Il
morphing di Odo
di Marco Corso
La serie Deep
Space Nine è veramente ricca di effetti speciali e in ogni episodio
sono presenti diversi minuti di scene interamente realizzate al computer
o, comunque, in cui esso viene usato per il montaggio finale delle sequenze.
Dalla stazione spaziale interamente ricostruita in 3D, alle astronavi che
vediamo galleggiare e muoversi nello spazio, agli scenari dei pianeti che
spesso vengono ritoccati al computer (si sovrappone il set ricostruito
in studio con immagini bidimensionali realizzate con programmi di painting
per dare maggiore profondità allo scenario).
Uno
degli effetti più spettacolari di tutta la serie è senza
dubbio il morphing del mutaforma Odo. La tecnica del morphing tridimensionale
(molto più complesso di quello bidimensionale alla portata già
da tempo di molti pacchetti di grafica 2D), è stata sperimentata,
con notevole successo ormai dieci anni fa, dal regista James Cameron per
la realizzazione delle scene più affascinanti del film "The
Abyss", in cui si vedeva la creatura degli abissi entrare nell'installazione
sottomarina facendo assumere all'acqua dell'oceano le sembianze dei vari
membri dellÆequipaggio.
Allora, per la realizzazione di quei pochi minuti di filmato, furono impiegate
moltissime risorse sia a livello tecnico, sia umano con costi altissimi.
Nonostante il film non sia stato proprio un campione di incassi, Cameron
ci riprovò con il film "Terminator 2" e questa volta con
il successo meritato. Ancora oggi "Terminator 2" rappresenta
un punto di riferimento per la qualità delle sequenze realizzate
ben otto anni fa (e in otto anni di passi avanti ne sono stati fatti tantissimi).
Chi non si ricorda la scena in cui il Cyborg emerge dal pavimento di linoleum,
oppure le diverse sembianze che assume durante il film o nella scena finale
in cui viene fuso nel metallo liquido?
Oggi grazie al massiccio uso che ormai si fa della computer grafica, sia
a livello televisivo sia cinematografico, sequenze del genere hanno costi
abbordabili, e quindi sempre più spesso sono impiegate anche per
serie televisive.
Il
personaggio di Odo deve la sua esistenza proprio alla possibilità
di trasformazione che i potenti software ora disponibili, e le piattaforme
grafiche sempre più potenti, mettono a disposizione agli specialisti,
in effetti, speciali mantenendo comunque i budget di produzione entro i
limiti prefissati, e questa è una regola fondamentale nella produzione
di film e telefilm.
Lo sviluppo dellÆeffetto di trasformazione da solido a liquido è
stato affidato alla compagnia VisionArts, ma nel corso delle successive
stagioni, grazie anche all'intervento del supervisione agli effetti speciali
della serie Star Trek TNG, si è intervenuti sull'effetto apportandovi
notevoli miglioramenti tanto da renderlo ancora più affascinante
e complesso. Proprio grazie a queste trasformazioni, il personaggio di
Odo è diventato di stagione in stagione sempre più interessante
e sofisticato, guadagnandosi un ruolo man mano più importante nei
vari episodi, con conseguente aumento degli effetti di morphing necessari
alla produzione delle singole puntate.
Per la realizzazione
delle sequenze di trasformazione, l'attore reale viene filmato separatamente,
per non interferire in alcun modo con ciò che lo circonda. In seguito
viene inserito nella scena reale, utilizzando delle tendine, ovvero delle
sovrapposizioni delle varie sequenze senza nessun effetto di dissolvenza.
Il morphing viene scomposto in varie fasi e il passaggio da una fase all'altra
necessita ogni volta di una tendina, che ha il compito di incollare e di
rendere omogenea la transizione.
Le
sequenze più spettacolari e complesse da realizzare si possono vedere
nell'episodio "In cerca dei fondatori" in cui ben tre mutaforma
emergono dall'oceano di melma, che rappresenta il Grande Legame della loro
gente. Per avere il giusto movimento del corpo dei mutaforma, la scena
è stata girata con gli attori veri che avanzavano realmente e con
dietro uno sfondo verde su cui è stato successivamente inserito
il paesaggio alieno. Tutto questo lavoro si è reso necessario per
sincronizzare perfettamente l'attività degli attori reali con i
loro modelli tridimensionali creati al computer, su cui poi è stato
realizzato l'effetto di trasformazione.
La fase sicuramente più delicata è il passaggio finale dal
modello 3D all'attore in carne e ossa, che richiede notevole cura e tempo
per la perfetta sincronizzazione, in particolare quando compare l'uniforme
alla fine della sequenza di trasformazione (l'uniforme appartiene all'attore
reale).
Ogni tipo di
trasformazione (e gli sceneggiatori inizialmente avevano previsto che Odo
potesse trasformarsi in qualsiasi cosa) richiede una cura ed un lavoro
particolare, ma nonostante le avventure di Odo si siano fatte sempre più
varie, per ora la tecnica di morphing messa a punto è stata sempre
valida. I supervisori agli effetti speciali non escludono però che
in un futuro possa essere ulteriormente perfezionata, per adattarsi agli
sviluppi che il personaggio subirà.
Aspetteremo ansiosi di vedere cosa cambierà nelle prossime serie.