per trovare la strada per uscire. Ma nella penombra della navata centrale non vide Mabel. Vide solo una figura in fondo alla cattedrale, immobile, statuaria. Si sentì osservato da occhi di ghiaccio. �Assurdo� si disse quasi ad alta voce. Diede la schiena alla vetrata gotica che raffigurava la resurrezione di Cristo e si avviò verso l�altare. Vide la porticina socchiusa del tabernacolo. Prima di chiuderla istintivamente la aprì quasi per assicurarsi che le ostie fossero al loro posto. Ma con suo grande stupore non vide il calice, ma una massa scura che solo dopo qualche istante realizzò essere la testa mozza e sanguinolenta di un gatto nero. Dovette reggersi al marmo dell�altare per vincere una improvvisa vertigine. �Oh Dio santissimo!� sussurrò con un filo di voce. Dimenticò il tabernacolo, le ostie e il calice. Corse nella sacrestia e vi si barricò, appoggiandosi alla porta per non cadere, stremato. Il ronzio che gli aveva invaso la mente, lasciò il posto ad un suono piu� reale e definito. 
Passi...Passi pesanti e regolari. 
Qualcuno stava venendo nella sua direzione. L�orologio sulla parete di fronte batté le diciotto. Erano passati meno di quaranta minuti dalla telefonata che aveva fatto alla Centrale di Polizia. Quindi doveva essere Olson , per forza. Così gli avrebbe anche mostrato la bella sorpresa che gli avevano riservato. Senz�altro avrebbe creduto a ciò che stava per dirgli. I passi si fermarono proprio dietro la porta della sacrestia. Raccolse tutto il coraggio che ancora gli rimaneva e aprì la porta. 
La persona che gli si parò davanti non era il tenente Olson. ....
 

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